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L'Unita', Fortebraccio - 21 dicembre 1976
L'UNITA' E IL PR (14) - ELOGIO DELLA SBERLA
di Fortebraccio

SOMMARIO: I corsivi pubblicati dal quotidiano del Partito Comunista Italiano "L'UNITA'" dal 1966 al 1978 ("il pugno o la rosa", a cura di Valter Vecellio, Bertani editore, 1979)

(L'UNITA', 21-12-1976)

Nell'apposita rubrica dedicata alla corrispondenza dei lettori, il "Corriere della Sera" ha pubblicato domenica la seguente lettera: ""L'on. Marco Pannella, nel suo intervento sul ``Corriere'' dal titolo `` Perché ce l'avete con noi'', parla ad un certo punto di ``schiaffo proletario'' espressione, questa, usata da Fortebraccio su `` l'Unità''. Poiché gli schiaffi erano la prerogativa del fascismo, osservo che chiunque usi il manorovescio in luogo del ragionamento e del civile confronto delle idee, non può onorarsi della qualifica di ``proletario'': è un fascista, e basta". Giovanni Gazzaniga - Vigevano".

Questa lettera dimostra due cose. Della prima siamo sicuri, della seconda dubitiamo, ma le esporremo ugualmente entrambe. Prima: il signor Gazzaniga non legge i nostri corsivi (per il che, sia detto tra parentesi, ci compiacciamo cordialmente): noi infatti, nel nostro scritto del 30 settembre, non abbiamo minimamente usato l'espressione "schiaffo proletario", abbiamo semplicemente detto "manorovescio", senza aggiungere qualificazioni di sorta. "Schiaffo proletario" è espressione di Pannella, il quale onestamente, non l'ha virgolettata, come se l'avesse riportata dal nostro corsivo, ed è espressione che a noi sembra felice e che accettiamo di buon grado. Seconda cosa: noi non sappiamo come la pensi il lettore che ha scritto al "Corriere" ma ci pare che egli, con l'attribuire al fascismo "la prerogativa" degli schiaffi, abbia, in sostanza, voluto dare del fascista al nostro compagno del manorovescio, il che ci fa allegramente ridere. Il fascismo aveva ben altre "prerogative" e noi vogliamo rivendicare qui, all

a sberla, il suo carattere civile e persino affettuoso, quando è data al momento giusto e non varca i suoi limiti, come dire?, fisiologici. Ma come? Tu sei lì a tener d'occhio un portone che da un momento all'altro può venir preso d'assalto. Sei inquieto, teso, allarmato. Bussano. Ci siamo. Apri guardingo uno spiraglio e vedi uno che ti porge una camelia. Che devi fare? Secondo il signor Gazzaniga non ci sono dubbi: devi chiamare un compagno e dirgli: "Va a prendere un vasetto pieno d'acqua fresca che ci infiliamo questo bel fiore" e poi rivolgerti a Pannella e parlargli così: "Grazie, gentile amico. Venga un po' qua, se ha tempo, che facciamo qualche ``ragionamento'' e poi procediamo ad un ``civile confronto delle idee''. Si accomodi". Ma signor Gazzaniga, siamo giusti, non è meglio un manorovescio?

La verità è che questi radicali hanno la manìa di persecuzione e sono, secondo i nostri personali gusti politici, troppo delicati. Noi vogliamo un mondo senza violenza: non più attentati, non più galere per "reati" d'opinione, non più bombe, non più distruzioni, non più spranghe di ferro, non più sangue. Ma per favore, salviamo, quando ci vuole, la sberla, che è la carezza dei momenti di rabbia: la vecchia, buona, domestica sberla, negazione della ferocia, incruenta affermazione di esuberanza e vanto d'ogni cuore generoso.

 
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