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Pannella Marco - 14 agosto 1982
UN INTERVENTO DEL SEGRETARIO DEL PARTITO RADICALE SUL FUNZIONAMENTO DEL PALAZZO DI MONTECITORIO

SOMMARIO: Protesta contro la gestione del Palazzo di Montecitorio, con le sue scelte amministrative discutibili, la scarsa funzionalità dei servizi che provocano "assenteismo" dei parlamentari, gli aumenti degli stipendi ai funzionari, la dubbia chiarezza negli appalti, ecc.; ma sopratutto velata protesta contro "le unanimità frequenti del suo Ufficio di Presidenza", dove pure il Gruppo Radicale è rappresentato, rischiando però di diventare, anch'esso, un "gruppo di Palazzo, come gli altri".

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(COMUNICATO STAMPA, 14 agosto 1982)

E' semplicemente un intollerabile scandalo. Le unanimità dell'Ufficio di Presidenza.

Nel Palazzo di Montecitorio, dicono, è urgente una operazione di disinfestazione, per fastidiosi insetti che ne metterebbero in pericolo l'agibilità sanitaria e igienica. Dicono, anche, che urgono risparmi energetici e che, per questo, si era progettato di chiuderlo, di sprangarlo dal venerdì alle 13h. al martedì mattina, mentre di già da alcuni giorni i deputati erano messi alla porta alle 19h. Questo in pieno periodo di crisi di governo ed istituzionale, con la legge finanziaria depositata il 31 luglio ma ufficialmente ancora non a disposizione dei parlamentari, ed il bilancio dello Stato irrintracciabile, essendo stato presentatato poco meno che un falso indecoroso, altro episodio di connivenza anti-istituzionale fra istituzioni rette sempre più - e non sempre meno - da una cultura magliara di "unità nazionale", di "siamo tutti italiani" e di "volemose bene" anche se ufficialmente dobbiamo giocare alla guerra.

Nel palazzo di Montecitorio i locali, i servizi, gli orari sono sempre fatti per provocare assenteismo parlamentare: gli orari di biblioteca, gli orari di chiusura serale o pomeridiana del palazzo, gli atti parlamentari che per mesi non sono stati stampati o diffusi (in particolare gli stenografici delle sempre più numerose leggine approvate in legislativa, con obbligo di pubblicità, regolarmente prescritta e sistematicamente violata), gli stessi servizi d'aula non cessano lentamente ma sicuramente di deteriorarsi anzichè migliorare.

Nel Palazzo di Montecitorio, se è vero quanto pubblica il "Messaggero", l'Ufficio di Presidenza, all'unanimità, approva all'insaputa dei parlamentari, e della gente, aumenti di emolumenti magari comprensibili, che hanno le loro giustificazioni, ma certamente poco esemplari in un periodo in cui il potere di acquisto di decine di milioni di pensionati, di senza casa, di disoccupati, di lavoratori dipendenti, di cassaintegrazionisti, è con dovizia di voti parlamentari ulteriormente attaccato, in nome dei sacrifici necessari per salvare la patria, il pentapartito, e le folli spese in armamenti, e le migliaia di miliardi di tangenti che comportano per i fortunati che le deliberano, o favoriscono.

Può darsi, non ne sappiamo nulla, che questo fosse davvero necessario. Ne dubitiamo. Ma, almeno una clausola di stile andava rispettata. Il rendere lealmente pubbliche anzichè nascoste queste decisioni, anzichè aspettare che qualche giornalista facesse il suo lavoro, e i suoi scoop.

Nel Palazzo di Montecitorio, se stiamo alle unanimità frequenti del suo Ufficio di Presidenza, tutto va bene, grazie madama la marchesa. Sembra addirittura che le solite due o tre ditte, o loro affini, ora ottengono - sempre loro - i soliti appalti o lavori, per pubblico concorso anzichè per privata licitazione. Che si tratti di lavori alle latrine di stazioni - che sarebbero costati, con annessa barbieria, seicento milioni, o di servizi di addobbi floreali e consimili. Sembra che i concorsi pubblici riescano ad essere assolutamente corretti e che le lottizzazioni dei posti si ottengano quindi miracolosamnete - anche qui - nella più assoluta correttezza di svolgimento dei concorsi stessi.

Nel Palazzo tutto va bene. I deputati sono trattati meglio, come clienti e famigli: li si compensa della loro comprensione, in modo che le tessere a loro disposizione (che, per onor del vero, molti non ritirano) non sono più contenibili in normali portafogli o portadocumenti. Ora poi possono viaggiare gratis in aereo su tutte le linee nazionali; e hanno anche la possibilità di viaggiare, per istruirsi, un paio di volte (non ho capito bene se soli o accompagnati) gratis in Europa o nel mondo. In cambio, gli si ritira diritti e dignità politici e professionali.

Certo, non possono lavorare di sera: e sono pregati di andarsene per i fatti loro, e non scocciare, sempre più presto. Certo, la biblioteca, i servizi che magari sarebbero preziosi per i diligenti proprio di sera, e magari di notte, per studiare, preparare interventi e lavoro, perfino nei week-end, non si promette più nemmeno di assicurarli nel 2000. Certo, la Presidenza sempre più autorizza contemporanee riunioni di Aula e di Commissione, voti di legislativa e di leggi in Aula. E Accame ha ragione nel denunciare che, dopo l'approvazione della prima grande riforma istituzionale socialista, quella del regolamento, per i ritmi ormai richiesti nel credere, obbedire, combattere e votare, i deputati rischino sempre più numerosi e gravi rischi alle coronarie. Certo, sempre più frequente è la Presidente che procede ad espellere - quasi per gruppi interi - i Misiano (deputato della sinistra socialista, insultato ed espulso come traditore dai deputati "patriottici", dopo la prima guerra mondiale) radicali senza bisog

no di attendere fascismi, interni o esterni, di base.

Certo, dicono che la colpa è del personale, naturalmente; dei cattivi commessi che non vorrebbero sacrificarsi alle esigenze delle istituzioni (ci si chiede perchè se ce n'è bisogno non se ne assumono quanti ne necessitano, anzichè gravare su quelli che non bastano).

Certo, questo Palazzo va disinfestato. Ma il modo migliore ci sembra quello di dargli ossigeno, aria, trasparenza, di aprire porte e finestre. Non c'è tanto da temere, oltre tutto, eversori e attentatori che vengano a prenderlo d'assalto; ma che non si riesca più a buttarli fuori.

Nel 1976 assumemmo, come radicali, un solenne impegno: non saremmo mutati noi, entrando nel palazzo, ma - semmai - lo avremmo, per un millesimo, mutato noi.

Mi spiace esser franco, per una volta: ma temo che perfino il Gruppo Radicale, malgrado i suoi deprecati e carissimi saltimbanchi, ostruzionisti, digiunatori, eccessivi, espulsi abituali, occupatori notturni, lanciatori di regolamenti, monomaniaci della fame nel mondo (ma poi sembra che siano anche sempre loro i monomaniaci di mille altre cose: finanziamento pubblico; finanziamento dell'editoria pubblica e privata; Commissione di Vigilanza e di Controllo; leggi finanziarie; bilanci dello Stato etc. ...), perfino il Gruppo Radicale , su questo fronte, stia divenendo o tollerando di divenire un gruppo di palazzo, come gli altri.

Perchè, se stiamo ai fatti, non risulta a nessuno che contro la gestione del potere e dei privilegi, contro le pazzesche spese di "sicurezza", in Ufficio di Presidenza, in cui si è (a questo punto malauguratamente o inutilmente, quindi dannosamente) presenti, il Gruppo radicale sia diverso dagli altri.

Gruppo e partito sono reciprocamente indipendenti e autonomi. Queste critiche, questa polemica intendono esserne una conferma e una prova. Il Segretario del Partito, anche; almeno fino al Congresso che dovrà approvarne o no la relazione. E queste critiche convinte e troppo a lungo restate riservate, per mia colpa, ne sono anch'esse una ulteriore prova. E come tali, spero, saranno prese.

Chissà, questa volta, persino da Boato.

 
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