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Notizie Radicali - 22 ottobre 1983
22 OTTOBRE A PRAGA

SOMMARIO: Il "Rude Pravo" quotidiano cecoslovacco interviene contro la manifestazione radicale alla frontiera. E' segno che avevamo visto giusto. Abbiamo posto il problema dell'azione per la pace tra l'Est e l'Ovest legando l'iniziativa disarmista e quella per i diritti umani e civili, per l'attuazione dei patti internazionali e degli accordi di Helsinki. La politica che l'Occidente democratico dovrebbe avere di fronte al totalitarismo sovietico e ai popoli che vi sono assoggettati.

(NOTIZIE RADICALI n. 41, 22 ottobre 1983)

(In 25 alla frontiera dell'Austria con la Cecoslovacchia, respinti e allontanati, in 3 nella Piazza San Venceslao di Praga, subito arrestati ed espulsi, i militanti del Partito Radicale hanno celebrato il loro "diverso" 22 ottobre per ricordare a tutti che il pericolo viene dal militarismo sovietico più ancora che da quello occidentale, che non c'è pace senza diritti umani, che il pacifismo non può essere fondato solo sulla paura, che il vero conflitto è quello che oppone il Nord del mondo al Sud degli affamati)

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Il "Rude Pravo", con il suo editoriale del 21 ottobre, di severa contestazione dell'iniziativa radicale nei confronti del governo cecoslovacco, ha violato una norma consolidatissima nei paesi dell'Est. Le iniziative scomode per il regime vanno occultate; se è proprio indispensabile, le informazioni vanno centellinate, trasmesse deformate e con ritardo. Invece, con singolare puntualità, il quotidiano del potere cecoslovacco è intervenuto nelle stesse ore in cui 25 radicali si erano installati in territorio cecoslovacco, alla frontiera di Bratislava.

In questo comportamento c'è la dimostrazione della corretta direzione di marcia che abbiamo imboccato: non attraverso i volantini distribuiti a Praga, in piazza San Venceslao, né con i cartelli esposti alla frontiera, ma con il tam-tam suscitato dalle voci del dissenso politico e dalle informazioni provenienti dalle radio e televisioni occidentali, i cecoslovacchi hanno appreso dello svolgimento della nostra azione. Per il regime, non era possibile liquidare questa azione come "propaganda americana": i pacifisti e antimilitaristi che da sempre sono in lotta contro la militarizzazione ed il riarmo ad Occidente non possono essere strumentalizzati, questa volta, per sottolineare l'opposizione popolare, ad Ovest, ai piani del Pentagono e l'apprezzamento - magari attraverso le parole di qualche generale Pasti - nei confronti della "politica di pace sovietica".

Il problema dell'"azione per la pace ad Est ed Ovest", il legame tra l'iniziativa disarmista e la lotta per i diritti civili ed umani e l'attuazione dei Patti Internazionali sui Diritti dell'Uomo e degli Accordi di Helsinki è in realtà il problema della politica dell'Occidente democratico verso il totalitarismo sovietico ed i popoli che ne sono assoggettati. E' la stessa sfida che contrapponiamo al "pacifismo ufficiale", quello della "paura atomica", in casa nostra: non c'è consapevolezza, né volontà politica, per uscire dalla corsa al suicidio perché c'è una complicità soggettiva con le scelte di militarizzazione e di dissipazione delle risorse attraverso il riarmo; ci si concentra sull'opposizione a missili che costituiscono "il corollario" di una politica praticata da decenni e quotidianamente controfirmata - anche dai comunisti - con il silenzio sulle 1.200 testate nucleari già installate in Italia, con la spedizione in Libano, con il voto sulle "leggi promozionali" delle FF.AA. (120.000 miliardi in ques

to decennio), con l'espansione dell'industria bellica, dell'esportazione di armamenti.

Dall'azione del 21 e 22 ottobre nasce un nuovo tassello della politica "altra", propositiva e non solo negativa, costruita in questi anni dal Partito Radicale per la vita e la pace.

 
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