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Notizie Radicali - 12 dicembre 1975
Ora di religione e manipolazione delle coscienze

SOMMARIO: Nella misura in cui il Pci svende la sua laicità per inseguire il "dialogo" con il "mondo cattolico", il Vaticano alza il prezzo del compromesso storico in particolare per quanto riguarda l'insegnamento religioso nelle scuole.

(NOTIZIE RADICALI N. 221, 12 dicembre 1975)

Mentre perfino i giuristi cattolici avvertono l'esigenza di mutare i rapporti tra Stato e Chiesa e si sono riuniti in convegno per discutere la revisione del Concordato, Paolo VI, con un'ennesima sortita, che si inquadra perfettamente nella logica che ha ispirato gli interventi del cardinale Poletti, durante un convegno di maestri cattolici, ha riaffermato in pieno la tesi secondo la quale l'istruzione religiosa nelle scuole "è irrinunciabile, parte costitutiva ed essenziale di una adeguata formazione della personalità umana", e che quella cattolica è la religione di Stato.

Il governo si è prontamente mosso all'esortazione pontificia: il sottosegretario alla pubblica istruzione, on. Spitella, il direttore della scuola materna, Lo Savio e il direttore del centro didattico nazionale, Spini hanno partecipato ad una tavola rotonda, al Palazzo dei Congressi, su "Educazione religiosa nella scuola materna"; in quella sede è stato, tra l'altro affermato che "l'educazione religiosa va considerata come un problema della scuola, quella materna in particolare, perché essa deve coltivare l'esperienza religiosa del bambino".

E' evidente che proprio ora che il Pci, in misura sempre più massiccia svende la sua laicità, per riconoscere come suo unico interlocutore il cosiddetto "mondo cattolico", il Vaticano ne approfitta per alzare il prezzo del compromesso storico.

L'Associazione per la Libertà religiosa in Italia (Alri), tramite il suo segretario nazionale, Luigi rondelli, ha rilasciato il seguente comunicato: "Nel discorso ai maestri cattolici, Paolo VI parte dal presupposto che la scuola sia il luogo privilegiato per l'integrale educazione religiosa". Bisogna subito sgombrare il terreno da un equivoco. Paolo VI usa l'espressione religiosa, come tutti i papi: con essa intende l'acquisizione di un insieme di dottrine, riti e sentimenti che debbono legare i cattolici alla gerarchia ecclesiastica e al papa, e attraverso di essa a Dio, concepito come creatore e padre di tutti gli uomini e dell'universo. L'educazione religiosa, come è intesa dal Papa è quella, medievale e controriformistica, che impone la soggezione delle coscienze fin dal battesimo e su fino all'infanzia, negli asili, nelle scuole elementari, fino alle medie e superiori. Tale concetto papale è imposto in Italia dal Concordato, un aperto dispregio dei principi e delle libertà sancite della Costituzione de

lla Repubblica. Contro la proclamazione di Paolo VI, l'Alri afferma che, se si vuole parlare di educazione religiosa nella scuola pubblica italiana, questa educazione deve essere impartita tenendo conto della libertà religiosa dell'individuo, costituzionalmente garantita, come libertà di credere o di non credere e deve essere realizzata unicamente dal libero concorso dialogico di tutte le voci di alunni e di docenti all'interno di strutture scolastiche democratiche e libertarie, dove non ha senso il cosiddetto ``insegnante di religione''".

Prosegue intanto la campagna di autoesonero nella scuola, promossa dall'Alri e dal Partito radicale: a Milano sono circa 600 gli studenti che hanno chiesto di essere esentati dall'insegnamento della religione. Altrettanti a Roma, Torino, Napoli e Firenze.

 
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