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I detenuti di Trani - 1 marzo 1981
LA PELLE DEL D'URSO: (24) Il documento consegnato dai detenuti di Trani ai parlamentari radicali trasmesso da Radio Radicale l'8 gennaio con un preambolo del Partito e del Gruppo parlamentare radicale

SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici". Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato: "Il partito della fermezza stava organizzando e sta tentando un vero golpe, per questo come il fascismo del 1921 ha bisogno di cadaveri, ma questa volta al contrario di quanto è accaduto con Moro è stato provvisoriamente battuto, per una volta le BR non sono servite. La campagna di "Radio Radicale che riesce a rompere il black out informativo della stampa.

("LA PELLE DEL D'URSO", A chi serviva, chi se l'è venduta, come è stata salvata - a cura di Lino Jannuzzi, Ennio Capelcelatro, Franco Roccella, Valter Vecellio - Supplemento a Notizie Radicali n. 3 - marzo 1981)

Il documento consegnato dai detenuti di Trani ai parlamentari radicali trasmesso da Radio Radicale l'8 gennaio con un preambolo del Partito e del Gruppo parlamentare radicale

"In ottemperanza a quanto annunziato ed al pubblico impegno assunto il Gruppo ed il Partito radicale rendono oggi note le condizioni e le rivendicazioni dei detenuti del carcere di Trani, quali sono state rilevate con le visite tuttora in corso dei parlamentari radicali De Cataldo, Spadaccia, Pinto, Stanzani e Teodori. E rendono altresì noto un comunicato del Comitato di lotta dei detenuti di Trani, cioè dei detenuti delle Brigate rosse. A questo documento noi riteniamo inutile e impossibile dare una qualsiasi risposta. Ci occupiamo di politica, ci occupiamo di diritti umani e civili. Il tragico e squallido gioco della guerra non ci riguarda. Riguarda purtroppo coloro che ci credono e lo proclamano, nelle carceri e nel paese, e purtroppo sempre più numerosi e prestigiosi nelle istituzioni. Noi ripetiamo alle BR: liberate D'Urso, senza condizioni. Noi ripetiamo: con chi ricatta, con chi ricatta nel modo più infame, tenendo il grilletto pronto a sparare sulla nuca di una persona non si tratta. E' un rifiuto ch

e si deve a chi crede di essere forte perché può essere assassino, o esserlo già stato, perché corregga questo suo tragico errore. Noi ripetiamo: è per noi titolo di onore non trattare, non aver trattato, non tollerare trattative né da parte dello Stato né di chicchessia. Le Br esse per primo lo sanno. Checché la stampa, specchio fedele del potere corrotto e corruttore, per quanto increduli si possa o si tenti di essere, checché la stampa ne scriva noi non abbiamo trattato la liberazione di D'Urso. Diamo atto a quanti abbiamo incontrato, cui si può riconoscere una qualsiasi rappresentanza delle BR, di aver tenuto con noi un analogo atteggiamento. Con noi non hanno trattato né tentano di trattare. Per questo ripetiamo che il dialogo è non solo possibile, e necessario e tentabile, ma che è forse sul punto di essere avviato, che è forse già avviato. Se così è ne rendiamo grazie ai nostri compagni assassini, bestialmente troppo spesso legati al fascino della morte. Rendiamo noto il documento del Comitato di lott

a del carcere di Trani; lo faranno a Trani i parlamentari Spadaccia, Pinto, Stanzani e Teodori e contestualmente a Roma lo notificherà alla stampa il Gruppo radicale e il Partito".

Il documento di Trani

Bilancio di una settimana di lotte nel campo di Trani.

A tutto il movimento dei proletari prigionieri, a tutte le organizzazioni comuniste combattenti, a tutto il movimento rivoluzionario!!!

1) Il bilancio della ``battaglia di Trani'' non può che essere parziale; quando saranno pienamente visibili tutti gli elementi nuovi, e quando saranno pienamente sviluppati tutti i caratteri già emergenti, cercheremo di definire un bilancio più preciso.

La battaglia di Trani deve essere vista e situata all'interno di una lunga campagna sviluppatasi sul fronte Carceri che, a partire dall'Asinara, Milano, Volterra, Nuoro, ecc., ha trovato nell'azione D'Urso un momento di saldatura e di rapporto dialettico non soltanto con le Organizzazioni Comuniste Combattenti (OCC), ma con l'intero Proletariato Metropolitano.

Questa campagna ha carattere complessivo e di lunga durata, nella quale la nostra battaglia si è inserita come momento più alto di iniziativa del Proletariato Prigioniero, pone con forza il programma di liberazione di questo settore di classe come liberazione di tutti i proletari prigionieri e distruzione di tutte le galere.

La liberazione non è una condizione, ma un obiettivo. Non la regala il nemico ma la si raggiunge solo all'interno di una lotta di lunga durata e attraverso l'organizzazione di tutti i proletari prigionieri, attraverso la conquista di rapporti di forza e di potere, e la creazione di una rete proletaria organizzata in tutto il circuito carcerario.

Per questo la battaglia di Trani va vista come un momento di una campagna più vasta che è ancora in atto come l'esecuzione di Galvaligi sta a dimostrare.

2) Organizzare le masse sul terreno della lotta armata oggi è possibile!!!

La battaglia di Trani sta a dimostrare che è possibile percorrere la strada che va del soddisfacimento dei bisogni proletari alla lotta armata per il Comunismo; che la lotta sui bisogni è già lotta armata, guerra civile in tendenza, che la costruzione di Organismi di Massa Rivoluzionari è già costruzione di potere proletario armato.

3) Questa battaglia è stata il punto più alto di scontro affrontato dal movimento dei proletari prigionieri in stretta unità e relazione con le OCC nel corso della sua lunga lotta.

Detto questo diciamo che occorre andare più avanti. Il dato principale è stato che i proletari prigionieri hanno combattuto per il loro programma; liberazione di tutti i proletari prigionieri, distruzione di tutte le carceri, lotta alla differenziazione, chiusura dell'Asinara e di tutto il circuito speciale. Hanno saputo farlo vivere sia nell'immediato specifico che come proposta e progetto per l'intero settore di classe, sia nei contenuti politici che nella forma militare. Darsi un programma e lottare per esso significa per il proletariato prigioniero uscire dalla propria parzialità, riconoscersi e farsi riconoscere da tutto il proletariato metropolitano come parte integrante dello stesso. Questo programma e questa battaglia sono già diventati patrimonio dell'intero settore di classe, in tutti gli anelli del circuito carcerario, dimostrando come i proletari prigionieri abbiano saputo collegarsi con le lotte del proletariato più in generale e alle iniziative delle OCC, opponendosi in termini di potere ad uno

degli strumenti fondamentali dello Stato: il carcere imperialista.

4) Obiettivo della battaglia è stato: lanciare il programma dei proletari prigionieri, inserendosi nella ``campagna D'Urso'' per concretizzare alcuni dei punti fondamentali del programma; aprire un dibattito politico fra tutte le componenti del proletariato prigioniero e fra tutti i militanti comunisti; costruire, contribuire all'intensificazione e all'estensione della lotta in tutti gli anelli del carcerario.

Per realizzare questi obiettivi è stato necessario mobilitare per concentrare al massimo tutta la forza e l'intelligenza dei proletari prigionieri rinchiusi nel campo, è stato necessario costruire un processo politico e organizzativo che ha portato alla costruzione di un Comitato di Lotta (CdL); è stato necessario dotarsi dell'armamento adeguato.

5) Svolgimento della battaglia. La correttezza di una linea politica che ha saputo affermare la necessità della costruzione in termini politico-militari dell'organizzazione rivoluzionaria delle masse, ha fatto sì che si consolidassero l'unità, la compattezza e la disciplina fra tutti i proletari coscienti; caratteristiche queste che hanno permeato una struttura organizzativa assolutamente clandestina al potere, in grado di occupare completamente la sezione speciale, catturare rapidamente diciotto guardie, costruire ed usare un certo numero di bombe al plastico, ed un armamento di massa adeguato allo scopo, e di respingere i primi attacchi che le guardie in forze sferravano fin dai primi momenti quando ancora l'opera di barricamento delle sezioni non era completata.

Nel corso dell'occupazione stessa questa unità si è andata consolidando attraverso un serrato e ricco dibattito politico e immediatamente concreto, che ha coinvolto tutte le componenti proletarie e politiche. Su questa chiarezza di programma si raggiungeva l'unità politico-militare anche con i compagni del ``Collettivo autonomo'' che da quel momento si riconoscevano nella battaglia come momento della guerra alla differenziazione, ponendosi sul piano della cooperazione nella gestione della battaglia.

Quanto fosse alto il livello di scontro politico insito in questo momento di lotta, è balzato agli occhi di tutti con estrema chiarezza nel momento dell'attacco dei giannizzeri dei corpi speciali, quando cioè lo Stato ha dispiegato il massimo della sua potenza militare nel tentativo di spegnere la famosa scintilla che poteva dar fuoco alla prateria. Infatti, in questa battaglia si è avuto il massimo di volume di fuoco mai dispiegato dallo Stato in dieci anni di guerriglia. La battaglia che è durata più di due ore, è stata condotta a colpi di saponette di esplosivo, di bombe a mano, raffiche di mitra, corridoio per corridoio, cella per cella, scala per scala. Di fronte a questo spiegamento di forze, che ha visto per la prima volta l'uso di elicotteri d'assalto, i proletari prigionieri hanno risposto come potevano con il lancio di molotov e bombe al plastico.

Non meritano nemmeno lo sforzo di una smentita le versioni propagandate dagli scribacchini di regime, i quali con solerte goffaggine trascrivevano le veline dei carabinieri, fantasticando su a noi sconosciuti ``proiettili gomma'', che hanno passato da parte a parte una guardia in ostaggio, due proletari, tutti i muri e le porte del campo. Sul carattere e sulla durata della battaglia sarebbe bastato intervistare un qualsiasi proletario di Trani per avere notizie più precise. Del resto comprendiamo benissimo come la gestione giornalistica della battaglia avesse come scopo il ricompattamento delle contraddizioni interne al campo nemico e come queste invece siano state ancor più acute dalla pronta e determinata mobilitazione dei proletari prigionieri di Trani, nonostante i sanguinosi e ``feroci pestaggi'' successivi alla battaglia; nonché dalla tempestiva e precisa rappresaglia attuata dalle BR a Roma, che ha rafforzata ancor più l'unità dialettica tra i proletari prigionieri e le organizzazioni rivoluzionarie.

Infatti il Morale dei proletari prigionieri di Trani è estremamente alto e l'unità di questi è ulteriormente cementata nella lotta che tutti i prigionieri stanno portando avanti per imporre il ripristino totale degli spazi di socialità interna e con l'esterno precedenti la battaglia. Questa lotta immediata ha già in sé gli elementi per il suo superamento in quanto diretta ad un ulteriore ribaltamento dei rapporti di forza a nostro vantaggio, per la ripresa e l'attuazione delle parole d'ordine del ``cartello D'Urso''.

A chiunque si era illuso che un intervento armato, pestaggi omicidi, la notte all'aperto fatta trascorrere ai prigionieri dopo il massacro, la pratica propria dei mercenari del saccheggio dopo la battaglia, il rogo dei libri (di nazista memoria), potessero fiaccare l'antagonismo irriducibile e la combattività dei proletari in lotta, abbiamo già dimostrato con le iniziative di questa settimana di essere capaci di annullare di fatto la direzione del Campo, obbligando il ministero a dirigere direttamente un Campo come quello di Trani, anche per risolvere questioni d'ordinaria amministrazione.

La portata politica di una battaglia come questa non si conclude oggi e non può essere circoscritta alla mura di questo Campo; anzi vive già nella coscienza di tutti i proletari prigionieri, e sarà fatta viaggiare e vivere in ogni punto del circuito carcerario.

Far vivere l'esperienza di Trani nell'intero circuito significa rilanciare i contenuti racchiusi nelle parole d'ordine del ``cartello D'Urso'' e articolarle secondo quelle che sono le esigenze, i bisogni, le tensioni di ogni singola situazione, significa farsi carico di far emergere le tensioni reali e porle in relazione con i contenuti del Programma Immediato nel Carcerario, in modo da saldarne il carattere antagonista e contribuire al rafforzamento politico e organizzativo del movimento dei proletari prigionieri.

Organizzare la liberazione dei proletari prigionieri.

Smantellare il circuito della differenziazione.

Costruire e rafforzare gli organismi di massa rivoluzionari del proletari prigionieri.

Occupare gli spazi politici aperti nel carcerario da quest'ultima campagna.

Trani, 5 gennaio 1981

"Comitato di Lotta dei proletari prigionieri di Trani"

 
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