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Pannella Marco - 6 settembre 1977
Contro le tentazioni autoritarie
di Marco Pannella

SOMMARIO: Il tentativo del Pci di limitare dell'esercizio del diritto al referendum prefigura in realtà la volontà di annullare una delle garanzie principali previste dlla nostra Carta costituzionale a tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.

(NOTIZIE RADICALI N. 186, 6 settembre 1977)

La proposta comunista (di revisione costituzionale, perché di questo, in sostanza, si tratta) in tema di referendum è un segnale gravissimo, infinitamente più grave di quello dei "cedimenti" qua e là denunciati in questi giorni a favore della pratica delle lottizzazioni di potere e sottopotere.

Il PCI propone in realtà di annullare, in modo cinico e sleale, una delle caratteristiche principali della nostra costituzione a garanzia della democrazia e delle libertà nel nostro paese, come non si stanca di ricordare Umberto Terracini già presidente della costituente e leader storico del partito comunista. E' allora il caso di esser ben chiari. Abbiamo difeso e difendiamo strenuamente contro la Costituzione, lo Stato di diritto, i diritti civili di maggioranze e minoranze del nostro paese. Proprio per questo, a maggior ragione, intendiamo difenderli altrettanto strenuamente contro le tentazioni giacobine, centralizzatrici, verticistiche e autoritarie del vertice del PCI. Noi siamo per un governo delle sinistre: ma lo siamo sulla base dell'organizzazione istituzionale prevista dalla sostituzione. Se il sistema garantista, se il pilastro democratico dei referendum dovesse essere distrutto, penso che dovremmo rivedere questa nostra ventennale strategia. Vogliamo che il PCI vada al potere con tutta la sinist

ra laica italiana: ma a condizione che i diritti e le facoltà della opposizione democristiana non vengano sin da ora distrutti o rapinati.

Che certi "laici" e "socialisti" stiano accodando o facendo zelo in Parlamento, alle manovre volte a massacrare la costituzione ed a rapinare il paese da quelli che devono ormai solamente essere indetti con un sol colpo dimostra solamente che questi "laici" meritano la sorte che l'elettorato gli sta riservando. Essi non rappresentano altro che correnti esterne dei partiti di regime.

Ammoniamo, comunque, il Parlamento del quale facciamo parte. Non siamo, in partenza, che quattro deputati. Ma se ci si volesse imporre la legge truffa, infinitamente più grave e vergognosa di quella che fallì nel 1953, ai danni della costituzione e dei referendum, ci si dovrà espellere dalla Camera. Non intendiamo tradire in nessun modo, nemmeno per omissione, i cittadini e la costituzione.

 
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