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Sciascia Leonardo - 15 giugno 1983
MAFIA-AGGUATO VIA SCOBAR: INTERVISTA A LEONARDO SCIASCIA: MOLTE LE COSE DA FARE. LA MAFIA NON VUOLE I CARABINIERI A MONREALE E PERCIO' HA IN PROGRAMMA DI UCCIDERE TUTTI I COMANDANTI CHE SI SUCCEDERANNO A BASILE E D'ALEO, OPPURE QUESTO CAPITANO, COME IL SUO PREDECESSORE, SONO STATI UCCISI PERCHE' AVEVANO CAPITO QUALCOSA CHE LA MAFIA SPERA DI TENERE NASCOSTO AL SUO SUCCESSORE.

SOMMARIO: "Sgomento", e ricerca di una "spiegazione", per il nuovo delitto, ma anche certezza che le "leggi eccezionali non possono convivere con una democrazia effettiva". Non riscontra alcuna parentela tra la mafia che egli, da scrittore, ha analizzato, e questa; non lo convince tuttavia la tesi che la mafia di oggi aspiri ad essere "Stato". In questa pretesa c'è una "venatura di follia", e forse ai vertici della mafia c'è qualcuno affetto da "napoleonismo". Il parlamento cerca di fare qualcosa, ma "molto resta da fare". Richiestone dall'intervistatore, pensa che, certo, vi sono nel mondo "altri luoghi" paragonabili a Palermo per intensità di violenza.

(AGENZIA RADICALE, notiziario del Movimento Federativo Radicale) DEL 15 giugno 1983)

"Sgomento. Angoscia. Sono disorientato e alla ricerca di una spiegazione anch'io, come tutti a Palermo. Nessuno, ormai, afferra il senso di questa violenza, a meno che non stia dall'altra parte..."

Così risponde Leonardo Sciascia alla domanda: cosa prova di fronte a questa nuova strage mafiosa.

E la richiesta che si è levata di nuove, eccezionali leggi?

Sciascia: "E' comprensibile che in un primo momento nasca una richiesta simile. E' con la riflessione che ci si ricorda che le leggi eccezionali non possono convivere con una democrazia effettiva. Personalmente, poi, credo che non servirebbero a reprimere efficacemente la mafia. Il problema resta quello di capire le ragioni per le quali la mafia ha colpito queste vittime, in questo momento."

Domanda: "Non sono facilmente decifrabili, questi delitti?"

Sciascia: "Non credo. Procedono a tentoni anche coloro che hanno cercato seriamente di studiare il fenomeno mafioso. Di fronte a questo nuovo delitto, ci si chiede se la mafia non vuole più carabinieri a Monreale e perciò ha in programma di uccidere tutti i comandanti che succederanno a Basile e D'Aleo, oppure se questo capitano come il suo predecessore sono stati uccisi perché avevano capito qualcosa che la mafia spera di tenere nascosto al suo successore."

Domanda: "Dopo il delitto Giuliano e dopo l'assassinio di Terranova lei disse: la mafia alza il tiro sui rappresentanti dello stato perché ha scoperto che non esistono uomini altrettanto capaci e coraggiosi per sostituirli. Sembra ora che Basile aveva trovato un degno successore. Non pensa che quel suo giudizio vada aggiornato?

Sciascia: "Io espressi quella convinzione solo in riferimento a quei due delitti. Resto convinto che Giuliano e Terranova furono uccisi per quello che, personalmente, rappresentavano rispettivamente nella polizia e nella magistratura."

Domanda: "Quale parentela corre fra questa mafia potente e sanguinaria che sfida apertamente lo stato e la mafia che lei ha descritto ne "Il Giorno della civetta" e "A ciascuno il suo"? Questa nuova mafia è "figlia" di quella, oppure è qualcosa di totalmente diverso?"

Sciascia: "Le differenze sono enormi. Mi salta subito agli occhi che la mafia che io ho cercato di descrivere come narratore, legata alla politica, ad una certa parte della politica, non avrebbe mai commesso un crimine così eccitante durante la campagna elettorale."

Domanda: "Lei crede a chi parla di "protagonismo politico della mafia"?

Sciascia: "E' una spiegazione a cui anche io ho dato credito. Mi convince meno la teoria di una "Mafia che aspira ad essere Stato". Ci sono segni di questo tipo in alcuni crimini mafiosi, è possibile che la mafia abbia questo disegno. Ma c'è in questo una venatura di follia. C'è qualcuno ai vertici di questa organizzazione criminale che è affetto da una specie di "napoleonismo". Per quanto la forza della mafia possa apparire enorme, infatti, è sempre suscettibile di essere battuta dalla violenza dello Stato, da quella violenza che uno stato esercita quando è costretta a diventare violenza.

Domanda: "Questo nostro Stato, le nostre istituzioni hanno risposto adeguatamente alla catena di delitti mafiosi. Si è fatto abbastanza dopo Dalla Chiesa?"

Sciascia: "Non credo che ci sia riserva mentale da parte del Parlamento a voler combattere contro la mafia anche se nei provvedimenti che sono stati varati non tutto è lubrificato a dovere. Resta molto da fare? Ad esempio, bisogna ancora adeguare l'organico dei magistrati e delle forze di polizia.

Domanda:"Come scrittore, come viaggiatore saprebbe indicare un'altra città del mondo così violenta com'è oggi Palermo?2.

Sciascia: "Dovrei aver viaggiato di più, aver conosciuto più luoghi, per rispondere. Sono convinto, comunque, che esistano - per quanto rari - altri luoghi sulla terra paragonabili a Palermo per l'intensità della violenza.

 
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