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Cavanna - 30 ottobre 1976
Douamont, domenica
di Cavanna

SOMMARIO: Così Cavanna, il famoso polemista e umorista francese, racconta su "Charlie Hebdo" del 12 agosto '76 il passaggio dei marciatori davanti all'ossario di Douamont, in cui sono ammassati i resti dei morti ammazzati a Verdun.

(PROVA RADICALE, ottobre 1976)

(...) I marciatori non arrivano. Bloccati dalla polizia? Bisogna vedere. Gli si va incontro. Tre chilometri. Eccoli! In gruppo, silenziosi, non una bandiera, non un simbolo. Uno striscione: "Marcia nonviolenta contro il militarismo". A naso 1500. I giornali diranno più di 600. Cabu mi dice 2000. Molti più di 600 in ogni caso. Ecco la collina di Douamont. In alto l'ossario. E' previsto di fermarsi un momento davanti all'ossario e di ripartire verso Charny.

Marciavano in silenzio - oh, quel silenzio! - Si sentiva solo lo scalpiccio delle espadrilles, rumore di vacanze e di anime serene... Bambini, anche molto piccoli, cani, un gattino. Sorrisi, visi raggianti. E' bello essere insieme e aver ragione. Chi ci può voler male?

Ehi, guarda in alto. Sono là, le mascelle d'acciaio, gli ex parà. In controluce sul fondo del cielo, bandiere spiegate, tutti impettiti, cercando di far rientrare le pance... Davanti, un cordone di CRS. Davanti ai CRS un cordone di polizia: non si passa. Come sarebbe a dire? Il prefetto aveva autorizzato il passaggio davanti all'ossario. Ebbene, il perfetto adesso lo proibisce. A causa dei parà che "provocherebbero disordini". Storie! Se si fossero lasciati passare i marciatori, quei trenta forzuti si sarebbero disposti saggiamente sulla terrazza, sulle scale, spiegando le bandiere, e avrebbero salvato la faccia cantando la Marsigliese e sbraitando ingiurie. Che altro avrebbero potuto fare in trenta contro mille e cinquecento? E non sarebbero certo stati i nonviolenti ad attaccare per primi! Sarebbe stata una magnifica dimostrazione, i papà turisti della domenica avrebbero visto da quale parte era la calma e la dignità. Avrebbero anche visto che non si trattava di "profanare" checchessia, come proclamavano

gli ex combattenti per giustificare la loro brutalità. A meno che raccogliersi davanti all'ossario non sia una profanazione... Si, ma si ci deve raccogliere con una certa intenzione: quella di ammirare i sacrifici degli eroi e di sperare che nell'avvenire ci saranno nuove occasioni di sacrifici sublimi, ancora più sublimi se è possibile. Raccogliersi piangendo di pietà e di rabbia, giurandosi di far tutto per sopprimere la guerra e gli strumenti della guerra, cioè l'esercito, il militarismo e il culto dell'onore guerriero, è sacrilegio, criminale, profanatorio. I luoghi sacri appartengono agli assetati di sangue, essi soli hanno il diritto di decidere con quale spirito la gente è morta. Spero che non ci sia un solo antimilitarista in mezzo ai disgraziati sepolti a Douamont o calcati nell'ossario, perché questo alto luogo dell'eroismo ne sarebbe irrimediabilmente infangato, il suo messaggio interamente smentito, dall'inizio. Merda, dice il signor Ducon, a questo non ci avevo pensato! Bisognerebbe afre un'inch

iesta serrata e buttare nella pattumiera gli ossi di tutti quelli che non sono morti volentieri...

Tutti si siedono, sul selciato, sull'erba. Si discute; il prefetto è nell'ossario a cinquanta metri. Andirivieni delle staffette. Un prefetto non discute da uomo a uomo con i marciatori a piedi, anche se li guida un professor Monod. Aspettando ci si rompe un po' le palle. Sempre in silenzio. Qui s'aspetterà delle ore. Dietro i cordoni di CRS, i grossi coglioni danno dimostrazione della loro coglioneria. "Codardi!" sbraitano, "puttane", "sfaticati", "senza palle"... Non sono torturati dal bisogno d'originalità. Si scoprono, ingenuamente (...). Quello che ci rimproverano è che non ci piace uccidere. Chi non ama uccidere non è uomo. La guerra, grande festa della virilità (...).

La Francia ha il triste privilegio di possedere i campi di massacro più celebri, più esaltati dalla propaganda turistico-criminale. Verdun, simbolo mondiale della morte brutale, è stata detronizzata solo da Hiroshima. Bisogna utilizzare queste cose. Non sono militari quelli che sono morti a Verdun. Sono poveri stronzi civili travestiti da assassini. Verdun è nostra, civili, vittime delle guerre, non dei militari. Me ne fotto dei simboli e delle tombe, ma se si vuol, far parlare i morti, che sia per urlare: "Abbasso la morte! Abbasso gli strumenti di morte! Abbasso l'esercito!".

 
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