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Corleone Franco - 20 settembre 1977
Nuovi compiti per i radicali
di Franco Corleone

SOMMARIO: A seguito del successo della raccolta delle firme per gli otto referendum, il PR si deve interrogare nel congresso sul proprio rapporto con le forze di sinistra ed in generale di governo per superare le sfasature esistenti nel partito.

(ARGOMENTI RADICALI, BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA, Agosto-Novembre 1977, n.3-4)

L'imminente Congresso radicale si svolgerà in un momento in cui sarà più che mai necessario uno sforzo di approfondimento, di meditazione e di rimeditazione del Partito sui propri compiti, sulla propria collocazione, sulle modificazioni del quadro politico in cui si trova ad operare.

Innanzitutto va valutato il significato dello strepitoso successo della scommessa sulla raccolta delle firme per gli otto referendum. Con questo successo, che pareva impossibile per un partito di militanti e senza strutture, sta giungendo a conclusione un progetto che si è intrecciato con la crescita stessa del partito e che ha caratterizzato in maniera originale la parte radicale nel nostro Paese rispetto ai contenuti e metodi di lotta delle altre forze della sinistra: trascurando particolarismi ed economicismo, il PR ha giocato tutto su un tema generale e "sovrastrutturale" come l'adeguamento delle istituzioni ai cambiamenti tanto vantati e mai realizzati.

Questo progetto è stato l'espressione organica di un modo di far politica non subalterno e il segno della resistenza alle egemonie e alle mode politiche culturali dominanti. Questo andare contro corrente è stato pagato per anni in termini di isolamento, di consenso limitato a ristretti ambienti. Negli ultimi due anni si è verificato un salto, di consensi e di adesioni, avvenuto non per il dispiegarsi lento ma inarrestabile di una linea politica che viene da lontano e va lontano e neppure per una sommatoria di aggregazioni corporative (non di interessi economici ma di valori e comportamenti più o meno devianti) ma per il cambiamento strutturale della società italiana (lo slogan radicale traduceva ciò in una contrapposizione tra la maturità della gente e l'arretratezza della classe politica) e per il fallimento completo di un modo di governare e di opporsi fatto di malgoverno, di approssimazioni e di retorica.

Ma proprio tutto ciò determina oggi una svolta perché in un modo o nell'altro questa lunga battaglia e il disegno ad essa sotteso stanno giungendo ad una conclusione il cui esito non è affatto garantito.

Il congresso non si troverà perciò soltanto a prendere atto di tale realtà ma dovrà rispetto ad essa esercitare la propria fantasia e capacità politica. Come far sì - questo il primo problema - che la conclusione di questa battaglia sia una vittoria e non una sconfitta? Innanzi tutto esiste il problema, gravissimo, di sconfiggere le manovre che saranno numerose - la prima è l'incredibile progetto comunista sul referendum per impedire lo svolgimento dei referendum stessi. In seconda istanza bisogna tener conto del fatto che, ove il primo ostacolo, grazie a una vasta mobilitazione, sia superato, e dunque i referendum si tengano, occorrerà prevedere mosse, iniziative e comportamenti tali da aiutare a vincere la prova elettorale. Anche perché questa volta il formarsi di due schieramenti contrapposti progresso/conservazione ben individuati, non sarà automatico come nel 1974 e perciò il ruolo del PR e il suo modo di agire saranno fondamentali.

Per questo il congresso non può ritenere ininfluenti e non considerare con puntuale attenzione lo stato e le prospettive dei rapporti con le altre forze politiche; tema dunque non secondario né deviante rispetto a quello primario della difesa dei referendum. Oltre a ciò il Congresso deve comunque considerare l'ipotesi e il rischio che su questo terreno si vada a una sconfitta e che quindi l'esito di tanti anni di lotta sia vanificato sul traguardo finale, andrà quindi aperto un dibattito su ciò che questa eventualità comporterebbe per il Paese e per il partito.

Quanto ai rapporti con le forze della sinistra, il congresso dovrà valutare, oltre ai dati di fondo nel quadro politico (si vedano i saggi specifici sull'accordo a 6 e la questione socialista, pubblicati più avanti in questo fascicolo) un fenomeno altamente significativo. I patteggiamenti con la DC e gli accordi "vergognosi" con i partiti costituzionali da parte del PCI hanno finora provocato sconquassi, lacerazioni e autocritiche nella nuova sinistra che ha consumato le speranze di un progetto unitario sia per la formulazione di un programma che per la costituzione del partito e ne ha portato una parte a rifluire sulle posizioni del PCI mentre un processo opposto si è verificato per i rapporti fra PR e PCI. Se un tempo i radicali avevano avversato il coro laico moderato delle richieste nei confronti del PCl di garanzie e di chiarezze democratiche reclamando invece una revisione da parte comunista che abbandonasse il millenarismo e successivamente si erano distinti dalla polemica settaria ed ideologica degli

extraparlamentari contro il PCI, promuovendo lotte sempre tendenzialmente unitarie, ora si sono trovati a verificare una frattura che pare sempre più profonda, tendenzialmente globale.

E' stato sottolineato come cosa apparentemente contraddittoria dopo un notevole successo, che esiste nel PR una sfasatura che provoca insoddisfazione e malessere e che il congresso dovrà superare. Ciò forse è determinato dalla consapevolezza della sproporzione tra le forze del partito e i compiti che le necessità ci impongono.

E' insomma il tema dello stato del partito che emerge e si impone come centrale all'attenzione del congresso; perché davvero solo se sarà in grado di colmare le proprie inadeguatezze il PR potrà far fronte alle aspettative crescenti nei suoi confronti. Non si tratta di credere a soluzioni miracolistiche di ingegneria statutaria ma di comprendere il nesso fra la capacità del partito laico e libertario di essere fino in fondo se stesso e l'efficacia della sua azione come tale nella società.

Questo dibattito, a cui crediamo diano un utile contributo il documento redazionale di "Argomenti Radicali" e le risposte pubblicate nel "dossier" non sarà perciò fuorviante e distraente dal dibattito sulle scelte politiche ma ne costituirà un momento essenziale perché il partito sia adeguato a raccogliere i consensi che gli sono necessari.

 
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