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Notizie Radicali - 23 giugno 1983
Ha vinto il diritto
Scarcerato dal popolo "per decorrenza dei termini"

SOMMARIO: Dopo un breve ringraziamento ai compagni che hanno concorso con il loro voto all'elezione di Tony Negri, viene riportata una sintesi della conferenza stampa tenutasi all'indomani della scarcerazione del deputato Tony Negri.

Secondo Marco Pannella, con la candidatura di Tony Negri si è voluto dare al popolo sovrano la possibilità di decretare direttamente la scarcerazione per decorrenza dei termini, ed il popolo ha colto questa occasione.

Tony Negri afferma che grazie al Partito Radicale è stato riaperto quel dibattito politico che era stato chiuso e ristretto alle sole aule di tribunale: ora il confronto è stato imposto.

(NOTIZIE RADICALI, 23 giugno 1983)

(Ringraziamo le migliaia di compagne e compagni, a cominciare da Rossana Rossanda e Franco Fortini, che con il loro voto hanno concorso alla elezione di Toni Negri. I mille cavilli, anche più assurdi, cui giuristi ed editorialisti consigliavano di ricorrere per annullare il voto popolare, non sono riusciti ad impedire il raggiungimento dell'obiettivo che avevamo affidato agli elettori: liberare, insieme con Toni, la giustizia e il diritto dall'imbarbarimento della legislazione speciale e delle persecuzioni di regime. Pubblichiamo una sintesi della conferenza stampa tenuta nella sede del Pr all'indomani della scarcerazione di Toni.)

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Marco Pannella

In questa sede dove avvennero le conferenze-stampa precedenti agli arresti e/o successive alle scarcerazioni dei Roberto Cicciomessere e delle Adele Faccio, dei Gianfranco Spadaccia e dei fratelli Strik-Lievers, delle Emma Bonino e di decine di obiettori di coscienza, celebriamo oggi un nuovo avvenimento nella storia delle conquiste dei diritti civili, dell'affermazione della civiltà giuridica e democratica in Europa.

Ogni volta fummo praticamente soli e incompresi rispetto ai grandi organi d'informazione e ai mass-media. Con il passare degli anni ogni volta il giudizio storico sulle azioni del Partito Radicale s'è mutato in rivendicazione a tutta la democrazia italiana di quelle responsabilità e azioni.

Il 7 aprile 1979, nella sede di Metropoli, con Adelaide Aglietta assumemmo un solo impegno: di vigilare a che le regole processuali per l'accertamento della verità fossero rispettate, senza preconcetti verso gli imputati o verso i magistrati.

Questo impegno ci ha visto per anni tolleranti fino al limite del rischio di connivenza con i magistrati, dei quali credevamo di dover umanamente comprendere il dramma e l'impatto delle tragedie che colpivano la loro, come altre, funzioni e categorie.

Ci siamo invece trovati a dover constatare che v'era una politica di parte, da giustizieri più che da uomini di giustizia, che si andava imponendo, e che gravava la giustizia italiana di leggi e vicende mostruose; un vero attentato alla Costituzione, ai diritti della persona, alla democrazia.

Noi non siamo - oggi come ieri - innocentisti o colpevolisti.

Innocentisti dobbiamo esserlo per rispetto delle sentenze e ordinanze che hanno fatto giustizia delle imputazioni più gravi e precise, anno dopo anno.

Colpevolisti lo saremmo, per vicende altre e antecedenti: penso agli anni che vanno dal '68 al '72 in cui lo Stato e "rivoluzionari" erano in sintonia per violare leggi civili. Penso alle manifestazioni quotidiane, spesso tutelate o ignorate dalle "forze dell'ordine"...

Noi ci facciamo carico di ridare senso all'economia processuale con un tentativo di riequilibrare diritti-doveri della difesa a quelli dell'accusa, di tornare alla possibilità che dalla dialettica processuale scaturisca il massimo di giustizia e di verità.

Abbiamo dato al popolo sovrano, in nome del quale si pronunciano sentenze e si amministra la giustizia, la possibilità di decretare direttamente scarcerazione per decorrenza di termini, secondo Costituzione, contro le leggi fasciste e staliniste che sono state imposte al Paese ed alla Magistratura.

Il popolo ha voluto cogliere questa possibilità. L'unica immaginabile o immaginata, ne siamo felici e fieri. Toni Negri, deputato, ha già dichiarato che non tollererà che l'istituto della immunità venga usato contro il corso della giustizia. Sono certo che egli non si limiterà a lottare perché il processo si risolva finalmente in giustizia e verità, ma perché le leggi dello Stato e la vita civile siano sempre più liberate dalla violenza, dall'inciviltà dell'intolleranza. P2 e P38 o scompaiono, battute, insieme, o insieme torneranno fatalmente a imporre sciagure e disastri all'Europa, oltre che al nostro Paese.

Toni Negri

La mia libertà si spiega per se stessa: per il fatto cioè di imporre discussione e confronto. Debbo premettere che non c'è alcuna arroganza nel presentarmi a voi, ma solo la consapevolezza di aprire un dibattito.

Su cosa? Sulla consapevolezza o sull'innocenza mia e dei miei compagni del 7 aprile - ma soprattutto sulla verità dei fatti, sul comportamento dello Stato e sul valore delle leggi vigenti. La mia speranza è che il 7 aprile - e la mia scarcerazione - possano offrire questa opportunità. Solo quando l'informazione sui fatti è chiara, solo quando i protagonisti delle vicende del paese possono parlare e contribuire alla costruzione della verità, solo allora il paese può andare avanti.

Il Partito radicale ha fornito attraverso la mia presentazione nelle liste elettorali, questa opportunità. Personalmente la intendo come un servizio. Un servizio a tutti i cittadini. Non intendo sottrarmi al processo, anzi. Ma più importante è sviluppare discussione e lotta per la giustizia in questo paese. I miei compagni ed io lo abbiamo lottato - talora con mezzi adeguati - ai fini della trasformazione, talora compiendo degli errori. Ma sempre abbiamo dovuto confrontarci. Ora questo confronto è imposto.

Non è possibile chiudere la discussione politica e lo sviluppo dell'ansia di trasformazione con leggi speciali, carcerazioni preventive infinite, regimi carcerari speciali e disumani. La responsabilità per quanto è avvenuto è di tutti. Ma la responsabilità più grande è stata quella di aver voluto chiudere il dibattito politico e di restringerlo nelle aule dei tribunali.

Grazie al Partito Radicale, grazie alla mia elezione ora di questi problemi si deve riuscire a parlare nuovamente. E' una piccola vittoria? Penso di no. Molti, riguardando le vicende sociali degli anni scorsi si compiacciono del fatto che si sta uscendo dal tunnel. In questa affermazione non scorgo l'essenziale, non scorgo speranza. Non si esce dal tunnel se non c'è desiderio di trasformazione, di ricostruzione della verità. Questo è quanto dovremo invece impegnarci a fare.

 
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