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Associazione radicale di Bolzano - 20 settembre 1977
IL PARTITO RADICALE VERSO IL CONGRESSO (3)
Associazione radicale di Bolzano

SOMMARIO: Siamo ancora un partito piccolo. Molti compagni che si sono avvicinati se ne sono allontanati perchè le riunioni sono poche e poco frequentate. C'è poca omogeneità di obiettivi e poca crescita politica. La stampa serve a poco. Si rischia di farsi rappresentare da un leader. Necessità di un serio bilancio preventivo. E' necessaria l'analisi e la decisione comune.

(ARGOMENTI RADICALI, BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA, Agosto-Novembre 1977, n.3-4)

Nonostante gli ottimismi di molti compagni e i trionfalismi di alcuni entusiasti, noi siamo e rimaniamo un piccolo partito. Nell'aumento delle iscrizioni e nel rimpinguamento del movimento verificatosi dopo la campagna per l'aborto, dopo le elezioni politiche del '76 e dopo la campagna per gli otto referendum, si è voluto vedere un decollo del PR che in realtà non c'è stato.

E' vero: da poche centinaia siano divenuti migliaia. Durante le lotte, agli sparuti radicali che in vari nodi manifestavano il loro impegno politico nelle piazze e nelle vie, si sono aggiunti nuovi compagni, spesso numerosi. Ma finite le lotte, usciti dalla prassi, pochi di questi nuovi compagni sono entrati nel partito. I pochi rimasti sono allontanati dopo un breve fallito tentativo di partecipazione di vita interna. E' stato calcolato che negli ultimi tre o quattro anni solo un terzo degli iscritti fra un congresso e l'altro ha poi rinnovato la tessera nell'anno seguente. E gli altri?

Evidentemente non hanno trovato nel PR i riferimenti che speravano. Conosciuto il PR dall'interno, non vi si sono identificati e, delusi, sono usciti quasi appena entrati. Ed è comprensibile.

La vita delle associazioni raggiunge livelli modesti. Le riunioni sono rare e poco frequentate: si riuniscono quasi sempre gli stessi compagni che, oltre ai problemi impellenti di carattere burocratico, non riescono a far decollare i loro interventi verso un'analisi continua di chi sono o di come vogliono essere. Non riescono cioè a realizzare una crescita politica interna prendendo coscienza, a livello personale e collettivo, del loro libertarismo e socialismo.

I nuovi compagni, quelli cioè che tramite le lotte del movimento o per altre ragioni, credono di identificarsi nei radicali, anche se spesso hanno le idee confuse, non trovano chiarimenti nell'ambito delle associazioni, non trovano sostegno da parte dei compagni da più anni militanti nel partito, né servizi e informazione dal partito nazionale e quindi, stanchi di discorsi burocratici e purtroppo, anche di frequenti litigi a livello individuale, si allontanano. Non si realizza cioè nell'interno delle associazioni quella verifica fra compagni che è indispensabile alla loro crescita politica. Le lotte di ogni anno e la prassi provocatoria devono essere il motore di una analisi e di una discussione interna al partito sia ai fini di una chiara, anzi ottimale, azione politica verso l'esterno, sia per la maturazione di tutti i compagni che, pur nella loro diversità come individui, devono trovare un'omogeneità di obiettivi, un progetto politico comune, socialista e libertario.

Sta quindi nel nostro discorso interno, prima, durante e dopo le singole lotte, la chiave dello stato del partito, anche in ordine di tempo. Sta nel discorso fra compagni, nelle riunioni frequenti, nella vita di tutti i giorni, coerente con i nostri obiettivi socialisti e libertari, lo strumento per la crescita politica, oltre che numerica, del PR.

Subito dopo viene il problema dell'informazione interna, così essenziale per la vita del partito. La nostra stampa interna, vedi NR, non serve molto ad una chiara e sollecita informazione della vita delle associazioni e dei gruppi e della circolazione delle idee.

Comunque siamo ben lungi ancora dall'essere un partito di 10.000 militanti, e ben lontani da una candidatura all'Internazionale Socialista (a parte le dovute riserve) da protagonisti socialisti più che da antagonisti radicali.

Per il momento dobbiamo prima chiarirci alla base e dalla base, per crescere anzitutto politicamente. Sarà difficile però, allora, che nuovi compagni, avvicinatisi al PR nelle lotte, non trovino nel partito un valido strumento per la loro vita politica. Solo questo tipo di crescita veramente democratica sarà sicura e non fluttuante come ora.

Questo discorso va esteso ai gruppi federati, che non basta, come auspica qualche compagno, tengano regolari congressi, abbiano uno statuto e un bilancio, ma è necessario una reciproca collaborazione per evitare eventuali corporativismi, volti solo a interessi di gruppo e non a incanalare le lotte nel più generale contesto degli obiettivi socialisti e libertari di tutto il movimento.

In definitiva quindi è prioritario e indispensabile, prima di qualsiasi eventuale modifica allo statuto o alle strutture del partito, scoprire chi siamo, individualmente e collettivamente, evitando il pericolo che qualche ormai già leader radicale, proponga un modello da seguire e lo imponga ai militanti, specie periferici, o perlomeno ne cerchi il consenso.

Abbiamo sempre portato avanti il discorso democratico della sovranità di base: non vogliamo rappresentanti e vogliamo essere informati. Questo discorso lo dobbiamo vivere giorno per giorno nell'interno del partito e non solo all'esterno. E' contraddittorio predicare una corretta informazione dei cittadini nel paese e non praticarla nel partito. E' contraddittorio che noi rileviamo come negli altri partiti e forze politiche, tramite il metodo delle rappresentanze e tramite gli apparati, pochi egemoni, gruppi o persone, possono cercare e trovare il consenso dei più per le loro decisioni, mentre per mancanza di analisi di base questo pericolo permane anche fra i radicali.

Anche per questo ai nostri congressi dei gruppi riescono spesso a prevalere e ad indirizzare la politica del partito. E' duro dirlo, ma la nostra crescita politica per essere un partito democratico deve ripartire da una ritrovata viva democrazia interna in cui le riunioni, le discussioni, l'informazione non possono non avere il loro ruolo essenziale.

Ogni organizzazione preparata da pochi, un nuovo partito-strumento, sono le premesse di un pericoloso processo antidemocratico. I problemi finanziari, la partecipazione alle lotte, l'unità del partito libertario e la sua efficienza dipendono da questa nuova impostazione democratica

Nonostante la riconosciuta prioritaria necessità della identificazione e della crescita politica spontanea del partito, possono essere contemporaneamente offerti alla discussione alcuni criteri nei riguardi della struttura partitica, sempre intesa come servizio al movimento. Anche il lavoro burocratico dovrebbe essere portato avanti da compagni iscritti o del movimento radicale seguendo i principi della rotazione negli incarichi, anche quelli retribuiti, e della temporaneità. Solo così si può evitare il professionalismo partitico, già evidente e spesso deleterio già adesso.

Per quanto riguarda la tesoreria, al di là del fatto se essa debba comportare incarichi individuali o collettivi, è importante che, non solo per le necessità del partito, ma anche per ogni azione politica, sia impostato e approvato dagli organi del partito o dal congresso un serio bilancio preventivo e che siano evitate molte spese poco utili o dispersive come quelle di troppi telegrammi, troppe telefonate e invii superflui di materiale a singole persone e associazioni. Anzi, al di fuori del bilancio preventivo, una rigorosa e oculata gestione economica dovrebbe costituire prassi corrente.

Nessuna variazione dovrebbe invece essere portata al congresso nazionale: esso deve restare il congresso dei radicali e non dei loro rappresentanti.

Per quanto riguarda il finanziamento pubblico e l'autofinanziamento è necessaria la più vasta discussione in sede di associazione e di partito regionale di modo che al prossimo congresso di Bologna si addivenga finalmente ad una soluzione che non comprometta in alcun modo il carattere di partito autogestionario, libertario e socialista.

Per ogni problema politico, organizzativo, culturale, finanziario che sia, è sempre indispensabile l'informazione, l'analisi e la decisione comune, e quindi la partecipazione di tutti per mantenere e migliorare il carattere effettivamente democratico del PR e per non cadere, come gli altri partiti, in una democrazia solamente formale e quindi, al limite, in un partito verticistico e antidemocratico.

 
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