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Argomenti Radicali - 20 marzo 1977
Troppo spazio per un no a Plebe
redazionale

SOMMARIO: E' indubbio che il senatore Plebe può iscriversi al Pr e nessuno può impedirglielo ma deve essere altrettanto chiaro che la maggioranza dei radicali ha espresso un netto giudizio negativo sul suo comportamento politico.

(ARGOMENTI RADICALI - BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA - anno I, n. 1, aprile-maggio 1977)

Non intendiamo dedicare più di qualche riga al senatore Plebe che ha reso pubblica l'intenzione (da lui definita gesto »provocatorio , in realtà tutt'al più dannunziano) di volere ora orientare il proprio narcisismo e trasformismo di sempre verso lidi radicali. Ha ragione chi ha sostenuto che è stato dedicato troppo spazio a questa vicenda, sia tra i radicali, sia specialmente nella stampa, più incline alle "pruderies" che alle informazioni.

Ci limiteremo perciò a fare poche semplici considerazioni, necessariamente schematiche ed enunciative, che - ci auguriamo - contribuiscano a chiudere la partita.

Primo. Non c'è dubbio che lo statuto e la concezione associativa del PR non ammettano né preclusioni né tantomeno processi ideologici a chi intenda aderire. Così, parlando in linea astratta e ipotetica, il Plebe potrebbe chiedere anche domani l'iscrizione: ma che senso avrebbe?

Secondo. La stragrande maggioranza dei radicali ha espresso non già anatemi e veti ma dei giudizi politici negativi che sono, prima che diritto, dovere di chi esercita criticamente la ragione (»Trasformismo politico e confusione mentale , »molta vanità e smodate ambizioni sbagliate , »indifferenza per i valori, per le grandi demarcazioni ideali, per gli obiettivi politici , »individuale agitazione e vicenda politica , »intellettuale organico al PCI, alfiere della cultura di destra e senatore nei banchi di Almirante, Rauti e Saccucci ). Questo fatto è di per sé significativo in una comunità politica di cui sono cemento l'impegno militante concreto, il reciproco vincolo di comune lotta politica e ideale, i comportamenti solidali e gli atteggiamenti morali.

Terzo. In base alle precedenti considerazioni non si può non constatare e affermare con chiarezza che il giudizio politico sul Plebe (sulla sua azione prima ancora che sulla sua persona) è radicalmente negativo; e che quindi la comunità politica radicale, unita da patto sostanziale di azione comune prima ancora che da norme formali (che sempre sanciscono e non sono disgiunte e astratte da quell'azione), non è disposta a condividere checchessia con il senatore nazionale.

 
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