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Bonino Emma, Faccio Adele, Mellini Mauro, Pannella Marco - 31 marzo 1977
Centrali nucleari: Aiuto!
Appello di Emma Bonino, Adele Faccio, Mauro Mellini, Marco Pannella

SOMMARIO: L'appello pubblicato, a pagamento, su Corriere della Sera e La Repubblica in cui il Gruppo parlamentare radicale, rivendicando il diritto ad aver paura dell'ignoranza in cui tutti sono tenuti sui rischi delle centrali nucleari, si rivolge a tutti i cittadini, i gruppi e le associazioni perché manifestino solidarietà ad una politica d'opposizione alle modalità di approvazione del programma nucleare da parte del Parlamento italiano.

I deputati radicali affermano la necessità di "conoscere prima di deliberare: conoscere l'opinione del paese, conoscere dibattendo pubblicamente i termini di una questione che pregiudicherà comunque, in un senso o nell'altro, il futuro nostro e di intere generazioni dopo di noi".

Segna l'apertura della campagna antinucleare del Partito radicale (che porterà l'Italia, unico fra i paesi occidentali, ad non percorrere, se non marginalmente, "l'avventura nucleare"). E' l'invito a costituire gruppi e movimenti "verdi" per condurre la mobilitazione antinucleare ed ecologista.

(Corriere della sera, La Repubblica del 31 marzo 1977)

Noi, deputate e deputati radicali, sappiamo di non sapere: non sappiamo ancora, non siamo ancora certi che il programma nucleare che si vuole imporre anche al nostro paese significhi certezza o pericolo di morte e di miseria; certezza o pericolo di una società sempre più folle, incontrollabile, antiumanistica. Diciamo di non saperlo ancora, anche se in tutto il mondo scienziati, forze politiche, popolazioni intere lo sostengono o lo temono.

Ma di fronte alla scelta capitale che ci viene imposta rivendichiamo il diritto-dovere di aver paura di questa nostra ignoranza, che è quella di tutto il paese, che è sicuramente anche di coloro che si dicono certi del contrario, di coloro che dominano e governano questa società dove già esplodono le Seveso e i Vajont. Rivendichiamo il diritto-dovere alla sfiducia o quanto meno alla prudenza nei confronti di un regime che ci sta portando al caos e alla catastrofe morale, civile, economica, a una vita più violenta, al dilagare degli assassini e delle stragi.

Oggi stesso, giovedì 31 marzo, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane dovremo dibattere e votare alla Camera dei deputati, sul programma nucleare: salvo imprevisti, tutte le altre forze partitiche e politiche sostengono l'opportunità e la necessità di questo programma.

Noi invece vogliamo conoscere prima di deliberare: conoscere l'opinione del paese, conoscere dibattendo pubblicamente i termini di una questione che pregiudicherà comunque, in un senso o nell'altro, il futuro nostro e di intere generazioni dopo di noi.

Ci auguriamo di aver torto nei nostri timori, ma temiamo profondamente di aver ragione, o ragioni maggiori di coloro che vogliono gettare l'Italia nell'avventura nucleare e secondare lo sviluppo selvaggio, incontrollato e suicida della nostra società.

Per questo rivolgiamo una richiesta di aiuto a tutte le donne e gli uomini del paese, quale che sia la loro posizione religiosa, morale, politica, perché chiedano anch'essi di sapere, di conoscere, di poter riflettere e giudicare, consigliare o scegliere prima che il Parlamento, obbediente a opzioni e interessi precostituiti, decreti per legge una scelta irreversibile o quanto meno follemente costosa per la società e per ciascuno di noi.

Quel che si vorrebbe far decidere ora, subito, al Parlamento è più importante ancora di una dichiarazione di guerra. Marchierà il futuro più di un tremendo errore. Nel bene o nel male, nel meglio o nel peggio.

Forse - lo ripetiamo - hanno ragione gli altri. Non noi con i nostri timori o le nostre speranze di fonti energetiche alternative, pacifiche, pulite, umane, per una diversa qualità della vita. Forse. O forse siamo noi ad avere ragione.

Anche per questo dobbiamo assolutamente imporre al Parlamento tempi e occasioni di riflessione ampi, che coinvolgano nel suo dibattito e nelle sue scelte l'opinione delle donne e degli uomini il cui destino (e quello dei loro figli) è messo in causa.

Questo obiettivo potrà essere raggiunto soltanto se subito, in queste ore, in questi giorni, ci sarà inviata una valanga di telegrammi, lettere, cartoline che inoltreremo immediatamente, man mano che ci giungeranno, al presidente della Camera on. Pietro Ingrao e al presidente della Commissione Industria on. Loris Fortuna.

Potrà essere raggiunto soltanto se subito sorgeranno ovunque gruppi, associazioni, comitati; se le famiglie nelle loro case, i lavoratori nelle loro fabbriche, uffici, aziende commerciali o agricole, ci invieranno - con il loro indirizzo - un segno di consenso e di risposta positiva a questa nostra richiesta di aiuto.

La Costituzione ci impone di essere non dei rappresentanti di parte o dei nostri soli elettori, ma della nazione. Come tali ci comportiamo, tali vorremmo poter essere e, in quanto tali, deliberare. Gridiamo quindi "aiuto!" prima che sia troppo tardi.

 
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