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Gervaso Roberto - 11 gennaio 1980
Pannella: Savonarola degli anni '80
di Roberto Gervaso

SOMMARIO: "Con che violenza predica la nonviolenza!" "C'è in lui la stoffa e la foga d'un Savonarola...fratesco precursore di Komeini". "Nulla lo ha mai fermato, ...s'è messo contro tutto e tutti", "non risparmia i comunisti"; "se avesse fatto, invece del rivendicazionista sociale, l'attore" "avremmo un leader in meno e un divo in più", un "Reagan nostrano", o un emulo di Caruso o Gigli, ecc.

(»La Domenica del Corriere 11 gennaio 1980 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)

Con che violenza predica la non violenza! Brandendo la scimitarra lotta contro il riarmo e dichiara guerra alla guerra. Invocando la liberalizzazione dell'hascisc e della marijuana, antipasti della cocaina e dell'eroina, bolla le droghe pesanti. Dando del fascista a chi dà del fascista a chi fascista non è, sgrana gli occhi, li punta come raggi laser su colui o coloro che gli stanno di fronte, l'indice teso in sdegnose apostrofi.

C'è in lui la stoffa e la foga d'un Savonarola, che mette sott'accusa e alla gogna i fiorentini e i loro ex signori, i rapaci e dissoluti Medici e punisce, fratesco precursore di Komeini i peccati dello spirito e della carne finendo scomunicato.

A Pannella che gl'italiani tradiscano le mogli e le mogli i mariti, che le donne mostrino le poppe o i glutei, si cospargano d'unguenti e profumi, indossino abiti chiassosi, leggano il Boccaccio non fa né caldo né freddo. Al contrario: il sesso lo vuole libero, liberissimo, come l'hascisc e la marijuana. Non solo. S'è battuto - e mai crociata fu più sacrosanta - per il divorzio e contro tanti altri anacronistici e odiosi tabù. Come non dargliene atto ed essergliene grati?

Ma ciò non toglie che, quando scende in campo coi suoi »piagnoni , o »arrabbiati ?, somigli più a un seguace di Marte, dio della guerra, che d'Irene, dea della pace, a un Goffredo di Buglione che a un Pietro l'Eremita. Ogni tanto - è vero - sa anche sorridere e blandire. Le pupille allora gli s'edulcorano e inumidiscono come quelle d'un San Bernardo pronto a soccorrervi, la fiaschetta di cognac al collo.

Quanti digiuni abbia fatto - e quanti ne farà - non sappiamo e, forse, non lo sa nemmeno lui. Tanti, comunque: troppi per i seguaci, ma troppi anche per gli avversari. E' il nostro Gandhi, senza caprette al guinzaglio. Ha compiuto più marce di Pamich, incurante di critiche, censure, intemperie.

Nulla l'ha mai fermato e, di volta in volta, s'è messo contro tutto e tutti. Se i democristiani sono stati, sono e saranno la sua bestia nera, il bersaglio più esposto ai suoi strali, non ha risparmiato, né risparmia, i comunisti, cui ha tolto l'esclusiva della protesta e un bel gruzzolo di voti. Davanti alle Botteghe Oscure fu anche preso a schiaffi, il che non poco giovò alla sua causa, incastonando una nuova gemma, o una nuova spina, nella sua corona d'eroe o di martire.

Sono una ventina d'anni che la cinge e bisogna riconoscere che gli sta benissimo, come a Moro benissimo stava la croce diccì.

Lungi dall'opprimerlo, dà risalto alla vasta fronte corrugata dai certami civili, alle guance incise dall'inedia, allo sguardo impavido, supplice e inquisitorio, al naso prepotente, alla bocca vorace dei grandi digiunatori, alla chioma nivea e prolissa.

Se avesse fatto, invece del rivendicazionista sociale, l'attore: se, invece di podi e tribune, avesse calcato le scene: se fra piazza Navona e Cinecittà avesse bazzicato quest'ultima, avremmo avuto un leader in meno e un divo in più.

Reagan nostrano, l'avremmo visto, distintivo di sceriffo al petto. Colto alla vita, inseguire sui focosi sauri i reprobi di turno: razziatori di greggi, svaligiatori di banche, stupratori di minorenni. E, dopo epiche cavalcate, sotto il solleone o al chiaro di luna, braccare la preda, ammanettarla, consegnarla alla giustizia. Ma non avrebbe neanche sfigurato nei panni d'un tenore, alla ribalta della Scala o del Metropolitan, emulo stavolta di Caruso o di Gigli, configlio il torace e l'ugola spiegata.

Ma, forse, anzi senza forse, è stato meglio così. In un paese di marmotte, molluschi, camaleonti, un picchio come lui ci voleva. Che Dio lo benedica, lo perdoni, lo conservi.

 
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