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Pannella Marco - 2 marzo 1978
Pannella spiega la »querelle con Preti
di Marco Pannella

SOMMARIO: L'on. Luigi Preti accusa i radicali e Pannella in particolare di cibarsi di brioches e tramezzini durante i loro digiuni. "L'Unità" accusa i radicali di aver speso i danari del finanziamento pubblico. Pannella annuncia querele, ma i giornali distorcono anche questa informazione.

(IL GIORNO, 23 marzo 1978)

Signor direttore, ho sporto querela con ampia facoltà di prova contro Luigi Preti, presidente del gruppo dei deputati del PSDI, non per le ragioni da lui addotte e attribuitemi quindi dalla stampa, ma perché il Preti stesso ha pubblicamente scritto e affermato che i nostri digiuni sono truffaldini, essendo condotti a base di briosces e di tramezzini...

Questa accusa deve essere provata, se vera; condannata, se falsa, com'è falsa, violenta e diffamatrice. E' un'accusa disonorante, che ci attribuisce un comportamento ignobile, e se restasse impunita si risolverebbe nella perdità di quella credibilità che è »presupposto letteralmente vitale per dei non violenti. Mettendo infatti in gioco la propria esistenza per ottenere non già nuove leggi o concessioni, ma il rispetto della sua propria legalità da parte del potere che l'emana e l'impone, i non violenti - se non creduti o credibili - non potremmo non giungere a esiti tragici delle loro lotte, apparentemente suicidi, in realtà d'assassinio, con la loro pacifica e drammatica testimonianza.

Il Preti può dunque provare quanto afferma. Ma non continuare a mentire presentando e facendo presentare dalla stampa, che gli dà credito, in modo distorto e falso una iniziativa giudiziaria obbligata e corretta. Attribuirmi querele contro critiche è diffamatorio anche questo. E anche per questo quindi mi riservo, dunque di querelare nuovamente il suddetto.

Quanto al Natta egli non è stato querelato - come scrivente per la generica affermazione che avremmo »usufruito della legge ma perché egli a più riprese alla TV e su »l'Unità ha affermato che abbiamo »speso il danaro del finanziamento pubblico. Abbiamo dapprima risposto che non avevamo toccato nemmeno un soldo di quel finanziamento, da quando il partito ce lo ha restituito. Dinanzi all'insistenza becera e proterva nel diffamarci, attribuendoci un comportamento menzognero e disonorevole, non avevamo altro mezzo che denunciarlo, quelerarlo concedendo la più ampia facoltà di prova. Natta, per la verità, vorrebbe che fossimo noi a fornire la prova della nostra »innocenza . Oltre tutto ha enunciato un principio aberrante anche per uno studente del primo anno di giurisprudenza.

Anche in questo caso la rettifica è d'obbligo. Altrimenti si fa il gioco de »l'Unità che ci accusa di essere degli »inquisitori solamente perché di fronte ad accuse false e violente ci rimettiamo alla giustizia perché dica ai cittadini chi merita condanne e chi critiche, se i diffamatori o diffamati.

 
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