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Partito radicale - 1 marzo 1981
LA PELLE DEL D'URSO: (30) L'appello del Partito e del Gruppo parlamentare radicale ai giornali, agli editori, ai direttori, ai redattori, ai lavoratori della stampa. A tutti e a ciascuno (11 gennaio)

SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici". Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato: "Il partito della fermezza stava organizzando e sta tentando un vero golpe, per questo come il fascismo del 1921 ha bisogno di cadaveri, ma questa volta al contrario di quanto è accaduto con Moro è stato provvisoriamente battuto, per una volta le BR non sono servite. La campagna di "Radio Radicale che riesce a rompere il black out informativo della stampa.

("LA PELLE DEL D'URSO", A chi serviva, chi se l'è venduta, come è stata salvata - a cura di Lino Jannuzzi, Ennio Capelcelatro, Franco Roccella, Valter Vecellio - Supplemento a Notizie Radicali n. 3 - marzo 1981)

L'appello del Partito e del Gruppo parlamentare radicale ai giornali, agli editori, ai direttori, ai redattori, ai lavoratori della stampa. A tutti e a ciascuno (11 gennaio)

"Vi supplichiamo di riflettere. Decidete poi. Nessuno dei fatti sui quali si fonda il rifiuto di pubblicare i documenti di Palmi e di Trani è vero; ogni fatto cui ci si riferisce è falso. Se così è e così restasse ogni decisione non potrebbe che essere cieca e sbagliata. Vi supplichiamo di riflettere.

Ecco i fatti:

1) Le BR "non" hanno giocato al rialzo nel loro infame ricatto. All'opposto hanno compiuto passi sostanziali. Avevano chiesto la chiusura e lo smantellamento del circuito intero delle carceri di massima sicurezza. Si sono accontentati del fatto che veniva ultimato lo sgombero già deciso dell'Asinara. Avevano chiesto con il comunicato N. 8 che fossero pubblicati dalle carceri, alla Rai-TV e in tutta la stampa. Ora hanno ridotto la richiesta alla integrale pubblicazione sui "maggiori quotidiani".

Avevano parlato di "sospensione della pena" e ora annunciano invece "il rilascio" di D'Urso.

E' falso quindi che si giustifichi la non pubblicazione per il "gioco al rialzo", che potrebbe proseguirsi, da parte delle BR.

2) La pubblicazione dei due comunicati "non" costituisce un precedente. Voi sapete che da anni, in particolare dalla strage di via Fani, la stampa ha spesso pubblicato e illustrato documenti strategici, comunicati ultimativi, delle BR. Quanto alla stampa settimanale, a cominciare dall'"Espresso", dal 1968 ad oggi, ogni gruppo violento, di qualsiasi tipo, si è visto oggetto di una continua informazione politica, negata alle minoranze politiche democratiche e nonviolente. Noi siamo stati soli nel denunciare questo folle errore, a lungo. D'Urso è stato sequestrato prima che chiunque parlasse di black-out. Il Comunicato N. 8 è stato emesso "prima" che si parlasse di black-out. Farlo valere "ora", nel momento in cui la pubblicazione delle sei cartelle dei due comunicati può determinare quasi certamente la vita o la morte di D'Urso, equivale a volere che D'Urso sia assassinato. Se si trattasse davvero di un precedente saremmo contro la pubblicazione. Si tratta invece d'un ultimo atto, di transizione, sulla linea e

ditoriale vigente fino a ieri. D'un atto dovuto a D'Urso e all'onestà intellettuale e giornalistica.

3) Come ha dichiarato ieri sera Leonardo Sciascia, si tratta di "mettere con le spalle al muro le BR". Di lasciarli soli con le tremende e infami responsabilità che si sono assunte. O di unirsi a loro, per uccidere, con argomenti uguali e opposti. Dietro la truculenta prosa di certuni, dietro il loro invocare principi eterni e apocalissi, c'è - a volte perfino esplicita - la convinzione che il cadavere di D'Urso sia necessario alla loro causa.

Dietro la prosa di certuni, degli Scalfari e dei Valiani, c'è la condanna a morte di D'Urso, senza nemmeno le condizioni poste dagli assassini delle Brigate Rosse. Forse perché gli Scalfari, oltre tutto, hanno lucrato e lucrano, come azionista dell'"Espresso" sulle indirette "collaborazioni" antiche dei Senzani e altri consimili.

Vi supplichiamo di riflettere. Di decidere. Le ore stanno per scoccare, per scadere.

Di tutti gli atteggiamenti, la vile fermezza nell'immobilità e nell'evasione, o nel silenzio, sarebbe il peggiore. Sarebbe mortale.

GRUPPO PARLAMENTARE RADICALE

PARTITO RADICALE

 
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