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Notizie Radicali - 31 gennaio 1984
DAGLI IRRIDUCIBILI DIALOGO E CORAGGIO
Azioni nonviolente nelle carceri

SOMMARIO: Nonostante la "sciagurata scelta personale" di Tony Negri, che con la sua elezione aveva dato la speranza di una lotta contro le leggi speciali, i detenuti politici e comuni non si sono lasciati scoraggiare. Dalle carceri è arrivata, infatti, una lezione di civiltà e di coraggio, un'iniziativa di speranza e di dialogo portate avanti con l'iniziativa dello sciopero della fame e della sete.

(NOTIZIE RADICALI n. 1, 31 gennaio 1984)

La sciagurata scelta personale di Toni Negri ha certamente nuociuto agli sviluppi della lotta per liberare il diritto dalla vergogna della legislazione eccezionale, ma non ha risanato le contraddizioni introdotte con la sua candidatura e con la sua elezione nelle liste radicali. In questi giorni si discute in parlamento la legge sulla carcerazione preventiva, un testo di legge insufficiente e sotto molti aspetti condannabile, e che tuttavia rappresenta un momento importante della ridiscussione della legislazione d'emergenza.

Abbandonati da Toni Negri, i detenuti politici e comuni in lunga - e a volte infinita - attesa di giudizio, che avevano visto nella sua candidatura e nella sua elezione una eccezionale occasione di lotta contro le leggi speciali, non hanno abdicato né si sono lasciati scoraggiare e avvilire: dalle carceri è venuta una lezione di civiltà e di coraggio, una iniziativa di dialogo e di speranza. Questo dialogo è stato a volte raccolto, nelle istituzioni e fuori di esse. Ricordiamo in particolare il convegno dei cappellani delle carceri, l'udienza del Papa ai cappellani e la sua visita a Rebibbia, le sue parole di sbalordimento e di condanna per le nostre condizioni carcerarie. E' stata l'eccezionale denuncia di un cappellano nel carcere di Nuoro - con il rifiuto di celebrare la messa di Natale - che ha consentito di portare questa straordinaria iniziativa di dialogo e di speranza che veniva dalle carceri all'attenzione dell'opinione pubblica. Protagonisti ne sono stati 15 brigatisti del carcere di Bad'e Carros,

15 "compagni assassini", con uno sciopero prima della fame e poi della fame e della sete durato 30 giorni. L'impegno del vescovo di Nuoro e di Marco Pannella - che fra Natale e Capodanno ha fatto la spola fra Bad'e Carros e Roma - ha aiutato a far sì che la risposta delle istituzioni non fosse questa volta ottusa e sorda alle richieste di dialogo.

L'art. 90 - che sospende le norme della riforma carceraria e che viene applicato come regime ordinario ai detenuti anche in attesa di giudizio - è stato purtroppo confermato con il suo carico di incostituzionalità e di iniquità. Ma confermato solo per tre mesi, e accompagnato da una serie di misure di attenuazione dei rigori della legge.

Ciò che si è ottenuto, dal ministro Martinazzoli e dalla circolare Amato, impegna - dentro e fuori il carcere - a creare le condizioni per uscire a fine marzo dal regime generalizzato dell'art. 90. Anche per quanto riguarda l'aspetto più drammatico, quello dei cosiddetti "braccetti della morte", in cui si pratica scientificamente e nel disinteresse generale l'annientamento della personalità dei detenuti ritenuti più pericolosi, si deve registrare una novità , la chiusura del "braccetto" di Pianosa.

Dopo gli scioperi della fame di Bad'e Carros e di Cuneo, sono in atto - mentre scriviamo - quelli di San Vittore e di Spoleto. Dal carcere le richieste di interventi di deputati radicali si sono moltiplicate, è difficile farvi fronte.

Adelaide Aglietta e Gianfranco Spadaccia hanno continuato i contatti con i detenuti del 7 aprile, impegnati oltre che nel processo a tentare di ottenere l'organizzazione del convegno a Rebibbia sulla legislazione speciale. Adelaide Aglietta e Giovanni Negri sono stati nel carcere speciale di Cuneo dove tre detenuti erano in sciopero della fame da 30 giorni, a fianco dei loro compagni di Bad'e Carros, ma con lo scopo specifico di evidenziare la differenziazione ancora esistente nei cosiddetti "braccetti della morte" anche dopo la circolare Amato di fine anno. A seguito della loro visita e del loro successivo intervento nel braccetto di Torino (dove nel mese di ottobre sei detenuti avevano attuato 33 giorni di sciopero della fame in condizioni di totale isolamento e silenzio stampa, e una conseguente apertura di informazione sul problema) i tre, uno dei quali ricoverato in condizioni preoccupanti all'ospedale, hanno sospeso la loro azione.

Francesco Rutelli con l'associazione giuridica radicale ha seguito il caso di Carminati, estremista di destra detenuto nel carcere di Regina Coeli in condizioni di salute gravissime, contribuendo ad ottenere dal Tribunale della libertà la concessione della libertà provvisoria. Rutelli ha inoltre mantenuto un dialogo costante con i detenuti di Rebibbia imputati dei Nar, Terza posizione e di altre formazioni di destra che durante la lotta di Natale contro la proroga dell'art. 90 hanno solidarizzato con i detenuti di Nuoro e di Cuneo attuando lo sciopero del vitto.

Sempre a Rebibbia è in corso in questi giorni uno sciopero della fame su caso di Giuliano Naria, in carcerazione preventiva senza aver mai subito una condanna (anzi, con un proscioglimento) dal 1976.

Gianluigi Melega ha attivato una azione diretta col ministro di Grazia e Giustizia per dare corso alla richiesta di un perito medico a favore di Paolo Signorelli, ritenuto ideologo dei Nar e ristretto in massima sicurezza a Rebibbia nonostante l'evidente peggioramento delle sue condizioni di salute. Melega ha poi visitato la casa circondariale di Reggio Emilia, per intervenire sul caso dei tossicodipendenti ristretti in carcerazione preventiva per tre-quattro mesi perché trovati con piccolissime dosi di stupefacenti, e sull'ospedale psichiatrico giudiziario della stessa città, una delle più angosciose istituzioni carcerarie italiane (178 detenuti, 3 medici e 3 infermieri; il direttore è stato arrestato nel 1976 e da allora non è stato mai nominato il successore). Melega ha inoltre visitato le carceri di Brescia e di Novara.

Una minuziosa visita di quattro parlamentari radicali è stata compiuta al carcere napoletano di Poggioreale.

Gianfranco Spadaccia ha effettuato una visita al carcere di Fossombrone per verificare l'attenuazione delle misure dell'art. 90. Ivi ha parlato a lungo con Carmine Fiorillo, direttore di "L'ape e il comunista" e di "Corrispondenza internazionale", da 15 giorni in sciopero della fame. Fiorillo è da oltre due anni in carcerazione preventiva, coinvolto nel processo Moro, accusato di costituzione e partecipazione a banda armata per aver pubblicato due documenti delle Brigate rosse. In due anni si è incontrato solo una volta con il giudice istruttore Priore.

Marcello Crivellini ha visitato in questi giorni il carcere di San Vittore dove da 10 giorni è in atto uno sciopero della fame per il rapido esame del provvedimento relativo alla riduzione dei termini di carcerazione preventiva, l'approvazione del nuovo codice di procedura penale, l'attuazione della riforma penitenziaria con particolare riferimento alla non proroga a marzo dell'art. 90, l'allargamento della libertà provvisoria. Ottenuto l'impegno di Crivellini a consegnare una loro lettera alla presidente della Camera e al presidente della commissione giustizia i detenuti si sono riservati di sospendere lo sciopero della fame.

Abbiamo inoltre avuto notizia di uno sciopero della fame in atto nel carcere di Spoleto con le stesse finalità dei detenuti di S. Vittore, la segnalazione di un previsto trasferimento di 25 detenuti speciali e la notizia della costituzione di un "braccetto" nel quale sono stati trasferiti i detenuti del braccetto di Pianosa.

 
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