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Cicciomessere Roberto - 1 settembre 1977
La rivoluzione? E' la bomba ai neutroni
Corsa agli armamenti: la bomba intelligente non piace al Pci

di Roberto Cicciomessere

SOMMARIO: Il moralismo delle polemiche - particolarmente del PCI - contro la Bomba N nasconde qualcosa di molto importante poiché cambia lo scenario militare internazionale; con la Bomba ai Neutroni le guerre limitate si candidano per il vecchio continente.

(ALTERNATIVA NONVIOLENTA, 1· settembre 1977)

Perché L'Unità ha corso il rischio di pubblicare perfino le rampogne pacifiste di Cassola e quelle "realistiche" non meno pericolose, anche se di segno contrario, di Silvestri per affrontare il dibattito sulla "bomba ai neutroni" e decretarne la condanna? Perché questa campagna ha trovato solo scarsi echi nella stampa italiana?

La risposta alla seconda domanda, cioè allo scarso interesse della stampa nazionale sulla bomba "N" che i comunisti hanno più volte denunciato, arrivando perfino a contrapporlo al supposto eccessivo spazio dato alle polemiche contro l'uso "pacifico" dell'energia nucleare, è stata fornita proprio dall'intervento di Stefano Silvestri che sull'Unità ha criticato con molta chiarezza (oltre che con molto cinismo) la contraddizione fra le scelte Nato del Pci che implica l'adesione alla sua strategia dissuasiva basata sui tre livelli di scontro prefigurati (uso delle armi nucleari strategiche; uso delle armi nucleari tattiche; uso delle armi convenzionali) e l'improvvisa condanna di questo partito contro la supposta maggiore "atrocità" dei necessari sviluppi tecnologici e strategici di questa scelta.

La bomba ai neutroni non è infatti sicuramente più atroce, nei suoi effetti distruttivi, di quelle convenzionali per esempio sperimentate nel Vietnam (Napalm, bombe a biglie, etc.) o delle bombe nucleari tattiche capaci di produrre effetti non molto dissimili a quelli di Hiroshima o Nagasaki.

Non sfugge a nessuno la somiglianza di questa polemica con quella che ampi settori comunisti francesi fecero, nel corso della guerra algerina, non per condannare tout court la repressione militare dei movimenti di liberazione nazionale ma il fenomeno della tortura dei prigionieri che è strumento indispensabile e costitutivo dell'anti-guerriglia.

Per fornire una risposta al primo interrogativo è necessario invece affermare con chiarezza che dietro questa campagna "umanitaria" si nasconde il disagio e la difficoltà del Pci di accettare le nuove strategie Usa e Nato che, basandosi sull'adozione delle "armi intelligenti" (Cruise, Paveway, Cannon Launched Guided Projectile, Hell Fire, Maverick, che sono sistemi d'arma che consentono di colpire l'obiettivo, con l'utilizzazione del "laser designator", con una precisione del 100% e che, con la bomba ai neutroni, consentono di "giungere ad un controllo degli effetti distruttivi e di confinarne, come conseguenza, l'impiego sul potenziale militare e, nei limiti del possibile, nel solo ambito tattico" - Gen. Umberto Cappuzzo, su "Rivista militare" di luglio-agosto 1977) tende a riempire, nello scenario occidentale, l'assenza di ipotesi di conflitto militare esistente tra la distruzione nucleare e la resa, a fornire cioè la possibilità di opzioni militari che non determinino immediatamente l'escalation nucleare

e che siano "sopportabili" nelle regioni europee.

La bomba ai neutroni e le altre armi "intelligenti", proprio per la loro quasi assoluta capacità di colpire e distruggere unicamente obiettivi militari o comunque definiti senza danneggiare eccessivamente la struttura economico-industriale, appaiono destinate proprio per affiancare, in Europa, oltre al cosiddetto "deterrente" atomico strategico e tattico un credibile deterrente "convenzionale". La pubblicistica militare, insomma, ha ampiamente dimostrato la scarsa differenza, in termini distruttivi, fra le ipotesi di conflitto con armi atomiche tattiche ed armi convenzionali che in uno scenario europeo (o in altra situazione operativa ad alta concentrazione industriale) provocherebbero quasi nell'identica misura la distruzione delle strutture economiche, senza peraltro garantire la non-escalation alle armi nucleari strategiche.

I militari affermano quindi che poter disporre di armi che rendano "sopportabile", limitato nel tempo e negli obiettivi militari e politici, un conflitto consentirebbe di poter prefigurare anche in Europa operazioni militari contro nemici "interni" o nelle cosiddette "aree di indeterminatezza politica-ideologica" che corrispondono alle zone periferiche dell'uno o dell'altro blocco.

Questa teoria consentirebbe inoltre agli Usa di giustificare, con la fornitura di un supposto ombrello difensivo basato sulle bombe "N", un progressivo ritiro di truppe e mezzi dall'Europa con un non indifferente risparmio economico.

Evidente appare quindi il disagio del Pci e della sinistra storica in generale che ha progressivamente fatto propria la politica militare Nato e la strategia della dissuasione fra i due blocchi di fronte ad una nuova strategia militare che pur nei suoi tragici sviluppi ha il "merito" di chiarificare fino in fondo le necessarie conseguenze di una politica militare e di far fuori gli equivoci, le mistificazioni e luoghi comuni che hanno consentito, di imporre, senza grossi dibattiti, la rinuncia alle posizioni antimilitariste. Giustamente, da questo punto di vista, Stefano Silvestri chiede al Pci un gesto di "maturità politica" e cioè la forza di scegliere con chiarezza e senza alibi una politica militare basata essenzialmente sullo strumento nucleare nelle sue diverse edizioni e di accettare quindi le conseguenze che ciò comporta in relazione alla organizzazione della struttura militare e della società.

La prima conseguenza è quella di allargare anche all'Europa la possibilità dei cosiddetti "conflitti limitati" che erano tali, con buona pace dell'internazionalismo socialista, solo perché erano limitati e riservati ai paesi del terzo mondo. La guerra "convenzionale" diventa possibile anche in Europa non tanto nelle ipotesi di conflitti fra i due blocchi quanto per operazioni di "polizia" interna al blocco o per l'acquisizione al blocco di paesi "neutrali". Immaginiamo infatti quale ampia utilizzazione potrebbero avere i sistemi d'arma "intelligenti" in una situazione in cui un paese aderente ad uno dei due blocchi tentasse scelte politiche contrastanti con quelle del "paese guida" e, diversamente dalla Cecoslovacchia, reagisse militarmente alle operazioni di "normalizzazione": senza distruggere il potenziale economico del paese invaso ed in tempi politicamente utili con queste nuove armi si realizzerebbe una perfetta e relativamente indolore operazione di polizia internazionale. Così come la seconda ipotesi

diviene perlomeno verosimile in presenza del problema del dopo Tito e della zona franca industriale prevista dal trattato di Osimo e così duramente difesa dalla Nato.

La seconda conseguenza è quella di decretare definitivamente la morte dell'esercito di popolo o della sua edizione "italiana" denominata "esercito piccolo ma efficiente", che in presenza di armi sempre più sofisticate e con potenza distruttiva sempre maggiore non può che trasformarsi, proprio per esigenze economiche, in esercito di mestiere composto da tecnici e specialisti a lunga ferma.

Che senso ha infatti mantenere un apparato militare di leva costoso e poco efficiente, cioè un fardello economico costituito da militari che a causa della breve permanenza in armi sono necessariamente esclusi dai compiti operativi e cioè all'uso dei sistemi d'arma moderni che richiedono un apporto umano tanto limitato quanto preparato e permanente?

Come potrà essere giustificato il mantenimento di centinaia di migliaia di uomini in reparti di fanteria o perfino in reparti meccanizzati o corazzati quando una sola batteria di missili "lance" con testate armate di bombe "N" avrebbe una capacità distruttiva uguale?

Ma al di là delle considerazioni militari diviene sempre più conflittuale la spinta e la richiesta di investimenti sempre maggiori nell'industria militare e la spesa di mantenimento di un apparato di circa mezzo milione di uomini in divisa. Sempre più chiaramente si contrapporranno quindi scelte di tipo parassitario sempre meno giustificate militarmente (necessità di dare lavoro all'apparato industriale-militare tradizionale che però occupa una ingente quota di forza lavoro; necessità di mantenere in parcheggio nelle caserme potenziali disoccupati; necessità di controllo politico sulla popolazione) con esigenze di politica estera e interna più moderne che prefigurano la trasformazione dell'esercito in una azienda che comprenda in modo indissolubile il settore produttivo ed il settore operativo altamente specializzati e d'altra parte la sostituzione del controllo sociale che tradizionalmente ha realizzato l'esercito di popolo con una politica di totale militarizzazione della società a partire dalle scelte ene

rgetiche nucleari, dalla dura limitazione delle garanzie costituzionali e dei diritti civili, dalla sostituzione del principio della mobilitazione armata con quello della mobilitazione permanente al posto di lavoro.

Il dibattito sulla bomba ai neutroni rappresenta quindi una occasione importante per denunciare fino in fondo i falsi umanitarismi e pacifismi della sinistra storica che sono i primi responsabili della prospettiva del tragico sviluppo odierno delle armi nucleari e per riaffermare i contenuti di una rigorosa politica antimilitarista e socialista. Il realismo militarista di sinistra può trovare, anche a livello di massa, i primi e consistenti dissensi, solo che si trovi il modo di comunicare non fumose proposte di utilizzazione "socialista" dell'esercito pur presenti anche nella "nuova sinistra" ma semplici considerazioni che, nel momento in cui anche a casa nostra la guerra si avvicina, affermino la indifferenza, l'inutilità ai fini della difesa della vita, delle cose, della libertà, dell'organizzazione armata che avvicina invece che allontanare l'ipotesi di guerra.

Dobbiamo cioè avere la forza ed il coraggio di confidare nel buon senso della gente e proporre con convinzione la domanda storica dell'antimilitarismo: cosa succederebbe, invece, se fossimo disarmati.

 
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