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Notizie Radicali - 28 maggio 1982
Est dossier (1):Il nostro internazionalismo

SOMMARIO: Negli articoli che seguono, valutazioni e cronaca dell'azione diretta nonviolenta organizzata dal Partito radicale il 19 aprile 1982 a Mosca, Praga, Berlino Est, Sofia, Bucarest, Budapest, cui partecipano decine di militanti radicali provenienti da vari paesi d'Europa. L'idea, nata all'indomani del colpo di Stato del Generale Jaruzelski, si sviluppa sulla denuncia dell'oggettiva convergenza delle politiche dei paesi dell'Est e dell'Ovest contro il Sud del mondo. L'internazionalismo radicale parte proprio dalla denuncia dell'assenza, culturale e politica, di fronte alle grandi scelte economiche e politiche, d'idealità e identità da compiere in un'epoca di mutamento. Una situazione simile a quella degli anni '30, quando le democrazie divennero dittature di massa, i nuovi mezzi di comunicazione e di cultura servi ignobili ed orrendamente potenti, e le speranze furono travolte: tutte, quelle di Gentile, Peguy, Durruti, Zaniboni. Oggi, di fronte all'olocausto per fame e miseria di milioni di persone, no

n si può restare inerti. La vita, la pace, la verità si costruiscono con la vita, la pace, la verità; se s'imboccano altre strade, l'approdo non potra' che essere, come ieri la Spagna di Franco, quello di un nuovo Viet-Nam. Lew armi radicali: l'azione militante e la nonviolenza. La rivendicazione radicale, nei paesi del "socialismo reale", e' quella dei socialisti di ieri: vita, pane, pace.

(NOTIZIE RADICALI N. 6, 28 maggio 1982)

Il quadro è ancora una volta chiarissimo. A fronte delle urgenti scelte, delle grandi scelte economiche, politiche, d'idealità e d'identità da compiere in questa epoca di mutamento, sempre che non esistano risposte, che non esita alcuna forza culturale e politica, tra quelle che oggi spartiscono potere ed impotenza, capace di fornirle. Non solo in Europa, ma nel mondo intero. E' una situazione che abbiamo già visto: mai come negli anni venti e trenta vi erano possibilità reali, energie, capacità che potessero essere messe a disposizione per cambiare l'ordine delle cose. La disponibilità dei mezzi di comunicazione, che aprivano alla cultura e alla gente le più ampie possibilità di comunicare; il profondo rinnovamento che attraversava ogni forma ed ogni livello dei processi del sapere; la partecipazione di ogni strato sociale agli sviluppi di questo possibile rinnovamento; le nuove democrazie, i nuovi stati. Bisognava, urgeva trovare nuove modalità di investimento di questi tesori, urgevano scelte reali di rin

novamento; indicazioni capaci e precise per il corso di queste forze.

Nelle scelte che vennero compiute c'erano solo radici di distruzione. Le democrazie si trasformarono in dittature di massa, in cui i mezzi di comunicazione e cultura divennero servi ignobili ed orrendamente potenti; le speranze, anche le migliori, furono stravolte in morte e disperazione. Tutti, da Gentile a Peguy, da Durruti a Zaniboni agivano nella previsione della sconfitta delle loro idee. Ed i pochi che ancora trovavano la forza per resistere lo facevano portando al massacro insieme con i loro corpo le loro speranze.

Anche oggi, di fronte all'olocausto di quelle centinaia di migliaia di persone che ogni giorno vengono sterminate, con la fame, delle nostre scelte economiche e politiche; di fronte alle decine di guerre che uccidono dal polo sud alle porte dell'Europa italiani come inglesi come argentini; di fronte a questa strage di Vita e di Pace, pari solo alla strage di Verità compiuta dai grandi mezzi di comunicazione, non si deve restare inerti. Non è possibile; ne va della sopravvivenza di tutti.

Tale sopravvivenza non può dunque essere affidata ai metodi che abbiamo già visto naufragare in un buio che è fra i peggiori della nostra storia. Va detto con il massimo rispetto per il rigore, pur suicida, con cui ad esempio i compagni delle Brigate Internazionali o quelli di Via Rasella uccidevano o si facevano uccidere; le nostre scelte sono e saranno diverse.

La Pace, la Vita, la Verità si costruiscono con le armi della Pace, della Vita e della Verità. Se s'imboccano altre strade si va verso la Spagna di Franco e verso il Viet-Nam di oggi; nessuno sa indicare possibilità diverse, altre.

L'azione militare e nonviolenza sono le nostre armi. Oggi come mai è necessario "non mollare" di fronte ad una situazione drammatica che i potenti della terra, con le loro scelte folli di riarmo e, peggio, con le false trattative di disarmo bilanciato spingono verso una direzione di cui i risultati sono Polonia, Afghanistan, Salvador.

Davanti alle scelte, alle grandi scelte politiche, economiche, d'idealità che devono essere fatte, occorre fornire indicazioni diverse, capaci di creare e governare speranza e progresso, per "non mollare", armati dell'arsenale nonviolento della disubbidienza civile e dalle azioni dirette nonviolente; il nostro corpo (invece del cadavere dell'altro) alla nostre idee ed alle speranze di tutti; capaci di un internazionalismo che consiste nell'essere rigorosamente attivi là dove è necessario con fatti ed azioni di pace; forti di tutto questo noi radicali, pacifisti, idealisti con i piedi per aria; unici e soli rispetto a chi ciancia del missile tale o della solidarietà tal'altra, siamo andati a chiedere a quelli del "socialismo reale" il diritto dei socialisti di ieri: Vita, Pane, Pace.

Abbiamo diviso le galere in cui non possono imprigionare le loro stesse speranze. Abbiamo diviso il loro pane - come il pane della verità e della informazione - non solo con chi ha ricevuto il nostro messaggio ma anche con i nostri stessi carcerieri. Abbiamo fornito base militante per il nuovo internazionale radicale di cui la battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo rappresenta oggi il momento più alto. Il quadro è ancora una volta dunque, come bisogna che sia, chiarissimo.

 
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