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Carter Jimmy, Aiello Aldo - 1 gennaio 1980
RAPPORTO CARTER: L'ARITMETICA DELLA POVERTA'

SOMMARIO: Stralci dal Rapporto preliminare predisposto da una Commissione speciale incaricata dal Presidente degli USA Jimmy Carter di analizzare il problema della fame nel mondo: "la Commissione è profondamente convinta del fatto che un grande sforzo globale per vincere la fame e la povertà non sarebbe un atto di carità da concedere e rifiutare in base a temporanee considerazioni di opportunismo politico, bensì l'unica soluzione radicale al problema della sicurezza nazionale e mondiale" (...) "Sia gli sforzi a lungo termine che quelli a breve termine, devono iniziare sin d'ora e procedere in modo parallelo".

Prefazione di Aldo Ajello, deputato del gruppo parlamentare radicale.

(Quaderni radicali, gennaio-giugno 1980)

Prefazione di Aldo Aiello

Questa è un'ampia sintesi del rapporto preliminare predisposto da una speciale Commissione incaricata dal Presidente Carter di studiare i problemi della fame e della denutrizione e di indicare le priorità della politica estera americana in questa materia.

Il dato che più ci ha impressionato in questo rapporto e che ci ha indotto a divulgarlo, è che esso approda alle stesse conclusioni alle quali noi siamo arrivati e che propone soluzioni analoghe a quelle che noi proponiamo.

La fame e la denutrizione non sono il risultato di una maledizione biblica, ma la conseguenza di una iniqua distribuzione delle risorse e della ricchezza alla quale è possibile porre rimedio con un atto di umana volontà.

La lotta contro la fame, la denutrizione e il sottosviluppo non è solo un imperativo morale, ma anche un imperativo economico e politico.

Su questo concetto io insisto da anni e ne ho fatto il filo conduttore di tutti i miei interventi al Senato, alla Camera e in tutte le sedi dove la questione è stata dibattuta.

Secondo il nostro punto di vista, l'imperativo morale dovrebbe essere di per sé sufficiente per fare della lotta contro la fame la nostra prima priorità. L'indifferenza o la scarsa attenzione a questa tragedia o, peggio ancora, il suo sfruttamento, sono in netta contraddizione con tutti i principi etico-politici ai quali si ispira quella che chiamiamo pomposamente la »civiltà occidentale .

Ma nella fattispecie l'imperativo morale non è il solo: c'è anche un imperativo economico che ha come suo presupposto il concetto di interdipendenza.

Interdipendenza fra paesi industrializzati detentori di tecnologia e carenti di materie prime e di fonti energetiche, e paesi in via di sviluppo produttori di materie prime e di energia e carenti di tecnologia; interdipendenza tra Paesi industrializzati i cui mercati sono ormai saturi e non sono più in grado di stimolare il processo produttivo, e paesi in via di sviluppo i cui mercati conservano intatte enormi potenzialità sia di animare un autonomo processo produttivo più che di vivificare le economie stanche dei paesi industrializzati. E numerose altre interdipendenze sono riscontrabili, talché il tema della interdipendenza economica fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo è diventato la questione centrale di tutto il dialogo nord-sud, in tutte le sedi in cui esso si svolge e segnatamente in sede UNCTAD.

E' ormai opinione diffusa e consolidata che la crisi economica che oggi interessa i paesi occidentali è una crisi strutturale che potrà essere superata solo contribuendo massicciamente allo sviluppo dei paesi terzo e del quarto mondo. L'aiuto allo sviluppo, quindi, non è un atto filantropico, ma una scelta di politica economica lungimirante, compiuta nella consapevolezza di difendere un comune interesse e di promuovere il comune vantaggio.

C'è infine un imperativo politico che si aggiunge a quello morale e a quello economico e che certamente non è meno importante. Nessuna pace stabile e durevole può essere garantita a lungo in un mondo in cui un quarto dell'umanità vive in condizioni di relativo benessere, con scandalose punte di opulenza, mentre gli altri tre quarti soffrono per la fame e la denutrizione.

Se pensiamo che nel 2000 ci saranno sulla terra circa 7 miliardi di esseri umani a fronte dei quattro miliardi di oggi, possiamo facilmente comprendere quale tremenda carica destabilizzatrice rappresenta questo esercito di affamati.

Ecco il senso dello slogan della marcia di Pasqua dell'anno scorso: »Salviamoli e salviamoci . Non ci sarà salvezza per noi se non ci sarà salvezza per loro.

Questi dati, sui quali si è fondata l'iniziativa radicale contro lo sterminio per fame, trovano puntuale e singolare riscontro nel rapporto americano. Ne deriva una scelta di priorità che interseca le nostre priorità e le avvalora fornendo loro un autorevole supporto tecnico.

La lotta contro la fame, la denutrizione, il sottosviluppo, le malattie; l'impegno per costruire un nuovo ordine etico, economico e politico mondiale devono essere la priorità delle priorità.

Per anni le relazioni internazionali si sono sviluppate lungo l'asse est-ovest. Oggi, la via della salvezza passa per l'asse nord-sud. Prima il dialogo est-ovest bastavaa garantire la pace ma oggi pace vuol dire sviluppo.

In questo contesto il dialogo nord-sud acquista una importanza ben maggiore di quella che gli hanno assegnato le diplomazie occidentali.

Per anni abbiamo depredato i paesi in via di sviluppo delle loro risorse umane con l'ignominia dello schiavismo, delle materie prime e dell'energia, con il colonialismo, e le deprediamo ancora della quota di sviluppo cui hanno diritto, con il neocolonialismo, imponendo inique ragioni di scambio e condannandoli alla fame e alla denutrizione.

Tutto questo è costato e costa ogni anno milioni di vite umane. Tutto questo non è soltanto moralmente inaccettabile, è economicamente stupido e politicamente suicida.

Tutto questo deve finire prima che sia troppo tardi. Non si può più trattare di assistenza, ma di partnership: di un rapporto paritario fra soggetti aventi pari dignità, diretto al perseguimento del ben comune.

E quindi tutto il modo di affrontare il problema deve cambiare. Quello che appare dissennato in un'ottica filantropica, si rivela saggio in un ottica di cooperazione imposta dagli imperativi categorici dell'interdipendenza economica, della politica della sicurezza e della questione morale.

E' anche qui i suggerimenti del rapporto americano incontrano le proposte radicali: soddisfare immediatamente la richiesta dell'ONU dello 0,70% del P.N.L. destinandolo effettivamente alla cooperazione allo sviluppo e stanziare altri fondi per interventi straordinari. Ma il fatto più rilevante è che la Commissione ci dà ragione su un punto fondamentale. Non esiste la politica dei due tempi.

La tesi secondo cui bisogna prima rimediare alle carenze strutturali e poi salvare chi muore di fame, è assassina.

In nome di questa tesi i comunisti hanno snobbato le nostre iniziative, le hanno accusate di improvvisazione, le hanno sostanzialmente boicottate.

In nome di questa tesi tutti i chierici dello sviluppo, i cultori della materia, gli acrobati del realismo ci hanno definito irresponsabili, ci hanno additato alla pubblica esecrazione, hanno irriso alle nostre proposte.

Ebbene il rapporto americano dà torto a questi chierici e a questi esperti e dà ragione a noi. Bisogna condurre - affermano i commissari - due distinte azioni: una ordinaria, destinata allo sviluppo e una straordinaria diretta al salvataggio di vite umane da strappare alla morte e da conservare alla vita. Queste due azioni - continua il rapporto - devono essere contemporanee e parallele.

Tutte e due si devono concentrare sul soddisfacimento prioritario dei bisogni fondamentali.

E qui si individuano giustamente le responsabilità delle classi dirigente dei paesi del terzo mondo che hanno seguito una politica di prestigio disperdendo enormi ricchezze in armamenti e in una politica di sviluppo industriale che ha concentrato in poche aree urbane impianti spesso ad alta tecnologia, e quindi ad alta dipendenza dal paese fornitore, lasciando il resto del paese a vivere e a morire di una agricoltura eufemisticamente definita di sussistenza.

E qui si riscontra uno dei frutti più amari del colonialismo: l'esportazione di modelli di sviluppo e di modelli culturali totalmente estranei alle potenzialità economiche e alla cultura dei paesi che li importano, acquisendoli acriticamente.

Su questo fronte, che spesso è inquinato da complicità, connivenze e da gravi fenomeni di corruzione, la nostra azione deve essere altrettanto severa, come sul fronte dei governi occidentali.

Ma c'è un ultima considerazione, non direttamente connessa al rapporto americano, che vale la pena di fare: liberare i paesi del terzo e del quarto mondo dal ricatto alimentare significa creare nuovi spazi di libertà e di autonomia che sono la condizione necessaria per il rilancio di un nuovo processo di distensione.

Una distensione dinamica che superi la logica bipolare dei blocchi contrapposti egemonizzati dalle due superpotenze, e crei un nuovo equilibrio multipolare fondato sul consenso e non sul terrore atomico.

Questo, il rapporto americano non può dirlo, perché mette in discussione l'egemonia degli Stati Uniti nell'occidente, come quella sovietica in oriente, e prefigura un ruolo autonomo per un Europa che avesse il coraggio di essere soggetto di iniziativa politica. Ma siamo persuasi che all'esito di questo modello di distensione è legato il futuro della pace nel mondo, non essendo possibile immaginare un ritorno al passato: al grande negoziato diretto tra le due superpotenze e alla diplomazia segreta nel chiuso delle cancellerie.

E anche in questa prospettiva la questione prioritaria è la lotta contro la fame e la denutrizione, la rimozione del ricatto alimentare.

E allora la battaglia che ci ha visti impegnati nel corso di questo anno e che riprendiamo ora con nuovo vigore in occasione della prossima Pasqua non è una delle priorità, è la nostra suprema priorità.

Dobbiamo fare tutto il necessario per farla diventare la suprema priorità della nostra politica estera.

Cominceremo a denunciare le responsabilità del Governo italiano che, con le sue inadempienze, si è reso complice dello sterminio. Del pari denunceremo tutti i Governi dei paesi industrializzati e di quelle in via di sviluppo che hanno una qualche responsabilità in questa gigantesca Buchenwald.

E per tutti chiederemo una nuova Norimberga, con i suoi giudici, i suoi testimoni, i suoi imputati e le sue vittime. Davanti ad un tale tribunale il rapporto americano potrebbe essere un efficace atto di accusa.

(Aldo Aiello)

PARTE I

RUOLO DEGLI STATI UNITI

PROBLEMI E POSSIBILI SVILUPPI

La principale fra le raccomandazioni della Commissione Presidenziale sul problema della Fame nel Mondo afferma che gli Stati Uniti dovrebbero fare dell'eliminazione della fame nel mondo il principale obiettivo nel quadro delle relazioni con il terzo Mondo, con tutto ciò che questo implica per la politica americana nel campo dell'assistenza ai paesi in via di sviluppo, nel campo dello scambio commerciale, degli investimenti all'estero e della politica estera. E' opinione della Commissione che vi sono ragioni importanti per porre il problema dell'eliminazione della fame in testa alla lista dei problemi di ordine mondiale.

1. Obbligo morale e responsabilità.

Il solo obbligo morale dovrebbe essere motivo sufficiente per dare precedenza assoluta al compito di debellare la fame. In questo stesso momento vi sono milioni di persone che sono sul punto di morire di fame, ed in uno stato di povertà subumana. Un persona -sia essa uomo, donna o bambino - su otto patisce la malnutrizione ad un livello tale da abbreviare la vita, impedire la crescita fisica ed indebolire le capacità mentali.

Nel parlare di diritti civili e di bisogni umani fondamentali bisogna ricordare che il diritto al cibo è il più basilare di tutti (...). Non vi è alcun dubbio su quale sia la posizione morale ed etica più corretta sul problema della fame. Tutti i maggiori sistemi religiosi e filosofici hanno in comune due valori universali: il rispetto della dignità umana ed il senso della giustizia sociale. La fame è un affronto per entrambe. Se i governi non iniziano sin d'ora ad agire in coerenza con il loro impegno di facciata per porre fine al problema della fame, il principio della sacralità della vita umana, civile, andrà gradualmente ma inevitabilmente sgretolandosi (...).

Ma l'obbligo morale non può scindersi dalla responsabilità. Secondo la Commissione, gli Stati Uniti sono di gran lunga il membro più influente del sempre più interdipendente sistema alimentare mondiale.

Produce più della metà dei cereali che attraversano i confini internazionali; le sue corporazioni dominano il mercato mondiale dei cereali; le sue riserve di cereali sono le più abbondanti dell'intero globo (...).

Il sistema politico e di riserva delle risorse americane ha inoltre in mano la chiave per risolvere la crisi alimentare mondiale strisciante rappresentata dai ranghi sempre crescenti di persone cronicamente denutrite (...)

Con questo la Commissione non ha affatto inteso affermare che gli Stati Uniti da soli possano risolvere il problema della fame nel mondo.

Ogni nazione, comprese quelle in via di sviluppo, deve fare della guerra contro la fame un obiettivo comune (...)

2. La sicurezza nazionale.

La Commissione ritiene che compiti quali la promozione dello sviluppo economico in genere e l'eliminazione della fame in particolare siano molto più cruciali per la sicurezza degli Stati Uniti di quanto vengano normalmente considerati dalla maggior parte degli uomini politici. La maggior parte degli americani, a partire dall'avvento delle armi nucleari, è stata portata a ritenere che la sicurezza nazionale, il mantenimento della sicurezza si basa sulla potenza delle forze militari strategiche. La Commissione ritiene che questa sia null'altro che una illusione semplicistica. La forza armata rappresenta solamente l'aspetto fisico della sicurezza nazionale. E si dimostra assolutamente inutile in mancanza di quella sicurezza mondiale che può essere raggiunta solo attraverso uno sforzo internazionale coordinato di progresso verso la giustizia sociale.

In un momento in cui i rapporti fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo si vanno sempre più deteriorando e le sfide all'attuale sistema politico, economico, energetico ed ambientale vanno facendosi sempre più minacciose, la Commissione è profondamente convinta del fatto che un grande sforzo globale per vincere la fame e la povertà non sarebbe un atto di carità da concedere o rifiutare in base a temporanee considerazioni di opportunismo politico, bensì l'unica soluzione radicale al problema della sicurezza nazionale e mondiale.

Il desiderio frustrato della povera gente di vivere in modo decente è, nel momento attuale, la forza potenzialmente più esplosiva che esista. Le reali e persistenti minacce all'ordine internazionale sono rappresentate dalla rabbia, disperazione e spesso anche dall'odio che ne risulta (...).

Di conseguenza, la fame è stata »internazionalizzata e trasformata in un problema politico mondiale ricorrente, non più un imperativo morale, ma un fattore dirompente e causa di discordia all'interno delle relazioni internazionali (...).

Non si possono valutare o misurare in modo preciso, matematico, né i costi per la sicurezza nazionale che permettono alla denutrizione di diffondersi ulteriormente, né i profitti ricavabili da uno sforzo genuino per risolvere il problema. E non si può in alcun modo valutare economicamente la necessità di evitare il disastro che avverrà qualora gli Stati Uniti ed il resto del mondo non si organizzassero all'interno di un quadro istituzionale comune per far fronte agli altri gravissimi problemi di ordine mondiale, quali ad esempio: la crescente mancanza di combustibili fossili ed altre risorse non rinnovabili, i rischi ambientali, l'inquinamento dei mari ed il terrorismo internazionale. Che sia calcolabile o meno, tuttavia, l'insieme di questi problemi minaccia la sicurezza internazionale tanto quanto un esercito in avanzata o gli arsenali militari (...).

E' opinione della Commissione che la fame sia alla base di tutto il problema del sottosviluppo e dei suoi sintomi più evidenti: povertà, impotenza, bassa produttività, mancanza di educazione, disoccupazione, malattia e alto tasso demografico. La denutrizione amputa le capacità delle popolazioni meno favorite impedendo loro di aiutare se stessi a causa delle difficoltà nel raggiungere la piena produttività lavorativa e buoni livelli di istruzione. Ma è anche vero che aiutare le persone ad acquisire le capacità ed i mezzi per produrre od acquistare il proprio cibo porterà necessariamente ad un progresso nell'intera gamma dei bisogni: la creazione di un maggior numero di posti di lavoro in zone rurali ed urbane, il miglioramento del livello generale della salute e l'evoluzione verso un maggior grado di organizzazione sociale ed una maggiore partecipazione alla vita politica (...).

3. Interessi economici.

La Commissione ritiene inoltre che vi siano impellenti motivi di ordine economico che premono affinché gli Stati Uniti rivolgano tutti i loro sforzi in direzione dell'eliminazione della fame nel mondo. Gli Stati Uniti possono conservare la propria economia vitale solo all'interno di una sana economia internazionale, la cui forza globale aumenterà solo se ciascuna delle sue componenti diverrà più produttiva, più equa e più competitiva sul piano internazionale. Per mantenere sana l'economia mondiale il potere di acquisto dei poveri di oggi deve aumentare notevolmente, e questo al fine di tenere in movimento quel reciproco scambio di beni, servizi e materie prime che forniscono la base di un sistema economico vivibile ed in espansione.

Il sistema alimentare internazionale è una delle componenti più importanti del sistema economico internazionale. Gli agricoltori americani esportano due terzi del loro grano, metà del loro riso e della loro soya e circa un quarto del loro frumento ed altri cereali. E nonostante il fatto che la produzione agricola rappresenta solo il tre per cento del Prodotto Nazionale Lordo, essa fornisce ben il 20-25 per cento delle esportazioni (32 miliardi di dollari nel 1979) essenziali per l'attivo della bilancia dei pagamenti.

Anche se può apparire paradossale, gli Stati Uniti continueranno a godere di tali benefici nel caso che i paesi in via di sviluppo aumentino la produzione. Un aumento della produttività agricola sarà la base della crescita economica del Terzo Mondo e della crescente domanda di prodotti agricoli americani che tale crescita creerà (...).

Non vi è alcun dubbio che l'accelerazione dello sviluppo dell'agricoltura e dell'industria dei paesi del Terzo Mondo causerà un qualche sconvolgimento all'interno dell'economia statunitense. Le industrie più colpite saranno quelle che si basano su capacità che possono essere duplicate all'estero a costi minori. Il governo degli Stati Uniti deve prevedere ed anticipare con provvedimenti adatti tali sviluppi per mezzo di programmi commerciali ad hoc sia a livello nazionale che a livello

internazionale.

A lungo termine qualsiasi sforzo per migliorare l'economia internazionale nel suo insieme e provvedimenti per aumentare la produzione agricola in particolare daranno benefici sia ai consumatori che ai produttori di questo paese. Qualora non si raggiungesse l'obiettivo di aumentare la produttività dei paesi in via di sviluppo, essi stessi e gli Stati Uniti con loro pagheranno le conseguenze di un aumento dei costi alimentari e di una incertezza nella disponibilità di cibo.

B. Quale dovrebbe essere la linea di azione degli Stati Uniti alla luce dei fatti suesposti?

1: Vincere la Fame nel Mondo sostenendo la promozione di uno sviluppo autonomo.

Nell'immediato appare ovvio che la fame può essere debellata fornendo cibo ai bisognosi. La Commissione ritiene tuttavia che la speranza di eliminare a lungo termine il problema della fame si fondi sulla prevenzione piuttosto che sulla cura (...).

Sono poche le nazioni, siano esse industrializzate o in via di sviluppo, talmente favorite da potersi permettere di restare al di fuori del sistema alimentare internazionale. Ogni nazione può, tuttavia, sviluppare le basi di un sistema politico, economico ed agricolo che soddisfi i bisogni elementari dei suoi abitanti (...).

2. Intensificare la risposta del governo degli Stati Uniti al problema della fame nel mondo.

L'attuale politica del Governo degli Stati Uniti non riflette gli interessi morali, economici e di sicurezza nazionale che motivano la necessità di eliminare la fame nel mondo né il genuino interesse del suo popolo nei confronti di coloro che soffrono la fame (...).

Gli Stati Uniti si trovano attualmente al dodicesimo posto fra le nazioni contribuenti e si troverebbero ancora più in basso se nei totali USA non venissero calcolate anche le somme versate nell'ambito di programmi di assistenza, il cui scopo è mantenere la sicurezza e solo secondariamente di favorire lo sviluppo. Ed inoltre, se paragonati con altre nazioni, gli Stati Uniti forniscono una percentuale più bassa di aiuti sotto forma di atti di donazione, ed una percentuale maggiore sotto forma prestiti gravati da interessi (...).

3. Mobilitazione dell'opinione pubblica.

L'ampio programma di azione suggerito nel presente documento non può essere portato a termine senza una riorganizzazione di vaste proporzioni della lista nazionale di priorità. L'interesse degli Stati Uniti per coloro che soffrono la fame deve permeare tutte le componenti dell'attività governativa se si vuole ottenere un risultato di qualche importanza.

Se si vuole ottenere un tale radicale cambiamento negli usi e nel modo di pensare, la mobilitazione della opinione pubblica è assolutamente necessaria. Il pubblico americano è attualmente poco cosciente di quali vantaggi potrebbero derivare a questo paese, ed ad altri, qualora gli abitanti dei paesi attualmente beneficiati dai programmi di aiuto fossero invece in grado di sfamare se stessi per mezzo di economie dinamiche, eque ed autosufficienti (...).

E' difficile paragonare in modo tradizionale i costi ed i profitti nel caso di superamento della fame e della povertà. Ed è alquanto probabile che i costi vengano patiti prima che ne risulti alcun beneficio.

La Commissione ribadisce con forza che gli interessi a lungo termine degli Stati Uniti sono strettamente collegati al destino dei poveri ed affamati del mondo e che l'anima americana è impegnata a favore della causa della giustizia, dell'eguaglianza e della dignità dell'uomo.

I governi del Canada, Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Svezia ed Olanda sovvenzionano programmi di informazione pubblica intorno ai problemi del Terzo Mondo; questi programmi ottengono risultati. L'esecutivo degli Stati Uniti, invece, ha il divieto di usare denaro pubblico per promuovere questo tipo di programmi ed è stato invece incoraggiato, e fornito di fondi, al fine di coinvolgere l'opinione pubblica su problemi importanti quali la prevenzione infortunistica e la protezione dell'ambiente (...).

La Commissione ritiene che il Governo debba iniziare uno sforzo educativo a lungo termine, che copra l'intera nazione, al fine di suscitare la comprensione e l'appoggio dell'opinione pubblica assolutamente necessari per vincere la battaglia della fame nel mondo.

PARTE II

Il problema della fame nel mondo

CAPITOLO I

Natura ed estensione del problema della fame nel mondo d'oggi

Cosa significa la parola »fame ?

La prima immagine che ci viene alla mente è quella di una persona emaciata circondata da bambini scheletrici all'interno di un campo profughi o sullo sfondo di campi essiccati dalla siccità (...).

Vi sono state molte gravi carestie lungo il corso della storia. Milioni di americani sono gli eredi degli emigranti irlandesi costretti a lasciare il loro paese in seguito alla carestia del 1846. Una cifra stimata fra i 9 ed i 13 milioni di cinesi sono morti durante la carestia durata dal 1876 al 1879. Fortunatamente i casi di denutrizione causati da disastri naturali sono divenuti un fatto alquanto raro negli ultimi 35 anni, grazie alla aumentata capacità, a livello nazionale ed internazionale, di mobilitarsi con misure di assistenza in caso di emergenza (...).

Il problema maggiore oggi non è la carestia o la fame, ma bensì il problema apparentemente meno grave della denutrizione cronica. La denutrizione cronica si verifica quando un uomo assume un numero minore di calorie e meno proteine di quante gli sarebbero necessarie per condurre una vita sana ed attiva.

La denutrizione è spesso un problema stagionale legato ai ritmi stagionali in agricoltura ed ai prezzi fluttuanti delle derrate alimentari (...).

La denutrizione, sia essa cronica o stagionale, è estremamente pregiudizievole sia per i singoli che per le nazioni. Essa causa un alto tasso di mortalità infantile ed una aumentata vulnerabilità alle più comuni malattie infettive. Sembra inoltre provato che la denutrizione abbassi i livelli di motivazione, di concentrazione ed indebolisca la capacità di apprendere, soprattutto nei bambini, oltre a rendere difficoltoso qualsiasi compito che richieda energia fisica e psichica.

Nonostante causi danni gravi e forse irreversibili sia di natura fisica che psichica, la denutrizione opera silenziosamente - ed è questa la ragione, forse, della mancanza di un interesse attivo della pubblica opinione. - Raramente è la deficienza di proteine o di calorie a causare direttamente la morte. Quasi sempre la denutrizione uccide indirettamente, aumentando la vulnerabilità della vittima alle malattie infettive (soprattutto a carico delle vie respiratorie e del tratto gastro-intestinale). Molte morti attribuibili a questo tipo di malattie sono in realtà opera della denutrizione.

Una altra barriera nei confronti di un attivo interesse della opinione pubblica è la difficoltà di comunicare attraverso grandi numeri astratti il significato umano della fame.

E' molto più facile identificarsi con 200 profughi vietnamiti su una zattera o con 1000 persone all'interno di un campo profughi in Cambogia che con i milioni di persone senza volto, deboli ed affamate sparse in tutto il mondo.

Ed infine la denutrizione cronica e la malnutrizione sono ignorate perché le vittime hanno poco o nessun potere politico, ed ancora meno forza economica. La loro debolezza serve a perpetuare la loro fame. Questo aspetto del problema illustra il fatto che la fame è una sfida politica, economica e sociale (...).

CAPITOLO 2

Le cause del problema della fame

A. Introduzione

Alla base del problema odierno della fame vi è la povertà. La maggior parte delle persone denutrite non ha né la terra per coltivare il proprio cibo, né i soldi per acquistarlo - anche in anni di raccolto record, in cui la produzione mondiale è stata buona ed i granai strapieni. Secondo la banca Mondiale circa 800 milioni di abitanti di paesi non socialisti del Terzo Mondo vivono in uno stato di tale povertà da non potersi alimentare in modo sufficiente (...).

L'instabilità delle forniture di cibo causata da cattivi raccolti, disordini politici o disastri naturali è un'altra importante causa di fame che si aggiunge spesso ad una situazione di povertà e di malnutrizione. Quando, a causa di sovvertimenti nelle riserve di cibo locali ed internazionali, i prezzi delle derrate aumentano in misura troppo elevata, molti che potevano a malapena permettersi di sfamarsi a sufficienza sono costretti a patire la fame. Una diminuzione di pochi punti in percentuale nella produzione mondiale di grano può costringere milioni di abitanti dei paesi in via di sviluppo alla fame (...).

Ed infine queste due cause - povertà ed incertezza nei rifornimenti - interagiscono con o sono causate da una serie di fattori sussidiari. La crescita demografica esaurisce le risorse delle società umane. Una bassa produttività pro capite mina la base dei redditi e degli investimenti. Sistemi politici ingiusti non usano le risorse disponibili per il bene di tutti (...).

B. Le condizioni della povertà.

La povertà e la malnutrizione sono normalmente accompagnate da altre condizioni di vita insoddisfacenti, quali ad esempio: cattiva salute, analfabetismo, disoccupazione, famiglie troppo numerose ed insufficiente spazio abitativo, acqua non potabile e fognature all'aperto. Tutti questi fattori perpetuano e peggiorano gli effetti della malnutrizione. L'eliminazione della sindrome della povertà è necessaria a superare in modo definitivo il problema della fame. Come si può fare in modo che ciascuna famiglia coltivi cibo a sufficienza o guadagni abbastanza denaro per alimentarsi in modo adeguato? La soluzione di questo problema economico va ricercata in una attenta valutazione ed in un deciso attacco alle fonti della fame.

Dato che la gravità del problema della povertà e della fame è determinato dalla differenza fra reddito e spese, il compito più importante è quello di colmare questo divario per mezzo di provvedimenti che permettano agli individui ed alle famiglie di divenire auto-sufficienti.

CAPITOLO 3

Possibilità di vincere la fame nel mondo.

La sfida che dovremo affrontare.

A. Introduzione.

A parere della Commissione, l'eliminazione della fame presenta una doppia sfida: attaccare le cause e curare i sintomi. Il fine ultimo è la costruzione di un mondo in cui la fame sia debellata, attraverso l'eliminazione della povertà dei singoli e delle nazioni che permette alla fame di continuare ad esistere. Ma, a breve termine, bisogna porsi l'obiettivo di impedire che milioni di uomini, donne e bambini soffrano la fame per il solo fatto di essere poveri. Questi due compiti vanno intrapresi simultaneamente (...).

I cambiamenti strutturali necessari, nei singoli paesi e nell'intero ordine internazionale, per vincere la povertà e conseguentemente la fame non avverranno certo nel giro di una notte. Nel frattempo, è necessario che siano presi provvedimenti che allievino la fame di coloro che vivono in stato di povertà e che sono quindi vulnerabili dal punto di vista nutrizionale (...).

Sia gli sforzi a lungo termine che quelli a breve termine, devono iniziare sin d'ora e procedere in modo parallelo.

Porre fine alla fame è solo un problema di scelta. La Commissione ha raggiunto la conclusione che né i paesi in via di sviluppo, né i paesi industrializzati, né gli organismi internazionali hanno dato sufficiente priorità all'eliminazione della fame e della denutrizione per mezzo della risoluzione delle sue cause. Nei paesi in via di sviluppo, problemi politici interni, questioni di sicurezza nazionale e lo sviluppo industriale sono stati oggetto di maggiore attenzione e hanno assorbito una maggiore quantità di risorse del compito di alleviare la fame o di fare investimenti in campo agricolo. Ed infatti alcune nazioni hanno fatto di tali obiettivi delle priorità assolute del loro processo di sviluppo.

Lo sviluppo di zone rurali remote ed arretrate non sembra interessare in alcun modo quei governi, siano essi civili o militari, il cui unico interesse è mantenere il controllo e modernizzare i loro paesi secondo sofisticati modelli industriali e tecnologici. Nell'adottare le stesse priorità del mondo industrializzato, molti dei leader del Terzo Mondo hanno scelto di modernizzare i propri eserciti e le proprie città a spese della loro agricoltura, assistenza sanitaria ed educazione (...).

Ma anche gli Stati Uniti, e le altre nazioni in via di sviluppo, hanno dato una priorità molto bassa alla eliminazione della fame nel mondo. Dalla fine della seconda guerra mondiale, i paesi industrializzati hanno concentrato la loro attenzione sulle tensioni fra Est e Ovest e sulla crescita economica interna. Questi interessi primari hanno dato forma alla natura ed alla quantità del coinvolgimento dell'Occidente nei fatti del Terzo Mondo. Essendo la sicurezza nazionale e l'anticomunismo le principali preoccupazioni, vi sono sempre stati più fondi disponibili per programmi di assistenza militare, per trasferimenti di materiale bellico e per l'addestramento del personale militare che per l'educazione di insegnanti, ricercatori, economisti, agricoltori ed addetti al settore sanitario. Lo sviluppo agricolo, anche se considerato di primaria importanza da parte dei paesi stranieri che concedevano aiuti, tendeva invece a perdersi tra l'insieme degli altri problemi e conseguiva quindi successi incostanti e limitati

(...).

Solo recentemente, i paesi in via di sviluppo ed i paesi industrializzati hanno iniziato a rivolgere maggiormente le loro preoccupazioni di problemi della produzione alimentare, dello sviluppo rurale ed al soddisfacimento dei bisogni basilari delle masse di poveri. Questa riorganizzazione delle priorità è stata però più un fatto retorico che reale, se giudichiamo dagli stanziamenti effettivi nei bilanci sia nei paesi ricchi che in quelli poveri (...).

a. Proiezioni sulla futura disponibilità di cibo, sulla domanda commerciale e sui bisogni alimentari. Secondo la proiezione Fao per il 1990, programmi speciali di alimentazione o di aiuto alimentare necessari a sfamare in modo adeguato questa popolazione richiederanno una ulteriore quantità, rispetto a quella necessaria a soddisfare la domanda commerciale, calcolata in 32 milioni di tonnellate di cereali.

(Proiezioni per l'anno 2000 sono praticamente inutili a causa del gran numero di variabili interventi). Questa ulteriore quantità di cereali necessaria a sfamare coloro che avranno ancora fame nell'anno 1990 potrebbe sembrare molta e costosa. Ma, nei fatti, è una piccola quantità, relativamente poco costosa, in rapporto alle previsioni della produzione mondiale. Trentadue milioni di tonnellate rappresentano circa il 2 per cento della produzione mondiale prevista di cereali... I costi per produrre tale quantità sarebbero al massimo di 8 miliardi di dollari l'anno e forse anche meno in condizioni favorevoli. (8 miliardi l'anno è una cifra di poco superiore a quella spesa attualmente degli Stati Uniti nel corso di un anno per i francobolli in favore degli affamati, Food Stamp Programm, od in tre settimane di esercitazioni militari; ed è inferiore al costo di cinque sottomarini Trident).

Queste previsioni sulla domanda mondiale di cibo mostrano che, per lomeno per i prossimi vent'anni, non vi saranno impedimenti di natura fisica alla possibilità di sfamare tutti gli abitanti del pianeta (...).

b. Produzione alimentare necessaria.

Per superare il problema della fame, bisogna aumentare in modo senza precedenti la produzione alimentare degli stessi paesi in via di sviluppo, dove i bisogni sono maggiori e dove la produzione attuale trova le maggiori possibilità di espansione.

Non è solo necessario che queste nazioni producano una maggiore quantità di derrate alimentari; è anche necessario che siano prodotte in modo tale da sviluppare sia l'auto-sufficienza dei singoli cittadini che della nazione che li ospita. Ma fortunatamente tali obiettivi non sono né utopistici né irraggiungibili. Al contrario, tutti sono d'accordo nel ritenere che gli aspetti più miserevoli della fame e della povertà possono essere vinti, soprattutto nei paesi più poveri, attraverso uno sforzo concentrato che aiuti i piccoli coltivatori a divenire maggiormente produttivi e cioè a produrre una maggiore quantità di cibo per sé e da vendere ad altri (...).

c. Il problema ambientale.

E' necessaria l'introduzione di miglioramenti sostanziali nell'uso attuale delle risorse ambientali ed idriche se ci dovrà essere, nel futuro, cibo sufficiente a sfamare le prossime generazioni. Gli uomini si stanno solo oggi lentamente accorgendo che vivono in ecosistemi interdipendenti che impongono limiti a lungo termine alla loro attività. Da secoli gli abitanti della Terra si sono dati da fare per alterare il complesso equilibrio della natura che sostiene la vita. I danni causati all'ambiente, se inaspriti da una eccessiva crescita demografica, portano ad una disorganizzazione del sistema economico, all'emigrazione forzata, ad una più bassa produttività agricola, e infine, alla fame.

In molti dei paesi in via di sviluppo, la lotta per la sopravvivenza costringe spesso la povera gente ad agire in modi che minacciano seriamente il loro già fragile ambiente (...).

La maggior parte degli esperti è concorde nell'affermare che la tecnologia atta a mantenere in salute il sistema ambientale mondiale e di produzione alimentare è già a nostra disposizione. Manca tuttavia, per una serie di ragioni, la volontà di servirsene. Né i governanti, né l'opinione pubblica nel suo insieme sembrano avvertire l'urgenza della necessità di conservare le risorse necessarie alla produzione di cibo.

Ed inoltre i costi finanziari a breve termine di tale operazione sarebbero estremamente alti e porrebbero una sfida ad interessi ben consolidati. Tuttavia, i costi di un attuale immobilismo si dimostreranno ancora maggiori in termini finanziari, ambientali ed umani.

d. Ridurre il tasso della crescita demografica.

Per ridurre le probabilità di una tensione troppo forte nei confronti delle disponibilità alimentari causata da un eccessivo aumento della popolazione, è necessaria una maggiore attenzione al problema di ridurre la motivazione che induce alla creazione di famiglie troppo numerose da parte dei poveri. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche. E' parimenti necessario impiegare molte risorse allo scopo di rendere i servizi di pianificazione familiare disponibili per tutti e di sviluppare metodi di contraccezione efficaci ed a basso costo. Secondo uno studio effettuato sulla fertilità nel mondo (World Fertility Survey), circa la metà delle donne coniugate in età di riproduzione viventi nei paesi in via di sviluppo non desiderano più avere figli; ma solo la metà di queste hanno accesso a metodi efficaci di contraccezione. Il forte desiderio delle donne nei paesi in via di sviluppo di evitare gravidanze a ripetizione è dimostrato dal crescente numero di

aborti, che sono frequente causa di morte per la madre oltre che per il bambino; i contraccettivi sono la sola alternativa possibile all'aborto (...).

e. Instaurare un sistema mondiale di sicurezza alimentare.

Un mondo libero dalla fame dovrà avere un sistema di protezione contro le inevitabili fluttuazioni della produzione annuale causate dall'uomo e da eventi naturali. La carestia può far scomparire tutte le risorse alimentari di una determinata regione, facendo salire i prezzi degli alimenti base in modo tale che diventino irraggiungibili per i poveri. La creazione di un sistema alimentare mondiale efficace è particolarmente importante in considerazione delle previsioni di molti climatologi che ritengono che nei prossimi vent'anni vi sarà, in tutto il mondo, un clima sempre più instabile. Tali cambiamenti degli attuali modelli climatici potrebbero avere una influenza determinante sugli approvvigionamenti e sui prezzi (...).

f. Alleviare la fame in condizioni di continua povertà e sottosviluppo: curare i sintomi.

1. Non è necessario che i poveri soffrano anche la fame.

Una giusta crescita economica che aumenti i redditi pro capite dei poveri avrà un effetto maggiore e più duraturo sullo stato alimentare di una determinata nazione di quanto ne possano avere programmi di assistenza o interventi allo scopo di risolvere determinati problemi alimentari. Tuttavia, è più semplice fornire nell'immediato calorie e aiuti economici che creare nuovi posti di lavoro. (E questo è vero anche per gli stessi Stati Uniti dove è più semplice gestire servizi di assistenza pubblica: Food stamps welf fare programs che creare posti di lavoro per i molti disoccupati).

Si sta attualmente tentando la strada di programmi di sussidio alimentare su vasta scala e di fornitura di razioni alimentari, ed ancora altri sono allo studio, come mezzo diretto per aumentare il consumo alimentare fra i poveri (...).

Il »Food stamp approach - ormai accettato all'interno degli Stati Uniti - permette alle persone bisognose di acquistare cibo in sovrappiù e, allo stesso tempo, stimola piuttosto che deprimere la domanda di derrate prodotte localmente, con l'ulteriore vantaggio di non far entrare direttamente il governo nel processo di distribuzione di cibo (...).

Infine, gli sforzi per aumentare l'efficienza del sistema di distribuzione e di commercializzazione possono essere di ausilio nell'assicurare che i poveri abbiano sufficiente disponibilità di cibo nel momento giusto, nel luogo giusto ed a prezzi loro accessibili (...).

g. Fare sì che la denutrizione non porti danno alla esistenza delle future generazioni.

La denutrizione colpisce soprattutto i neonati ed i bambini in tenera età. Qualora la denutrizione si instauri nei primissimi stadi della vita, può talvolta uccidere e diminuire, nella maggior parte dei casi, la qualità della vita futura. Dato che il periodo più critico del ciclo vitale inizia con la concezione e continua per i primi tre anni di vita, programmi alimentari che si rivolgano alle donne incinte, alle donne che allattano ed ai bambini in età prescolare possono rivelarsi di particolare efficacia nel prevenire le forme più gravi di denutrizione prima che esse si siano stabilizzate. Tali programmi implicherebbero una gamma di servizi sanitari di base (quali, ad esempio, la immunizzazione contro le più gravi malattie infettive ed un controllo delle affezioni gastrointestinali) oltre a misure che incoraggino l'allattamento al seno (...).

h. Eliminare i deficit alimentari specifici.

Non solo la denutrizione cronica, ma anche deficit alimentari specifici possono avere effetti devastanti in particolari paesi e regioni della Terra, oltre che in particolari settori, i più poveri, della società.

La cecità causata da una carenza di vitamina A, per esempio, o malattie quali la gotta e l'anemia, sono tutte affezioni cui si può porre rimedio prima che sia raggiunto un equo sviluppo economico.

Assistenza in caso di disastro.

La prevenzione della fame delle vittime di disastri naturali o causati dall'uomo è normalmente una questione più politica e logistica, che di disponibilità di cibo e denaro.

Una assistenza efficace o la fame dipendono spesso da trasporti veloci, da una amministrazione efficiente e dalla cooperazione piena delle autorità locali...

PARTE III

Conclusioni e raccomandazioni preliminari

La Commissione Presidenziale per il problema della fame nel mondo ritiene che gli anni '80 debbano essere un decennio di preoccupazione per la vita e di maggior partecipazione nello sviluppo. La Commissione è altresì convinta che il modo più giusto di fare mostra di tale preoccupazione sarebbe intensificare gli sforzi a livello mondiale per vincere la fame e la denutrizione e per stimolare uno sviluppo autosufficiente. Di tutti i gravi problemi che affliggono il giorno d'oggi, il problema di trovare un accordo fra tutte le nazioni del mondo sulle azioni necessarie a porre fine alla fame, sembra essere il più importante, oltre ad essere una base necessaria e promettente per intraprendere altre azioni a carattere internazionale che assicurino la pace mondiale. Nel porre l'eliminazione della fame ai primi posti dell'ordine del giorno nazionale, gli Stati Uniti dimostrerebbero un impegno di grande portata a portare avanti uno dei maggiori compiti che l'umanità si trova a fronteggiare (...).

Raccomandazioni preliminari della Commissione Presidenziale per la Fame nel Mondo...

La Commissione raccomanda che gli Stati Uniti facciano della eliminazione della fame l'obiettivo primario dei suoi rapporti con i paesi in via di sviluppo a partire dagli inizi degli anni '80.

1. Organizzazione dell'assistenza allo sviluppo.

Essendo il fenomeno cronico della fame un sintomo della povertà, a giudizio della Commissione, l'assistenza può essere un catalizzatore efficace per eliminare la fame nei paesi più poveri attraverso sforzi finalizzati ad aumentare la produzione alimentare locale, stimolare una crescita economica equa ed equilibrata, e dare sostegno alle istituzioni locali che si pongano il compito di aumentare il potere di acquisto dei poveri (...).

A parere della Commissione, qualsiasi provvedimento che permetta ad interessi politici ed economici interni, in senso stretto, di interferire con gli obiettivi di assistenza in favore dello sviluppo sono, alla resa dei conti, controproduttivi per il processo di sviluppo stesso ed un ostacolo sulla via della eliminazione della fame. In breve, nonostante la retorica, i mandati legislativi e le buone intenzioni dei sostenitori dello sviluppo, una percentuale troppo piccola delle potenziali risorse statunitensi per la lotta alla fame viene effettivamente impiegata allo scopo di aumentare il consumo alimentare dei poveri. Quindi, per fare sì che gli Stati Uniti facciano la loro giusta parte nello sforzo in favore dello sviluppo:

La Commissione raccomanda che gli Stati Uniti si muovano rapidamente verso l'obiettivo indicato dalle Nazioni Unite di un esborso dello 0,7 per cento del prodotto nazionale lordo da destinarsi alla concessione di aiuti economici. La Commissione raccomanda inoltre che tale aumento sia destinato solo alla assistenza in favore dello sviluppo (e non per assistenza militare o a fini di sicurezza nazionale) rivolta selettivamente ai paesi più poveri che si impegnino a soddisfare i bisogni e diritti umani fondamentali per mezzo di uno sviluppo autonomo, che tali assegnazioni di fondi siano erogati nel corso di più anni e che siano »sciolti da interessi politici ed economici interni.

Al fine di raggiungere al più presto l'obiettivo dello 0,7 per cento del prodotto nazionale lordo, l'Amministrazione dovrebbe proporre un aumento sostanziale delle sue entrate nel prossimo anno fiscale, con l'intento di raddoppiare l'assistenza in favore dello sviluppo economico nel giro di qualche anno. Il Congresso deve prepararsi ad approvare la richiesta di ulteriori fondi, La Commissione desidera porre l'accento sul fatto che tale aumento dovrà essere rivolto a migliorare aspetti economici e tecnici della assistenza in favore dello sviluppo e non l'assistenza in favore della sicurezza. Inoltre, i nuovi fondi dovranno essere destinati a quelle nazioni che si impegnino in favore di uno sviluppo autonomo e dell'eliminazione della fame. La Commissione ritiene che le risorse statunitensi dovrebbero essere assegnate secondo un criterio di effettivo impegno per soddisfare i bisogni umani fondamentali e per favorire il progresso dei diritti dell'uomo e che questa sia la linea guida per l'assegnazione di tutta l

'assistenza all'estero, e che i fondi statunitensi nel loro insieme siano devoluti a programmi e progetti il cui scopo sia l'eliminazione della fame (...).

2. La fame, arma di guerra e gli aiuti in caso di carestia.

La Commissione riconosce la possibilità di future carestie negli anni a venire nonostante gli sforzi per alleviare la fame. La comunità internazionale deve quindi approntare e mantenere funzionanti meccanismi atti ad affrontare carestie imprevedibili causate dalle condizioni meteorologiche, dalla guerra o dall'errore umano (...).

La Commissione raccomanda che il Senato degli Stati Uniti ratifichi i Protocolli Aggiuntivi alla Convenzione di Ginevra del 1949, adottati dalla Conferenza Internazionale sulla Legge Umanitaria in caso di Conflitto Armato.

3. Vincere la fame e la malnutrizione interna per mezzo di programmi federali.

I dati più recenti indicano che vi sono stati miglioramenti significativi nell'alimentazione dei cittadini a basso reddito con l'introduzione dei programmi che prendono il nome di Food Stamp (bollini alimentari); School Lunch (pranzo scolastico); School breakfast (colazione scolastica); Women, Infants and Children (Donne, neonati e bambini); Elderly Feeding (alimentazione degli anziani); Expanded Food and Nutrition Education (educazione alimentare). Tuttavia, una mancanza di diffusione di una educazione alimentare continua nel tempo, l'inflazione, ed un aumento dei costi di produzione delle derrate alimentari minacciano il progresso fatto e quello previsto da un ampliamento della fascia di utenza di tali programmi alimentari. Inoltre, i dati sullo stato alimentare dei cittadini americani sono sorprendentemente scarsi per tutte le fasce di reddito, anche per quelle a più alto rischio. Lo studio fatto sullo stato di alimentazione e di salute (Health and Nutrition Examination Survey) non dà una reale dimensione

dei problemi di malnutrizione fra gli anziani, i poveri, i lavoratori emigrati e gli indigeni americani. Pur essendo vari enti federali occupati nel compito di radunare dati ulteriori, non vi è un singolo centro che si occupi di mettere insieme ed analizzare tali dati.

E quindi:

La Commissione raccomanda che ulteriori fondi vengano erogati in favore di quei programmi alimentari che abbiano registrato un successo documentato, e che sia intrapreso uno sforzo sistematico per accertare quale sia lo stato di nutrizione dei cittadini americani...

CONCLUSIONE

Nel presentare le proprie conclusioni e raccomandazioni preliminari, la Commissione intende ribadire la urgenza del problema mondiale della fame e la necessità di intraprendere le azioni necessarie a risolvere il problema. Le raccomandazioni ed analisi che seguiranno daranno maggior sostegno a tale opinione. Tuttavia, è necessario agire fin d'ora e la Commissione ritiene che la sua opera sia di ausilio nell'iniziare tale processo.

L'ARITMETICA DELLA POVERTA'

Appadura (India)

Decidi madre

chi non mangia.

Rama, il più forte,

o Baca, il più debole

che forse non avrà bisogno ancora

per molto

o forse Sita?

Chi sacrificare.

Decidi, madre,

uccidi una parte

di te

nel risolvere il dilemma.

Decidi, madre,

decidi...

e odia.

 
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