Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 03 lug. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Sciascia Leonardo - 5 dicembre 1980
TERREMOTO: QUEI PRESEPI FANNO COMODO.
di Leonardo Sciascia

SOMMARIO: Deplora che, nel descrivere l'ambiente, le zone dove si è abbattuto il terremoto, si usi l'espressione di "paesi-presepi". Respinge tale espressione perché non corrispondente più alla realtà e perché "nasconde un'intenzione, una volontà di far sì che tutti...si abbarbichino all'idea di ricostruire i presepi" senza cambiare nulla e lasciando quelle regioni in mano a coloro che già le controllano come "reticoli clientelari tra i più sicuri".

(NOTIZIE RADICALI, 5 dicembre 1980)

Roma, 5 dicembre '80 - N.R. - "Quei presepi fanno comodo", è il titolo di un articolo che Leonardo Sciascia ha scritto per il quotidiano "Il Mattino". "Notizie Radicali" ne pubblica il contenuto:

»I paesi presepi: una delle espressioni più retoriche e mistificanti che siano venute fuori su questa grande tragedia del terremoto. Chi la legge o la sente non sa precisamente cosa vuol dire, ma intravvede l'idillio, la serenità, la semplicità, la sicurezza dei rapporti umani, la genuinità delle cose altro che degli uomini, il silenzio.

Suggestionati dal fatto che la catastrofe è giunta improvvisa a cancellare tutto, si è quasi portati a credere che abbia cancellato quel particolare tipo di vita: la vita da presepe nei paesi-presepi. Ma basta un momento di distacco, di riflessione, per prendere coscienza che quel tipo di vita già da un pezzo era stato cancellato. Quelli che ora si chiamano paesi-presepi già rigurgitavano di automobili, di televisori, di elettrodomestici, di abusi e di scempi edilizi, di frigoriferi, di prodotti industriali, di pane fatto con improbabile farina e di formaggi fatti con probabili veleni. Come ogni altro paese italiano, grosso, piccolo o minimo. E - si capisce - di corruzione: come le grandi città, le regioni e l'intero paese.

Ma questa espressione non è per commozione o impeto retorico che galleggia nei titoli dei giornali o vien fuori dolente dalle voci dei cronisti e commentatori radiotelevisivi. Nasconde un'intenzione, una volontà di far sì che tutti, e specialmente i sopravissuti, si abbarbichino all'idea di ricostruire i presepi, li promuovino, la propugnino. I paesi-presepi votano, i paesi-presepi sono collegi elettorali; da mantenere così come sono, reticoli clientelari tra i più sicuri. Per tale intenzione, per tale volontà, l'esodo viene, a quanto pare, scoraggiato: un esodo che si rende, almeno provvisoriamente, necessario.

A meno che non si voglia aggiungere al disastro una serie di casi disastrosi.

I paesi vanno ricostruiti, ma non come presepi. I presepi, esistevano quando si andava dal fornaio con un chilo di grano e se ne aveva in cambio un chilo di pane. Oggi un chilo di grano vale 150 lire e un chilo di pane 1000. E' un piccolo enorme fatto da tener presente, quando si parla di paesi-presepi, terra, agricoltura, mondo contadino e cultura contadina.

 
Argomenti correlati:
belice
stampa questo documento invia questa pagina per mail