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Bevilacqua Alberto - 6 novembre 1977
Sono autentici i filmati degli incidenti di Roma
Alberto Bevilacqua

SOMMARIO: Il 12 maggio 1977 la polizia carica migliaia di manifestanti che partecipano a Roma ad una manifestazione nonviolenta del Partito radicale per la raccolta delle firme sugli "8 referendum contro il regime" (abrogazione del Concordato, dei tribunali militari, dei reati d'opinione contenuti nel Codice penale, di parti della legge manicomiale, della legge che attribuisce alla polizia poteri speciali in materia di arresto, perquisizione e intercettazioni telefoniche, della legge che attribuisce ai partiti un consistente finanziamento pubblico, della "Commissione inquirente" - lo speciale "tribunale" composto da parlamentari per il giudizio preventivo sui reati compiuti dai ministri). Una giovane, Giorgiana Masi, è colpita a morte da colpi di pistola e molti altri manifestanti vengono feriti. Il Ministro degli interni nega che la polizia abbia mai fatto uso d'armi da fuoco.

Ma nel corso di una conferenza stampa, il 5 novembre 1977, alla quale partecipano Marco Pannella e Domenico Pinto, vengono presentati e proiettati per la stampa due eccezionali filmati girati il 12 maggio, nei quali vengono ripresi poliziotti mentre sparano. Nel primo filmato sono chiaramente visibili agenti in borghese con le armi puntate. Dai fotogrammi non è possibile affermare con sicurezza se i funzionari sparano. Nel secondo filmato invece appaiono chiaramente visibili le fiammate di due colpi di pistola sparati da due agenti di polizia. Riportiamo l'articolo di Alberto Bevilacqua, che ha potuto visionare alla moviola i due filmati, pubblicato dal Corriere della sera

(Corriere della sera - 6 novembre 1977)

A chi mi ha chiesto, senza malafede preconcetta intendiamoci, di verificare l'autenticità dei due filmati in possesso dei radicali sugli incidenti romani del 12 maggio scorso, quando morì Giorgiana Masi, e secondo i quali la polizia fece uso delle armi, posso dire che le immagini che essi presentano non hanno subito alcuna manipolazione. Mi limito a questa funzione di controllo, effettuato anche un po' da "tecnico" di moviola, tralasciando i commenti specifici che in questa sede non mi competono.

I filmati sono stati girati da due diversi operatori dilettanti: il primo è in bianco e nero; il secondo, più breve, a colori. Nella pellicola in bianco e nero, con la macchina da presa a ridosso della polizia, la scena è quella di piazza San Pantaleo e si vede quanto segue: il commissario di Primavalle fiancheggiato dal commissario Carnevale il quale, circondato dai suoi uomini che tengono pronti i lacrimogeni, fa l'atto di puntare la pistola, ma poi ci ripensa e l'abbassa; il commissario di Primavalle, improvvisamente, grida all'operatore di allontanarsi; l'obiettivo si sposta allora su un gruppo di "speciali" di cui uno, travestito da autonomo, con il viso coperto da un fazzoletto, punta la pistola prima con la destra, poi aiutandosi anche con la sinistra, mentre nei suoi pressi si aggira con molto nervosismo, il chiaccheratissimo agente Santone, che impugna anche lui una rivoltella e con il braccio indica ai colleghi in casco di abbassare leggermente il tiro dei lacrimogeni. Santone, che si distingue lo

ntano un miglio per la sua maglia bianca a striscia trasversale scura, è senza dubbio il primattore di questa sequenza.

Per quanto riguarda il poliziotto mascherato, la macchina da presa non ci dice se dalla sua arma esca o no lo sparo; la posizione di mira è accurata, lunga, ma l'immagine stacca senza mostrare segno di fiammata. Non si notano, ripetiamo, spie di montaggi dolosi: la pellicola è a 16 millimetri, abbastanza nitida, senza scosse né sfocature.

Il maggior interesse va comunque al secondo filmato, che è a otto millimetri e riprende la scena in campo lungo e in controluce; anche qui, nonostante le precarie condizioni di ripresa, le immagini cruciali sono ben evidenti ed è proprio il colore che fa spiccare le fiammate delle pistole d'ordinanza. Ecco la scena. Si apre con totali su piazza della Cancelleria e dettagli vari degli scontri; si stacca quindi sul portone di un palazzo d'angolo, il Palazzo Regio dove, appostati tra le colonne, vediamo due agenti in divisa, il primo dei quali seminginocchiato, e l'altro in piedi alle sue spalle; punta e sparano in successione, le fiammate si stagliano visibili contro il biancore della colonna di sinistra, dopo di che essi si chinano a raccogliere i bossoli e fanno l'atto di allontanarsi. Passato alla moviola fotogramma per fotogramma, nemmeno questo rullino denuncia le caratteristiche aggiuntature di montaggio e sono proprio le regolarità dell'ombra sulla destra, quella che coincide col fondo del portone, la m

ancanza di soluzione di continuità nella forma che i suoi margini assumono, a provare che né la trancia né la pressa sono intervenute.

Ciò starebbe a suffragare la dichiarazione del redattore del Messaggero Leandro Turriani riportata tra le altre nel "Libro Bianco" dei radicali sui fatti del 12 maggio. Turriani fu il primo a parlare dei due agenti che da piazza della Cancelleria si portarono, appunto, su un portone di destra. "Cerco" leggiamo le sue parole "di riprenderli con la mia macchina fotografica. Uno dei due s'accorge e mi punta contro la pistola".

Questo è tutto, per dirla con i moviolisti della domenica televisiva, anche se indubbiamente si tratta di immagini che buttano olio bollente su una situazione assai dolorosa e incandescente, riaprendo un momento di carne viva del nostro Paese.

 
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