Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Spadaccia Gianfranco - 12 dicembre 1975
Parole chiare sui nostri rapporti con i socialisti
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: L'analisi dei rapporti fra Partito radicale e Partito socialista italiano in relazione alla decisione radicale di presentare proprie liste alle elezioni del giugno 1976. La proposta radicale per un patto federativo con il Psi e di un "programma comune di legislatura".

(NOTIZIE RADICALI N. 221, 12 dicembre 1975)

Cari compagni socialisti,

deformazioni interessate, strumentali campagne di stampa, interessi e pressioni convergenti di ambienti anche socialisti interessati a difendere gli attuali equilibri politici e di potere, tentano di erigere una barriera e di creare artificiosamente una assurda e profonda divisione fra il Partito Socialista e il Partito Radicale.

Il nostro congresso ha rivolto al vostro congresso nazionale, che si svolgerà nel prossimo mese di febbraio, alcune proposte di iniziativa politica comune e, nell'ambito di queste proposte, ha prospettato la possibilità della instaurazione di un rapporto federativo che valga a consentire una sempre più stretta collaborazione e integrazione fra socialisti e radicali. Queste nostre proposte o vi sono giunte deformate o non vi sono giunte affatto. E' difficile stabilire un dialogo diretto fra socialisti e radicali, che avvenga sulle posizioni reali, senza passare attraverso il filtro di queste deformazioni, e di questi attacchi. Questo documento costituisce un tentativo di superare e rompere questa barriera e questo diaframma.

Poiché le tesi unitarie sulle quali si svolgerà il vostro dibattito sono state elaborate ed approvate dalla direzione e dal comitato centrale prima del nostro congresso di Firenze, è ai congressi di sezione che necessariamente e prima di tutto dobbiamo rivolgerci perché, nel congresso nazionale del PSI, possa aprirsi il dibattito anche sulle nostre proposte. Da voi, dai vostri congressi sezionali dipenderà in gran parte la possibilità che il congresso socialista di febbraio non chiuda ma apra un confronto fra socialisti e radicali che a noi sembra necessario ed urgente per il rinnovamento ed il rafforzamento dell'area socialista.

Prima di richiamare queste proposte e di chiarirne il significato sono però necessari alcuni chiarimenti preliminari, che valgano a spazzare il terreno dalle campagne strumentali che sono condotte contro di noi, da alcune polemiche e da alcuni errori di valutazione che abbiamo dovuto registrare da parte di alcuni settori del PSI.

1) Le liste radicali: la nostra decisione di preparare le liste viene interpretata e presentata come una prova decisiva della insincerità delle nostre proposte. C'è chi ha detto che la nostra polemica con i compagni Signorile e Magnani Noya, e successivamente con la direzione socialista, abbiamo di fatto già aperto la nostra campagna elettorale per la presentazione di liste radicali alle prossime elezioni. In realtà chi afferma questo vuole creare le condizioni per rendere inevitabile questa soluzione che noi riteniamo e continueremo a ritenere fino all'ultimo giorno utile, non solo non necessaria ma negativa. Abbiamo sempre dichiarato e ripetiamo che le liste radicali, ma che per quanto ci riguarda faremo di tutto per determinare una situazione che non ne renda necessaria la presentazione. E' quanto stiamo facendo anche con questo documento. E' quanto continueremo a fare da qui al vostro congresso, e successivamente, portando avanti la nostra azione politica, e portando avanti il dialogo con il Partito Soci

alista a tutti i livelli. Per anni abbiamo lavorato politicamente senza disporre di un deputato, fuori del Parlamento. E crediamo di aver dato prova in tutti questi anni di responsabilità nei confronti di tutta la sinistra e del paese. Anche nelle polemiche che abbiamo condotto contro alcune scelte che ritenevamo gravi ed errate della sinistra, sono i fatti che ci hanno dato ragione: è sufficiente pensare a come sono andate le elezioni politiche del 1972 e al risultato del referendum, che ha aperto la strada al successivo risultato del 15 giugno. Non potete credere perciò, compagni socialisti, che improvvisamente siamo travolti da manie e velleità parlamentari ed elettorali. Ma nessuno può pretendere da noi radicali, che si attenda passivi e disarmati il volgere degli avvenimenti. E nessuno può pretendere da dei laici, da dei libertari, da dei socialisti, come noi siamo, una delega in bianco e un atteggiamento di speranza fideistica nei comportamenti e nelle scelte del resto della sinistra e del partito soci

alista. Ciò che rappresentiamo, ciò che abbiamo creato in questi anni con la nostra azione militante, con le nostre lotte, con la nostra organizzazione libertaria e autogestita, costituisce un patrimonio della componente socialista della sinistra italiana che abbiamo il dovere, nell'interesse comune, di non disperdere e di potenziare.

2) Radicali e Socialisti: il compagno De Martino ha recentemente affermato in una intervista a "Panorama" che il PSI è sensibile a tutti i problemi di libertà ma li affronta tenendo conto dei problemi economico-sociali: "Siamo un partito socialista - ha detto - e non un partito radicale o radicalsocialista". Dal 1963, da molto prima che esistessero i "modelli Mitterrand" e le alternative di importazione laica, democratica e socialista alla DC e all'attuale regime. Durante tutti gli anni '60 abbiamo condotto, sulla base di una analisi di classe, lotte e polemiche contro il capitalismo e il corporativismo di stato, quando il PSI puntava tutte le sue carte sulle partecipazioni statali, e molto prima che in altri settori della sinistra italiana, del giornalismo e nello stesso PSI si scoprisse la polemica contro le baronie di regime, contro gli enti inutili, contro la borghesia di stato, contro i ceti parassitari. Siamo stati i primi in Italia a parlare di socialismo libertario e di autogestione. Abbiamo già nel

1964/65, anche qui sulla base di una analisi di classe, dimostrato l'irrealizzabilità delle riforme che il PSI iscriveva nei propri programmi e che pretendeva di realizzare con forze sociali e politiche, e con strumenti di intervento, che non potevano tollerare quelle riforme. Da anni ormai abbiamo fatto una scelta irreversibile per l'unità della sinistra, di tutta la sinistra, e ci consideriamo una forza socialista libertaria. Non sappiamo quindi di quali radicali o radical-socialisti parli De Martino, non certo di noi. Riteniamo che sia interesse di tutti abbandonare i nominalisti e le false contrapposizioni ideologiche. Non vediamo perché le "scelte socialiste" degli innumerevoli azionisti, che a cominciare dal compagno De Martino nel dopoguerra sono confluiti nel PSI, o per fare un esempio più recente di Livio Labor, debbano essere considerate in maniera diversa dalla "scelta socialista" dei radicali.

3) Polemica sull'aborto. Una sistematica campagna di disinformazione e di falsificazione ha consentito solo parzialmente all'opinione pubblica e alla base socialista di cogliere il significato e l'obiettivo delle denunce di Loris Fortuna, di Marco Pannella, del comitato promotore del referendum, del Partito radicale, del Movimento di Liberazione della Donna. L'Avanti! ha la sua parte di responsabilità, avendo censurato sistematicamente le notizie e le dichiarazioni di Loris Fortuna e dei radicali, e avendo preferito fare appello alle reazioni del patriottismo di partito. L'on. Signorile afferma che noi volgiamo a tutti i costi il referendum. Signorile mente sapendo di mentire. La nostra polemica, le nostre denunce erano e sono rivolte contro le errate scelte di Signorile e di Magnani Noya, poi avallate dalla direzione socialista. La successiva mobilitazione dell'opinione pubblica, e in primo luogo dell'opinione pubblica socialista, è stata rivolta a riparare agli errori di queste scelte che, preferendo la st

rada del compromesso, a quella della lotta e del chiaro confronto parlamentare, avevano fatto perdere ai socialisti e agli altri partiti laici qualsiasi forza contrattuale nei rapporti con la DC e con il PCI.

Compagni socialisti, con le nostre proposte al vostro partito non chiediamo rotture traumatiche o brusche soluzioni di continuità nella vostra linea politica, nella vostra tradizione, nel vostro modo di concepire e di praticare l'organizzazione politica del partito e la sua presenza e la sua iniziativa politica nella società. Non chiediamo al PSI processi di rifondazione che rimettano in discussione tutto e subito dalle fondamenta. Tanto meno, poiché non siamo mai stati e non siamo certo diventati oggi in questa occasione, delle mosche cocchiere, abbiamo la presunzione di pretendere che il PSI faccia sue le nostre analisi e la nostra linea complessiva. Sappiamo benissimo che il PSI di De Martino non è la SFIO di Guy Mollet e che le "operazioni Mitterrand" non sono possibili. Ma proprio perché il PSI è una forza senza paragoni più positiva che la SFIO, noi riteniamo che il processo di rinnovamento e di rafforzamento del socialismo italiano possa avere in Italia in prospettiva possibilità di successo non infer

iori a quelle che ha avuto in Francia.

Riteniamo però che i tempi che voi e noi per questo abbiamo davanti, di fronte ai processi politici generali del paese, e di fronte all'avanzare in maniera strisciante e surrettizia della strategia del compromesso storico a tutti i livelli e in tutti i settori, siano tempi brevi e non lunghi. Ed è necessaria una iniziativa politica che sia adeguata alla gravità e serietà della situazione e alla brevità dei tempi che abbiamo dinnanzi. Le proposte che noi rivolgiamo al PSI sono in questo quadro proposte, secondo la nostra prassi, precise e modeste, anche se non ultimative, su problemi sui quali sappiamo che la base socialista, il gruppo dirigente, l'intero partito socialista possono se vogliono prendere l'iniziativa perché appartengono a un patrimonio di posizioni ideali e politiche che non è solo radicale ma anche socialista.

C'è una sola rottura che bisogna operare perché queste proposte possano essere accolte e diventare operanti: ed è una rottura, questa sì necessaria ed urgente, con una certa passività socialista di fronte al procedere degli avvenimenti e allo svolgersi dei processi politici.

Richiamiamo qui le nostre proposte:

PROGETTO DI LEGISLATURA - Noi chiediamo al PSI di aprire nei prossimi mesi, subito dopo il congresso socialista, un confronto e un dibattito, aperto ai radicali e alla altre forze disponibili, e capace di coinvolgere tutte le energie intellettuali e militanti, per la elaborazione di un programma di legislatura di riforme economiche, sociali e istituzionali: un programma che possa costituire un chiaro elemento di confronto con il partito comunista per un eventuale e auspicabile "programma comune della sinistra" e che, insieme, possa costituire un elemento di valutazione e un chiaro punto di riferimento e di aggregazione di nuove forze sociali e politiche intorno al PSI.

E' una proposta che già il compagno Gilles Martinet rivolse al PSI all'indomani del 15 giugno e che noi oggi riproponiamo.

La sinistra con le ultime elezioni regionali e amministrative è giunta ormai ad un passo dalla maggioranza assoluta. La crisi economica e politica che stiamo attraversando, con i costi sociali che la classe operaia e i ceti più disagiati della popolazione (sottoproletariato e vasti settori della piccola borghesia) sono già stati costretti a pagare in termini non solo di reddito ma anche di occupazione, obbligando la sinistra ad assumere tutte le sue responsabilità e a non rinviarle. Esiste invece un vuoto fra le formule generali (gli "elementi di socialismo" di cui parla il PCI, il "processo di transizione al socialismo" di cui si parla nelle vostre tesi e che si ritiene necessario) e il modesto dibattito teorico e politico che vede la sinistra logorarsi sui piani a medio termine progettati da questo governo Moro-La Malfa. E' un vuoto programmatico che occorre riempire, che i socialisti debbono riempire.

RACCOLTA DI UN MILIONE DI FIRME PER LA REINTEGRAZIONE DELLA LEGALITA' REPUBBLICANA, PER LA PIENA ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE, PER LA DEFINITIVA ABROGAZIONE DELLA LEGISLAZIONE FASCISTA, PER L'AFFERMAZIONE DEI DIRITTI CIVILI.

Due anni fa il Partito socialista disse no all'iniziativa radicale di raccogliere mezzo milione di firme su otto referendum abrogativi di leggi fasciste, clericali, autoritarie, militariste. Lo scorso anno la direzione del PSI non prese posizione sul referendum sull'aborto, lasciando di fatto libere sezioni e federazioni di appoggiarlo, ma disse non agli altri cinque referendum proposti dal Partito radicale.

C'era, dietro questo rifiuto e questa ostilità ai progetti referendari radicali, la preoccupazione che il referendum potesse diventare uno strumento anti parlamentare: questo almeno per la giustificazione ufficiale. In realtà la preoccupazione reale era che i referendum potessero mettere in crisi gli equilibri politici. Non condividiamo queste giustificazioni.

Ma il prossimo anno la Costituzione rende impossibile la presentazione di richieste di referendum. Noi proponiamo allora al PSI e alle altre forze della sinistra di mobilitarsi insieme a noi nel paese per la raccolta di un milione di firme intorno ad uno o molti progetti di legge di iniziativa popolare che costituiscano una specie di legge-quadro per l'attuazione della Costituzione, una specie di carta dei diritti dei cittadini. Il o i progetti di legge (un gruppo di compagni ne sta studiando la formulazione e sta esaminando anche la possibilità di predisporre un'unica legge quadro) dovrebbero riproporre i contenuti dei referendum radicali (abrogazione del Concordato, dei codici e dei tribunali militari, dei reati d'opinione e sindacali del Codice Rocco, della legge Reale), ma anche affrontare e risolvere problemi come quelli del sindacato di polizia e dei diritti politici e civili dei militari. Nulla impedisce di includere in questo progetto altri problemi.

Il destinatario dei progetti di legge di iniziativa popolare è il Parlamento. Cade così la preoccupazione che fu opposta dal PSI ai nostri referendum. Si tratta a partire da febbraio di scendere nelle piazze, davanti alle fabbriche, nelle città e nei paesi a raccogliere non le cinquanta mila firme richieste dalla Costituzione ma almeno un milione.

E' altro aspetto - strettamente legato al precedente - del necessario programma di legislatura socialista.

FEDERAZIONE

Se su questi due progetti sarà possibile una iniziativa comune, noi abbiamo dichiarato con il nostro congresso la nostra disponibilità alla instaurazione di un rapporto di federazione con il PSI. Sulle forme di questa federazione avremo tempo per discutere e, se esisterà la volontà politica, non saranno certo i problemi formali o statutari che creeranno degli ostacoli.

La formula della federazione ci appare in via transitoria la più adatta ad integrare sempre più strettamente socialisti e radicali in azioni e lotte comuni e anche in forme e strutture organizzative comuni, senza correre il rischio di un automatico dissolvimento nel PSI, che rischierebbe di annullare potenzialità ed energie anziché moltiplicarle.

Questa volontà di integrazione, di collaborazione, di lotta comune esiste da parte del Partito Radicale. Perché possa esistere da parte del PSI, la prima risposta, il primo impegno, compagni socialisti, deve venire da voi, nei vostri congressi sezionali.

 
Argomenti correlati:
elezioni
stampa questo documento invia questa pagina per mail