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Pannella Marco - 24 ottobre 1984
Il fatto è una cosa l'opinione un'altra
La separazione deve essere avvertibile

di Marco Pannella

SOMMARIO: La stampa, l'informazione devono avere carattere di bene pubblico, sociale; l'informazione deve essere libera, come limite la verità, in concorso con il ripsetto della libertà di tutti e del diritto di ciascuno alla propria immagine e identità, e del diritto del cittadino ad un'informazione leale e onesta. Era ora che la Cassazione ricordase anche ai giornalisti l'importanza e la dignità del loro mestiere e l'importanza anche di virgole, virgolette punti e punti esclamativi, di cui si fa inface uso violento e abuso, al pari di quel che avviene con titoli, sommari e occhielli. Nei reati compiuti a mezzo stampa, non usa più quella procedura con rito direttissimo propria del processo per diffamazione, garanzia considerata assolutamente necessaria già in società dove il potere dei mass media era infinitamente minore di quello odierno.

(AVANTI, 24 ottobre 1984)

("Giornalisti, libertà di stampa, sentenza-decalogo della Cassazione - Sul dibattito apertosi è intervenuto ieri, su »Notizie radicali , Marco Pannella - Ne riproduciamo, qui di seguito il testo")

Era ora che qualcuno ricordasse ai giornalisti di regime l'importanza e la dignità della loro funzione e del loro mestiere, che qualcuno li invitasse a non sottovalutare virgole, punti, virgolette, punti esclamativi; o - pittuosto - a non sottovalutare il loro uso e abuso sempre più violento e soffisticato, al pari di quello dei titoli, sommari, occhielli e via dicendo. Era l'ora che si ricordasse il carattere di »bene pubblico , sociale, dell'informazione a una stampa che in base a questo presupporto è sovvenzionata al pari dei partiti con denaro del contribuente. Era l'ora che in base a questo presupposto è sovvenzionata al pari dei partiti con denaro del contribuente. Era l'ora che si riaffacciasse il carattere di »informazione "libera", che ha come limite quello della verità, e solo quello, in concorso con il rispetto della libertà di tutti e di ciascuno, del diritto alla propria immaggine e identità di ogni persona, e del diritto del cittadino ad una informazione leale ed onesta.

La separazione fra fatto e opinione deve essere avvertita e avvertibile. Vi sono giornali, come "Il Giornale" di Montanelli in cui questo di regola accade, nel quadro di quella appassionata ed evidente soggettività che Benedetto Croce ricordava essere l'unica che potesse garantire il risultato della massima "oggettività".

Mentre vi sono giornali come "Repubblica" di Scalfari (più che un giornale si tratta davvero di un partito, che con quello comunista è oggi egemone nelle organizzazioni sindacali ed associative) che usano sistematicamente la tendenziosità come arma assoluta, e sofisticatissima, usando a fondo ogni risorsa semantica e semiologica per eludere ogni regola di verità e di rispetto del »bene pubblico dell'informazione.

Era l'ora che si cominciasse ad uscire dalla situazione totalmente fuori-legge e di assoluto arbitrio di editori e di direttore al servizio di interessi estranei o di professionismi altri che giornalistici.

Ma vorrei sopratutto ricordare che non a caso per polemizzare contro la Cassazione si usa l'ignoranza e la menzogna: da più parti sembra infatti che il processo civile e non penale in tema di diffamazione sia stato oggi arbitrariamente decretato, mentre esiste costantemente nei nostri codici.

Ma vorrei ricordare in questa occasione a tutti, anche ai magistrati, oltre che ai giornalisti, il carattere decisamente »fuori-legge del processo penale per diffamazione, ormai divenuto consuetudine.

Nessuno più nota che in realtà la procedura per direttissima, con istruttoria dibattimentale, che sulla carta è quella propria del processo per diffamazione, costituisce una procedura di tipo »accusatorio piuttosto che inquisitorio.

Anche nei codici precedenti, in quello monarchico e in quello fascista, oltre che in quello vigente, il »bene della verità,

dell'informazione, del diritto alla propria immagine e identità venivano cioè individuati come di straordinaria importanza e tutelati con procedure straordinarie. Questo in società o dove il potere dei mass-media era infinitamente minore di quello odierno.

Non a caso nessuno denuncia, a parte il Partito Radicale da almeno venti anni, l'intollerabile gravità della prassi contra legem in realtà vigente.

Sarebbe l'ora che il ministro di Grazia e Giustizia, il Consiglio Superiore della Magistratura, la stessa Magistratura inquirente e requirente si occupassero un poco dei complessi motivi che sempre più fanno di questo processo penale, alla radice, un processo che nega spirito e lettera delle leggi e delle procedure scritte.

 
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