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Vecellio Valter - 1 novembre 1980
NOI E I FASCISTI: (4) Avvertenza
di Valter Vecellio

SOMMARIO: Una raccolta di scritti sull'antifascimo libertario dei radicali: riconoscere il fascismo vuol dire capire quello che è stato e soprattutto quello che può essere. Troppo spesso dietro l'antifascismo di facciata si copre la complicità con chi ha rappresentato la vera continuità con il fascismo, la riproposizione di leggi e di metodi propri di quel regime.

("NOI E I FASCISTI", L'antifascismo libertario dei radicali

a cura di Valter Vecellio, prefazione di Giuseppe Rippa - Edizioni di Quaderni Radicali/1, novembre 1980)

"Tutti gli articoli contenuti in questo volume si illustrano sufficientemente da soli. Può, tuttavia essere utile qualche chiarimento a proposito dell'occasione in cui sono stati scritti.

"Salò è lontana, i nemici invece sono vicini: perché siamo contro i repubblichini d'oggi", di Marco Pannella è stato scritto quando nel Paese infuriava la polemica attorno al "bando", "trovato", dopo trenta anni e firmato dall'attuale segretario del MSI, Giorgio Almirante, collaborazionista dei tedeschi al tempo della Repubblica di Salò. Cosa, questa del resto, da lui mai negata, a differenza di molti.

"MSI fuorilegge: perché siamo contrari", di Giulio Ercolessi, Espone i motivi per i quali il Partito Radicale non aderì alla campagna di firme per un progetto di legge di iniziativa popolare per la messa fuori legge del MSI. Il secondo articolo, sempre Ercolessi, come dice il titolo stesso ("MSI fuorilegge: risposta ai compagni di A.O.") è una risposta ad Avanguardia Operaia, che attraverso il suo giornale, "Il quotidiano dei Lavoratori", aveva polemizzato con i radicali, colpevoli, ai loro occhi, di scarso antifascismo militante. E', naturalmente, una risposta non solo ad Avanguardia Operaia.

"Perché difendere i fascisti" è il testo di un documento elaborato dalla segreteria nazionale radicale. Si espongono i motivi che indussero il partito a sostenere e appoggiare la decisione assunta dagli avvocati radicali Franco de Cataldo e Mauro Mellini di difendere alcuni aderenti di Avanguardia Nazionale; i neo fascisti venivano perseguitati non per i loro atti criminosi, bensì per i loro pensieri, opinioni e ideologia. Si sa, il reato d'opinione è fascista solamente quando si perseguitano i compagni... Anche il commento di Pannella, "Nuovo corporativismo" e l'articolo redazionale "I fascisti scelgono il processo fascista", trattano dello stesso argomento. Una questione che sollevò polemiche non solo esternamente, ma anche all'interno del partito. Per fornire uno spaccato del "dibattito" che si accese, si è creduto utile riportare anche due lettere, dell'avvocato Sandro Canestrini e di un gruppo di radicali pisani. "Piazza Fontana, si ricomincia" e "Adesso la testa mostro!", sono due lunghi articoli che s

piegano perché l'avvocato radicale Franco de Cataldo e "Prova Radicale", vincendo anche le non poche resistenze incontrate nel partito, decisero di difendere Giovanni Ventura, imputato per la strage di Piazza Fontana. Vengono anche riportate due lettere dello stesso Ventura scritte ai dirigenti radicali.

"Quello starnuto di Plebe" di Gianfranco Spadaccia è un articolo scritto per "Prova Radicale", con il quale si cerca di fare un po' di chiarezza a proposito della speculazione imbastita a proposito della manifestata volontà (del resto parecchio blanda), di Armando Plebe, già ortodosso marxista del PCI e successivamente ardente missino, senatore e teorico corporativista, di iscriversi al PR. L'eventualità di un'iscrizione di Plebe al PR è anche l'oggetto dell'intervista del "Resto del Carlino" a Pannella ("Plebe non ci piace, ma...).

C'è, come si vede, un "grande assente", uno "spettro", ed è la questione di Via Rasella. Si tratta di un'omissione voluta. Intanto la questione di Via Rasella è questione a raggio molto vasto; l'intervento di Pannella al XXI congresso del Partito Radicale, era in realtà un intervento sulla violenza e sulla nonviolenza, fra le tesi di chi sostiene la difesa dello stato, della classe, del paese o della religione con le regole della difesa armata, e chi sostiene che il nemico deve essere ammazzato. Un intervento tutto intriso di valori ideali ed etici che investiva anche altri problemi di civiltà giuridica liberale e non violenta. Non a caso Pannella parlò, in quell'occasione, anche dei nichilisti, di Dostojevskij, del repubblicano Oberdan. Ma il redattore dell'"Unità" si è invece, purtroppo, fermato solo sul "contingente" episodio di via Rasella, senza voler andare più in là del suo naso. Ben altro in quell'occasione l'attegiamento di "Paese Sera" (c'è una ragione: a seguire il congresso c'era la bravissima Fi

amma Nirestein. Sul giornale l'effetto che ne risultò divenne abbastanza comico: titoli e sommari, redazionali, riflettevano la posizione "comunista" dell'"Unità", e risultavano completamente slegati dagli articoli, obiettivi e sereni, anche se talvolta critici).

Il "buco" di Via Rasella, sarà comunque presto colmato. E' infatti nostra intenzione continuare ad occuparcene, e progettiamo la pubblicazione di un volume interamente dedicato a questo episodio, ai problemi ad esso legati.

Per ora, qui, ci limitiamo a riportare il testo di un'intervista realizzata dal "Settimanale", con Marco Pannella, subito dopo la "polemica". E, naturalmente, rimandiamo alla lettura a quello che già è stato pubblicato su questa questione, non poco: si tratta, infatti dell'intervento di Pannella al XXI congresso radicale, che è stato riportato dalla rivista "Quaderni Radicali", n. 5 6 ("Il Mein Kampf" di Marco Pannella); i successivi interventi, che sono di Gianni Baget Bozzo, Norberto Bobbio, Roberto Guiducci ("Quaderni Radicali" n. 7), Angiolo Bandinelli, Ernesto Galli della Loggia, Ugo Ronfani, Roberto Roversi, Salvatore Sechi, Federico Stame, Marco Pannella ("Quaderni Radicali" n. 8 9).

Va. Ve.

 
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