Il 17-18-19 agosto a Roma, al palazzo dei congressi (Eur), un appuntamento per i radicali, aperto all'intervento di tuttidi Giuseppe Rippa
SOMMARIO: Compito di questa assemblea precongressuale è di dibattere sulla prefigurazione di un partito federativo, libertario, autogestionario e autofinanziato, necessario alla sinistra per candidarsi al ruolo di governo alternativo del paese. Il rischio, una volta accresciuta la rappresentanza radicale, è quello di farsi risucchiare da tutte le richieste che emergono dal paese, con il pericolo di essere inefficaci su tutto. Non ci si può far costringere dalla attualità imposta dal potere: una forza alternativa che sia tale in politica è una forza che ha il coraggio intellettuale di sacrificare delle cose, per vincere in tempi storici precisi grandi battaglie di carattere emblematico.
(NOTIZIE RADICALI N. 76, 15 luglio 1979)
(Un dibattito ``sul e per'' il partito radicale: questo il senso dell'assemblea
Invitato a intervenire il gruppo parlamentare)
Il voto del 3 e 4 giugno, come pure quello del 10 per le elezioni europee e il successivo per le elezioni regionali sarde, ha costituito una chiara e precisa condanna della politica dell'unità nazionale perseguita da tutti i partiti del cosiddetto "arco costituzionale".
Al prevedibile calo comunista (molto più consistente dei due punti previsti dai vertici del PCI che proprio su una limitata emorragia puntavano allorché hanno spinto per le elezioni politiche anticipate convinti che stabilizzatisi su un livello di molto superiore al 30%, e, rilegittimarsi nella loro strategia politica compromissoria, ne avrebbero guadagnato in agilità dopo gli "infortuni" del referendum dell'11 giugno 1978 e la evasività e l'inconsistenza della presenza nella maggioranza di governo), al calo comunista dunque fa da riscontro il non altrettanto prevedibile calo della DC che invece da questa tornata elettorale era convinta di guadagnare molti di quei consensi che invece si sono riversati sui partiti che si possono definire in senso quantitativo e qualitativo "minori".
Questa non esplosione democristiana costituisce, assieme al fenomeno dell'assenteismo e delle schede bianche uno degli aspetti più significativi di questo voto. Per i radicali, come nel 1976, quando per la prima volta una forza politica mai presente prima superò il muro del suono dell'ingresso in Parlamento, così oggi, il successo è stato importante ed emblematico. Nessun gruppo parlamentare aveva più che triplicato la sua rappresentanza.
Questo vero e proprio "terremoto" apre ai radicali una serie di problemi che possono costituire una messa in crisi per il progetto complessivo se non affrontati con chiarezza e con tempestività oltre che con lucidità politica.
Il consiglio federativo tenuto a Roma il 30 giugno e il 1· luglio presso l'hotel Universo, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni radicali, ha affrontato in parte questi problemi (possibile scenario di legislazione, referendum, tesseramento, autofinanziamento pubblico, situazione debitoria, rapporti gruppo-partito).
Il dibattito e il confronto politico, data la molteplicità dei temi affrontati, non poteva non essere che soddisfacente. Oggi più che mai nel partito è avvertito il bisogno di approfondire il senso complessivo della strategia radicale e di rendere più compiuto il dialogo con l'elettorato radicale e con il paese, riuscendo a trasferire un'immagine dello specifico radicale che sia finalmente percepibile oltre che istintivamente per i suoi contenuti di alterità, anche meno sommariamente di quanto una disinformazione di regime e la diffamazione e la distorsione delle altre forze politiche hanno permesso in questi anni.
Per il partito che ha realizzato, grazie alle sue battaglie per i diritti civili, ai referendum, le uniche lotte antiregime che si sono rivelate vincenti oltre che durature e concrete nel colpire il sistema di potere democristiano, si tratta di comprendere come realizzare una azione politica che non sia marginale e marginalizzante e di dare alla società civile un ruolo incidente sulle scelte politiche riuscendo a dare sbocco istituzionale a quanto di alternativo nel paese c'è e che non si muove con esigenze anti-istituzionali ma con aspirazioni a una diversa organizzazione democratica dello stesso Stato.
Tra le delibere del Consiglio federativo c'è stata quella di convocare per i giorni 17, 18 e 19 agosto a Roma, un'assemblea nazionale degli iscritti, simpatizzanti radicali aperta a tutti i cittadini, nella quale, liberati da responsabilità di tipo congressuale (sbocchi deliberativi immediati o mozioni esecutive su cui fondare il progetto politico annuale del partito), sia possibile aprire un dibattito in cui sia auspicabile, emergano anche diverse impostazioni sia teoriche che metodologiche in grado di arricchire il PR di contributi ed esperienze che consentano una ulteriore tappa di avvicinamento alla realizzazione dello statuto radicale che più volte abbiamo definito uno dei più significativi contributi teorici di modello organizzativi di partito e di società che riversano alla sinistra.
La prefigurazione di un partito federativo, libertario, autogestionario e autofinanziato, necessario alla sinistra per candidarsi al ruolo di governo alternativo del paese.
Dovrà essere questa assemblea ad avviare anche il dibattito per il congresso ordinario di novembre nel quale si tratterà di realizzare la scelta di una serie di obiettivi su cui incentrare l'impegno del partito.
Il rischio, una volta accresciuta la rappresentanza parlamentare radicale, di farsi risucchiare da tutte le richieste che dal paese emergono, con il pericolo di essere inefficaci su tutto, non ci è estraneo.
Non ci si può far costringere dalla attualità imposta dal potere. Una forza alternativa che sia tale in politica è una forza che ha il coraggio intellettuale di sacrificare delle cose per vincere in tempi storici precisi grandi battaglie di carattere emblematico.
Questa linearità di obiettivi deve costituire per una forza autenticamente riformatrice (e non riformistica) la spinta a scegliere obiettivi ridotti ma in grado di provocare terremoti e sconvolgimenti nei processi sclerotizzati e autoritari di un potere verticistico e violento.
Il referendum si rivela ancora oggi lo strumento istituzionale più efficace per rompere gli accordi compromissori realizzati sulla pelle della gente. Si tratterà di difendere i referendum contro l'ostilità profonda dei vertici politici dei partiti tradizionali e dei governanti. E' sicuro che si cercherà di limitare in tutti i modi la portata e l'incisività proprio perché legale, coinvolgente, privo di delega. La difesa del referendum e il suo utilizzo concreto come strumento di democrazia è oggi più che mai un impegno democratico essenziale. Imporlo ai partiti come necessario momento di confronto e assuefarsi a un confronto con la società civile che rompa la contrapposizione con la società politica. Costringerli a misurarsi con esso come una realtà che allarghi il loro stesso impegno politico, non "scongiurandoli", ma avvalendosene come strumento di confronto politico.