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Archivio Partito radicale
Bandinelli Angiolo - 1 ottobre 1980
In limine
di Angiolo Bandinelli

SOMMARIO. L'uomo politico vuole avere la "convinzione" di essere "partecipe" di una "Ragione che affondi le proprie radici in una necessità reale" e, al limite, "metafisica".

(QUADERNI RADICALI, ottobre-dicembre 1980 - Ripubblicato in "IL RADICALE IMPUNITO - Diritti civili, Nonviolenza, Europa", Stampa Alternativa, 1990)

L'agire politico ha bisogno di sentirsi compreso di una sua moralità, oltreché di una sua specificità. Di questa l'uomo politico è perfettamente consapevole, tanto che riesce a farne strumento per sfruttare passioni, ideali e interessi. Ma se può illudersi di dominarla e disinnescarne gli effetti perversi con la sua virtù più classica, la prudenza, non è poi invece più sicuro sul significato etico, vale a dire universale, del suo agire. La sua moralità non vuole tanto essere una forma di ''utilità", seppur potenziata. Nel fare politica, a qualunque livello, si vuole avere la convinzione di essere partecipi, parte, di una Ragione che affondi le proprie radici in una necessità reale: al limite, "metafisica".

 
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