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Mellini Mauro - 4 novembre 1984
GIUSTIZIA
di Mauro Mellini

SOMMARIO: Risoluzione approvata dal XXX Congresso di Roma (31 ottobre - 4 novembre 1984). Il XXX congresso del PR conferma l'impegno dei radicali per una giustizia più efficiennte e rispettosa dei diritti dei cittadini e delle garanzie di legalità e per condizioni carcerarie più umane; condanna la pratica per la quale, nonostante la riduzione dei termini massimi di carcerazione preventiva, questa si protragga in modo assurdo; si pone in posizione critica all'estensione del concetto di reato associativo che getta spesso delle ombre sul principio del libero convincimento del giudice; proclama la necessità e l'urgenza dell'abrogazione delle leggi speciali dell'emergenza; impegna i militanti radicali a sostenere l'opera di giustizia per la persecuzione dell'illegalità diffusa e delle prevaricazioni con le quali la partitocrazia mantiene il suo potere e mortifica le istituzioni democratiche.

(NOTIZIE RADICALI N. 72, 10 maggio 1984)

Il XXX Congresso del Pr conferma e ribadisce l'impegno dei radicali, nella lotta contro le leggi speciali, per una giustizia più efficiente e rispettosa dei diritti dei cittadini e delle garanzie di legalità, per condizioni carcerarie più umane, per una efficace applicazione della legge anche di fronte alle ricorrenti illegalità e ai crimini di cui è costellata la vita del regime partitocratico.

Nuove garanzie, per uno Stato che non è civile

La logica perversa delle leggi speciali che si sono sovrapposte, durante il periodo dell'emergenza deteriorata dal terrorismo, alla legislazione del periodo fascista malamente rabberciata, ha portato a prassi, licenze e mentalità nell'amministrazione della giustizia penale assolutamente intollerabili per un paese civile. Malgrado la riduzione dei termini massimi, la carcerazione preventiva si protrae in modo assurdo ed è spesso usata quale mezzo per costringere l'imputato a desistere dalla propria difesa, quale pena anticipata senza processo, irrogata sommariamente e discrezionalmente, talvolta con incredibile leggerezza.

Pentiti e reato associativo: le campagne della magistratura

L'uso delle dichiarazioni dei pentiti, premiate secondo l'apposita legge o attraverso espedienti anche manifestatamente illegali, è divenuto mezzo insuperabile di prova. L'estensione del concetto di reato associativo, fino all'identificazione di esso con il criterio della mera adesione ideologica e la deduzione della responsabilità per specifici delitti dell'associazione così individuata e accertata, gettano ormai oneri gravi e preoccupanti sul principio stesso del libero convincimento del giudice, che si estendono e si riflettono in ogni tipo di processi per i reati più diversi. Le dimensioni di alcuni processi, con centinaia di imputati, fanno sì che non solo i tempi per la loro definizione, e quindi della carcerazione preventiva, permangono intollerabili, ma privano d'ogni serietà ed efficacia sia la funzione difensiva, sia quella dell'accertamento delle singole responsabilità.

Via le leggi speciali: responsabilità del giudice e diritti dell'imputato

La proclamazione di "campagne" contro i vari tipi di criminalità nelle varie regioni e zone del paese non solo ad opera della polizia ma anche della stessa magistratura ha operato di fatto una inammissibile selezione e discriminazione di impegno, di metodi e di garanzie che ha alterato profondamente la concezione della giustizia, discriminando anche tra gli stessi magistrati e creando le premesse per allarmanti deformazioni dello stesso assetto istituzionale della magistratura, dell'indipendenza dei giudici nonché per l'effettiva perseguibilità di non meno rilevanti finalità di giustizia non compresa tra quelle agitate quale obiettivo delle proclamate "campagne". Mentre la stagione della violenza terroristica, malgrado possibili sussulti e strascichi, sembra inesorabilmente tramontata, sono oggi a pagare per i delitti compiuti coloro che sono stati colpiti da una giustizia operante con sommarietà e con margini intollerabili di errore e di sproporzioni, mentre nessuna effettiva opera di giustizia ha ancora r

aggiunto occulti manovratori e abili sfruttatori di cui pure si è conosciuto e si conosce l'esistenza. La credibilità dell'azione punitiva che si spiega tuttora appieno nei confronti di persone coinvolte per processo ideologico oggi pur esso dissolto e che hanno maturato un atteggiamento di meditata e profonda dissociazione dell'azione armata, è inoltre irrimediabilmente compromessa dall'impunità accordata ai cosiddetti pentiti. Si impongono di fronte a questa situazione provvedimenti legislativi adeguati e coraggiosi.

I meccanismi e le istituzioni che la Costituzione ha posto a salvaguardia dell'indipendenza dei giudici hanno subito un processo di degenerazione analogo a quello di altre istituzioni dello Stato con un adattamento e una subordinazione alle logiche della partitocrazia, con la creazione di deformanti e allarmanti ruoli delle correnti della magistratura associata e delle loro intese ed equilibri.

Il XXX Congresso del Partito radicale proclama la necessità e l'urgenza dell'abrogazione delle leggi speciali dell'emergenza quale provvedimento che segni un'inversione di tendenza anche per le prassi abnormi che su di esse e a seguito di esse si sono sviluppate. Impegna il partito a proseguire nella lotta per raggiungere tale obiettivo per ottenere una legislazione che, garantendo l'indipendenza del giudice nella sua soggezione alla legge e attraverso di essa, sancisca concrete forme di responsabilità del giudice, specie di fronte a violazioni dei diritti dell'imputato e di abuso rispetto alla sua libertà personale, e sancisca inoltre adeguate forme di risarcimento e di riparazione per l'ingiusta detenzione.

Preso atto del successo ottenuto con la lunga lotta per la cessazione della distorta applicazione dell'art. 90 della legge penitenziaria che ha introdotto surrettiziamente la pena del carcere duro anche per gli imputati, proclama la necessità di fare fronte alla gravissima situazione della popolazione carceraria tuttora mantenuta, specie in determinate zone e in certi istituti, in condizioni intollerabili e disumane, che rappresentano un'aperta contraddizione anche con i principî e le prescrizioni della legge di riforma inattuata.

Il Congresso impegna i militanti radicali nelle varie sedi a sostenere l'opera di giustizia per la persecuzione della illegalità diffusa, dei delitti e delle prevaricazioni con le quali la partitocrazia mantiene ed espande il suo potere e mortifica le istituzioni democratiche, e decide di promuovere un ampio dibattito e idonee iniziative per affrontare la riforma del codice di procedura penale e i nuovi problemi dell'assetto della magistratura e della sua indipendenza.

Decide di promuovere iniziative per incrementare e favorire il ricorso dei cittadini italiani alle istanze europee per la tutela dei diritti dell'uomo.

 
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