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Pannella Marco - 10 luglio 1976
Vecchi vizi da combattere
Marco Pannella

SOMMARIO: Il contrasto fra Partito radicale e Partito comunista è durissimo: per il Pci i radicali sono praticamente dei fascisti, degli agenti della CIA travestiti da partito di sinistra. Pannella analizza il vecchio vizio stalinista che tende a considerare come i più pericolosi nemici coloro che si oppongono, da sinistra, ai loro metodi. Contro costoro la diffamazione e il linciaggio sono perfino più duri rispetto ai "nemici di classe".

(Notizie Radicali Luglio 1976 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

L'Unità ci ha equiparato alla famigerata propaganda di "Pace e Libertà", di Sogno e Cavallo e del movimento di Pacciardi. Il quotidiano "comunista" continua: »Per cui più di un nuovo approdo si potrebbe perfino parlare di un ritorno .

Dunque noi saremmo stati sulle posizioni dei Sogno e dei Cavallo, e dei Pacciardi o dei venduti alla CIA. In verità, in quegli anni, presiedevo organismi studenteschi unitari dai liberali ai comunisti, e tali avevamo lottato perché fossero. Queste accuse ignobili, fasciste, erano piuttosto rivolte, allora, contro compagni come Lucio Libertini dell'USI, ora fra i primi eletti del PCI a Torino. Naturalmente i comportamenti fascisti allora erano dell'Unità e non di Libertini: sono "transfert" tradizionali. Ma riconosco che non si scherzava nemmeno con Mario Pannunzio, gli Ernesto Rossi, i miei compagni di allora: su Rinascita si paragonavano le loro idee e le loro espressioni a quelle di Mussolini e dei nazisti.

Questi vecchi vizi permangono e sono vizi anche comunisti, sono vizi che hanno per decenni spaccato la classe operaia, provocato milioni di assassinati fra i proletari e i comunisti da parte degli stalinisti e dei giacobini, dei quali i compagni dell'Unità non di rado proseguono i sistemi, ed è per questo che non taciamo dinanzi a queste stupide aggressioni, a queste menzogne: certi metodi vanno combattuti, per una nuova sconfitta storica per la sinistra che assieme siamo.

Queste ingiurie e menzogne sono occasionate da una intervista pubblicata da Liberation a Parigi. Non l'ho letta, non so quanto sia precisa, come non ho letto il dispaccio dell'ANSA, cui L'Unità si riferisce. Ma posso subito confermare che io ritengo ineccepibili, sul piano morale e individuale, la stragrande maggioranza dei compagni comunisti, il Partito nel suo assieme. Mentre ritengo che la "linea Togliatti", sfiatatissima al punto che s'è tentato di rinverdirla, senza fortuna, dandole il nome di "compromesso storico", sia profondamente errata, storicamente perdente, sostanzialmente interclassista, nient'affatto socialista ma genericamente democratica e giacobina. Ritengo che la strategia del PCI in questo trentennio sia stata di tipo borghese progressista, come è la cultura di quella che Pasolini chiamava la "borghesia marxista" che lo dirige. Che la "leadership" del PCI sia nel suo insieme assicurata da dirigenti di cultura e estrazione borghese, alto- borghese e di ceto medio, con eccezioni che conferm

ano che la regola, anziché smentita, mi sembra una realtà inutile da negare. Che il vertice del PCF sia invece per il 90% di immediata estrazione operaia o proletaria, altrettanto. Che il Paese sia stato retto da trent'anni più da un regime di assemblea che dai governi formali, è un'altra verità; che anche in anni di apparente, più dura contrapposizione tra maggioranza e minoranza di parlamentari, in realtà l'Italia sia stata governata da una miriade di leggine corporative, votate silenziosamente da maggioranze DC e PCI, con tutti gli altri accodati, è stato documentato per anni da pubblicazioni mai smentite del Mulino ed è confermato dagli atti parlamentari. Che il PCI abbia tollerato da trent'anni uno stato di fuorilegge, con la Costituzione tradita e disattesa, e l'abbia fatto consapevolmente, in base a una linea politica esplicita, è un altro fatto.

L'opportunismo e il minimalismo di questa posizione non è che corruzione di una linea di sinistra, nel senso in cui un corpo si corrompe, si deteriora. Ho detto questo, ne sono convinto, lo ripeto. Per questo, secondo L'Unità, dovrei non solo essere un camerata di Cavallo, ma dovrei persino esserlo stato. La violenza della menzogna sta crescendo, la "tolleranza" di certi comunisti, come al solito, è tutta riservata ai nemici storici della democrazia e del socialismo, la DC, il Vaticano, e troppi altri potenti.

Quando si tratta di compagni, di gente che lotta secondo coscienza e senza eccezioni, con la sinistra e nella sinistra, senza dipendenze, senza complessi, senza obbedienze pavide e sterili, si usa sempre e ancora il linciaggio.

Paese Sera, il giornale che si divideva i miliardi dei finanziamenti neri dell'ENI e dell'AGIP con Lo Specchio di Nelson Page, censurando (con L'Unità) perfino certe lotte operaie di quel periodo, l'altro giorno, poche ore prima del voto, affermava che avevamo speso molti soldi nella campagna elettorale, e dava a intendere che questo denaro (inesistente e non visto da nessuno, in verità) aveva provenienze "anticomuniste". Oggi L'Unità ci accusa di essere dei provocatori fascisti e venduti come i Cavallo.

Bene: noi rispondiamo con la richiesta di abrogare i codici fascisti, subito: le leggi "Rocco e Reale", subito: di andare fino in fondo nel marcio del SID e dello Stato, subito. Dopo trent'anni che il PCI aspetta, non c'è più tempo da perdere. Anche perché noi che ci battiamo da vent'anni, senza eccezioni, per un governo delle sinistre e in primo luogo, quindi, del PCI, non vorremmo che certi comportamenti fascisti si trasferissero dalle pagine dell'Unità anche nelle sedi dei nostri governi.

Si fa al governo quel che si è fatto all'opposizione; e troppi compagni comunisti sanno, per loro diretta esperienza, come lo sappiano noi: che si è troppo spesso difesa la linea del compromesso storico e la volontà dei capi del PCI con la violenza contro ogni dissenso interno. Abroghiamo quindi, anche per questo, le leggi fasciste, e difendiamo anche nei nostri partiti e nella nostra sinistra i diritti costituzionali e civili di tutti.

 
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