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Notizie Radicali - 20 settembre 1978
Un anno di lotte (4): Torino: la presenza al processo Br

SOMMARIO: Il 9 marzo 1978 si apre a Torino il processo al nucleo storico delle Brigate Rosse. Questo si deve all'accettazione, da parte di Adelaide Aglietta, segretaria nazionale del Partito, di far parte della giuria popolare. Prima di lei, a centinaia i cittadini di Torini avevano rifiutato, terrorizzati. Dopo il suo esempio, la giuria viene formata rapidamente. Dichiara Aglietta: "Non ho avuto esitazioni nel comprendere ciò che dovevo fare: come donna, come madre, ho avuto e potrò avere momenti di paura e di dubbio, per me, per le mie figlie, per i miei compagni e per gli altri...E' impossibile in questa evenienza non opporre alla spirale della paura e della violenza che ha dilagato e sta dilagando ovunque, specia a Torino, una comune e rigorosa attiva azione nonviolenta".

(NOTIZIE RADICALI n. 121, 20 settembre 1978)

Il 9 marzo si apre a Torino il processo al nucleo storico delle B.R. Questa volta il processo riguarda direttamente anche il P.R. perché il caso ha voluto che fra gli estratti nella giuria popolare ci sia anche la segretaria del partito Adelaide Aglietta. "E' qui (a Torino) che di nuovo vengo ora a trovarmi personalmente in collusione con la spirale di violenza e di paura nella quale trenta anni di potere "costituzionale" ha precipitato e sempre più precipita il paese. E' qui che altri sembrerebbero aver scelto di divenire in tutto e per tutto simili a coloro che combattono, nel peggio che li caratterizza. Non ho quindi avuto esitazioni a comprendere quello che dovevo fare. Come tutti, come donna, come madre ho avuto e potrò avere momenti di dubbio e di paura per me, per le mie figlie, per i miei compagni, per gli altri... Ho consultato i compagni di partito... Ho trovato, in tutti, l'uguale consapevolezza che è impossibile, in questa evenienza, non opporre alla spirale della paura che ha dilagato e sta dila

gando ovunque, specie a Torino, ora attorno a questo processo, una comune rigorosa attiva azione nonviolenta". Sono alcune frasi che motivano l'accettazione.

Il partito della nonviolenza con coerenza assume le proprie responsabilità, difendendo nei fatti e non solo nelle conclamazioni di principio lo stato di diritto, portando con la propria presenza una garanzia di rispetto delle regole del giuoco in un processo concepito come una assurda prova di forza fra la violenza di stato e la violenza del terrorismo.

Il 10 di marzo viene assassinato a Torino il maresciallo Berardi. La risposta del partito è immediata. In un comunicato il presidente del Consiglio federativo G.F. Spadaccia dichiara: "La risposta immediata è: basta con gli assassinii politici. Giustizia per Giorgiana Masi, uccisa dagli assassini di Stato, ma giustizia anche per il maresciallo Berardi, ucciso dagli assassini cosiddetti rivoluzionari... Eravamo contrari a questo tipo di processo perché esso è stato concepito come una prova di forza tra coloro che assumono di rappresentare lo stato democratico mentre rappresentano soltanto lo stato dei codici Rocco e delle leggi fasciste vecchie e nuove e coloro che assumono di rappresentare la classe e la rivoluzione mentre rappresentano soltanto una folle politica omicida e suicida: gli uni e gli altri impegnati a creare terra bruciata di ogni speranza di democrazia, di dialogo, di nonviolenza. ...Respingiamo pertanto la minaccia che è stata ripetuta oggi nei confronti degli avvocati difensori e dei giurati.

...essi rappresentano non il regime ma la volontà popolare di ripristinare la convivenza civile e il diritto contro la logica del terrorismo".

Il 18 e il 19 di marzo, dopo il rapimento dell'on. Moro, si tiene a Torino un consiglio federativo che, dopo un approfondito dibattito sui contenuti e i valori della nonviolenza che appare come l'unica alternativa reale rispetto alla spirale della violenza creatasi nel paese, decide una mobilitazione di tavoli a Torino rispondendo così con la propria esposizione alle minacce, creando una barriera fisica fra le due violenze che si contrappongono.

La coerenza del comportamento dei nonviolenti è la vera e reale risposta a chi crederà nei mesi successivi di poter liquidare, durante la campagna dei referendum, i radicali accusandoli ora di essere radical-fascisti ora di coprire i terroristi delle sedicenti B.R. Ancora una volta i fatti concreti fanno piazza pulita di tutte le campagne di stampa mistificanti: nessuno è più disposto a credere alle menzogne, il paese è maturo e sa giudicare in autonomia i fatti ed i comportamenti.

 
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