Il nucleare civile che piace ai militaridi Mario Signorino
SOMMARIO: Senza che nessuno dei parlamenti lo abbia discusso, i governi europei hanno intrapreso la pericolosa e costosa strada del plutonio che non porterà altro che alla proliferazione delle armi nucleari. Tutto questo grazie all'entrata in funzione di Super-Phénix-1, il primo grande reattore veloce della storia. Si tratta di una scelta importante per i futuri assetti energetici, economici e tecnologici della società. Su tutto ciò, però, non ci sono state discussioni serie ed approfondite in Europa; è per questo che gli Amici della terra chiedono che del problema venga investito il Parlamento europeo. Su questa iniziativa il Partito radicale intende impegnarsi affinché subito dopo il 17 giugno si possa realizzare in Europa un'azione unitaria di tutti i movimenti verdi e radicali.
(NOTIZIE RADICALI n. 62, 24 marzo 1984)
Si chiama Fenice o, più precisamente, Super-Phénix-1. Il numero uno sta a indicare che è il capostipite di una tecnologia energetica che ambisce a un grande sviluppo. Quando nel corso di quest'anno entrerà in funzione, Super-Phénix-1, il primo grande reattore veloce della storia, aprirà una nuova e decisiva fase della controversia energetica. L'esito di essa è destinato a pesare fortemente sui destini economici e politici dell'Europa.
Il nucleare torna così al centro dello scontro politico. Dopo il forte arretramento dei programmi nucleari in tutto il mondo, il problema aveva perduto gran parte della sua centralità e i grandi scontri erano finiti. Soprattutto in Italia, in cui abbiamo imposto lo smantellamento del grosso programma nucleare lanciato nel '75 da Donat Cattin. Ma da questo primo scontro sulle tecnologie non è scaturito un esito univoco; anche se sconfitto, il blocco degli interessi costituiti attorno al nucleare non ha mai rinunciato ad affermare la sua strategia. Ha solo spostato più avanti nel tempo e a un livello più alto il nuovo e decisivo confronto. Battuto sull'uranio, cioè sui reattori attuali (detti provati), tenta oggi di rifarsi con il plutonio, quindi, con i reattori veloci che lo utilizzano e che da sempre vengono presentati come l'ultimo sbocco strategico.
L'Europa è al centro dello scontro, appunto perché è all'avanguardia nella tecnologia del plutonio, grazie soprattutto allo sforzo francese. Il Super-Phénix - francese, ma a partecipazione europea e italiana in particolare - rappresenta la scommessa principale. Sarà grazie ad esso se dalle ceneri delle ambizioni nucleari dei primi anni '70 risorgerà, con tutto il suo peso e la sua incontrollabilità, la strategia del nucleare detto civile, che ha costituito l'asse portante di tutte le vecchie politiche energetiche successive alla prima crisi petrolifera. Ma, con Super-Phénix e con i suoi probabili successori, sarà difficile d'ora in poi continuare a parlare di "atomo pacifico".
Senza sostegni, interessi e obiettivi extraeconomici, questa tecnologia non avrebbe potuto resistere alle difficoltà e ai fallimenti incontrati: gli alti costi, che ne compromettono la competitività con altre fonti energetiche e con gli stessi reattori nucleari attuali; i problemi di sicurezza, tuttora risolti in modo insoddisfacente e senza verifiche decisive "sul campo"; le difficoltà del ritrattamento su vasta scala del combustibile irraggiato, che allontanano le prospettive di penetrazione della filiera ben oltre il tempo politicamente valutabile. Infine, le interferenze con il settore militare, che ne fanno il più pericoloso e sfuggente fattore di proliferazione nucleare, in Occidente come nel Terzo mondo.
Si tratta insomma di una tecnologia di confine che ha l'ambizione di costituire una scelta dominante nei futuri assetti energetici, economici, tecnologici della società. Una tecnologia cui i militari guardano con grande favore, quale fonte inesauribile di materia prima per le bombe.
E' sorprendente che su problemi di tale entità manchino discussioni politiche serie e, soprattutto, che nessun parlamento in Europa, tanto meno il Parlamento europeo, abbia mai formalmente deliberato su di essi. Da anni siamo avviati sulla strade del plutonio senza che sia stato mai deciso da alcuno, senza che su ciò si siano potuti mai attivare i normali strumenti del dibattito democratico. E' una situazione che non si può più tollerare, se è vero che l'impegno dei paesi europei sul plutonio comincia a subire adesso una forte accelerazione.
Nell'appello presentato a Strasburgo, gli Amici della Terra chiedono appunto che del problema vengano investiti i parlamentari nazionali e lo stesso Parlamento europeo. Su questa iniziativa, che ha già avuto l'adesione dei Grünen, il Partito radicale intende impegnarsi in modo prioritario perché, subito dopo il voto del 17 giugno, possa realizzarsi un'azione unitaria di tutti i movimenti verdi e radicali in Europa, nel Parlamento europeo, in Italia.
Il tempo del silenzio è finito. E se lo assicuriamo noi, i nucleari italiani ci possono credere. Il nostro paese ha una grossa partecipazione nel Super-Phénix-1, è fortemente anche se infelicemente impegnato nel reattore sperimentaIe Pec, ha sottoscritto di recente impegni assai più ambiziosi. E tutto questo senza che in sede politica si sia mai assunta una decisione chiara, preferendo rinviare la scelta formale all'infinito, minimizzando gli impegni come mere attività di ricerca. E' una presa in giro del Parlamento e del paese, di cui sono responsabili tutti i Partiti, dalla Dc al Psi, al Pri, al Pci.
Ma, dopo l'esperienza di questi anni, chi può farsi illusioni sulla saldezza di questo fronte unanimistico? Puntavano su sessanta centrali e oggi sono ridotti a elemosinarne tre o quattro. Prevedevano ogni settimana il black-out prossimo venturo e oggi devono ricredersi con vergogna. Spargevano lacrime sulla crisi energetica del paese e non sono stati in grado di mettere in piedi neanche uno straccio di politica energetica. Sembrava che dovessero coprire l'Italia di carbone e sono già scesi a più miti consigli. Hanno sottoscritto contratti onerosi di importazione di gas e ora si scopre che non sanno che cosa farsene... Si pensa davvero che questi partiti siano all'altezza dei problemi complessi e nuovi posti dall'economia del plutonio?
Noi non lo crediamo. E, anche per evitare guai maggiori al paese, apriamo la campagna contro la partecipazione italiana a Super-Phénix, contro il progetto Pec, contro i nuovi impegni che il governo italiano ha assunto per lo sviluppo dei reattori veloci.