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Franchi Paolo - 6 aprile 1979
MARCO PANNELLA, UN SIMBOLO DELLA CRISI DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA
UN RADICALE ALL'AMERICANA

di Paolo Franchi

SOMMARIO: "Il pannellismo è pericoloso. Perché si avvale dell'incapacità di decidere tipica di questa democrazia, lanciandosi in una guerriglia che di questa crisi è, e vuole essere, la cassa di risonanza". "Ma la forza di Pannella sta nel fatto che per principio non si ritiene tenuto a dimostrare nulla e a rispettare la logica. Perché è un fascista, come ha detto Amendola al congresso comunista, o perché è una specie di Guglielmo Giannini redivivo? Temo che la spiegazione sia un po' più complessa. Pannella è assieme l'unico politico di tipo americano esistente sul mercato italiano e un uomo da Seconda Repubblica. Queste regole del gioco gli stanno strette, e punta esplicitamente a cambiarle."

(PAESE SERA, 6 aprile 1979)

Qualcuno ha scritto, anni fa, che la capacità o meno di essere tolleranti nei confronti di Pannella e del tipo di radicalismo che Pannella esprime è un po' la cartina al tornasole del grado di tolleranza e liberalità che ciascuno di noi, a sinistra, effettivamente esprime. E questo perché la tolleranza è virtù che si verifica non verso il nostro simile, o verso chi è meno lontano dalle nostre posizioni e dal nostro stesso modo di stare al mondo, ma verso chi programmaticamente si prefigge di rompere le uova nel nostro paniere. La battuta aveva un punto di verità, e lo mantiene ancora oggi. Anche perché è a farci perdere in ogni senso le staffe che Pannella mira, e nessuno, e per nessun motivo, dovrebbe regalargli questa soddisfazione.

Ma lo spirito di tolleranza verso il dissimile non può e non deve portare alla cecità politica. E la ragione politica, a praticarla con freddezza, alcune elementari verità le fa venire subito alla luce. Proviamo a distinguere, intanto, tra gli obiettivi politici di questo radicalismo e i metodi che usa. Lo sappiamo tutti: c'è una crisi delle forme tradizionali della politica, che si presenta sia come latente crisi istituzionale, sia come crisi dei rapporti tra masse e politica. La politica ma sarebbe più giusto dire: la democrazia per come attualmente si organizza sembra impotente a decidere. Non solo a prendere le grandi decisioni, ma persino quelle tecniche che dovrebbero essere il suo pane quotidiano. La vicenda dell'abbinamento o meno delle elezioni europee con le elezioni politiche è esemplare, purtroppo, anche per i suoi aspetti tragicomici di un ceto di governo che sembra non padroneggiare neppure le leggi elettorali. E che si autocostringe, nella persona del presidente del Consiglio, ad una lunga

trattativa con Marco Pannella e Mauro Mellini, prima di decidere perché questa sembra l'unico tipo di decisione che ancora si riesce a prendere di rinviare tutto di qualche giorno.

Qui compare Pannella, e qui il pannellismo è pericoloso. Perché si avvale dell'incapacità di decidere tipica di questa democrazia, lanciandosi in una guerriglia che di questa crisi è, e vuole essere, la cassa di risonanza. Si può discutere fin che si vuole dell'opportunità o meno dell'abbinamento: ma bisogna dimostrare che eventuali elezioni abbinate sarebbero »elezioni truffa . Si può persino sostenere anche se si tratta di un'evidente sciocchezza che c'è una volontà congiunta di democristiani e comunisti di tirare un siluro al PSI, facendo prima le »politiche poi le »europee . Ma la logica proibisce di sostenerlo se, nello stesso giorno, si preannuncia l'ostruzionismo in caso di abbinamento.

Ma la forza di Pannella sta nel fatto che per principio non si ritiene tenuto a dimostrare nulla e a rispettare la logica. Perché è un fascista, come ha detto Amendola al congresso comunista, o perché è una specie di Guglielmo Giannini redivivo? Temo che la spiegazione sia un po' più complessa. Pannella è assieme l'unico politico di tipo americano esistente sul mercato italiano e un uomo da Seconda Repubblica. Queste regole del gioco gli stanno strette, e punta esplicitamente a cambiarle. Perché con queste regole del gioco chi, come il partito radicale, ha circa l'uno per cento dei voti non può onestamente sostenere, come ha fatto Pannella sul »Corriere della Sera che lo ha ospitato in prima pagina, relegando all'interno le conclusioni del congresso comunista, di rappresentare il quaranta (i »sì dei referendum) e magari l'ottanta (i voti »espropriati dei comunisti, dei socialisti, e perfino dei democristiani). Ha il naso abbastanza lungo per capire l'insoddisfazione della gente, delle minoranze autonomist

e e degli handicappati, del qualunquismo di destra e di quello di sinistra. E propone un sistema politico radicalmente alternativo, in cui la volontà popolare non si esprima nelle forme complesse e mediate che conosciamo, nei partiti e nelle organizzazioni di massa, nelle istituzioni, nella trama degli istituti di democrazia diretta, ma attorno alla funzione carismatica del capo, ad un susseguirsi di campagne e di agitazioni spettacolari non attorno a progetti complessivi di governo della trasformazione sociale, ma a singoli obiettivi. La democrazia plebiscitaria che il modello referendario presuppone è certo una risposta alla crisi di questa nostra democrazia: e anche una risposta moderna, ma di destra.

A questi obiettivi i metodi sono rigorosamente finalizzati. Il loro tasso di spettacolarità è eccezionale, mentre la democrazia è per sua natura noiosa, appesantita di regole e procedure che certo non affascinano la gente comune. L'uso dei mass media è modernissimo: martellante, pianificato, guarda assieme agli strumenti tradizionali della grande stampa e della RAI TV e alla miriade di strumenti nuovi che si sono creati in questi anni. Perché il politico americano è convinto che qui si forma l'orientamento della gente e che l'importante è essere comunque al centro dell'attenzione. A suo modo ha ragione: la gente se lo ricorda imbavagliato in TV. Sente ripetere mille volte che è discriminato, umiliato, offeso; e dopo un po' dimentica di chiedersi se la cosa è vera o no. Come può dimenticare che Pannella, quando si accomuna come perseguitato alle vittime delle fasi più buie dello stalinismo, ha appena finito di fare sue le più stolide volgarità fasciste sulla Resistenza romana e via Rasella, per ramazzare a de

stra.

Occupato in questo progetto, sa intanto assai bene che l'orto più vicino in cui pescare qualche voto è quello socialista: e alterna profferte unitarie e pugnalate, riuscendo però a convincere qualcuno che il pugnalato è lui, Marco Pannella. Un giullare, come ha detto Berlinguer concludendo il congresso comunista? Anche. Ma forse, di più, un personaggio-simbolo di un periodo di crisi profonda della democrazia o almeno del tipo di democrazia che abbiamo conosciuto finora e un protagonista potenziale di un deterioramento ulteriore di questa. Ecco perché la giusta tolleranza non può oscurare il problema politico, ma anche culturale e morale, che una presenza come quella di questo partito radicale solleva nella nostra società malata.

 
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