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Notizie Radicali - 14 marzo 1984
QUANDO SI TOCCA LA CAMORRA

SOMMARIO: A Muro Lucano, dove si reca a denunciare l'assassinio del giovane Gerardo Cerone, Marco Pannella è aggredito a pugni e calci dal "boss" locale, detentore del monopolio della "ricostruzione", chiamato in causa durante il comizio. A Napoli è minacciato in aula da un consigliere missino: "Se continui così, non vai lontano". Pubblichiamo con nomi e cognomi un articolo sul barbaro episodio dell'uccisione di Cerone a Muro Lucano, e una nota di agenzia Notizie radicali sull'aggressione subita da Pannella. Il gioco d'azzardo al circolo della stampa di Napoli dato in appalto alla camorra. Unico a denunciare una notizia di dominio pubblico è il consigliere radicale. Bische camorristiche anche in altri circoli della borghesia napoletana.

(NOTIZIE RADICALI N. 66, 14 marzo 1984)

Aggressione in piazza

Felice Crocetto, boss dell'edilizia nei paesi di terremoto e della non-ricostruzione, la sera del 30 maggio ha assalito Marco Pannella con pugni, schiaffi, sputi, trascinandolo per terra al termine del comizio svoltosi a Muro Lucano dinanzi ad alcune migliaia di persone. Crocetto era stato più volte chiamato in causa da Pannella durante il comizio. Il suo nome era apparso anche recentemente sul quotidiano "Il Manifesto" in relazione al barbaro assassinio, nella caserma dei carabinieri di Muro Lucano, del ventiquattrenne disoccupato Gerardo Cerone. In sostanza, le unanimi interpretazioni sulla vicenda Cerone sono le seguenti: il Cerone aveva avuto piccole grane con la giustizia e viveva in uno stato di tensione (recentemente aveva ricevuto chiare minacce, come ad esempio lo zucchero nel serbatoio dell'auto) poiché tentava di inserirsi autonomamente - come molti altri giovani - nell'unico mercato del lavoro esistente nei paesi del terremoto. Cioè la ricostruzione, ma meglio sarebbe dire la non-ricostruzione, c

he in quelle terre è essenzialmente di monopolio della ditta di Crocetto, pur non mancando delle opere pubbliche assegnate al Sibilia, il costruttore di Avellino coinvolto nel noto scandalo di stampo camorrista. Dopo l'aggressione fisica, Marco Pannella ha dichiarato:

"L'aggressione della quale sono stato oggetto a Muro Lucano dimostra che abbiamo visto giusto nel non sottovalutare il clima e la pericolosa potenzialità di una situazione che per ora ha prodotto l'omicidio, in una caserma dei carabinieri, del giovane Gerardo Cerone. Che un boss dell'edilizia, navigato e dalle prestigiose relazioni politiche, ritenga di poter impunemente e clamorosamente così rispondere, nella piazza principale di quel che ritiene evidentemente di dover essere il suo feudo, a un discorso politico, mostra a qual punto si sia giunti nella zona terremotata fra Irpinia e Lucania.

"Che grazie al pronto intervento del pubblico tutto si sia risolto senz'altro danno che gli abiti stracciati questo è certo, per il momento, ma segnalo pubblicamente al ministro degli Interni e all'opinione pubblica intera, senza drammatizzazioni, a cosa un radicale si esponga non appena comincia ad operare sul nuovo fronte: quello della difesa dei diritti umani, della giustizia nel Mezzogiorno d'Italia".

Bische, armi, minacce

Bisca clandestina e gioco d'azzardo al circolo della stampa di Napoli. La notizia era da tempo di dominio pubblico della città. Una recente denuncia anonima l'aveva riproposta all'attenzione delle forze politiche e della magistratura. L'unico partito che, attraverso Marco Pannella, ha sollevato questa denuncia in pieno consiglio comunale è stato il radicale. Gli altri, tutti gli altri, non hanno mostrato né di sapere né di volere sapere. Quando alcuni giorni dopo la polizia ha fatto irruzione nel circolo-bisca, tutte le notizie e le denunce si sono rilevate esatte. La bisca era gestita da due noti pregiudicati, appartenenti a cosche camorristiche. Questi gestori della bisca corrispondevano al circolo della stampa un canone di dodici milioni al mese per poter svolgere la loro attività. Il circolo della stampa non pagava neppure una lira di canone al Comune di Napoli, proprietario della lussuosa sede del circolo.

Quello della stampa non è l'unico circolo della borghesia napoletana dove si pratica il gioco d'azzardo. Sempre in consiglio comunale Pannella ha denunciato che in un altro di questi circoli - quello dei "canottieri" - un magistrato della Procura generale è stato visto giocare accanto a noti boss camorristici.

Pannella aveva dovuto cominciare la sua attività di consigliere comunale chiedendo al sindaco che non si consentisse di partecipare al consiglio comunale, a consiglieri armati. Un consigliere missino ostentava infatti il possesso di una pistola in pieno consiglio comunale.

Non meraviglia a questo punto che gli sia arrivato in pieno dibattito, qualche tempo dopo, un avvertimento camorristico. A rivolgerglielo è stato Salvatore Caruso, ovviamente consigliere del Msi di Almirante: "Pannella, se continui così, non andrai lontano. Stai attento". Era un candidato che alle elezioni comunali si era presentato con l'effigie della piramide (uno dei simboli della camorra) ritratta con bella evidenza sotto la fiamma tricolore, e con l'appello "Uno di noi al Comune".

 
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