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Cicciomessere Roberto - 1 luglio 1982
L'ITALIA ARMATA: Capitolo 19 - Prima nota di variazione

SOMMARIO: Riduzioni estremamente modeste per il 1982, sia per le spese di competenza che di cassa, che tuttavia, se si eccettuano le acquisizioni di naviglio per la Marina, sono solo apparenti. Restando fermi i programmi di riarmo si avrà invece un aggravio di costi, e quindi delle spese future. - Il ministro Lagorio ha di fatto solo dilazionato la spesa, perpetrando così un'altra truffa ai danni del Parlamento, che infatti rischia di autorizzare per il futuro i pesanti aggravi di spesa derivanti dalle revisioni di prezzi conseguenti al prolungamento del programma. - Per non rinunciare ai programmi di »ammodernamento Lagorio ha lanciato una campagna terroristica fondata sul ricatto occupazionale. 9000 operi andrebbero in cassa integrazione e per essi sarebbero pagati dalla comunità nazionale 122 miliardi. Questo significa che le modeste riduzioni effettuate si concreteranno in una perdita secca. Questo punto di vista, basato sulla manipolazione delle cifre, è stato fatto subito proprio dagli industriali del

la guerra. - Nel 1982, in termini reali, la spesa aumenterà di otto punti. Sempre in termini reali, anche dopo la nota di variazione arrecante pretese diminuzioni, le previsioni di cassa per il 1982 assegnano alla rubrica 12 il 12,9% in più rispetto al 1981. Inoltre il capitolo 4011 aumenta dello 0,97% e il capitolo 4051 del 15,2%. Soltanto per il settore navale si ha una riduzione, rispetto all'81, del 15,5%. - Contrariamente a quanto sostengono d'accordo Lagorio e gli industriali, nel 1982 non vi sarà una contrazione del fatturato, e inoltre non è affatto vero che eventuali contrazioni di fatturato provochino proporzionali contrazioni nell'occupazione. - Due altri sono i fattori che minacciano il fatturato: l'insostenibilità del volume globale di spesa per gli armamenti, e la riduzione della domanda estera per l'arrivo sul mercato di nuovi produttori, come il Brasile, che praticano prezzi stracciati avendo bassissimi costi di produzione. - Di qui la necessità di ricercare alternative civili alla produzione

militare, anziché continuare a mantenere faraonici e insostenibili programmi di riarmo. - Gli effetti perversi che produce il processo di riarmo rende urgente la rottura traumatica dell'escalation della spesa militare. - Sintomatico che le riduzioni, benché fittizie, non siano estese alle spese di tipo clientelare e discrezionale. - Alcune delle riduzioni, come quelle per il settore navale, appaiono suggerite dall'interesse di privilegiare nuove commesse e nuovi contratti con aziende non beneficiate dal precedente ministro. Si tratterebbe di »nuovi affari per migliaia di miliardi, che ovviamente potrebbero produrre congrui utili politici. - Il terrorismo di Lagorio miete successo in sede di Commissione difesa del Senato. - La pericolosissima menzogna della »soglia nucleare ".

("L'ITALIA ARMATA" - Rapporto sul ministero della guerra - di Roberto Cicciomessere - Gammalibri, Milano, luglio 1982)

Solo in apparenza la spesa militare è ridotta del 3,3%

Con nota di variazione alla tabella 12 dello stato di previsione del Ministero della difesa, la spesa globale per competenza viene ridotta di 170 miliardi, quella delle previsioni di cassa di 320 miliardi. Lo stato di previsione per il 1982 del Ministero della difesa scende da 10.148.974,5 milioni a 9.978.974,5 milioni, con una riduzione dell'1,7%.

Le autorizzazioni di cassa scendono da 10.005.370,9 milioni a 9.685.370,9 milioni, con una riduzione del 3,3 per cento.

Le riduzioni sono state effettuate nei capitoli 1872

(Spese per la manutenzione: - 50 miliardi nelle previsioni di cassa), 4011 (armamento esercito: - 55 miliardi nelle previsioni di competenza, - 88 miliardi nelle previsioni di cassa), 4031 (armamento marina: - 55 miliardi nelle previsioni di competenza, - 88 miliardi nelle previsioni di cassa), 4051 (armamento aeronautica: - 55 miliardi nelle previsioni di competenza, - 89 miliardi nelle previsioni di cassa), 7231 (assistenza al volo: - 5 miliardi nelle previsioni di competenza, - 5 miliardi nelle previsioni di cassa).

E' questa una riduzione piuttosto modesta che non consente di modificare il giudizio negativo sul bilancio di previsione della difesa. Come del resto avevamo dimostrato nel primo capitolo, anche solo per corrispondere all'impegno di incremento, a valori costanti, del 3% annuo dal 1978, sarebbe stato necessario un taglio alle spese di competenza di circa 1.200 miliardi.

Le riduzioni proposte dal Governo servirebbero a compensare gli »aumenti da iscrivere nello stato di previsione del Ministero di Grazia e Giustizia, nonché per il finanziamento della Cassa artigiani e dell'Azienda autonoma di assistenza al volo .

Vediamo ora nel dettaglio come ha inciso la riduzione nelle grandi articolazioni del bilancio.

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TABELLA N. 50

Confronto delle previsioni di cassa e di competenza (tra parentesi) per gli anni 1981 e 1982 (con le variazioni proposte), in miliardi di lire:

1981 1982 incremento %

a) Totale generale 7.370 (7.500) 9.685 (9.979) 31,4 (33,0)

b) Difesa nazionale 6.046 (6.160) 7.777 (8.096) 28,6 (31,4)

c) Spesa armamenti 2.273 (2.467) 2.842 (3.106) 25,0 (25,9)

d) Personale dif. naz. 2.246 (2.298) 3.144 (3.176) 38,8 (38,2)

c/b in % 37,6 (40,0) 36,5 (38,3)

d/b in % 37,4 (37,3) 40,4 (39,2)

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Per comprendere le variazioni rispetto allo stato di previsione inizialmente proposto è necessario confrontare questa tabella con quella realizzata sulla base delle previsioni iniziali di bilancio.

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TABELLA N. 51

Confronto delle previsioni di cassa e di competenza (tra parentesi) per gli anni 1981 e 1982 (senza le variazioni proposte) in miliardi di lire

1981 1982 incremento %

a) Totale generale 7.370 (7.500) 10.005 (10.148) +35,7 (35,3)

b) Difesa nazionale 6.046 (6.160) 8.092 (8.261) +33,8 (34,1)

c) Spesa armamenti 2.273 (2.467) 3.157 (3.271) +38,9 (32,5)

d) Personale dif. naz. 2.264 (2.298) 3.144 (3.176) +38,8 (38,2)

c/b in % 37,6 (40,0) 39,0 (39,6)

d/b in % 37,4 (37,3) 38,8 (38,4)

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Rispetto alle previsioni iniziali, l'incremento 1982/1981 della spesa iscritta nello stato di previsione del Ministero della difesa del bilancio variato diminuisce di quattro punti per quanto riguarda le previsioni di cassa di poco più di due punti per quanto riguarda la previsione di competenza.

Naturalmente più sensibile è la riduzione della percentuale d'incremento rispetto al 1981 nelle spese per armamenti: circa 14 punti per le previsioni di cassa e circa 7 punti per le previsioni di competenza.

Analizziamo ora come ha inciso la riduzione di previsione di spesa nei tre capitoli concernenti l'ammodernamento dei mezzi delle tre Forze Armate.

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TABELLA N. 52

Confronto delle previsioni di cassa e di competenza (tra parentesi) per gli anni 1981 e 1982 (con le variazioni proposte), in miliardi di lire:

1981 1982 incremento %

Totale rubrica 12 1.554 (1.725) 2.036 (2.253) 31,0 (30,6)

cap. 4011 (EI) 410 (474) 481 (484) 17,3 (2,1)

cap. 4031 (MM) 420 (454) 412 (440) -1,1 (-3,1)

cap. 4051 (AM) 573 (601) 766 (792) 33,7 (31,8)

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Anche in questo caso facciamo il confronto della tabella precedente con quella realizzata sulla base delle iniziali previsioni di spesa.

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TABELLA N. 53

Confronto delle previsioni di cassa e di competenza (tra parentesi) per gli anni 1981 e 1982 (senza le variazioni proposte) in miliardi di lire:

1981 1982 incremento %

Totale rubrica 12 1.554 (1.725) 2.301 (2.418) +48,0 (40,1)

cap. 4011 (EI) 410 (474) 569 (539) +38,7 (13,7)

cap. 4031 (MM) 120 (454) 500 (495) +19,0 (9,0)

cap. 4051 (AM) 573 (601) 855 (847) +49,1 (40,9)

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Le maggiori riduzioni di incremento si registrano nella spesa per l'acquisizione di naviglio per la Marina che vede diminuire gli stanziamenti rispetto agli anni precedenti. Ma la riduzione non solo è apparente ma, restando fermi i programmi di riarmo, si trasformerà in un aggravio dei costi d'acquisizione dei sistemi d'arma e quindi delle spese future.

Lagorio non ha ridotto i programmi di riarmo

Il Ministro della Difesa Lagorio non ha infatti ridotto i programmi di riarmo, sia quelli associati alla legge promozionale, che quelli di »bilancio ordinario , come la logica vorrebbe, ma ha solo dilazionato la spesa. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una truffa perpetrata ai danni dal Parlamento che, se non riuscirà ad imporre la rinuncia a qualche sistema d'arma, rischia di autorizzare, per il futuro, pesanti aggravi della spesa derivanti dalle revisioni prezzi conseguenti al prolungamento dei programmi. Se quindi anche il governo ha riconosciuto l'insostenibilità dei programmi di spesa per la difesa, s'impone con urgenza un ridimensionamento dei programmi di riarmo che tenga conto delle reali proiezioni di spesa per questi settori.

Ma dobbiamo tenere conto che non solo il Ministro della difesa non intende rinunciare ai programmi di »ammodernamento , ma ha lanciato una campagna »terroristica , naturalmente fondata sul solito ricatto occupazionale, che è necessario subito denunciare e contestare. Afferma infatti Lagorio nell'intervista concessa al »Messaggero del 4 marzo 1982 che »il salasso è grave, nel 1982 9.000 operai andranno in cassa integrazione e a tal fine la comunità nazionale pagherà 122 miliardi. I tagli quindi, non sono un risparmio ma una perdita secca. Il Tesoro quindi sa che mi sono riservato di sollevare l'intera questione in Parlamento .

Queste valutazioni catastrofiche sono riprese integralmente da un articolo apparso sul »Sole 24 Ore del 22 gennaio 1982, chiaramente ispirato dall'industria bellica e dall'Amministrazione della difesa. Riportiamo la tabella riassuntiva delle stime apparsa sullo stesso quotidiano:

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TABELLA N. 54

Settore Decurtaz. Diminuz. Dip. non Onere cassa in-

in miliardi ore pro- occupati tegrazione in

di lire duttive miliardi di lire

Aeronautica 60 1.200.000 1.600 22

Cantieristica 46 1.050.000 1.400 18

Elicotteristica 22 435.000 600 8

Elettronica 92 2.400.000 3.200 44

Meccanica 77 1.615.000 2.200 30

TOTALE 297 6.700.000 9.000 122

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Le stime proposte dagli industriali della guerra e, concordemente, da Lagorio, sono basate su presupposti inconsistenti e su inammissibili manipolazioni delle cifre. Vediamo perché. Prima di tutto, eventuali riduzioni della manodopera dovrebbero verificarsi - semmai lo dovessero - solo nel caso in cui si realizzasse una riduzione della domanda da parte della Amministrazione della difesa per il 1982 rispetto all'anno precedente.

Ma non è così poiché, dopo le variazioni di bilancio, le previsioni di cassa per le spese di armamento ammontano a 2.482 miliardi, contro i 2.273 del 1981. L'aumento è del 25% in valori correnti e del 7,8% in moneta costante (inflazione 1982 = 16%). Quest'ultima stima può essere messa in discussione solo da una pubblica affermazione di Lagorio sull'impraticabilità dei propositi di riduzione del tasso d'inflazione annunciati e quantificati dal governo Spadolini.

In termini reali la spesa aumenta di otto punti

Dal momento che - come abbiamo già visto nel capitolo dedicato ai rendiconti dello stato - la spesa effettiva nel 1980 e nel 1981 per gli armamenti ha pressoché coinciso con le previsioni di cassa, è legittimo affermare che nel 1982 la spesa aumenterà, in termini reali, di circa otto punti. Alla luce di questi dati è semmai possibile parlare di mancate assunzioni ma non di licenziamenti. Sempre dopo la nota di variazione e sempre in termini reali, le previsioni di cassa del 1982 assegnano alla rubrica 12 (ammodernamento e rinnovamento della difesa) il 12,9% in più rispetto all'anno precedente. Il capitolo 4011 (EI) aumenta dello 0,97%, il capitolo 4051 (AM) del 15,2%.

L'unica forza armata che subisce obiettivamente una riduzione degli stanziamenti, sempre in termini reali, è la Marina che vede una riduzione della somma iscritta nel cap. 4031 rispetto all'anno precedente del 15,5%.

Questa riduzione ci consente di spiegare il battage pubblicitario e allarmistico organizzato sulla misteriosa vicenda del sommergibile sconosciuto che sarebbe entrato nelle acque patrie del golfo di Taranto.

Sempre secondo il »Sole 24 Ore il taglio della spesa conseguente alla nota di variazione inciderebbe per 60 miliardi nel settore aeronautico e per 22 miliardi in quello elicotteristico. A questo proposito proviamo a fare un raffronto: nel 1980, 40.700 addetti all'industria aeronautica hanno fatturato - secondo l'Aia (Associazione industrie aerospaziali) - 1.500 miliardi. Il fatturato pro-capite è quindi di 36,85 milioni di lire.

In lire 1980 gli 82 miliardi (60 + 22) del taglio operato nel settore aeronautico ed elicotteristico corrispondono a 59,5 miliardi che, divisi per il fatturato pro-capite già indicato, corrispondono a 1.600 occupati. Secondo questo troppo schematico calcolo si verificherebbe la mancata assunzione di 1.600 lavoratori e non di 2.200 (1.600 + 600) come indicato dalla tabella di »Sole 24 Ore .

Ma in ogni caso non è vero che una contrazione del fatturato - che nel 1982 non si verificherà, a meno di una caduta della domanda estera, giacché, come abbiamo già visto, la domanda interna aumenta di otto punti in termini reali - debba provocare una contrazione addirittura più che proporzionale degli occupati.

Vediamo a questo proposito alcuni esempi: l'Oto Melara è passata - in valori correnti - da 168,5 miliardi di fatturato nel 1978 a 160 miliardi nel 1980 con un aumento degli occupati da 2.451 unità lavorative a 2.473; il fatturato della Oerlikon italiana è sceso, tra il 1978 e il 1980, in termini reali, del 53%, mentre l'occupazione e passata da 1.105 a 1.056 unità. Se per quest'ultima azienda fossero stati utilizzati i criteri indicati dal giornale della Confindustria, il risultato della riduzione di fatturato avrebbe dovuto provocare il dimezzamento degli occupati.

Ma a prescindere dalle precedenti considerazioni, diviene sempre più attuale la ricerca di alternative civili alla produzione militare in considerazione delle prevedibili contrazioni di fatturato connesse all'insostenibilità del volume di spesa globale per gli armamenti proposto dall'Amministrazione della difesa e della altrettanto prevedibile riduzione della domanda estera conseguente all'ingresso nel mercato degli armamenti di paesi in via di sviluppo, come il Brasile, che, in un futuro molto vicino, sostituiranno l'Italia nel ruolo di assemblatori di sistemi d'arma concepiti all'estero, con minori costi di produzione.

Di contro, l'assenza di piani di conversione civile dell'industria bellica, riproporrà in modo drammatico la questione occupazionale e quindi le spinte al mantenimento dei faraonici programmi di riarmo.

La dilatazione dei tempi di esecuzione dei programmi rappresenta solo un modo per raggirare l'opinione pubblica, che però aggrava la situazione industriale, peraltro procastinando in modo pericoloso la verifica e la presa d'atto della incompatibilità dei programmi di spesa con le risorse del paese e del sovradimensionamento delle strutture militari italiane.

Gli effetti perversi del processo di riarmo

Prende corpo, da queste considerazioni, la preoccupazione sugli effetti perversi, anche sul piano economico, del processo di riarmo e di sofisticazione dei sistemi d'arma che per ora è avvertita solo da pochi circoli antimilitaristi europei. Fungono infatti da moltiplicatori esponenziali dei costi da una parte l'incapacità strutturale dell'industria militare a subire flessioni della domanda interna a causa della rigidità, della mancata diversificazione della sua catena produttiva e della presenza di una accentuata crisi in alcuni comparti industriali - per esempio quello cantieristico - convertiti congiunturalmente alla produzione bellica; dall'altra, la rincorsa dell'organismo militare dei cosiddetti »livelli minimi di efficienza difensiva che sono o assolutamente astratti e indeterminati o meccanicamente mutuati da quelli di paesi che svolgono un ruolo »imperiale ben definito.

L'estrema pericolosità del processo economico messo in atto con le leggi promozionali rischia, anche solo considerando la sua incompatibilità con la disponibilità di risorse del Paese e con la domanda di benessere sociale, di provocare gravissimi conflitti sociali e la tentazione di »risolverli con la forza.

La rottura traumatica di questa escalation, quasi automatica, della spesa militare s'impone con urgenza. A questo fine solo il rafforzamento delle controspinte disarmiste e unilateraliste può contrapporre ai solidi »bisogni produttivi del complesso militare-industriale gli altrettanto solidi »bisogni di vita di una opinione pubblica consapevole dei rischi d'estinzione della specie umana connessi al prevalere delle politiche militariste.

Ancora due osservazioni sui possibili moventi »politici della scelta di concentrare essenzialmente su soli tre capitoli il taglio di spesa.

Se infatti dobbiamo ribadire che le riduzioni di stanziamento per gli armamenti sono assolutamente fittizie in assenza di un corrispondente ridimensionamento dei programmi di »ammodernamento , nel contempo non possiamo nascondere il nostro sospetto sulla decisione di non distribuire i tagli su un numero più vasto di capitoli relativi a spese non obbligatorie, e in particolare su quelle poste di bilancio di tipo clientelare e discrezionale. La determinazione di ridurre i trasferimenti all'industria bellica sembra infatti motivata dalla speranza di provocare dure reazioni sia da parte della corporazione degli industriali della guerra che da parte delle organizzazioni sindacali, e cioè da »poteri che hanno la forza di rimettere in discussione le scelte del Governo.

Le prime reazioni del giornale della Confindustria sembrano avvalorare questo dubbio.

Il secondo sospetto riguarda la scelta di »penalizzare la Marina con una riduzione dello stanziamento iscritto nel capitolo 4031, rispetto al 1981, del 3,1%.

Se infatti fosse confermata la notizia sull'intenzione del Ministro della difesa di »scaricare la riduzione su quella parte di stanziamento relativa ai programmi di ammodernamento autorizzati dalla legge »promozionale , lasciando invece intatta quella parte connessa ai cosiddetti »programmi ordinari mai autorizzati dal Parlamento, apparirebbe chiaro l'interesse di Lagorio di privilegiare le nuove commesse e i nuovi contratti con aziende non già »beneficiate dal precedente ministro.

Si tratta cioè di nuovi »affari per migliaia di miliardi che possono essere assegnati a questo o quel cantiere navale italiano, con immaginabili utili »politici , elettorali per il partito del Ministro che ha effettuato la scelta.

Mentre per gli altri programmi di armamento gli aggiudicatari delle commesse sono sostanzialmente predeterminati dalla natura monopolitica delle aziende aeronautiche e meccaniche, nel settore navale più vasta è la concorrenza fra i cantieri (si fa riferimento alla localizzazione dei cantieri e non alle Aziende cantieristiche che sono concentrate nelle mani di pochi »padroni , pubblici o privati), anche in relazione alla crisi di questo comparto industriale.

Solo così è possibile spiegare la riduzione dell'attività contrattuale del Comitato per la »legge navale che ha provocato una corrispondente riduzione del fabbisogno di bilancio da 338 a 276 miliardi negli anni 1981-1982. Il fabbisogno dei programmi »ordinari è invece passato, sempre negli anni 1981-1982, da 110 a 218 miliardi.

Natura affaristica delle scelte militari di Lagorio

Queste considerazioni ci costringono a rileggere, anche alla luce della natura affaristica della politica dei partiti di governo, le scelte militari del nostro Paese.

Così come nella scelta del C-130 Hercules hanno pesato più le bustarelle della Lockheed che le convenienze strettamente militari del nostro paese, anche per gran parte dei nuovi sistemi d'arma che abbiamo analizzato in questa relazione di minoranza l'incidenza sul processo decisionale delle convenienze delle aziende-partito e dei loro profitti è preponderante rispetto alle esigenze difensive.

Diversamente dal passato, per questi prodotti dell'industria bellica nazionale non si ripeterà la fortunata opportunità di trovare, su una relazione di una commissione del Congresso Usa, le prove della corruzione che consentano di mandare in galera, magari solo per poche settimane, un ministro della difesa.

L'azione terroristica del Ministro Lagorio e della Confindustria sulle modeste riduzioni della spesa della Difesa ha riscosso un primo successo nella Commissione difesa del Senato che, in data 17 febbraio 1982, ha espresso parere contrario alla Nota di variazione presentata dal Governo (allegato n. 19.1).

Il parere, redatto dal senatore Giusti, riprende integralmente i dati allarmistici pubblicati dal quotidiano »Sole 24 Ore , aggiungendo che il taglio proposto »non consentirebbe di tener fede ad impegni assunti in sede Nato e contraddirebbe alla esigenza di un rafforzamento delle forze convenzionali europee (per contrastare il crescente abbassarsi della pericolosa soglia nucleare e rendere possibile l'auspicato negoziato globale per la limitazione delle armi atomiche) .

Abbiamo già dimostrato nel secondo capitolo la falsità delle affermazioni secondo cui il nostro paese non avrebbe tenuto fede all'impegno d'incremento annuo del bilancio della difesa, in termini reali del 3% (il bilancio è esuberante di circa 1.200 miliardi). Per quanto riguarda invece la questione della »soglia nucleare ci troviamo di fronte ad una menzogna pericolosissima. Impedisce infatti di prendere atto che la dottrina della »risposta flessibile adottata dalla Nato comporta, sin dall'inizio, l'uso delle munizioni atomiche »tattiche per contrastare l'avanzata del »nemico . Sin dall'inizio è prevista, per esempio l'esplosione delle mine atomiche collocate sul Carso e l'abbandono del territorio di Trieste. Proprio in relazione agli effetti devastanti dell'uso di munizioni nucleari »convenzionali nel teatro europeo, la Nato (e la Francia) ha avviato la produzione delle bombe nucleari a radiazioni potenziate »N e delle archi chimiche (cap. n. 10) per rendere »accettabile una guerra »limitata in Europ

a.

Sempre a proposito dei tagli, appare sconcertante la posizione assunta dal Ministro socialista Lagorio che, nella seduta della Commissione Difesa del Senato, il 17 febbraio 1982, ha affermato che »tali tagli sono stati deliberati con avviso contrario del Ministro della Difesa (allegato n. 19.2).

Correttezza vorrebbe che un ministro che non condivide le decisioni relative al documento programmatico centrale del Governo, e cioè il Bilancio dello Stato, si dimetta. In ogni caso non crediamo che la storia del Parlamento italiano abbia mai conosciuto un comportamento volgare come quello di Lagorio che non ha avuto neppure la dignità di astenersi dal partecipare alle riunioni di Commissione dove veniva discussa la nota di variazione presentata dal Governo, ma ha invece sollecitato, in quella sede, la maggioranza ad esprimere un parere contrario ad un disegno di legge presentato dai ministri Andreatta e La Malfa.

Presentandosi alla Commissione Difesa della Camera dei deputati, il Ministro Lagorio ha ripetuto, seppur con minore convinzione, le stesse lamentazioni sui tagli. Ma la novità è stata la presentazione dei programmi di riarmo cosiddetti »di bilancio ordinario che inutilmente erano stati richiesti dalle opposizioni. Questi documenti che alleghiamo (allegati n. 19.3; 19.4; 19.5) riservano molte sorprese.

Innanzi tutto sconvolgono la distribuzione degli stanziamenti fra i programmi associati alle leggi promozionali e i programmi ordinari, modificando anche la modulazione della spesa indicata negli allegati al bilancio del 1982. E' una dimostrazione dell'assoluta inattendibilità delle previsioni di spesa proposte dal Governo. Vediamo come risulta modificata la composizione della spesa iscritta nei capitoli 4011, 4031, 4051, così come era stata riassunta nella tabella n. 25 della presente relazione di minoranza:

capitolo leggi programmi totale

promozionali ordinari

4011

(esercito) (402.485) (136.838) (539.323) [484.323,0]

267.616 225.879 493,5

(a)

4031

(marina) (726.261) (218.480,8) (494.741,8) [439.741,8]

348.661,2 88.680,6 437.341,8

(b) (b) (c)

4051

(aeronautica) (575.750) (271.890) (847.640) [792.640,0]

683.000 150.750 833.750

(d)

Nota: tra parentesi tonda sono indicati gli stanziamenti previsti dal bilancio 1982; tra parentesi quadra gli stanziamenti risultanti dalla prima nota di variazione; le cifre sono indicate in milioni.

(a) La cifra di 493 miliardi è inferiore di ben 45 miliardi rispetto allo stanziamento iscritto nel Bilancio. Si precisa nelle relazioni che non si è tenuto conto della riduzione di 55 miliardi operata con la prima nota di variazione. Nel documento presentato dal Ministro si afferma che da questa somma sono esclusi 51 miliardi destinati a: protezione civile (29 miliardi); ricerca scientifica interforze (9 miliardi per l'elicottero controcarro A. 129 »Mangusta ); ricerca scientifica di F.A. (13 miliardi). Ma sommando questi 51 miliardi ai 493,5 prima indicati Si raggiunge la cifra di 544 miliardi superiore di circa 5 miliardi a quella autorizzata dal Bilancio.

(b) Le assegnazioni per la Marina sono aggiornate alla prima nota di variazione del Bilancio;

(c) Mancano dalla ripartizione circa 2 miliardi;

(d) Anche per questo capitolo manca l'indicazione di circa 14 miliardi.

I rilievi fin qui indicati dimostrano l'assoluta approssimazione dei documenti presentati o, peggio, la confusione esistente nell'amministrazione della Difesa.

Ma la decisione più grave è contenuta nel documento relativo all'aeronautica (allegato n. 19.5) dove si scrive testualmente: »si rappresenta che sulle disponibilità generali del capitolo 4051, su decretazione del sig. Ministro della Difesa, è stato emesso modello B pari a circa 70 miliardi per la copertura degli oneri 1982 relativi all'esigenza del programma di ricerca e sviluppo interforze AM-X, in attesa dell'approvazione del noto D.D.L. che consentirà il ristoro del capitolo 4051 stesso . Si afferma in poche parole che il Ministro della Difesa ha autorizzato uno stanziamento senza autorizzazione delle Camere, anticipando l'approvazione del disegno di legge concernente la ricerca e lo sviluppo dell'aereo AM-X. E' questa una violazione volgare della Costituzione che non dovrebbe essere tollerata dal Parlamento.

Seconda nota di variazione

La seconda nota di variazione presentata dal Governo ha recepito alcune variazioni di spesa apportate dalla legge finanziaria del 1982. In particolare si è operata una riduzione di 100 miliardi al capitolo 4071 (Reparti operativi mobili per il concorso alla protezione civile e il soccorso delle popolazioni colpite, in Italia e all'estero, da calamità), una riduzione di 1 miliardo al capitolo 7233, un aumento di 40 miliardi al capitolo 8001 (Costruzione ed acquisto di alloggi di servizio per il personale militare).

In definitiva lo stato di previsione della spesa per il Ministero della difesa ammonta a 9.917.974.458.000 lire per competenza e 9.695.370.945.000 per le autorizzazioni di cassa. La riduzione, rispetto al bilancio di previsione iniziale, è di 231 miliardi, poco più del 2% dell'intera spesa.

Nonostante questa modesta riduzione la maggioranza della Commissione difesa della Camera ha approvato un ordine del giorno che sostanzialmente autorizza il Ministro della difesa a ripristinare, attraverso il successivo assestamento del bilancio, la spesa iniziale per il riarmo (allegato n. 19.6).

L'unico taglio che effettivamente sarà apportato riguarderà il concorso delle FF.AA. in un'opera di vera difesa della vita dei cittadini e di pace, quella per la protezione civile e il soccorso delle popolazioni italiane e straniere colpite da calamità, dalla fame.

E' una decisione emblematica.

 
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