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Ferrari Vincenzo - 1 marzo 1978
REFERENDUM ORDINE PUBBLICO COSTITUZIONE: (22) In tema di garantismo e di diritti civili
di Vincenzo Ferrari

SOMMARIO: Due questioni vengono essenzialmente affrontati nel corso del convegno, quella dell'istituto del referendum che progetti di legge comunisti, socialdemocratici, democristiani sottopongono a revisioni più o meno decise e il disegno di legge governativo in tema di ordine pubblico. Questi due temi vengono affrontati in relazione ai principi stabiliti dalla Carta Costituzionale.

("REFERENDUM ORDINE PUBBLICO COSTITUZIONE", Rispondono i giuristi. Atti del convegno giuridico organizzato dal gruppo parlamentare radicale - A cura di Ernesto Bettinelli e Luca Boneschi - Tascabili Bompiani, marzo 1978)

Intervengo nella discussione per associarmi a Marco Pannella e a Langer, giacché la mia opinione di liberaldemocratico è sostanzialmente simile alla loro. E intervengo precisamente per manifestare a questa assemblea lo stato di grave disagio mio e degli altri liberaldemocratici per la situazione italiana in tema di garanzie costituzionali e di rispetto delle leggi ordinarie da parte dei pubblici poteri. L'antologia di violazioni qui divulgata dal Partito radicale è sufficientemente eloquente. Ma potremmo aggiungere altri esempi. Esempi gravissimi, come il caso Lo Muscio che, come ha scritto Enzo Marzo su "Critica liberale", ``ha sancito l'applicazione della pena di morte per i reati di terrorismo''; oppure esempi più modesti, ma anch'essi significativi, come la puntuale e direi minuziosa disapplicazione della legge nell'Università da parte del Ministero. I colleghi che insegnano all'Unisversità ben sanno che oggi la politica universitaria del Governo consiste nella disapplicazione delle leggi scomode e, talv

olta, nel pregiudizio di elementari garanzie costituzionali. Possiamo fare molti altri esempi. Quello del processo di Catanzaro, dove quattro ministri giurano il falso e si contraddicono vicendevolmente. Oppure quello dei referendum, per il quale ci troviamo qui.

Il problema del referendum non riguarda tanto, dopo tutto, il pericolo che sia modificata la Costituzione e con ciò sia snaturato l'istituto referendario; dopo tutto si può anche proporre un emendamento alla norma costituzionale che regola il referendum. Il problema più grave concerne i referendum per i quali sono state già raccolte le firme. Bisogna pure sottolineare questo problema, che è l'eterno problema del cambiamento delle regole del gioco, da parte del perdente, a gioco iniziato. Ora, l'iniziativa radicale per gli otto referendum poteva anche, entro certi limiti, non essere condivisa. Io, per esempio, sul principio ne avevo paura perché temevo esattamente queste conseguenze, temevo cioè che lo Stato italiano, per non espletare i referendum, fosse costretto ad autodefinirsi come uno stato non democratico. Temevo il colpo di stato, giacché tale sarebbe l'impedimento della prova referendaria. Oggi ogni dubbio sul nostro impegno deve essere fugato. Oggi che le firme sono state raccolte, mi pare che la c

orrettezza civile, che l'onestà costituzionale impongano che le regole del gioco rimangano quelle di prima sino a prova espletata. Quindi credo che oggi è divenuto cruciale salvare i referendum, anche per chi non li condividesse sino in fondo, proprio per questo fondamentale principio che dopo tutto non dovrebbe sembrare troppo rivoluzionario, perché è il principio delle stato di diritto. E' cruciale salvare i referendum non solo dai tentativi più o meno rozzi di chi vorrebbe sacrificare la legge e la Costituzione, ma anche dai tentativi più sofisticati di bloccarne l'espletamento con strumenti formalmente costituzionali e formalmente costituzionali e formalmente legittimi. Ci sono molti modi per impedire l'espletamento dei referendum. Basta stabilire che i referendum non si possono svolgere né negli anni delle elezioni politiche, né in quelli delle elezioni amministrative generali (e non a caso si progetta di raggrupparle), né infine in quelli delle elezioni per il Parlamento europeo; poi basta aggiungere c

he non si può svolgere più di un referendum all'anno. E ci accorgiamo che il nono dei nove referendum (c'è anche quello sull'aborto) può essere proiettato avanti di una cinquantina d'anni. E quale differenza c'è fra simili strumenti farisei e una legge brutalmente retroattiva? Dal punto di vista sociologico, ben poco. Molto spesso le prassi arbitrarie sono formalmente legittime, ma non meno inaccettabili dal punto di vista democratico. Proprio su "Critica liberale" pubblichiamo un lungo servizio sul "Berufsverbot", a cinque anni dall'emanazione del "Radikalenerlass" da parte del Governo tedesco. Che cosa è il "Radikalenerlass"? Nient'altro che un impegno politico ad interpretare una legge dal contenuto vago in modo conveniente alle forze rappresentate in Parlamento. Non c'è una legge che autorizzi il Governo tedesco ad allontanare gli ``estremisti'' dalle cariche pubbliche. C'è una norma di legge pieghevole per tutti gli usi, ed una prassi arbitraria che formalmente vi si uniforma in realtà tradendola nello

spirito.

Dunque io credo che dobbiamo ridiscutere molto seriamente sul problema del rispetto della legge, del sostanziale rispetto della legge, da parte dei detentori del potere politico. Il problema del garantismo è un problema politico, su cui dovremmo finalmente soffermarci, e a lungo. Che cosa s'intende per garantismo? Prima ho udito Bricola riproporre una distinzione fra diritti civili e diritti sociali: una distinzione che, se ricordiamo il libro di Ruffini "Diritti di libertà" pubblicato da Gobetti cinquant'anni or sono, non possiamo certo dire di non condividere neppure dal punto di vista liberale. Ruffini, che non era un liberale di sinistra, pure ammoniva già che i diritti civili, nell'accezione garantista dello stato liberale classico, non soddisfacevano più, e propugnava la necessità di conquistare i diritti sociali. Questa è una critica che tiene conto del pensiero socialista e marxista e io, da liberaldemocratico, posso dire, parafrasando Croce, che ``non possiamo non dirci marxisti''. Però vi dico che

oggi questa distinzione non mi convince forse più. E' una riflessione che facevo leggendo un articolo apparso sulla "Voce repubblicana" in polemica con l'articolo di fondo, che sopra citavo, pubblicato sull'ultimo numero di "Critica liberale". Anche l'articolista della "Voce", Ugo Magri, ripeteva sostanzialmente che ``i diritti civili sono importanti, ma non sono tutto''; e aggiungeva, in sostanza, l'idea che prima si dovessero risolvere (con qualche intervento illuminato, dall'alto) i problemi economici e sociali, e poi i problemi connessi ai diritti civili si risolverebbero da sé. Nella società del benessere non c'è neppure bisogno di diritti civili. Ebbene vorrei dire qui, ancora una volta, che i diritti civili fondamentali non sono, per di così, una sorta di sezione verticale dei diritti umani, accanto ai diritti sociali, economici, sessuali, familiari e via dicendo. Sono una precondizione per il godimento di tutti gli altri diritti. Sono la ``libertà da'' come presupposto per la conquista delle ``libert

à di'', secondo una vecchia ma non superata distinzione. Non solo nel giovane Marx, del resto, come ha ricordato Bettinelli, ma anche nell'ultimo Marx - se noi lo studiamo fuor dell'ottica semplificante del binomio base-sovrastruttura - troviamo che il diritto è forma, è previsione vincolante, è garanzia di un comportamento umano. Garanzia di sfruttamento, nella sua ottica. Ma pur sempre garanzia, forma e non contenuto. Dunque i diritti civili mi paiono oggi il "prius" per il godimento di qualunque altro diritto, per il godimento di qualunque "status", per la proposizione di qualunque riforma di struttura.

E' in quest'ottica, credo, che ci dobbiamo muovere oggi. I diritti civili sono nient'altro che le regole del gioco. Che non possono essere cambiate unilateralmente da una sola delle parti, neppure dalla più forte, neppure dalla maggioranza, quando il gioco è già cominciato. Questo tema ci deve oggi unificare tutti a sinistra contro il regime. Perciò ho udito con molto piacere Marco Pannella ricordare Piero Calamandrei, che si opponeva al fascismo dalle trincee del formalismo giuridico e dello stato di diritto. Oggi non siamo ancora sicuramente nelle condizioni in cui combatteva Calamandrei. Ma siamo in condizioni estremamente gravi. E io credo che sia meglio sin da ora esorcizzare i fantasmi prima che giungano veramente a turbare il nostro orizzonte.

 
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