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Partito Radicale - 1 ottobre 1983
RAI TV NON TI PAGO PIU'

(Testo del volantino per la disdetta del canone RAI diffuso dal Partito radicale)

Perché mai il cittadino dovrebbe pagare il canone di abbonamento a questa televisione di Stato? Chi può sostenere che, come prescrive la legge, essa fornisce "un servizio pubblico essenziale ed a carattere di preminente interesse generale in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e concorre allo sviluppo sociale e culturale del Paese in conformità ai principi sanciti dalla Costituzione"? Chi può in coscienza affermare che le trasmissioni dei tre canali televisivi e radiofonici rispettino i principi informatori del servizio stabiliti dalla legge: "indipendenza, obiettività ed apertura alle diverse tendenze politiche sociali e culturali?".

La RAI-TV è divenuta proprietà privata ad uso e piacimento dei partiti politici che si spartiscono selvaggiamente ogni poltrona e sgabello disponibili (salvo crearne di nuovi se direzioni, vicedirezioni ed altri posti di comando non sono sufficienti per le esigenze della lottizzazione). Il diritto del cittadino ad essere informato (fondamento stesso del servizio pubblico radiotelevisivo) ha ceduto il passo al "diritto" dei partiti di regime di garantirsi il consenso popolare attraverso la manipolazione dell'informazione e la censura sulle proposte politiche dell'opposizione. Il diritto ad essere informati è alla base della democrazia: conoscere per deliberare, senza informazione corretta il gioco democratico è truccato, spazzato via.

La battaglia per la disdetta del canone RAI è dunque una battaglia di disobbedienza civile, una dichiarazione di non collaborazione con il regime, una battaglia per colpire questo potere corrotto e mafioso nel punto più vitale, quello dell'informazione pilotata e della creazione e del controllo del consenso.

Sebbene la disdetta del canone sia cosa assolutamente legale, l'assoluta mancanza di chiarezza della legislazione vigente in tema di servizio radio televisivo pubblico e privato, la rende assai difficile da gestire. Chi disdice il canone solo per risparmiare i soldi dell'abbonamento potrebbe poi trovarsi insoddisfatto e deluso: i rischi, seppure ridotti a percentuali minime e completamente "gestibili", potrebbero portare a costi che sono di poco superiori all'abbonamento in bianco e nero e di poco inferiori a quello a colori (inferiori ad entrambi se il canone, come sembra, aumenterà). E' pur vero che questa spesa sarebbe definitiva, a differenza del canone che va pagato annualmente (ed è soggetto ad aumenti), e che quindi esiste anche un "tornaconto" economico, ma è altrettanto vero che, visto l'enorme impegno che ci prendiamo nel promuovere, coordinare e gestire questa battaglia, è nostro dovere porre con i disdettanti patti chiari sin da ora: la disdetta del canone è una battaglia politica e, come tale, c

omporta una precisa assunzione di responsabilità da parte di chi la fa.

 
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