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Guerra Paolo - 24 aprile 1984
DIBATTITO PRECONGRESSUALE: PAOLO GUERRA

SOMMARIO: Intervenendo nel dibattito precongressuale (XXX Congresso del Pr - Roma - 31 ottobre/4 novembre 1984) Paolo Guerra propone di riprendere lo strumento referendario al fine di creare nuova aggregazione militante attorno al Pr. Fra i temi da msottoporre a giudizio popolare quello della caccia. Per quanto riguarda la battaglia contro lo sterminio per fame la domanda a cui il Congresso deve dare una risposta non è "che fare", ma solo "come farlo".

(NOTIZIE RADICALI N. 70, 24 aprile 1984)

Sterminio per fame, autofinanziamento, organizzazione del partito: ancora una volta saranno questi i temi centrali del dibattito precongressuale e congressuale. Non se ne esce, è il nostro impegno di questi anni, sono le nostre storie che ci obbligano ancora una volta a confrontarci su quello che abbiamo o non abbiamo realizzato, dato o non dato al partito del 29· Congresso e su quello che le nostre capacità e volontà sapranno dare al partito che nascerà a Roma al termine dei cinque giorni di "accanimenti" che si prevedono all'Hotel Ergife.

Su questi punti voglio esprimere delle idee, aperto a cambiare, se del caso e se convinto, le mie opinioni nel mese e mezzo di approfondimento che ci è davanti.

Autofinanziamento

Probabilmente ci troveremo di fronte a bilanci di previsione che ci faranno considerare questi ultimi anni come quelli dei problemi che forse avremmo potuto risolvere con facilità. Il partito ha bisogno di crescere, di sviluppare dibattito e di essere coinvolgente. I 3 miliardi obiettivo del 1984 non saranno sufficienti, occorrerà di più per poter spendere meglio. Rischieremmo altrimenti, e non sono il solo a pensarlo, di aggravare la situazione di impotenza che ci circonda.

Che fare allora? Si è detto che è pressoché vergognoso che molti degli iscritti (soprattutto fra coloro che hanno responsabilità nel partito) si limitino al tesseramento al minimo della quota. In molti casi può essere vero, in alcuni lo è sicuramente ma, tolta la spinta propagandistica, cosa altro avremmo ottenuto se avessimo incamerato qualche milione in più? Il problema, a mio parere, non è nei pochi, ma nei molti, nei troppi cioè che, pur essendo radicali, per voto o per comportamento, non siamo riusciti a coinvolgere nella necessità e nella giustezza della tessera. Ed allora, quanti non ne abbiamo "catturati" e perché? Cosa ci è mancato (di convinzione o di capacità) per allargare i 4.000 iscritti a 10.000, a 20.000, a più?

Organizzazione del partito

Una delle risposte può essere data dall'essere del partito nel 1984. Non è critica indirizzata alla sola gestione. In pochi, infatti, e spesso con fini non di corpo del partito, lo abbiamo detto ed in molti abbiamo taciuto o non compreso: da troppo tempo non solo la "politica" è fatta da pochi, ma non viene richiesta partecipazione. Sono scomparsi anche i tavoli, le richieste e le iniziative anche di semplici cartellonate. E' mancata, e questo è l'aspetto peggiore, l'iniziativa dei singoli o dei gruppi nel far qualcosa, autonomamente se era il caso, sullo sterminio o su altro. Rammento momenti in cui discutevamo della opportunità di innalzare tutte le bandiere: quanti dirigenti, quanti iscritti ne hanno oggi? E' possibile dunque illudersi di far politica solo con interminabili discussioni (ripenso anche a molti consigli federali), intuire brillanti innovazioni, soluzioni, ribellarsi di fronte alla piattezza della politica partitocratica e tornare dopo per mesi ad ascoltare cosa succede accendendo Radio radic

ale, senza il gusto dell'iniziativa e dell'aggregazione sulle idee?

Il nostro elettorato, la nostra "audience" è costituita o no da chi poi i problemi li ha e pesanti e su questi vorrebbe trovare il modo di battersi? E poi come far coincidere questo "essere" con il partito che è quello della disobbedienza civile, del fare e del ricercare continuo nonviolento? 4.000 iscritti dunque e non 20.000, 2 miliardi e non magari 8.000.

Una soluzione possibile

Eventuali referendum, oltre che per il fatto politico di per sé, avrebbero il vantaggio dell'aggregazione e della partecipazione. Ritengo irrinunciabile quello sull'abrogazione dell'esercizio venatorio, il quale ha visto aumentare in questi anni il suo potere dirompente. Quale occasione migliore, poi, di una raccolta di firme su tale tema proprio nell'anno di un'auspicabile esplosione di liste autenticamente verdi?

Sterminio per fame

Su questo che è il tema più importante, poche righe. Con i risultati, brillanti vista la situazione, ottenuti dall'attuale segreteria, ma con milioni che continuano a morire, non dovrebbe esistere l'esigenza di un dibattito sul che fare, ma solo sul come farlo, che la gente o i politici capiscano o no. Decine di milioni di morti ogni anno seppelliscono con loro ogni tentativo di arrestare questa battaglia.

E' vero le difficoltà sono molte, ancora più numerose le illusioni e le disillusioni di questi anni. Io, dirigente dell'Associazione radicale ecologista, sono stato iscritto per l'84 anche all'Associazione contro lo sterminio per fame e questo fra indubbie difficoltà mie e dei compagni nel saper individuare come innescare un puntello che valesse a provare a salvare milioni di sterminandi. E' stato difficile, a volte impossibile, ma non ritengo che di fronte a questi e ad altri ostacoli saranno molti quelli che sceglieranno il suicidio delle convinzioni.

Quanti sapranno scrollarsi di dosso il peso dell'immobilismo delle idee fini a se stesse e metterle quotidianamente in pratica saranno coloro che formeranno il partito dell'85. La qualità dipenderà anche dal numero: raddoppiando o triplicando iscritti e contributi potremo ancora sperare di vincere.

E se così non fosse, che almeno ognuno sappia assumersi le proprie responsabilità, con chiarezza e nei fatti.

 
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