Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Spadaccia Gianfranco - 30 ottobre 1976
CONCORDATO: RADICALI, FASCISTI E MANGIAPRETI
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Spadaccia afferma che le polemiche fra radicali e "movimenti cristiani del dissenso" derivano dalla "pretesa" radicale di mettere in discussione alcune scelte politiche, prima fra tutte quella relativa al Concordato. Per quanto riguarda la disputa con Giovanni Franzoni, essa deriva dalla sua contraddizione politica perché, come cristiano di sinistra, non può non essere anticoncordatario mentre, quale aderente al PCI, deve sostenere la politica concordataria di tale partito.

(PROVA RADICALE, ottobre 1976)

Alcune mie affermazioni su Giovanni Franzoni, le comunità di base e il PCI, hanno suscitato qualche reazione irritata di una parte dell'assemblea delle comunità che a Potenza discuteva del Concordato e dove ero stato chiamato a partecipare a una tavola rotonda insieme ai rappresentanti del PCI, del PSI e di Democrazia Proletaria. Di questa irritazione si è fatto interprete naturalmente il rappresentante del PCI (un certo Cardia, credo membro del comitato centrale), ma anche Marcello Vigli che presiedeva l'assemblea di Potenza.

Le polemiche fra radicali e alcuni settori, maggioritari, del cosiddetto cristianesimo del dissenso e del movimento cristiani per il socialismo, non sono certo nuove. La nostra pretesa di mettere in discussione alcune scelte politiche, in primo luogo quelle riguardanti il Concordato, ha provocato spesso una sorta di linciaggio antiradicale, di cui si è avuta qualche eco anche in questa assemblea e proprio da parte di Giovanni Franzoni. Sono attacchi talmente abituali e scontati che non vale la pena soffermarvisi: siamo di volta in volta piccolo borghesi, non siamo sufficientemente classisti e marxisti, saremmo i portatori di impostazioni garantiste e paleoliberali o gli epigoni di un anticlericalismo ottocentesco. In nome di non si sa bene quale ortodossia cristiana i radicali non possono essere credenti e viceversa, e in nome di un'altra ortodossia non hanno il diritto di proclamarsi socialisti.

Credo che questo atteggiamento di superiorità e di sicurezza ideologica sia all'origine dell'irritazione suscitata dalle mie affermazioni. Come si permettono questi paria del socialismo e se cristiani, del cristianesimo, di occuparsi delle altrui contraddizioni?

Che cosa avevo detto a Potenza, e prima di Potenza a Piazza Navona, a Roma, il 20 settembre, a conclusione della marcia anticoncordataria? Avevo detto che l'adesione di Giovanni Franzoni al PCI, la sua scelta di diventare militante comunista anche senza la formalità dell'iscrizione, era stata una scelta coraggiosa e importante. E anche una scelta laica: la scelta di militare a sinistra, magari a partire dalla propria problematica religiosa, come militante comunista e non in quanto cattolico sia pure del dissenso. Non a caso ho contrapposto la scelta di Giovanni Franzoni a quella di Raniero La Valle, che a mio avviso è sempre stato clericale e clericale è rimasto quando, in quanto cattolico, si è presentato nelle liste comuniste. Ma ho aggiunto che, con quella scelta, Franzoni vive una contraddizione politica: perché come cristiano del dissenso non può non essere anticoncordatario, anche se sacrifica questa esigenza ad altre ritenute prioritarie, e come comunista deve farsi carico della politica concordataria

del PCI. Ho detto che si tratta di una contraddizione soggettiva, e questo ha forse suscitato qualche equivoco: intendevo dire soggettiva, politica, non esistenziale, nel senso che appartiene a lui, indipendentemente da come la avverte e la vive.

Come negare che questa contraddizione esiste? Per le sue scelte del 13 maggio Franzoni è ridotto allo stato laicale. Come lui a centinaia i sacerdoti e i religiosi del no sono stati emarginati dalla Chiesa, allontanati dalle parrocchie o dalle congregazioni religiose. Franzoni va a parlare, magari insieme ad Argan, al festival dell'Unità. E il giorno dopo Argan fa dire messa a Poletti nelle celebrazioni ufficiali dell'8 settembre, e Poletti, il persecutore di Franzoni, può dire alla giunta di sinistra "anche quest'anno mi è consentito...". Anche quest'anno, nonostante la giunta di sinistra.

Piccoli fatti di cronaca, naturalmente, ma che spiegano la contraddizione meglio di ogni discorso teorico.

Ho anche detto che questa contraddizione riguarda anche le comunità di base, perché, nonostante la loro autonomia, hanno compiuto una loro scelta di campo a sinistra e perché la loro autonomia deve fare i conti con questa scelta di campo. E anche per un'altra ragione, perché Franzoni è il simbolo di un certo cristianesimo del dissenso, il suo carisma non nasce certo dal caso, pesa all'interno delle comunità di base, e viene del resto, come è naturale, ampiamente utilizzato dall'interessato.

Erano considerazioni moralistiche, critiche malevoli? Assolutamente no. Non intendevo rivolgere attacchi a nessuno, né tanto meno mettere in discussione altrui carenze o incoerenze. Mi limitavo a constatare dei fatti. E a dire che il militante comunista Franzoni, una componente di cristiani del no sempre più presente fra la base comunista, costituiscono, indipendentemente dalle scelte personali una contrapposizione oggettiva per la politica del PCI.

La convinzione di questa contraddizione è un motivo della nostra fiducia e della nostra forza nel condurre con intransigenza una battaglia che ci vede ancora una volta in posizioni assolutamente minoritarie. Indipendentemente dalla sua volontà, è impossibile ridurre Franzoni al don Tondi di un nuovo frontismo degli anni 70.

E' questo il vero motivo di certe irritazioni. Aumenteranno i comunisti e i socialisti radicali. Come aumenteranno i credenti intransigentemente anticoncordatari.

 
Argomenti correlati:
concordato
franzoni giovanni
la valle raniero
stampa questo documento invia questa pagina per mail