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Vecellio Valter - 29 settembre 1979
Lettera a Notizie Radicali congresso, giornale, tessera
di Valter Vecellio

SOMMARIO: Da una lettera di Gianluigi Melega (eletto nelle liste del Partito radicale, ma non iscritto al Pr) a "Notizie radicali" prende l'avvio questa polemica lettera di Valter Vecellio, membro del Comitato di redazione, al direttore del giornale Giovanni Negri. Non è giusto, scrive Vecellio, criminalizzare la non-iscrizione di Melega; ma oltre a questo, c'è da mettere in evidenza lo scarso spazio che il giornale "Nr" sembra intenzionato a destinare al dibattito precongressuale, relegato sulle frequenza di Radio radicale. E con questo, in evidenza, altre "piccole cose. Sintomi. Che dimostrano che ci vuole un giornale diverso, meno sciatto, e più attento, non vetrina per belle dichiarazioni e appelli che ormai sono rituali come i richiami alla Resistenza. So che tu ci hai provato, a farlo, e so che dico tutto questo soprattutto a noi, che non ti abbiamo aiutato a sufficienza. Credo proprio che sia venuto, indilazionabile, il momento di farlo".

(NOTIZIE RADICALI N. 146, 29 settembre 1979)

Caro Giovanni, meglio direttore, come s'usa quando si scrive una lettera ad un giornale. Consentitemi di scrivere questa volta nella veste di lettore-iscritto di questo giornale e del PR di cui è organo, per comunicare a te e (soprattutto) ad altri (che tu certo queste cose già me le hai sentite soffiare qua e là), quanto mi passa per la testa, dopo aver visto l'ultimo numero di "NR". Consentitemi di scrivere, anche perché intendo dissociarmi e dissentire da alcune faccende, cose che ben volentieri avrei fatto, nella sede più appropriata, cioè la segreteria nazionale di cui sono membro, se ciò non mi fosse stato impedito, diciamo, per una sorta di "malintesi" e "disguidi". Mi prendo, insomma, "delle libertà".

Ho letto con estremo interesse, per molti versi, l'interessante lettera di Melega. Certo, Giovanni, è stato davvero grave che tu abbia iscritto di autorità al PR un deputato che invece è "indipendente" radicale, quasi che gli altri invece siano "dipendenti" di qualcosa o di qualcuno. Solo che non capisco bene: il Melega che faceva le rassegne stampa a "Radio Radicale" e che sui giornali intervistato dice: "Noi radicali...", spiegando che il PR è questo o quello, quel Melega lì, che passava per "radicale" a tutti gli effetti, quello, allora, è un altro? E quello buono qual è? A quale bisogna credere?

Ma lasciamo stare. Giochi, sciocchezze, sono. Davvero, come dici, l'intervento di Melega può dar agio ad un interessante dibattito su cosa significa la "tessere" al PR (e qui allora mi prendo la libertà di dire che Melega, di cosa significhi l'iscrizione al PR, mi pare l'abbia compreso assai poco). Ma se Melega non è iscritto, bastava rettifica di non più di dieci righe, di quelle, per intenderci, che pubblica "l'Espresso".

Davvero si tratta di un contributo fondamentale (spiegamelo perché non l'ho capito) la puntigliosa e minuziosa biografia dell'onorevole? Davvero è importante sapere che ha iniziato la sua carriera all'"Avanti"? E le sue avventure "divertenti" con Grassi e Ripa di Meana al club Turati? Davvero tutto quello spazio, non lo si poteva destinare a miglior uso? E se queste cose anche tu le pensi, perché non le hai scritte, nella tua nota?

E qui, vengo al dunque. Leggo che promuoviamo un dibattito precongressuale tramite radio. Decisione presa della segreteria, su proposta di Enzo e tua. Io per via di quel "malinteso" a quella riunione non c'ero, e non ho potuto oppormici come avrei voluto e potuto.

Credo che quello scelto sia il modo per "non" dibattere.

Intanto, è naturale che le radio radicali in prossimità del congresso nazionale se ne debbano occupare. D'accordo che le radio fanno tutto per sembrare "altro" da "Radio Radicale", con le rassegne stampa affidate a giornalisti comunisti che per tutta la loro vita ci hanno ricoperti di merda; ma che del congresso dovessero occuparsi, questo sembrava scontato. Ritengo comunque qualcosa di molto simile al demenziale, il fatto che solo attraverso le radio si dibatta. Non sono pochi i motivi che mi fanno credere che il dibattito precongressuale radiofonico al meglio si risolverà in un inutile cicaleggio e chiacchiericcio scontato.

Intanto: il giornale a chiunque, ovunque, iscritti, abbonati, a Roma e Milano ma anche Zagarolo e Montecodruzzo. La radio no. La nostra rete a stento copre le città "grosse", e neppure Genova, che è la sede del congresso.

Un documento scritto lo leggo quando voglio, quando mi pare, tempo, e voglia. Lo rileggo, lo studio, postillo e sottolineo. Dieci minuti alla radio, se mai li ascolto, sono una cosa un po' differente. Se un passo non lo comprendo bene, che faccio, telefono e me lo faccio trasmettere privatamente? Se alla sera, o al mattino sono occupato, o non ho voglia si sentire i radicali, per questo mi si preclude il dibattito? O di dibatte solo su ordinazione, a comando?

So che hai aperto le pagine di "NR" agli interventi dei segretari regionali. E qui ti chiedo: perché loro solo? Perché loro? In base a quale valutazione si è stimato che loro hanno qualcosa da dire di utile e interessante, e altri no?

Che fare, dici tu allora, con l'obiezione, pronta, che mica ce la facciamo a pubblicare tutti gli interventi di tutti quelli che vogliono intervenire e dire la loro. E poi, subito, mi sento ronzare la solita, trita, obiezione: tu che proponi?, perché mi sembra che non sapere che cosa fare debba significare l'accettazione di quello che non di deve fare.

Rispondo che questo è ormai un partito che per dimensioni e spessore ha necessità di dibattiti precongressuali aperti e non raffazzonati e/o politati, come mi pare questo. Allora significa che il tesoriere faccia a inizio settembre l'investimento politico di tre-quattro numeri di "NR" tutti pieni, fitti, di interventi precongressuali, magari corpo 7 per guadagnare spazio, e lasciar dire a tutti quello che pensano. E se saranno tutte sciocchezze, banalità, cose ripetute e trite, come può accadere, sarà sempre sintomo importante di cui tener conto, segnale di come sia ora di smettere di seminar vento, se non si vuole poi raccogliere tempesta.

Per concludere: in nulla sono d'accordo di ciò che a Firenze è stato deliberato, nella forma e nella sostanza. Ma a Firenze s'è manifestato qualcosa che non può esser liquidato sbrigativamente e stizzosamente con frasi come "il dissenso non esiste" o dichiarazioni tipo "non sono in cento, in Toscana, diventino partito regionale e dopo potranno dire la loro sulla composizione delle liste elettorali". Frasi che posso giustificare solo con la stanchezza e il logorio che l'attività di deputato comporta, perché dimostrano solo arroganza e non giustificata baldanza. Firenze, questo "mugugno" che tende ad organizzarsi, branco, significa qualcosa di preciso: che questo è un partito poco e male informato, in cui comunicazione, confronto e dibattito non vengono veicolati come si dovrebbe e si potrebbe.

Nulla voglio poi dire sulla foto del capellone che si fa la "pera" sul naso, che come messaggio visivo è davvero qualcosa di niente male, né sul fatto che per esempio nella pagina curata da Bandinelli su Via Rasella, "Alternativa Nonviolenta" è diventata non si sa come "Azione nonviolenta", e si chiede di inviare contributi, senza però di inviare contributi, senza però fornire l'indirizzo, o il recapito errato per quel che riguarda la sede del PR di Napoli, che da un pezzo non è più lì.

Piccole cose. Sintomi. Che dimostrano che ci vuole un giornale diverso, meno sciatto e più attento, non vetrina per belle dichiarazioni e appelli che ormai sono rituali come i richiami alla Resistenza. So che tu ci hai provato, a farlo, e so che dico tutto questo soprattutto a noi, che non ti abbiamo aiutato a sufficienza. Credo proprio che sia venuto, indilazionabile, il momento di farlo.

 
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