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Pannella Marco - 15 novembre 1976
Diritto civile a vivere
di Marco Pannella

SOMMARIO: Nell'intervista concessa dal Marco Pannella al settimanale "Tempo" in occasione del 17· Congresso del PR di Napoli (31 ottobre, 1, 2, 3 e 4 novembre 1976) si fa il punto sui rapporti fra il Pr e il Psi e si esprimono giudizi sulla nuova segreteria socialista: "riteniamo che la segreteria Craxi meriti probabilmente, e che il Psi tutto necessiti ed esiga, il massimo di comprensione".

(NOTIZIE RADICALI n. 182, 15 novembre 1976)

Domanda. Onorevole Pannella, i giornalisti, e lo stesso Antonio Landolfi che ha portato al Congresso nazionale il saluto critico cointeressato dei socialisti, hanno notato l'assenza di ogni riferimento al Psi sia nella relazione di Spadaccia sia nel suo intervento sia negli interventi dei congressisti. Il nuovo segretario del Pr Adelaide Aglietta ha risposto che è il Psi a frasi dimenticare per la sua ``latitanza''. E' la fine del colloquio e della prospettiva tra radicali e socialisti.

Risposta. Sono sicuro non solo per me ma anche per Spadaccia, che non si è trattato di un fatto deliberato. Ma in un certo senso questo è ancora più grave, perché è forse la prima volta, dopo più di quindici anni di nostro costante riferimento e anche di costanti pressioni nei confronti del Psi, che ci troviamo a un tratto, almeno apparentemente a prescinderne del tutto.

Eppure io so che se il Psi non tornasse di nuovo a negarmi la tessera la prenderei anche domani. Ancora qualche settimana fa avevamo proposto al Psi un gruppo parlamentare comune o quanto meno una federazione fra i due gruppi o un qualsiasi altro accordo che gli convenisse. Eppure di alternativa socialista, di socialismo laico, libertario, autogestionale, di unità alternativa della sinistra e dei democratici italiani, abbiamo seccamente parlato come di un dato non solo indiscusso ma anche indiscutibile, della proposta e della strategia politica del Pr.

D. Questo vuol dire che anche lei giudica latitante il Psi? E vi si rassegna così facilmente?

R. Tutt'altro. E' da questa estate che stiamo attenti a non aggravare, con polemiche per le quali non mancherebbero forse buoni motivi, la delicata fase di riflessione e di riorientamento di un partito che ci è caro e che attraversa certo una crisi profonda che deve affrontare con coraggio e chiarezza e urgenza il bilancio triste di un trentennio di sconfitta e di errori, di pratica subalternanza, nel frontismo al Pci, nel centrosinistra alla Dc, negli ultimi anni ad entrambi, sino a pochi mesi fa almeno. Riteniamo che la segreteria Craxi meriti probabilmente, e che il Psi tutto necessiti ed esiga, il massimo di comprensione.

Non da ora ma da vent'anni si raffrontano nell'area della sinistra italiana la confermata strategia togliattiana del Pci e quella di alternativa socialista unitaria, di liberazione civile, sociale, economica. E' questa la strategia del Partito radicale, con tutte le sue leghe, i suoi movimenti, i suoi clamori, i suoi errori e le sue vittorie, le uniche che la sinistra nel suo insieme può ascrivere oggi al suo attivo. Oggi il contrasto diventa drammatico e più evidente, malgrado la censura feroce con cui la sinistra ufficiale, egemonizzata dal Pci, tenta di nuovo l'assassinio politico della nuova sinistra, sempre più concordando in questo con la Rai-Tv e la stampa della borghesia ``progressista'': questa borghesia che si accinge a trarre profitto dal Pci, intendo letteralmente il profitto nel senso usato nella ``legge del profitto''; come avanti ieri dalla sinistra storica crispina, dal fascismo, da De Gasperi, oggi da Berlinguer dato per vincente nella prospettiva del compromesso storico e nell'attualità del

compromesso quotidiano con tutti e con tutto, come denunzia Terracini.

Insomma insensibilmente senza volerlo, ci troviamo a mio avviso dinanzi alla bancarotta istituzionale, sociale, morale del Paese, la sinistra avrebbe dovuto e potuto denunciare le responsabilità della grande coalizione storica incentrata sulla Dc e chiedere di sostituirla. Invece è platealmente costretta a difenderla in una atmosfera di ``unione regionale'' che tutte le sinistre di tutto il mondo e di tutti i tempi hanno sin qui sempre denunciato come il ricorrente, storico tentativo del socialismo e della borghesia di conquistare fraudolentemente il potere.

In queste condizioni, la strategia del Partito radicale, i metodi, i contenuti e gli obiettivi che noi abbiamo proposto; la simpatia e l'attenzione popolare che emergono nei nostri confronti, costituiscono per ora la sola riserva politica a disposizione dell'intera sinistra.

D. Torniamo al Psi e alle sue due proposte coordinate, vale a dire il governo di emergenza a breve scadenza, l'alternativa in prospettiva...

R. Sono due i governi di emergenza proposti dal Psi in meno di un anno. Quello di Pietro Nenni, che era governo di emergenza vera per andare alle elezioni dopo pochi mesi e quello di De Martino che non si differenziava al solito in nulla da proposte altrui, e che oggi come ieri costituisce l'estrema e temo fallace speranza di Enrico Berlinguer. Il primo potremmo configurarlo di nuovo come probabile, anche nel '78, proprio perché, e non siamo pazzi, c'è la crisi economica; contro il secondo siamo e saremo mobilitati.

Quanto all'alternativa, è la nostra proposta sin dal 1959 e siamo d'accordo che essa si fonda solo sul programma comune di governo di tutta la sinistra, su cui chiamare il Paese e pronunciarsi.

In questa direzione, dinanzi agli abitudinari, negativi riflessi del Psi in Parlamento e nel Paese, ci sembra finalmente interessante quello che abbiamo appreso anche noi, lo sottolineo, da indiscrezioni giornalistiche: il Psi starebbe per proporre al Pci, solo al Pci un programma economico di ``cento giorni''. E' una buona indicazione. Su questo ci auguriamo che il Psi vada avanti. Ecco uno dei probabili motivi per cui di istinto è accaduto ai radicali, nel loro XVII congresso, di non tornare ancora una volta esplicitamente sul problema dei loro rapporti con il Psi, e su quello della rifondazione di un Partito socialista in Italia.

D. Resta tuttavia la critica formulata anche dal Psi, in ordine alla esiguità di una politica dei diritti civili, che è quella radicale, nell'attuale situazione del Paese.

R. L'obiettivo di diversi rapporti di produzione e del loro rovesciamento è un diritto civile e sino a quando non verrà inteso e rivendicato come tale resterà ascritto nelle petizioni di principio o nei tentativi violenti di realizzare con la distruzione del nemico l'edificazione di una diversa società. Già Lenin diceva che il comunismo era ``l'elettricità più i soviet'', cioè l'autogestione, la società organizzata dal basso, la rivoluzione tecnologica caratterizzata dal ``come''. L'elettrificazione senza i soviet, la salvezza economica e la società opulenta senza il socialismo laico, libertario, autogestionario dà la concretezza pianificatrice di Stalin. Cioè di un giacobino autoritario perché efficientista, vittima dell'illusione idealistica e falsamente materialista di una oggettiva capacità rivoluzionaria delle cose. La politica dei diritti civili è quella delle grandi tradizioni del socialismo e del comunismo liquidate come ``romantiche'' e persino ``utopistiche'' ma straordinariamente vive e produttive

nella grande avanzata dell'umanesimo socialista, laico e libertario, nella seconda metà dell'altro secolo e nei primi trent'anni di questo.

Il ``politique d'abord'' tradizionale della sinistra rilanciato non a caso da Pietro Nenni nel '45 è la nostra posizione. Un progetto economico o è un progetto di nuova organizzazione politica e sociale dell'economia, o consumerà i Peggio, i Barca, i Colajanni, gli Spaventa, i Napoleoni ancor più rapidamente di quanto non abbia consumato i Giolitti e i Ruffolo.

Ancora un esempio e poi basta con questa storia; noi stiamo per mobilitarci perché il ``diritto civile'' a vivere, semplicemente a vivere o a sopravvivere, del pensionato e del disoccupato venga riconosciuto dalla nostra Repubblica del ``dopo 20 giugno'' che sembra invece, per la prima volta dal '45 volerlo contestare sino in fondo. Un chilo di pane al giorno, in questo inverno, rientrerà a malapena nella capacità di acquisto di milioni di pensionati e di disoccupati. Non c'è più il companatico e men che mai la macchina o la televisione che sono in gioco. Il freddo questo inverno, probabilmente ucciderà. Ecco, poi chiediamo che sia quantificata la spesa necessaria alla affermazione di questo elementare diritto civile. L'onorevole Vittorelli ci ha richiamato all'umiltà. Ebbene la nostra è una richiesta umile, come umili sono tutte le nostre altre richieste e ``provocazioni'': ma ad essa subordiniamo l'eventualità non di accettare ma di subire le più drastiche misure economiche che verranno adottate.

 
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