di Marco PannellaSOMMARIO: Le elezione regionali e amministrative sono previste per l'aprile del 1985. Mancano pochi mesi. Pannella rilancia e ripropone liste "verdi" e "azzurre", senza pregiudiziali ed esclusioni di alcun tipo. Ancora una volta verdi ed ecologisti mancheranno un'occasione politica e istituzionale essenziale?
(NOTIZIE RADICALI N. 68, 4 aprile 1984)
Non passa giorno senza che il processo di degrado del territorio e della qualità della vita non risulti ormai accelerato: ed è - questo inquinamento - innanzitutto da politica. Gli enti locali, "territoriali", sono paralizzati e corrotti dalla arbitraria spartizione partitocratica: le istituzioni locali, esse per prime, sono vittime oltre che soggetti dell'inquinamento e della distruzione della qualità della vita. Arrivano ormai le piogge acide anche da noi. I fiumi sono più inquinati che mai, il mare anche: e la barriera dello sfascio territoriale attraverso l'edilizia selvaggia, la lottizzazione delle coste, le follie legate all'ex piano energetico nazionale con la costruzione di centrali a carbone, oltre che quelle nucleari, completa il dramma. Occorre, dunque, uscire dalla fase della lotta ecologica extra-istituzionale, per quanto riguarda la gestione e il governo del territorio, affidati in parte consistente proprio ai comuni, regioni e province, comunità varie. Occorre uscirne subito e con coraggio, v
isto il fallimento totale delle strategie "entriste" nei partiti di regime, quali che essi siano, di sinistra o di destra.
Il Partito radicale, sin dal 1979, ha teorizzato e pratico, con rarissime eccezioni che hanno confermato la regola, una politica del territorio e delle istituzioni territoriali e locali fondata sulla progettualità specifica e sull'alternativa civile e verde. Ha chiesto, dando al solito l'esempio, che i partiti lasciassero spontaneamente il campo: siamo convinti che questo corrisponderebbe ai loro migliori interessi politici e ideali, anche se non quelli - immediati - di potere, di mero potere. Non sembra che l'invito, non fosse che a un dibattito e ad una riflessione, sia stato accolto. Ma non mi sento di escludere che dal loro interno siano maturate o possano maturare, se alternative concrete saranno tempestivamente fornite, scelte radicalmente nuove, traumatiche ma salvatrici. Occorre sperarlo, e sperare perché così sia.
Le forze ambientalistiche e protezioniste sembrano ormai consapevoli del grande ruolo che possono, e a mio avviso (non da oggi) devono assicurare, nell'"oggi", perché vi sia un futuro prossimo non del tutto pregiudicato e irreparabile. Mi auguro che sia possibile secondarne appieno, con lealtà e con il massimo impegno, l'assunzione centrale di responsabilità e di iniziativa per le prossime elezioni regionali e municipali del 1985; senza esclusioni e preclusioni di sorta rispetto a chiunque intenda raggiungere la posizione ecologista e di nuova politica del territorio.
Forse dalla drammatica vicenda napoletana sarà possibile, nei prossimi mesi, far sgorgare per l'intero paese un processo di accelerazione della grande riforma istituzionale volta e fondata sulla istituzionalizzazione delle "aree metropolitane" come struttura di base per una nuova politica; per una qualsiasi vera politica, impossibile senza serie correzioni maggioritarie degli stessi metodi elettorali.
Ma a prescindere da questo mi auguro che sin d'ora (è già tardi) ovunque e da parte di chicchessia voglia farlo con convinzione e con chiarezza comincino ad organizzarsi "liste verdi". Forse, anche, per quanto concerne il territorio marittimo, "liste azzurre". Lo ripeto: ben vengano, subito, proposte, assunzioni di responsabilità da parte di chi non appartiene, non ha appartenuto, tradizionalmente, all'area delle forze politiche, parlamentari, sociali e civili che sono già state impegnate in questa direzione. Non servono brevetti ante-marcia. Spero che non vi sia - comunque - un solo mio compagno radicale che voglia esibirlo o richiederlo.
Se vi sarà fervore di intenti e di opere, per caotico che appaia, subito, coloro che soli potrebbero o dovrebbero assicurare un momento di riflessione e di organizzazione nazionale avrebbero di che farlo senza dover fare i conti con polemiche e settarismi degli addetti ai lavori, dei "puri" o non solamente con questo paralizzante e impossibile destino.