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Aglietta Adelaide - 26 febbraio 1977
Gli obiettivi del nostro digiuno
di Adelaide Aglietta

SOMMARIO: Gli obiettivi del digiuno iniziato da 48 giorni da Adelaide Aglietta, a cui si sono associati successivamente Gianfranco Spadaccia, Pino Pietrolucci, Valter Vecellio ed Emma Bonino: 1) un decreto legge che preveda l'aumento dell'organico degli agenti di custodia, l'aumento delle retribuzioni, la smilitarizzazione e la sindacalizzazione del corpo; 2) l'avvio immediato dell'iter parlamentare de progetto di legge radicale sull'amnistia

(NOTIZIE RADICALI n. 8, 26 febbraio 1977)

"Siamo al 48· giorno di sciopero della fame. Gli obiettivi erano e sono come sempre minimi, ragionevoli ed urgenti. Sono ancora una volta obiettivi di governo, per far fronte ad una situazione gravissima e di emergenza per il paese tutto, dei quali ci siamo fatti carico nel momento in cui le forze di governo non hanno dimostrato la volontà di voler intervenire con tempestività, come richiedevano le risoluzioni dei dibattiti parlamentari.

Le nostre richieste sono indirizzate a dare una soluzione di raccordo fra l'attuale situazione della giustizia e delle carceri, oramai al limite estremo della tensione, e le future riforme dei codici, che permetteranno, speriamo, una più equa amministrazione della giustizia e l'applicazione della riforma carceraria.

I provvedimenti che chiediamo da sei mesi, da 48 giorni con il digiuno, sono da una parte uno o più decreti legge relativi alle condizioni di vita e di lavoro degli agenti di custodia, per garantire la sorveglianza e la sicurezza nelle carceri (1. aumento degli organici degli agenti; 2. aumento delle retribuzioni; 3. smilitarizzazione e sindacalizzazione del corpo), dall'altra parte l'avvio dell'iter parlamentare della proposta di legge radicale per la concessione di un'amnistia che interesserebbe in massima parte detenuti imputati di reati minori, l'80% dei quali in attesa di giudizio. I due provvedimenti dovrebbero riportare un equilibrio fra popolazione carceraria, strutture detentive, personale di sorveglianza, che permetta una normalizzazione della situazione negli istituti di pena, sottraendo alle mafie interne il controllo dei detenuti, e consentendo quindi l'inizio dell'applicazione degli istituti della riforma carceraria.

Per il primo obiettivo, nel merito del quale le forze politiche si sono già pronunziate favorevolmente durante il dibattito parlamentare sulla giustizia del 2 dicembre e quello sull'ordine pubblico del 25 gennaio, si tratta di provvedimenti per i quali c'è la caratteristica della straordinarietà ed urgenza prevista per i decreti legge, di cui da otto mesi il governo sta abusando.

Per il secondo obiettivo chiediamo semplicemente l'avvio dell'iter parlamentare della proposta di legge sull'amnistia, e che il Parlamento, magari assumendosi la responsabilità di respingerla, su di essa si pronunzi. Il silenzio del governo su tutto questo non può più essere considerato una conseguenza di una politica irresponsabile, ma, a questo punto, l'espressione di una linea politica ben precisa, quella della provocazione e del ricatto.

Mentre da due mesi stiamo cercando di sollecitare una politica responsabile, la risposta è stata solo una serie di minacce (la sospensione della riforma, la creazione di carceri di rigore, l'inasprimento di alcune pene, nuove leggi speciali relative all'ordine pubblico, ecc...) che non hanno fatto che aggravare ulteriormente la tensione già esistente, l'incertezza ed il disorientamento della gente, il caos e il disordine nel paese.

Tutto questo può anche chiamarsi incitamento alla violenza: non è con nuove leggi Reale, con nuova repressione che si può disinnescare la spirale della violenza, ma con provvedimenti seri, responsabili, possibilmente concreti ed in positivo.

Non possiamo assistere a questi omissis, a dir poco, del governo, che hanno già causato troppi morti, ma altri ancora ne causeranno, senza attivare quanto è nelle nostre possibilità sempre con metodi di lotta nonviolenta, portandoli anche alle estreme conseguenze".

 
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