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Spadaccia Gianfranco - 10 dicembre 1984
QUESTE, LE CONDIZIONI POLITICHE
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: L'illusione dell'approvazione prima di Natale della legge contro lo sterminio per fame non è durata molto: ci siamo già trovati di fronte alle resistenze di coloro che sono contrari ad una politica di intervento straordinario contro lo sterminio della fame. Noi interpretiamo le riserve comuniste come un ricatto. Due sono le condizioni che noi richiediamo: la prima è l'informazione su ciò che si deve fare contro lo sterminio; la seconda è richiamare alle proprie responsabilità il governo e le forze politiche.

(NOTIZIE RADICALI N. 73, 10 maggio 1984)

(Le riserve procedurali dopo otto mesi di dibattito, somigliano molto ad un ricatto. La commissione esteri si è convocata al limite massimo della proroga fissata dalla camera, i tempi sono lenti. E' assolutamente necessaria l'informazione sulle concrete responsabilità di ciascuno nel sabotaggio dell'intervento straordinario.)

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Mentre scrivo, non è affatto certo che Natale sarà coronato dall'approvazione di una legge di vita. Se dovessimo stare agli umori dei gruppi politici presenti in Commissione esteri, e ai tempi fissati per la discussione della legge, dovremmo anzi dire che esiste ormai la matematica certezza che Natale non sarà un Natale di vita.

Avevamo appena registrato i fatti positivi della legge finanziaria (500 miliardi in più concessi dal governo per l'85 e i 250 in più per l'86; il voto favorevole del Pci al nostro emendamento) che ci siamo subito trovati a fare di nuovo i conti con la resistenza, i trabocchetti. le oblique manovre di quanti sono da sempre contrari ad una politica di intervento straordinario contro lo sterminio per fame.

La Commissione aveva deciso di adottare, come testo base per l'esame delle diverse leggi sull'intervento straordinario, il testo del disegno di legge presentato al governo. Questo accordo sembrava una utile promessa ad un iter accelerato verso un obiettivo abbastanza soddisfacente. Si trattava infatti di isolare i due punti di disaccordo (l'organo a cui deve essere affidato l'intervento straordinario - alto commissario o sottosegretario - e l'entità dei finanziamenti) e tentare di accordarci sui punti in cui era possibile una intesa comune, migliorativa rispetto al testo del governo. Autorizzavano questa speranza da una parte la presentazione di emendamenti democristiani tendenti ad avvicinare il testo del governo ai contenuti della legge Piccoli, dall'altra alcune affermazioni comuniste alla definizione di intervento straordinario, che avvicinavano i punti di vista del Pci e dei firmatari della legge Piccoli.

L'illusione non è tuttavia durata molto a lungo. Sul piano procedurale il comunista Petruccioli ha fatto valere una riserva: i comunisti solo in conclusione del dibattito decideranno se accettare lo stralcio dell'intervento straordinario della riforma complessiva della legge sulla cooperazione allo sviluppo. E' appena necessario ricordare che da otto mesi si discute soltanto sull'intervento straordinario, non si è mai discusso di riforma della cooperazione allo sviluppo. Come interpretare questa riserva procedurale comunista se non come un ricatto: se la legge sarà di nostro gradimento, bene; altrimenti niente?

Sul piano dei contenuti legislativi, il relatore - il democristiano Bonalumi, lo stesso che da cinque anni di fatto sabota ogni tentativo legislativo serio a favore dell'intervento straordinario - presenta una serie di emendamenti peggiorativi perfino rispetto al testo del governo. Va incontro alle richieste del Pci nel limitare al massimo i poteri del commissario straordinario; per quanto riguarda i finanziamenti, compie una incredibile operazione do sottrazione di cinquecento miliardi rispetto alla cifra complessiva ormai assicurata dal governo in sede di legge finanziaria.

Per quanto riguarda i tempi, la Commissione esteri si è riconvocata solo per il 6 dicembre. Siamo già fuori dai due mesi di proroga fissati dalla camera alla Commissione, che scadevano il 5 di dicembre. Ammesso anche che si verifichi un miracolo di un voto in commissione, questo difficilmente potrebbe avvenire prima del 12/13 dicembre. Si dovrebbe poi verificare un secondo miracolo - l'accordo di tutti i gruppi per l'assegnazione in commissione in sede legislativa - per arrivare prima delle vacanze di Natale alla approvazione della legge in uno dei due rami del Parlamento. Stiamo parlando di miracoli, e cioè di qualcosa di estremamente improbabile. Ed anche in questa ipotesi rimarrebbe ancora da completare l'iter parlamentare presso il Senato, senza di che il testo non diventa legge della Repubblica.

La prima condizione è l'informazione; non l'informazione sullo sterminio per fame che ormai tutti almeno in Italia conoscono, ma l'informazione su ciò che si deve e si può fare contro lo sterminio, l'informazione sulle concrete responsabilità che ciascuno intorno a questa legge, giorno per giorno, si va assumendo. Non a caso il liberale Baslini, che è uno degli oppositori occulti dell'intervento straordinario (sottoscrisse quasi integralmente le tesi comuniste e si allinea alle pressioni dell'Ipalmo contro la legge Piccoli) si è opposto alla pubblicizzazione audiovisiva dei lavori della Commissione, impedendo che Radio radicale riprendesse e trasmettesse il dibattito.

La seconda condizione è richiamare alle proprie responsabilità, con la chiarezza della lotta e della mobilitazione politica di fronte all'urgenza della tragedia in atto, il governo e le forze politiche. Si assumano le responsabilità di decidere e di governare, e la responsabilità di sabotare ogni concreta possibilità di governo con la paralisi, l'ostruzionismo burocratico, la difesa degli interessi costituiti. Quanto più le scelte saranno chiare, (e dovranno avvenire in tempi brevi) tanto più sarà difficile affogare tutto di nuovo nel compromesso consociativo e di potere. Noi dobbiamo aiutarli a non commettere questo errore, questo crimine. per questo, è essenziale l'appuntamento di Natale.

 
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