Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 23 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Sciascia Leonardo - 15 gennaio 1981
LIBERAZIONE D'URSO: INTERVISTA A LEONARDO SCIASCIA

SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici" ha successo. Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato. In una intervista al quotidiano "La Gazzetta del Popolo", Leonardo Sciascia, deputato del gruppo parlamentare radicale, spiega le ragioni del suo intervento a favore della liberazione del giudice D'Urso e polemizza con il direttore di "La Repubblica": "Preferisco essere uno Sciascia qualunque piuttosto che uno Scalfari eminente".

(LA GAZZETTA DEL POPOLO, 15 gennaio 1981)

DOMANDA: "In questa vicenda lei ha preso una iniziativa precisa".

SCIASCIA: "Come uomo e come parlamentare, ho sentito la impellente necessità di muovermi, di fare qualcosa. Credo di aver assolto ad un preciso dovere, anche come deputato di questo Parlamento."

DOMANDA: "Oltre al primo appello di qualche giorno fa, ieri ne ha rivolto uno direttamente alle BR, non più in nome dei valori umanitari..."

SCIASCIA: "Si. Mi è venuta l'idea che bisognava puntare nei confronti di questi terroristi sul calcolo, invece che sui sentimenti. Perché con loro non vale né la logica della ragione né quella dei sentimenti. Ho pensato che potesse valere la logica del profitto."

DOMANDA: "A cosa si riferiva in particolare?"

SCIASCIA: "I brigatisti, in un loro comunicato, hanno respinto sdegnosamente l'ipotesi di essere strumenti di una potenza straniera. Ebbene, uccidendo D'Urso - ho detto - non vi assale il dubbio, almeno quello, di esserlo veramente?"

DOMANDA: "Più volte lei ha insistito sui collegamenti internazionali del terrorismo. Ha una convinzione precisa?"

SCIASCIA: "Convinzione vera non ne ho perché ci vogliono le prove. Ma penso che se il Presidente della Repubblica per ben due volte ha parlato di terrorismo e di chi vi è dietro, deve avere più informazioni di me e c'è da dargli credito."

DOMANDA: "Per le sue iniziative a favore del dialogo è stato quasi messo al bando. Qualcuno è arrivato persino a scrivere che non sarà l'appello di uno Sciascia qualunque a portare il paese a un altro 8 settembre..."

SCIASCIA: "La cosa mi diverte. Preferisco però essere uno Sciascia qualunque piuttosto che uno Scalfari eminente".

DOMANDA: "Ma perché tanta aggressività nei suoi confronti?"

SCIASCIA: "Perché in questo Paese il fascismo non è mai morto, e sono in tanti a chiamarlo antifascismo."

DOMANDA: "Come giudica l'atteggiamento del governo in questa vicenda?"

SCIASCIA: "Mi pare che ci sia stato da parte del governo una risposta più razionale. Ha parlato di fermezza, ma senza chiudere la porta. Ha concesso qualcosa rimanendo all'interno delle leggi. Tutto, a mio parere, con molta intelligenza."

DOMANDA: "E i sostenitori della cosiddetta fermezza?"

SCIASCIA: "Vuole dire quelli della fermezza-fermezza? Non mi sembra che anche questa volta abbiano avuto una completa intelligenza delle cose."

DOMANDA: "Se il governo avesse assunto lo stesso atteggiamento anche nel caso Moro, il leader DC sarebbe ancora vivo?"

SCIASCIA: "Credo di no. Moro era il presidente della democrazia cristiana e bisognava decapitarla."

 
Argomenti correlati:
d'urso giovanni
rapimento
fascismo
scalfari eugenio
la gazzetta del popolo
stampa questo documento invia questa pagina per mail