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Roccella Franco - 1 marzo 1981
LA PELLE DEL D'URSO: (20) Il filo diretto di Franco Roccella da Radio Radicale (4 gennaio)

SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici". Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato: "Il partito della fermezza stava organizzando e sta tentando un vero golpe, per questo come il fascismo del 1921 ha bisogno di cadaveri, ma questa volta al contrario di quanto è accaduto con Moro è stato provvisoriamente battuto, per una volta le BR non sono servite. La campagna di "Radio Radicale che riesce a rompere il black out informativo della stampa.

("LA PELLE DEL D'URSO", A chi serviva, chi se l'è venduta, come è stata salvata - a cura di Lino Jannuzzi, Ennio Capelcelatro, Franco Roccella, Valter Vecellio - Supplemento a Notizie Radicali n. 3 - marzo 1981)

Il filo diretto di Franco Roccella da Radio Radicale (4 gennaio)

"Voce di donna". Chiamo da Milano. Sono la convivente di Vaccher. Comunque faccio parte del Comitato dei familiari dei detenuti nel carcere di Trani. Abbiamo fatto una serie di comunicati, perché abbiamo assistito, bene o male, dopo la rivolta, a una serie di cose che si sono verificate.

"Roccella". Mi puoi dire il tuo nome?

"Voce di donna". No, non te lo dico.

"Roccella". Solo il nome.

"Voce di donna". Daniela. Senti, adesso vorrei leggere un appello. E' possibile?

"Roccella". sì, certo.

"Daniela". Allora eccolo: "i familiari dei detenuti del supercarcere di Trani lanciano un appello per sollecitare l'immediato intervento della commissione medica esterna perché verifichi direttamente l'attuale condizione fisica dei detenuti dopo la rivolta avvenuta domenica 28 dicembre". Le notizie fino ad ora raccolte parlano di torture, di pesanti pestaggi subiti indistintamente da tutti. Sappiamo che in molti le hanno prese. Maria ha dieci punti in testa; Mastropasqua ha le dita delle mani fratturate. I medici disposti a rispondere a questo appello possono lasciare il loro recapito al seguente numero: (02 per chi chiama da fuori Milano) 8350585, libreria Galusca di Milano, che è abbastanza conosciuta, perché bene o male facciamo riferimento lì.

"Roccella". Ti dispiace ripetere? Mastropasqua...

Mastropasqua ha mani e polsi fratturati

"Daniela". Mastropasqua ha mani e polsi fratturati, nonché trauma cranico; Maria ha dieci punti in testa; Monaco ha il setto nasale fratturato. Comunque non sono i soli, perché sono stati tutti pestati. Io vi ho fatto soltanto degli esempi di quelli che sappiamo con certezza; però ce ne sono altri.

"Roccella". Sapete ad opera di chi è stato fatto questo? Se dai carabinieri o dalle guardie carcerarie?

"Daniela". Ma di questo non possiamo dare notizie certe. Potrebbero essere stati tutt'e due, magari prima i gruppi speciali, quando sono entrati, poi le guardie per rappresaglia. Però di questo non abbiamo notizie, capisci. Comunque è importante verificare come familiari le reali condizioni di queste persone. Noi siamo stati autorizzati solamente in tre ad avere una visione di questi detenuti, una visione attraverso i vetri di cinque minuti; non abbiamo potuto parlare perché i citofoni non funzionavano, per cui abbiamo solamente visto questi detenuti, che erano i meno peggio, però erano conciati con ferite alla testa, occhi neri, pestati anche loro come tutti gli altri; nei cinque minuti di colloquio abbiamo avuto le notizie che abbiamo appena riferito. Comunque, noi ci siamo messi in contatto con alcuni parlamentari attraverso telegrammi, telefonate, ecc. Abbiamo chiesto al Partito Radicale, ai Socialisti, quelli che si sono rivelati più disponibili a questo tipo di cose, anche perché Mimmo Pinto è l'unico

che è entrato nel carcere la sera della rivolta. Però, dato che fino ad adesso le sole notizie sono quelle date dal direttore del carcere, e a noi questo tipo di notizie non interessano, vogliamo fare una verifica, ma che sia condotta da parlamentari all'interno del carcere. Ossia l'assicurazione dell'autorità giudiziaria non ci basta, perché la gente come Mastropasqua, che aveva quaranta giorni di prognosi, è uscita dall'ospedale dopo due giorni. Noi familiari eravamo davanti ai cancelli del carcere, abbiamo fatto anche dei comunicati per sottolineare che abbiamo visto casualmente, sempre lì davanti, arrivare un detenuto rilasciato dall'ospedale, che veniva trasportato in carcere anche se era completamente tumefatto, quasi irriconoscibile: era Monaco. Aveva il setto nasale fratturato, ed era irriconoscibile, ti ripeto, per cui di quello che è avvento dentro non sappiamo ancora niente se non qualche frammentaria notizia. Perciò preghiamo veramente i medici disponibili a fare questo intervento di mettersi in

contatto con noi. A nostra volta abbiamo chiesto l'aiuto dei parlamentari, ed ha fatto un appello pure Franca Rame perché i medici possano entrare dentro il carcere con loro.

Verificare la situazione con estremo rigore

"Roccella". Bene Daniela. Io ripeto il tuo appello. I medici disponibili ad una verifica al carcere di Trani sulle condizioni fisiche dei detenuti dopo il blitz, sono pregati di mettersi in contatto con il Comitato per i detenuti di Trani telefonando a Milano a questo numero: 835055. Bene, noi non abbiamo nessuna difficoltà, anzi, ho detto poco fa che proprio perché noi abbiamo fatto un comunicato, approvando, e in un certo senso elogiando, il comportamento dei carabinieri, che hanno eseguito il blitz, noi intendiamo verificare la situazione con estremo rigore, perché se il blitz è come ha detto il Ministro Lagorio, o come quello che hanno detto gli altri Ministri, diciamo è un patrimonio, perché sarebbe il primo sintomo di un comportamento democratico: energico, ma democratico delle forze dell'ordine. Se, invece, il comportamento è stato diverso, o è stato diverso il comportamento delle guardie carcerarie, le cose cambiano e abbiamo il dovere, il preciso dovere, essendoci esposti ed esponendoci in un giudiz

io di valore, di verificare la situazione, e correggere eventualmente il giudizio. Appunto perché riteniamo importante il comportamento, che è un patrimonio da salvaguardare ance quello, dei carabinieri che hanno eseguito il blitz. Certo che quello che dice il Comitato dei familiari dei detenuti di Trani non può essere inventato, ed è estremamente preoccupante. Sarebbe ancora più preoccupante nel caso in cui si accertasse che i carabinieri nel blitz non hanno operato queste violenze, perché dimostrerebbero che le violenze sono state usate a freddo, e quindi sono soltanto punitive e vendicative, il che è inammissibile, perché non si pesta la gente, chiunque essa sia, non si pesta in nessun caso e sarebbe una stupidaggine e oltretutto un gravissimo errore politico. In ogni caso noi siamo disponibili alla verifica, perché, ripeto, è nostro dovere. C'è una telefonata in linea. Pronto?

"Pannella". Senti, volevo dire: quel che ha telefonato la compagna da Milano, la quale forse non era ancora informata perché non aveva avuto tempo, era scritto sui giornali, come notizia formale, ufficiale, data anche dalla moglie di Toni Negri. A questo punto io farei due osservazioni: da alcuni passi che io ha fatto, nelle sedi dove sono negati i fatti, in modo elusivo e attraverso le quinte, seste, settime, decime, cinquantesime vie che a volte si aprono, mi è stata fatta giungere la voce che si trattava non dei carabinieri, ma degli agenti di custodia, e in particolare di quelli che erano stati tenuti come ostaggio. Da una parte vi è la tesi ufficiale che non è vero niente, dall'altra vi sono forse i tentativi di copertura con la spiegazione di una situazione umana: cioè gli agenti di custodia in ostaggio, terrorizzati per un certo numero di ore, non so per quante, temendo di morire, magari di morire per un blitz, o di morire ammazzati in un altro modo, hanno reagito nel modo che sappiamo. Qui però ci so

no due cose, che io vorrei dire: se gli agenti di custodia sono dei militari, lo sono contro la battaglia che abbiamo sempre fatta, e forse dobbiamo riuscire a reimpostare, per la smilitarizzazione. Certo, anche questo corrispondeva all'impegno di Andreotti, di tutti, e naturalmente la cosa andò all'aria quando, con delle elezioni bidone, si nominò un comitato di coordinamento nazionale, in realtà in mano a due o tre ufficiali, che servì naturalmente a cause opposte a quelle a cui doveva servire. Comunque, io direi che se sono dei militare, è evidente che la responsabilità della copertura di una reazione feroce, ma umanamente immaginabile, non giustificabile ma comprensibile, va tutta intera a chi la copre ed è da tribunale militare oltre che da tribunale civile. Questo, tanto per chiarire come l'improprietà della struttura militare, tra l'altro porta delle degenerazioni, di cui l'ultima è questa. Se dei civili, te e io, in un momento di rabbia o di furore, di vendetta, facciamo alcune cose, è immaginabile c

he dobbiamo risponderne a questo titolo. Ma se fossimo dei militari evidentemente rispondiamo a doppio titolo, perché è immaginabile che lo Stato si permetta quello che un cittadino non si deve permettere, ma che umanamente è immaginabile nella debolezza esistenziale e individuale. Però, a questo punto, devo dire che l'abitudine dello Stato di coprire queste cose è grandissima. Fa parte della logica dei militari di tacere la verità.

A questo punto dico solo una cosa: io come deputato europeo non godo, o per lo meno io sostengo di godere, ma si dice ufficialmente che non godo dei diritti parlamentari italiani di visita immediata di un carcere e allora, a questo punto, vorrei veramente dire se non è il caso di andare di viva voce a vedere o a udire, anche se non ci facciamo illusioni. Io dal '76 al '79 sono andato nelle carceri, ho visto gente picchiata, ho parlato con magistrati, alcuni dei quali hanno fatto qualcosa, per mettere in moto alcuni meccanismi, ma nella realtà non è successo poi molto. Come tu hai accennato, c'è qui questa azione, ``militarmente'', riuscita, e che è esattamente l'opposto di quella azione criminale compiuta dal generale Dalla Chiesa ad Alessandria sei anni fa, quando si trucidarono, senza necessità, ma si vollero trucidare, i detenuti in ostaggio. E così come fummo, mi pare, impietosi fino al limite dell'essere impietosi nell'attaccare e denunciare quell'azione criminale, così noi, a nostro avviso, abbiamo il

dovere, se qualcosa riesce, e per una volta riesce senza sbavature, allora non si può lasciar planare il sospetto; perché altro è se sono stati gli agenti carcerari in certe condizioni, e lo ripeto: lì non so quanti erano, ma credo fossero 19. E' chiaro che si deve umanamente capire che cosa vuol dire per questi 19 che sono trattati da ostaggi in maniera ignobile anche loro e che sono abbrutiti dalla prigione, senza nemmeno la possibilità di potersi rivoltare, che cosa poteva significare il terrore di essere ammazzati da un blitz all'interno, dall'esterno e comunque sono stati trattati come delle cose, sapendo che o il caso o la follia o l'esplosione di rabbia, sapendo loro per primi quanti motivi diversi di furore, di rivolata, di rabbia, di disperazione o di speranza avevano i detenuti, quindi più degli altri potevano appunto temere, e hanno vissuto sicuramente delle ore atroci.

Arriva il comunicato n. 8: la condanna a morte di D'Urso

"Roccella". Senti Marco, è arrivato in questo momento un gravissimo comunicato delle Brigate Rosse. Ci è stato annunziato con una notizia ANSA; ora vi do il testo: Il comunicato numero 8 delle BR contiene la condanna a morte del magistrato rapito il 12 dicembre scorso, condanna che, è scritto nel volantino, potrà essere sospesa. La condizione per prendere in esame l'opportunità della sospensione è che "non deve essere impedito al Comitato di Trani, al Comitato di campo dei prigionieri di Palmi, esprimere integralmente, senza censurare neanche le virgole, le loro valutazioni politiche e il loro giudizio. Questo vogliamo sentirlo dai vostri strumenti radio-televisivi leggerlo sui maggiori quotidiani italiani, così come avevano chiesto i proletari i lotta di Trani". In fondo fin qui il comunicato è la richiesta che era contenuta, se ti ricordi, nella lettera di D'Urso al magistrato...

"Marco Pannella". No, D'Urso chiedeva che fosse possibile normalmente esprimersi, il che può significare mandare lettere, o, al limite ricevere giornalisti. Cioè, quello che diceva D'Urso è che qualsiasi detenuto se un giornalista gli vuole parlare, questo giornalista non meno dei deputati possa andare. Diciamo che la richiesta di D'Urso si risolveva in un regime generale diverso e in un contributo a fare delle carceri una casa di vetro. Dove quindi non solo il deputato, ma anche il rappresentante del quarto potere abbia accesso, il che mi sembra una cosa giustissima. Questa richiesta, invece... intanto c'è la condanna a morte, e questi giustizieri si comportano con una politica che è folle, è una politica da pazzi, omicida, e non si può rispondere evidentemente, si tratta di capire meglio, perché loro non dicono nemmeno che il detenuto sarà liberato. Dicono, se questo accadrà, sarà possibile prendere in considerazione la sospensione della pena. Quindi prendere in esame la possibilità di una sospensione. Ade

sso questi figli di puttana, ma una lettura diventa giusta, e devo dire che se lo Stato si comportasse in questo modo io direi che questo Stato va tradito, che si deve disertare, perché è uno Stato ignobile; se un magistrato si comportasse in questo modo, sentirebbe dai radicali quello che deve sentire, quando nei comportamenti, nei fatti di questo tipo sono emersi da parte di questa o quella polizia, perché non abbiamo voluto i fermi di polizia. Come ripeto, noi abbiamo lottato, e siamo pervenuti noi radicali contro queste cose, ci siamo costituiti noi radicali contro il ricatto, la menzogna, la violenza, gli assassini comuni.

I radicali contro la violenza di Stato e qualsiasi altra

Radicali siamo costituiti in forza di lotta, contro la violenza di Stato e qualsiasi altra, la violenza dello sfruttamento. Quindi a questo punto è evidente che si gioca al rialzo sempre più sanguinoso, e a questo punto io sono d'accordo su un'altra cosa: l'indicazione viene dal giornalismo anglosassone quando dice daremo notizia delle azioni di costoro, sono azioni, non ci sarà più la politica, c'è un assassinio, si minaccia un assassinio. Allora un buon giornalista spiega come si è fatto l'assassinio, chi possono essere gli assassini, come hanno operato, ecc. E a questo punto si chiede di far sì che sempre di più la televisione di Stato alterni comunicati degli assassini di legalità, dei corruttori e dei corrotti di Stato più poi di coloro i quali preannunciano di divenire uguali; perché coloro i quali, per liberare non meno le masse, ma per liberare dieci compagni assassinano, facciamo l'ipotesi che riescano a liberare dieci compagni e noi tutti dal regime di classe borghese. Il giorno in cui ci hanno lib

erato e governano la società liberata, quel giorno con tradimento, perché non saremo obbedienti, governeranno assassinando peggio di questi altri. Quindi questo è appunto un cerchio infame che io ritengo vada spezzato, e per questo motivo nessuna trattativa, ma soprattutto nessun cedimento alla violenza, nessuna obbedienza. Questo è un ordine infame, questo è di una persona che prende un ragazzino o una persona qualsiasi, gli pianta una pistola alla nuca e dice ai presenti o fate questo o sparo. In più ritengo che costoro non hanno il diritto di parlare a nome di Toni Negri e degli autonomi e degli altri detenuti di Trani. Cominciamo anche con l'approfondire queste cose: costoro si arrogano il diritto di fare, direi, di rappresentare, anche se non è detto, ma allora è contro questa confusione, ecco perché dico ``Corriamo a Trani'', lo stavo dicendo per fortuna prima di questo comunicato. Stavo dicendo: io come deputato europeo ci posso andare, voi potete andarci, andiamo lì a vedere e sentiamo, perché divent

a tra l'altro una cosa sconcia arrogarsi certe rappresentanze.

Noi li rappresentiamo

Noi per quel che abbiamo fatto per il sette aprile, noi li rappresentiamo di fatto e quindi vogliamo far parlare quei detenuti. Si tratterà di parlare e di dare la possibilità probabilmente ad altri partiti armati, se ce ne erano, non d'accordo con questo modo di procedere delle cose. E dare il diritto ad altre orientazioni invece violente, ma non di questo tipo, o a degli strati dell'autonomia, anche quelli in carcere, non il diritto di fare della propaganda a loro volta attraverso i mezzi pubblici di Stati, ma il diritto di parlare.

La disperazione e la speranza

Non a caso le BR si rivolgono allo Stato, perché sanno che dallo Stato possono forse sperare qualcosa, non dai compagni. E a questo punto occorre avere una posizione molto chiara perché almeno venga data la possibilità a costoro di dire: "Noi non siamo rappresentati da...". E mi pare invece che in realtà il suggerimento di D'Urso non fa a pugni con i regolamenti carcerari, anzi è omogeneo alle idee della riforma carceraria, cioè ``le carceri come palazzi di vetro'', appunto, non di punizione; quindi noi dobbiamo dire no, lo Stato deve dire no a questa richiesta, anche perché costoro non hanno detto ``libereremo''. Non è che cambi, ma altro sarebbe. Voglio sottolineare anche questo fatto: nemmeno di dire lo libereremo, no, si sospende la pena, per quanto? Per un'ora? Per 24 ore, fino all'altro ricatto? Ecco, quindi, a questo punto, per salvare D'Urso, devo dire che l'indicazione che D'Urso dava era una indicazione, e infatti il problema è vedere se per caso invece di far dare questo libero accesso alla stampa

alle prigioni, che è giusto, è insito nella riforma carceraria non si sia per caso andati indietro per cui nemmeno i deputati possono. Questo è il commento non a caldo, ma a freddo, perché, ecco, uscendo dalla radio son tornato dove sto a piedi, e per quaranta minuti ho camminato, e pensavo proprio a questo, pensavo se ci sarebbe stato un comunicato, pensavo se lo avessero liberato, se non lo avessero liberato. Riflettevo su queste cose, e quindi diciamo che quello che tu mi ha letto era fra le tante cose possibili che andavo immaginando per cercare di capire. Quello che dobbiamo fare è sperare che questi compagni che tengono tanto ad essere assassini, o che credono tanto nel valore dell'assassinio, ecco, è sperare, ripeto, che ci siano altre parti di loro che parlino, che vangano sollecitate a parlare, quelle della ragione, ma della loro ragione; sembra che un giorno abbia telefonato lì una compagna e si sia qualificata dicendo: "Ma cosa sapete voi della disperazione". La disperazione e la speranza, ciascu

no di noi, e anche loro, sappiamo che cosa è. Ciascuno lo sa, solo probabilmente non siamo rassegnati a fare il favore a questa società o a questo Stato di crepare. Per questo anche non mi rassegno ad essere disperato. Ed è veramente drammatico, e importante, dover dire che c'è gente che sceglie sempre di più la disperazione e sceglie di andarsene prima o poi e accetta il rischio continuo di andarsene prima o poi così come i film ci hanno insegnato, certi film americani con pistole in pugno, braccato dalla polizia e via dicendo.

"Roccella". Senti Marco, volevo precisare a scanso di equivoci, con scrupolo, che qui nelle note dell'ANSA c'è un gioco di virgolette, e va tenuto presente: l'inizio non è virgolettato, la condanna a morte è virgolettata, condanna, però, è scritto nel volantino, che potrà essere sospesa, la condizione che esamina l'opportunità della sospensione è che... e si aprono le virgolette.

"Pannella". Certo è una caricatura pazzesca della giustizia che loro criticano. Stanno diventando anche nello stesso stile come quegli altri, solo, probabilmente, con minore professionalità nel momento giudiziario, anche se stanno aumentando nel killeraggio.

Il boia è boia

E' il momento che in termini giudiziari si deve pure dire dei boia. In termini giuridici, giudiziari, nei Paesi dove c'è la pena di morte chi la esegue è un boia, e ci sono delle bellissime canzoni che tra l'atro ricordano che se il boia è boia, il giudice che ordina il boia, non è che sia sempre una cosa diversa, anche se è diverso. C'è il processo, la caricatura di processo, perfino negli Stati dittatoriali, dove per lo meno la finzione della difesa, dell'accusa, della prova viene data, e questo può sembrare un gioco di giustizieri, quasi un gioco feroce di ragazzini, se è possibile ammazzare una formica o no e così dovrebbe essere in tribunale...

Ciao Franco.

"Roccella". Ciao Marco...

Parole terribili

Fermiamoci ancora un momento su questo tremendo comunicato, non si legge senza emozione la scritta ``condanna a morte'', sapendo poi che chi la deve eseguire è libero di eseguirla nella sua solitudine al riparo da ogni controllo e da ogni intervento. Sono parole terribili. Devo dire che ha ragione Pannella per alcuni termini di convenienza politica, anche se queste parole sono inadeguate all'emozione di questo momento, perché se si cedesse a questo ricatto, se si consentisse di rispondere alle richieste di gente che tiene la pistola puntata su D'Urso, se ogni volta la richiesta dovesse essere rafforzata da questa ipotesi di sospensione, da questa promessa di sospensione della condanna a morte, la situazione diventerebbe assolutamente insostenibile.

In quei termini D'Urso non potrebbe essere salvato in nessun caso, perché appunto il ricatto sarebbe continuo: e del resto questo sospetto è convalidato da uno dei precedenti comunicati delle BR, il comunicato che appunto diceva: terremo D'Urso finché non saremo certi dell'esecuzione delle cose che noi chiediamo. Mentre l'indicazione data da D'Urso era una indicazione di legittimità e si inseriva nel quadro della riforma carceraria, era in fondo una richiesta di giustizia e di liberalità in concordanza con i criteri a cui si informa o cerca di informarsi la riforma carceraria, quella per la quale a qualunque detenuto deve essere consentito l'esercizio dei suoi diritti civili, inamovibili anche in carcere, non alla morte civile. Ripeto, mentre l'indicazione di D'Urso era legittima, questa dei brigatisti è totalmente diversa, fondandosi su un ricatto, come dice Pannella. Si tiene la pistola puntata alla tempia di D'Urso e si può chiedere quello che si vuole, ed è molto ambigua l'affermazione di sospendere l'es

ecuzione della condanna a morte, nel caso siano soddisfatte certe richieste, sia perché questo viene prospettato come possibile e non come assoluto, sia perché la richiesta è connessa a una precisa minaccia.

Corriamo a Trani

A mio avviso è anche esatta l'altra osservazione di Pannella, cioè di cominciare a verificare quale sia l'attendibilità della capacità rappresentativa che le BR si attribuiscono della vasta area che va dall'Autonomia alle formazioni più o meno armate e alle persone che sono in carcere. Si dice anche che all'interno delle BR vi sia un dissenso tra una parte politica ``ragionevole'' ed una parte militarmente organizzata, puramente esecutiva. Bene, ha ragione Marco. Se questo dissenso c'è, che venga fuori: quindi corriamo a Trani, parliamo con questa gente, così verifichiamo anche la situazione dei detenuti. Se c'è qualcuno di costoro che possa o voglia parlare diversamente, che lo faccia e lo faccia in questo momento, in quanto è il più appropriato. Noi dovremmo mobilitarci perché questo avvenga, perché si indebolisca questo ricatto delle BR, e perché abbia sempre meno autorità politica, se non altro nello stesso ambito brigatista e sia meno spaventoso. Corriamo quindi a Trani, e verifichiamo, come Pannella ne

lla sua telefonata ci diceva, se ci sono disperazioni che hanno volontà e possibilità di esprimersi in un altro modo, di sfuggire da questa spirale assurda e criminale di assassini e di ricatti sulla vita di un uomo, di scommesse sulla vita di un uomo: bene, se queste disperazioni cercano il colloquio, cercano di essere capite, questo è il momento, poiché il riferimento al pericolo che D'Urso corre darebbe loro l'opportunità irripetibile, irreversibile e concreta, di manifestare uno spessore umano e anche politico. Mi dicono che c'è in linea Giovanni Negri...

"Giovanni Negri". Intervengo perché stavamo sentendo qui insieme con Marco questo comunicato delle BR; e parlandone mi è venuta una idea. Credo che sia estremamente urgente che proprio noi, che attraverso Marco siamo stati i protagonisti del dibattito sollevato sul ``dialogo'' e la ``non trattativa'' cerchiamo nel più breve tempo possibile di provare a capire cosa sia possibile fare.

Gesto unilaterale

L'idea che mi era venuta è questa: preso atto che è ancora una volta dimostrato il discorso che si faceva sui violenti e i nonviolenti, dal momento che sono i nonviolenti che mettono in discussione la propria vita per le regole del gioco, ed i violenti che invece utilizzano l'arma del ricatto del terrorismo per ottenere dal regime altro; preso atto di questo, e preso atto che noi non trattiamo, e che siamo contro la posizione trattativista delle istituzioni e dello Stato in nome del dialogo, ma che siamo invece sempre stati convinti della giustezza di gesti unilaterali da parte dello Stato, come unilaterale è stata la decisione di smantellare il carcere dell'Asinara, una riflessione che si potrebbe fare, una che potrebbe forse essere proponibile è quella di dire che dietro la liberazione immediata del giudice D'Urso, tenuto in ostaggio dalle BR, noi potremmo impegnarci affinché immediatamente sia trasmesso, attraverso Radio Radicale, Teleroma 56, i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione, il comuni

cato dei terroristi, e lottare perché eventualmente anche la Rai-TV ed altri organi di informazione scritta pubblichino questo comunicato, e che a Trani e Palmi sia possibile avere piena conoscenza della situazione, e portare Radio Radicale stessa a Trani e a Palmi, affinché i detenuti possano esporre quelle che sono le loro ragioni. In questo modo, assolutamente - a mio modo di vedere - non si propone una trattativa; si tratta di un gesto unilaterale che noi come radicali, come forza politica, potremmo fare, dietro però un gesto immediato, una condizione immediata, vale a dire la liberazione del giudice D'Urso. Quindi, non un trattare, non un fare un tragico gioco di massacro sulla pelle di un uomo, ma, viceversa, dialogo sì, seguente il gesto immediato di liberazione di D'Urso, gesto e impegno affinché anche sia possibile per i detenuti di Trani e Palmi esporre le loro ragioni: questo è dialogo non trattativa. Ecco quindi un esempio rispetto anche al problema che sollevavano tanti ascoltatori di cosa è dia

logo e cosa trattativa: a nostro modo di vedere, questa potrebbe essere una ipotesi.

Ti chiedo scusa - credo che ci sia ancora Marco -, ma si tratta di un ragionamento, anche se attraverso la radio, che può essere importante in queste ore.

Non c'è trattativa

"Marco Pannella". Scusami Franco, ma mi sembrava importante seguire il ragionamento di Giovanni, anche se forse andava oltre la bisogna. Egli dice questo: non c'è trattativa, i terroristi chiedono certe cose allo Stato, noi siamo fuori, la trattativa loro la fanno con lo Stato. Noi vogliamo il dialogo con loro: si tratta di un atto unilaterale nostro, e si potrà mandare in onda quello che stavo dicendo poco fa quando stavo parlando della nostra andata a Trani, quando diceva: "io come parlamentare europeo non so se mi possono mandare..." ecc. Sarà utile riascoltare tutto quello che stavamo dicendo prima che arrivasse il comunicato delle BR... Eravamo su questa lunghezza d'onda, eravamo anche noi sulla lunghezza d'onda Trani, anche grazie a Daniela che ci telefonava da Milano, a Paola, così come dobbiamo a Lucia Scalzone - quando c'era il problema di Oreste - di aver potuto agire.

Impegnamo Radio Radicale

A questo punto credo che la risposta che può essere data, non a nome del Partito, certamente, almeno per il momento, ma una prima risposta di due o tre parlamentare, tu, Giovanni, io, chi sta qui adesso, subito, a caldo (poi ne potremo fare anche delle altre), è questa: si liberi D'Urso e ci impegnamo, politicamente innanzitutto, a lottare perché Radio Radicale, Teleroma 56, i nostri mezzi intanto, e quel che noi siamo - deputati, persone -, siano mobilitati per rendere pubbliche le ragioni, non delle BR, ma quelle dei detenuti di Trani, come già stavamo decidendo di fare, esigendo il rispetto dei principi della riforma carceraria, che sono dimenticati, impegnandoci in questa direzione. E' rischiosissimo, dal momento che, siccome questo Stato reagisce come certi brigatisti, avrà il terrore di affidare a dei nonviolenti, ma a degli avversari che temono molto più degli altri, come noi, la possibilità di parlare con Toni.

Una lettera di Toni

Io ho ricevuto qualche mese fa da Toni una lettera che diceva testualmente, per quel poco che ricordo: "Sarebbe bello se imprevedibilmente dalla vita potesse nascere un rimescolamento delle nostre esigenze e delle nostre idee". Non ne ho parlato finora e stavo riflettendo su tutto questo...

Dare una voce a Trani e a Palmi?

Quindi, a questo punto si tratta di rendere anche, in fondo, la diversità delle voci e dire, con atto unilaterale radicale, che Radio Radicale, Teleroma 56, dei parlamentari radicali, annunciano ufficialmente alle Brigate Rosse innanzitutto che sono contro ogni trattativa, contro ogni ricatto, e che prendono loro l'iniziativa che se D'Urso è liberato tutta la loro struttura sarà impegnata - e lo è già comunque, ma lo sarà ancora di più - per raccogliere la voce dei detenuti di Trani e di Palmi. Quindi, se la preoccupazione onesta e in buona fede dei compagni delle BR che scelgono l'assassinio, è dare una voce a Trani e a Palmi, allora proviamo la nostra strada, la strada che noi diciamo, per dare voce a Trani ed a Palmi: sapremo portare lì tutta la stampa, anche la stampa estera, sapremo muoverci. E chi ascolta le voci dei detenuti di Trani e di Palmi deve sapere che è giusto ascoltarle. E' necessario, e non perché se non si fa finta di ascoltarle quelli premono il grilletto sulla bocca di D'Urso. Questo è m

olto importante e la responsabilità è tremenda perché cercheranno d'impedircelo il Ministro di grazia e giustizia, il Presidente del Consiglio, magari Pecchioli o magari Spadolini, con rispetto parlando. A questo punto io credo che grazie anche a Giovanni abbiamo già dato un certo tipo di contributo, e non vorrei che il contributo divenisse un'assunzione di responsabilità di due o tre. Se credete, a nome di noi quattro, e credo anche a nome di Radio Radicale se Paolo, Ezio e Lino Iannuzzi ci sono, e di Teleroma 56, vorrei fare un annuncio ben calibrato e spiegato di tutto questo. D'accordo?

"Roccella". Sì d'accordo.

Se qualche deputato radicale è in ascolto lo prego di telefonare per discutere così pubblicamente questa proposta, discuterla dinanzi a tutti, senza nascondere nulla, senza nasconderci in nessun caso e in nessun modo. Io aspetto qualche telefonata se qualche deputato è in ascolto prego di chiamare. Prego anche Vigevano e Iannuzzi di venire qui a discutere liberamente e serenamente questa iniziativa, che, ripeto, ha grossi margini di rischio che si possono evitare soltanto con assoluta chiarezza e con una assoluta lealtà di comportamento. C'è De Cataldo in linea.

Ai deputati e ai senatori radicali: riunirsi subito

"Franco De Cataldo". Pronto? Vedi io non so niente di questa proposta. Sto a casa di mamma, e non ho Radio Radicale. Ti ho telefonato avendo sentito questa notizia della condanna a morte di D'Urso al TG2, e ti ho telefonato per dirti che ritengo assolutamente indispensabile che tu comunichi, attraverso Radio Radicale, a tutti i deputati e senatori presenti a Roma che ci dobbiamo vedere fra un'ora, un'ora e mezza. Ho fatto un appello per i deputati che fossero in ascolto di telefonare immediatamente; sì, perché domani mattina Gianfranco deve parlare al Senato, e quindi io credo che domani deve comunicare ufficialmente l'atteggiamento del Gruppo radicale, sia al Senato che alla Camera, in relazione anche a questo comunicato che non conosco, se non per quello che ho sentito dalla televisione. Se tu sei d'accordo credo che si possa comunicate a tutti i deputati e senatori radicali, in particolare a Gianfranco Spadaccia, che noi ci possiamo vedere per esempio alle 9,30 a casa tua e con il comunicato. Tu porta il

comunicato così lo valutiamo. Se sei d'accordo, lo fai adesso, e dimmi la proposta di Marco e di Giovanni...

"Roccella". La proposta di Marco e di Giovanni è in questi termini: chiedere la liberazione immediata del giudice D'Urso, contro l'impegno di alcuni radicali, o dei radicali, a mettere a disposizione dei detenuti di Trani e di Palmi Radio Radicale e Teleroma, perché la voce dei detenuti venga ascoltata, venga diffusa. Tutto questo, naturalmente, cosa comporta? Cosa significa? Significa che noi concediamo qualcosa che è giusto e saggio, qualcosa in linea con la riforma carceraria, cioè rispettiamo il diritto civile dei detenuti di Trani e di Palmi che la riforma carceraria prevede, non sotto l'assillo del ricatto, ma appunto con la consapevolezza di concedere qualcosa di giusto e di saggio che serve anche, e risponde anche a un certo tipo di utilità per la vita di Giovanni D'Urso, naturalmente respingendo ogni trattativa e respingendo ogni ricatto. E' ci impegnamo a lottare, a sollecitare, perché lo stesso comportamento assuma la TV e la RAI...

Andiamo a Trani

"De Cataldo". Senti, Franco, la mia opinione, a caldo, è questa: perché la nostra proposta non abbia soltanto un carattere demagogico, occorre ricordare che per primo esiste un impedimento oggettivo rappresentato dal fatto che per entrare nel carcere di Trani o di Palmi, o per ricevere i comunicati in modo non clandestino, è necessario il permesso del Ministero. Questo bisogna tenerlo presente. Secondo, ritengo che si possa accettare questa richiesta delle BR, perché, parliamoci chiaro, è una richiesta delle BR, così va definita non si può definire in altro modo, soltanto, però, alle condizioni esposte da D'Urso nella sua lettera a Sisti, cioè che quei comunicati non violino la legge, la Costituzione e la legge di riforma. Voglio dire che non possono essere comunicati che violino le norme del Codice Penale. Questi due punti bisogna tenerli presenti. Per quanto mi riguarda sono assolutamente favorevole a questa iniziativa con questi aggiustamenti.

"Roccella". Bene, ora trasmetterei per radio l'invito ai deputati radicali che sono in ascolto di venire subito alla radio, tu sei disponibile?

"Franco De Cataldo". Sono disponibile, ma...

"Roccella". Allora scusami, vieni qui subito. In questo momento mi hanno portato la nota dell'ANSA con il seguito del comunicato delle BR, dove è stato fatto trovare ecc. Questa volta i paragrafi sono due: il primo è dedicato al processo subìto dal magistrato e alla "funzione da lui svolta" ed è seguito dall'affermazione che "la condanna a morte di D'Urso è un atto necessario di giustizia proletaria ed è anche il più altro atto di umanità che questo regime ci consente"; aggiunge la notizia che queste parole furono usate per annunciare la sentenza di morte contro Aldo Moro. Il paragrafo n. 2 è dedicato alle carceri e alle "lotte dei proletari prigionieri". L'ultima parte di questo paragrafo parla della eventuale sospensione della condanna a morte e detta quelle che sembrano esserne le condizioni senza fare più alcun riferimento alla chiusura della sezione speciale dell'Asinara.

"Franco De Cataldo". Va bene, io vengo. Ti prego di convocare tutti i deputati e senatori, in particolare Spadaccia...

"Roccella". Allora ripeto l'invito per radio. I deputati e i senatori radicali, Gianfranco Spadaccia soprattutto, sono pregati di venire immediatamente a Radio Radicale per discutere il da farsi su questa proposta...

Chi è in linea? E' Sergio Stanzani, senatore radicale.

Con tutti i rischi

"Sergio Stanzani". Per quanto riguarda la proposta fatta da Marco e da Giovanni Negri e per quanto riguarda Teleroma 56 evidentemente c'è la piena disponibilità. Vorrei solo sottolineare una cosa, che era stata ripresa anche da Franco De Cataldo, cioè credo che dobbiamo metterci a disposizione, sia pure con tutti i rischi che sia Marco che tu avete già sottolineato, per far sì che nell'ambito di una linea che è sempre stata la nostra, che è stata quella della lotta perché il regime carcerario si trasformi e i diritti civili vengano mantenuti anche all'individuo carcerato, e quindi è in questa prospettiva che il nostro impegno accoglie quella che può essere la richiesta della comunicazione da parte dei carcerati di Palmi e di Trani; ma non credo assolutamente che dobbiamo accogliere una richiesta delle BR, questo è implicito, il nostro è un atto unilaterale che comporta come primo atto unilaterale la liberazione immediata di D'Urso da parte loro.

Venite tutti alla radio

"Roccella". Tutto questo è stato chiarito. Ripeto l'invito ai deputati e senatori radicali in ascolto, soprattutto ad Adelaide Aglietta che è capogruppo, a tutti i deputati che fossero in ascolto di venire immediatamente a Radio Radicale per discutere la proposta di Giovanni Negri e di Pannella, e comunque di mettersi in contatto immediatamente con Radio Radicale in modo che ci si possa organizzare. Spero che Adelaide Aglietta sia in ascolto, che gli altri siano in ascolto. Mi dicono che ha chiamato Adelaide Aglietta. Va bene, allora non mi resta, per guadagnare tempo, che sospendere questo filo diretto, per dar luogo subito a questa riunione man mano che arrivano i deputati e i senatori radicali. Vi diamo appuntamento più tardi in un'ora che non so precisare perché dipenderà da questa riunione convocata improvvisamente per discutere il da farsi sulla proposta di Negri e De Cataldo. La proposta, lo ripeto per l'ultima volta, è articolata in questi termini: atto unilaterale e autonomo dei radicali di conceder

e quel che riteniamo giusto e saggio, non alle BR sia chiaro, ma ai detenuti di Trani e di Palmi in linea con lo spirito e la logica della riforma carceraria. Di concedere cioè a questi detenuti l'esercizio dei loro diritti civili, primo dei quali quello di far sentire le loro ragioni, con quelle motivazioni che De Cataldo ha detto poco fa. Concedere questo che ci sembra in nostro potere, mettere cioè a disposizione strumenti di comunicazione che sono gestiti dai radicali, cioè Radio Radicale e Teleroma 56, perché la voce dei detenuti di Trani e di Palmi possa essere ascoltata e impegnarsi a sollecitare con tutti i mezzi che abbiamo disponibili la TV e la radio di Stato perché facciano lo stesso. Tutto questo però contro la liberazione preventiva del giudice D'Urso. Mi pare che non ci sia possibilità di equivoco. La nostra consapevolezza di concedere appunto quello che è giusto che vada concesso, mi pare lo abbiamo dimostrato quando abbiamo difeso la chiusura del carcere dell'Asinara anche sotto la richiesta

delle BR perché quella chiusura, come questa ``concessione'' che noi facciamo, ci sembrava giusta, era da noi ritenuta giusta e in linea con la logica della nostra Costituzione.

Arriva in questo momento un flash dell'ANSA: la famiglia D'Urso ha appreso la notizia della condanna a morte del magistrato dalla televisione. I parenti del magistrato non hanno ritenuto opportuno commentare in alcun modo il testo dell'ultimo messaggio delle BR. Noi attendiamo di sapere che cosa ha detto una parente di D'Urso. Poi vedremo se è il caso di prendere qualsiasi iniziativa. I radicali si accingono appunto a discutere questo tipo di iniziativa che ho enunciato. Sospendo questo filo diretto, dando l'appuntamento più tardi quando a riunione avvenuta avremo formulato nei termini definitivi la nostra iniziativa.

 
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