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Partito radicale - 5 dicembre 1980
REFERENDUM SULL'ERGASTOLO

SOMMARIO: Scheda sul referendum abrogativo dell'ergastolo.

("FERMALI CON UNA FIRMA. FIRMA SUBITO PER I 10 REFERENDUM", opuscolo del Pr, 1980)

Le pene sempre più gravi esprimono solo spirito di vendetta sociale, ma non possono sostituire una giustizia sicura e tempestiva, realizzabile solo con la riforma dei codici e dell'organizzazione della magistratura e della polizia, trascurata da un trentennio.

NORME DA ABROGARE

Codice Penale

Art. 17 - Pena dell'ergastolo (comma primo, n.2)

Art. 22 - Ergastolo. (La pena dell'ergastolo è perpetua, ed è scontata in uno degli stabilimenti a ciò destinati, con l'obbligo del lavoro e con l'isolamento notturno. Il condannato all'ergastolo può essere ammesso al lavoro all'aperto).

LA FORMULAZIONE GIURIDICA

I sottoscritti cittadini italiani richiedono referendum popolare abrogativo - ai sensi dell'art. 75 della Costituzione ed in applicazione della legge 25 maggio 1970, n.352 - sul seguente quesito: "Volete voi che siano abrogati gli articoli 17, comma primo, n.2 (ergastolo) e 22 del codice penale approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n.1398, e successive modificazioni?".

ABOLIZIONE DELL'ERGASTOLO

L'abolizione della pena dell'ergastolo è stata già proposta in una delle passate legislature, con una proposta di legge presentata al Senato e da esso approvata con la riforma del Codice penale: la Camera non lo approvò soprattutto per il mutamento del clima politico e per il diverso atteggiamento dell'opinione pubblica verso la criminalità, sempre più feroce ed agguerrita. Come abolire l'ergastolo quando si invoca la pena di morte?

Il discorso è di fondo. E crediamo in ogni caso di dover rivendicare ai termini del dibattito che è proprio nei momenti di disordine, nei momenti difficili, e non in quelli in cui tutto procede per il meglio e nelle situazioni di tranquillità, che si mettono alla prova i principi in cui si crede o si afferma di credere. Perché dietro la richiesta della pena di morte non c'è solo la reazione immediata, irriflessa di fronte alla barbaria sanguinosa degli eccidi, c'è anche una cultura che non è solo quella della reazione forcaiola, ma ha anche le sue radici in certa sinistra cui si sono ispirati, in tempi della loro vita, uomini con origini di sinistra, come Crispi e Mussolini. Ed allora occorre avere la consapevolezza di non dimenticare Cesare Beccaria o Pietro Calamandrei. Sono sicuramente di fronte in questo referendum due civiltà giuridiche, due concezioni della società e dello stato: quella della ragione illuminata che ormai affidata solo allo sviluppo della coscienza e della consapevolezza collettiva

e quella del potere, dei suoi apparati, dei suoi filosofi,dei suoi giustificatori per malinteso realismo, cioè di coloro che affermano che in linea di principio, sicuramente...la costituzione, l'ergastolo no; ma il popolo non capirebbe...

Certamente chi chiede l'abrogazione della pena dell'ergastolo ispira la sua richiesta e le sue motivazioni al superamento della concezione retributiva della pena, della pena come vendetta sociale: superamento che è chiaramente enunciato nell'articolo 27 della Costituzione per il quale la pena non deve contrastare col senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato.

Sono disposizioni che non hanno un contenuto moralistico. Per il diritto il colpevole non è considerato sotto l'aspetto della moralità, ma sotto quello della asocialità. La pena allora è rieducativa quando opera il reinserimento del condannato nella vita sociale. E la pena a vita esclude questa possibilità; ignora del tutto il problema. Il senso di umanità di cui parla la Costituzione non è allora quello pietistico dell'assicurare buone condizioni di vita, ma l'esigenza che il condannato sia considerato come un uomo, e non come un animale ormai "moralmente" perduto, da abbattere. La logica dell'ergastolo è ancora e sempre quella della pena di morte.

Ma la scelta di questo momento per proporre al paese intero con lo strumento del referendum, l'abolizione della pena del carcere a vita è una scelta ispirata a motivi non di natura ideologica o giuridica, ma di natura politica. Essa infatti costituisce la puntuale prosecuzione della denuncia di quanti ritengono che i metodi sinora seguiti dai governi che si sono succeduti nella direzione del Paese per affrontare i problemi dell'ordine pubblico sono totalmente errati: inadeguati,controproducenti. Non è con il rafforzamento delle pene che si combatte la criminalità, ma con la ristrutturazione dei pubblici apparati per metterli in grado di affrontare i problemi di uno sviluppo industriale convulso, delle grandi migrazioni interne, di un urbanesimo caotico, del disancoramento di larghe fasce di popolazione da modi di vita tradizionali. Giustizia, politica, codici, processi che si celebrano ad anni ed anni di distanza dal momento della commissione dei crimini, una polizia che è stata ristrutturata nel '47 su

basi militari per fronteggiare temute sollevazioni di piazza, un'organizzazione della giustizia ancorata a strutturare, anche fisiche, vecchie di decenni. La strada del rafforzamento delle pene e delle misure poliziesche è ormai perseguita da molti anni con l'unico risultato che a scadenze ricorrenti nuove misure sempre più restrittive delle libertà fondamentali entrano nei nostri ordinamenti, senza alcun esito nella lotta alla criminalità, e con le tragiche conseguenze che l'elenco dei morti si allunga anche per le sviste, le disattenzioni, gli stupidi concorsi di circostanze sotto il piombo delle forze di polizia. Mentre indizi sempre più ripetuti e più gravi dimostrano anche come una potente criminalità organizzata non manchi di agganci all'interno delle stesse strutture pubbliche, di cui in non pochi casi ha dimostrato di conoscere in anticipo determinazione e iniziative.

E' proprio quindi per imporre all'opinione pubblica una discussione generale sulle reali osservazioni nelle quali è indispensabile indirizzare l'azione del parlamento e del governo per combattere la criminalità, è proprio per contrastare la pericolosissima tendenza a credere che i problemi dell'ordine pubblico si affrontino rafforzando le pene o concedendo alla polizia la licenza di uccidere che oggi viene proposto questo referendum, ed insieme quello sulle recenti norme in materia di ordine pubblico, come a suo tempo fu proposto quello sulla legge "Reale".

Solo una forte pressione popolare può imporre una cambiamento di rotta, solo la spinta di un'opinione pubblica che sia stata resa edotta dei termini reali del problema. Un referendum per l'abolizione dell'ergastolo, proprio per la sua "scandalosità", rappresenta lo strumento giusto.

 
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