Perché il CongressoSOMMARIO: Di fronte all'andamento negativo della campagna per la raccolta delle firme per gli otto referendum abrogativi (abrogazione del Concordato, dei tribunali militari, dei reati d'opinione contenuti nel Codice penale, di parti della legge manicomiale, della legge che attribuisce alla polizia poteri speciali in materia di arresto, perquisizione e intercettazioni telefoniche, della legge che attribuisce ai partiti un consistente finanziamento pubblico, della "Commissione inquirente" - lo speciale "tribunale" composto da parlamentari per il giudizio preventivo sui reati compiuti dai ministri), la segreteria del Pr convoca il congresso straordinario per la verifica e il rilancio dell'iniziativa referendaria.
(NOTIZIE RADICALI n. 87, 21 aprile 1977)
"La segreteria nazionale del Partito Radicale,
riunitasi" per esaminare l'andamento della campagna per la raccolta delle firme per gli otto referendum abrogativi;
"ascoltate" le relazioni della segretaria nazionale Adelaide Aglietta e del Tesoriere Paolo Vigevano;
"valutati" i dati fino ad oggi disponibili, prevenuti da tutti i comitati regionali;
"ritiene" che oltre 150 mila firme raccolte in ogni parte d'Italia nei primi diciotto giorni della campagna, confermino e dimostrino l'esistenza nel paese di un vasto consenso di massa intorno all'iniziativa referendaria promossa dal Partito Radicale, tale da far valutare in molti milioni i cittadini disposti ad aderire alle otto richieste di referendum ed a sottoscriverle. Dovunque il Partito Radicale, i comitati per i referendum, gli altri movimenti aderenti riescono ad assicurare ai cittadini gli indispensabili supporti organizzativi e le strutture di servizio, in qualsiasi luogo (strade e piazze, uffici pubblici, fabbriche e luoghi di lavoro, università, quartieri periferici, delle grandi città, piccoli paesi), i risultati sono immediati, evidenti, largamente positivi;
"mette in guardia" tuttavia da valutazioni facilmente ottimistiche che potrebbero rivelarsi ingiustificate e potrebbero creare le premesse e le condizioni di una sconfitta e di un insuccesso dell'iniziativa. Se non sarà infatti assicurato nelle prossime settimane, in tempo utile, il rilancio politico ed organizzativo della campagna tale rischio potrebbe trasformarsi in realtà, annullando gli sforzi politici e organizzativi e finanziari messi in atto e vanificando l'adesione di centinaia di migliaia di cittadini. Va quindi respinto come insidioso o smobilitante l'argomento secondo il quale, è sufficiente mantenere la media delle adesione giornaliere finora raccolte, alle quali vanno aggiunte quelle depositate nelle segreterie comunali, per avere la sicurezza del raggiungimento dell'obiettivo;
"ricorda" a tutti i militanti radicali, alle altre organizzazioni aderenti, ai compagni e ai cittadini che hanno già firmato che, a fronte del potenziale consenso di massa che esiste nel paese, la campagna incontra ostacoli e strozzature, alcune di carattere politico e organizzativo interne al Partito Radicale e alle altre organizzazioni promotrici, altre di carattere istituzionale e politico esterne, che impediscono a tale potenziale di consenso di potersi esprimere;
"sottolinea" a questo proposito la serietà e la gravità della posta in gioco, rappresentando il progetto degli otto referendum l'unica iniziativa alternativa che sia oggi a disposizione delle masse democratiche e delle loro organizzazioni e l'unica capace di dare sbocco politico generale, in termini di legalità repubblicana, di costituzionalità e di nonviolenza, alla giustificata protesta e rivolta che esiste nel paese;
"ribadisce" che tale progetto costituisce anche la sola possibilità esistente di fornire alla sinistra istituzionale una forza contrattuale che nascerebbe dal basso, e che rappresenterebbe una polizza di assicurazione di fronte al probabile fallimento di strategie compromissorie e difensive che hanno finora accresciuto e non diminuito le tensioni sociali, favorendo i disegni di recupero della DC e del regime e la diffusione del disordine e della violenza, come conseguenze dell'estendersi della crisi;
"richiama pertanto" tutti i compagni alla grave e inderogabile responsabilità di non fallire in questo obiettivo e di assicurarne il successo e la riuscita;
"individua" nei seguenti principi ostacoli che si oppongono al pieno e sicuro successo:
1) la mancanza di autenticatori e il comportamento delle strutture pubbliche proposte dalla legge all'autenticazione delle firme;
2) il comportamento scandaloso degli organi d'informazione di massa, in particolare della radio e della televisione di regime;
3) il boicottaggio politico, silenzioso e costante, opposto dalle forze politiche anche della sinistra;
4) la mancanza, con l'eccezione del quotidiano "Lotta Continua", del sostegno di un organo d'informazione a larga diffusione, capace di assicurare, come era avvenuto per il referendum sull'aborto, con continuità, il flusso e l'aggiornamento delle notizie e delle indicazioni ai quadri e ai militanti impegnati nella campagna e ai cittadini che potrebbero impegnarvisi;
5) Le gravi difficoltà finanziarie che hanno portato la Tesoreria nazionale ad assumere già 200 milioni di debito, che non soltanto impediscono di supplire con pubblicità e con strumenti di servizio alla mancanza di informazioni e alle carenze organizzative dei comitati regionali e locali, ma che rischiano anche di paralizzare gli stessi indispensabili adempimenti tecnici necessari per portare a buon fine la campagna;
6) l'inesperienza di molte associazioni radicali che ha determinato gravi ritardi nell'avvio della campagna, affrontata spesso con un'impostazione soltanto organizzativa, che ha portato a subire come insormontabile le difficoltà e le strozzature opposte dalle istituzioni, cui non si è risposto con adeguate iniziative politiche e di lotta per batterle e superarle; e l'inadeguatezza delle strutture di coordinamento ai fini di una più efficace e più diffusa azione di mobilitazione.
A queste valutazioni si deve aggiungere il fatto che l'adesione di Lotta Continua e del Movimento dei Lavoratori per il Socialismo si è tradotta finora in un importante impegno di mobilitazione politica ma non ancora in uguale impegno di organizzazione nella raccolta delle firme.
Sulla base di queste considerazioni la segreteria nazionale;
"convoca" il 19· congresso (straordinario) del partito per i giorni 7 e 8 maggio a Roma.
Solo un congresso convocato agli inizi di maggio con la partecipazione di tutti i partiti regionali, di tutte le associazioni radicali, del maggior numero di compagne e compagni impegnati nella raccolta può svolgersi in tempi politicamente e tecnicamente utili per affrontare e risolvere, con un'assunzione collettiva di responsabilità, questi gravi problemi.
Il congresso viene convocato con la convinzione che il partito abbia in sé la capacità di far fronte a questi impegni e a queste responsabilità, che gli derivano dalla mozione congressuale.
Non sarà quindi, non deve essere, un congresso per registrare una sconfitta. Deve essere un congresso di mobilitazione e di rilancio della nostra iniziativa politica. Ne esistono le condizioni. Il partito non deve lasciarle cadere.
Roma, 20 aprile 1977