di Marco Pannella(dichiarazione, dicembre '75)
SOMMARIO: Una raccolta di scritti sull'antifascimo libertario dei radicali: riconoscere il fascismo vuol dire capire quello che è stato e soprattutto quello che può essere. Troppo spesso dietro l'antifascismo di facciata si copre la complicità con chi ha rappresentato la vera continuità con il fascismo, la riproposizione di leggi e di metodi propri di quel regime.
("NOI E I FASCISTI", L'antifascismo libertario dei radicali
a cura di Valter Vecellio, prefazione di Giuseppe Rippa - Edizioni di Quaderni Radicali/1, novembre 1980)
Lo stato italiano rivendica oggi il diritto di giudicare in modo fascista, avendone finalmente le capacità tecnica grazie alla legge Reale.
Ci troviamo di fronte a una falsa legalità, che maschera la violenza delle istituzioni: e l'essenza del fascismo è l'essenza delle istituzioni. Se il fascismo erano i sicari, i Dumini, i Farinacci, allora oggi il fascismo è il Movimento sociale, e basta. Ma i sicari, i teppisti vengono scambiati per fascismo solo perché fa comodo; il fascismo è stato un fatto vincente quando ha coinciso con il potere e con lo stato, con l'esercizio violento, ma "legittimo" di una certa ideologia. E se continuità si deve stabilire, è chiaro che storicamente il successore del partito nazionale fascista è la DC.
Il fascismo non ha avuto solo un volto demoniaco, ha avuto anche il volto ragionevole dello stato corporativo: quello stesso volto che oggi è più chiaro di 40 anno fa. Quando vediamo i sindacati sostenere il governo e non volerne la crisi; quando vediamo il presidente della Confindustria magnificare la serietà e la responsabilità del leader del sindacato Lama; manca poco per aver la fotografia dello stato corporativo che i fascisti non ebbero il tempo di attuare. Cioè il potere burocratico al centro collabora con i rappresentanti dei lavoratori formalmente uniti - unitari - e con il capo del padronato. Ecco, se non vogliamo credere masochisticamente che l'antifascismo è stato battuto per decenni da quattro sicari e assassini, dobbiamo riconoscere che questa sconfitta ha avuto un'altra causa, che poi è questa forza oggettiva di classe.
"Marco Pannella "