Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gellidi Massimo Teodori
SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."
La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".
(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)
CAPITOLO IV - I RAPPORTI CON LA P2: LO SCHELETRO NELL'ARMADIO DEI PARTITI. »NON VEDEVO, NON SAPEVO, NON CAPIVO
Su Gelli e sulla P2 si sono dette e scritte molte cose. Non c'è stato quotidiano o settimanale negli ultimi anni che non abbia dedicato grande attenzione all'organizzazione piduistica e al suo capo. Anche prima della primavera 1981 l'informazione corrente sulla Loggia era notevole, come è documentato nel capitolo precedente. E gran parte del mondo politico a più riprese ha detto la sua sulla vicenda con dichiarazioni, interpretazioni e valutazioni.
Nei primi mesi del 1984 venivano chiamati a deporre di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta i segretari dei partiti in carica negli anni di massima attività della P2 (1975 1981). Si trattava di autorevoli leader che rendevano su richiesta della commissione d'indagine e su sollecitazione dei parlamentari in essa presenti, testimonianze della loro conoscenza della particolarissima loggia massonica. Rileggendo oggi la maggior parte di quelle dichiarazioni colpisce il loro sapore quasi metafisico: esse mostrano che la comprensione e la conoscenza del fenomeno piduistico da parte dei vertici politici del paese erano molto al di sotto dell'informazione disponibile al cittadino medio. E' per ciò che tale singolare convergenza di atteggiamenti di esponenti politici di diverse e opposte tendenze è significativa e rivelatrice del tipo di rapporto che c'è stato fra mondo politico e P2. E un rapporto di compenetrazione tale che non ha consentito di riconoscere l'azione e il carattere dell'associazione delinq
uenziale contro i meccanismi istituzionali. La meraviglia che suscitano le dichiarazioni di ignoranza sulla P2 balza subito agli occhi di qualsiasi profano sol che si leggano le testimonianze rese dai vari personaggi politici nei primi mesi del 1984 in una sede ufficiale e solenne del Parlamento come la commissione di inchiesta. Quelli che seguono sono appunto alcuni stralci, raccolti in capitoletti, delle audizioni di Amintore Fanfani, segretario DC dal 1973 al 1975 e più volte ministro e presidente del Consiglio; Benigno Zaccagnini, segretario DC dal 1975 al 1980; Flaminio Piccoli, segretario DC dal 1980 al 1982; Enrico Berlinguer, segretario del PCI; Bettino Craxi, segretario del PSI e poi presidente del Consiglio; Giorgio Almirante, segretario del MSI; Pier Luigi Romita, segretario del PSDI dal 1976 al 1978; Pietro Longo, segretario del PSDI dal 1978; Giovanni Spadolini, segretario del PRI dal 1979, più volte ministro e presidente del Consiglio; Valerio Zanone, segretario del PLI; Arnaldo Forlani, già se
gretario e presidente della DC, ministro e presidente del Consiglio in diverse epoche; Silvano Labriola, capogruppo PSI alla Camera dal 1979 al 1983; e Giulio Andreotti ministro e presidente del Consiglio per lunghi periodi nel corso di decenni.(1)
Chi era Gelli?
Per Giulio Andreotti:
»Gelli è emerso molto successivamente, come figura a capo di questa loggia, e come importanza di questa loggia. Prima io non ho mai avuto la sensazione che si trattasse di qualcuno che avesse cose così notevoli. Tutto è emerso dopo: quando è diventato una persona di un certo rilievo, allora è chiaro che i riflettori sono stati posti su di lui .
»Circa Gelli, per un certo tempo l'ho conosciuto di vista, quando era direttore dello stabilimento della Permaflex che fu fatto agli inizi degli anni Sessanta a Frosinone. Lo incontrai, con mia grande meraviglia e ritenni che anzi si trattasse di un caso di somiglianza, in casa del generale Perón, la sera dell'insediamento del generale Perón come presidente della Repubblica argentina, nella sua seconda edizione, alla fine del 1973... L'ho visto come espressione dell'ambasciata argentina qui a Roma, ma senza un particolare rilievo; che fosse un personaggio massonico, che facesse iniziazioni e proselitismo questo l'ho appreso soltanto quando sono venute fuori le polemiche .
(Ma dichiara Giovanni Fanelli, segretario della loggia P2: »Non avevo motivo di dubitare di Gelli che intratteneva rapporti con Andreotti e con Cossiga (ciò so con certezza perché accompagnavo personalmente Gelli agli appuntamenti, attendendolo in macchina per circa 3/4 d'ora, un'ora)... ) (2)
Per Flaminio Piccoli:
»Quello che mi ha impressionato è stata la questione della P2, quell'articolo di Gelli; e anche quello di Formica che dava forza a questa cosa. Ma neanche dopo... Finché non è venuto Del Gamba a dirmi che Gelli era furibondo... Gelli evidentemente mi ha odiato perché ho svelato queste cose nel momento in cui probabilmente si trovava alle corde. Gelli mi ha odiato, non altrimenti .
»Dico che non l'ho mai conosciuto, perché non l'ho mai conosciuto: lo dico nella mia responsabilità .
Per Amintore Fanfani:
»Sapevo che Gelli era tra i cittadini di Arezzo, che aveva una particolare influenza sul gruppo Lebole. Anzi, posso dire che una volta mi incontrai anche con lui insieme agli operai di una delle fabbriche di Lebole a Castiglion Fibocchi .
»Un'altra volta è venuto da me Gelli accompagnando uno di quegli ammiragli di Argentina, Massera, che era venuto a Roma e fu ricevuto anche dal presidente del Consiglio .
Per Arnaldo Forlani:
»Non ho mai conosciuto Gelli e non l'ho mai incontrato...
»Io ho sentito parlare di Gelli quando ne avete sentito parlare voi, cioè non ho avuto riferimenti o relazioni riservate particolari " .
(Ma dichiara il generale Bittoni alla magistratura bolognese: »Mi misi a rapporto col ministro della Difesa, on. Forlani, al quale esposi la pratica clientelare cui andavano soggette le commissioni di avanzamento, per cui molti ufficiali credevano utile chiedere appoggio a Gelli e tanto io dissi al ministro perché potesse provvedere. Nel nostro ambiente era notorio che Gelli vantava appoggi da parte di Andreotti ... .)
Per Bettino Craxi:
»Un bel giorno ho incontrato l'ingegner Luciani, è venuto al mio albergo, l'ho ricevuto sopra, dove sto. L'ingegner Luciani si è presentato molto cortese, molto affabile, riassumo grosso modo il ragionamento: un grande interesse per il partito, per la mia persona e per ciò che avrei potuto diventare; non ha mai pronunciato la parola P2... senza nessun atteggiamento di arroganza, di prepotenza, molto gentile e cortese. Così fu il mio incontro con Gelli .
»Non ho mai pensato che Gelli fosse il capo della P2. L'impressione che ne ho avuto io l'ho incontrato una volta è che fosse una sorta di "grand commis", di segretario generale, di attivatore di un'organizzazione alla quale facevano capo un complesso di relazioni, ma non un capo carismatico di un'organizzazione che dipendesse da lui .
Per Pier Luigi Romita:
»Io ho saputo della P2, di Gelli eccetera, quando i famosi elenchi furono individuati e poi pubblicati .
Per Pietro Longo:
»Io certamente andai all'Excelsior... mi fece più comodo passare per una mezz'ora in un pomeriggio all'Excelsior che non preordinare, giorni o settimane prima, un appuntamento nel mio studio .
»Ho avuto occasione di incontrare il dottor Gelli una sola volta, un incontro che avvenne dopo che fui sollecitato ripetutamente... Poi fece un riferimento garbato, indiretto all'ipotesi che così in qualche modo, in qualche forma, in qualche misura, aderissi alla massoneria. Gli risposi con garbo... Non ho mai conosciuto alcun esponente nazionale della massoneria italiana, ero completamente estraneo a questo ambiente .
Per Silvano Labriola:
»Circa la mia posizione personale, confermo quanto ho detto in sede istruttoria, ossia la mia totale estraneità a questa organizzazione, contatti inesistenti con il suo responsabile, il signor Gelli .
»Per quanto riguarda le circostanze in cui ho avuto occasione di incontrare il signor Gelli in luogo pubblico fu un incontro di carattere del tutto fortuito ed occasionale, il carattere dell'incontro, per quanto ho potuto ricostruire, fu del tutto banale e non identificabile in modo specifico .
Per Giorgio Almirante:
»Io ho avuto uno scontro non un incontro - uno scontro diretto con il signor Gelli nella sola occasione in cui ho avuto non il piacere, ma la possibilità di conoscerlo. Era il 1973... Questo è stato l'unico contatto avuto con il signor Gelli .
(Ma dichiara Gelli, nel memoriale n. 2: »Nell'anno 1980 l'on. Almirante venne a trovarmi all'Hotel Excelsior per ottenere fondi per il suo partito, ed io feci tutto ciò che era nelle mie possibilità, pur trattandosi, per forza di cose, di somma piuttosto modesta .) (3)
Che cos'era la P2?
Per Bettino Craxi:
»L'idea che mi sono fatto è che su una loggia massonica hanno interagito influenze di varia natura tali da collocarla in una posizione che può apparire una sorta di "placca" di controllo e di influenza sulle attività pubbliche .
»Io non mi ero mai, francamente, accorto della presenza, dell'attività... Parlo non di anni, parlo di decenni, non mi ero mai accorto che esistesse nel mio partito, che ci fosse, che esistesse questo problema. Non credo per ingenuità mia .
Per Flaminio Piccoli:
»Via via che le cose si svolsero, avemmo modo di misurare la vastità del danno di questa P2 che era penetrata sicuramente in alcuni gangli dello Stato, che aveva, secondo me, fatto anche un'opera di penetrazione nei partiti; era penetrata, per una piccolissima parte, anche nel nostro partito .
Per Giovanni Spadolini:
»Il momento per me determinante e risolutore nella valutazione della minaccia della P2 fu l'intervista di Gelli al "Corriere della Sera", se non erro nell'ottobre 1980. Certamente negli anni precedenti erano corse, negli ambienti politici e parlamentari, molte voci relative alla costituzione e al rafforzamento di questa particolare escrescenza di origine massonica. Però il momento nel quale ho collocato una valutazione politica seria del problema è stato l'ottobre 1980 .
»Non mi pare dubbio che la P2 nel suo insieme abbia sostenuto un piano di rovesciamento del sistema. Siamo arrivati addirittura all'ipotesi di mettere in crisi la presidenza della Repubblica; ipotesi formulata nella stessa intervista ad un quotidiano dal capo della loggia segreta. La disseminazione degli uomini fedeli alla P2 in alcuni centri nevralgici del sistema amministrativo e del sistema militare aveva obiettivi che equivalgono alla destabilizzazione politica. Non c'è dubbio che si è trattato di un contropotere occulto parallelo a quello legittimo, un contropotere che ha avuto certe finalità, che ha guardato ad alcuni obiettivi compresa la trasformazione radicale delle strutture dello Stato, attraverso l'occupazione la deviazione e la corruzione realizzata all'interno delle istituzioni, partendo dai centri non soltanto del governo formale ma anche del governo sostanziale della nazione e quindi senza mai perdere di vista gli strumenti delle comunicazioni di massa .
Per Pietro Longo:
»Dico subito che della loggia P2 ho sentito parlare in maniera tanto diffusa ed impegnata soltanto nel momento in cui i fatti sono diventati noti, vale a dire nel momento nel quale sono iniziate le prime preoccupazioni, le prime polemiche. Non ho mai seguito con particolare attenzione le vicende della massoneria italiana, le vicende delle sue logge o delle lotte all'interno di tale massoneria... Se avessi avuto sentore di quello che poteva essere la loggia P2 e delle sue ripercussioni che, in questo o in quel campo, potevano esprimersi negativamente sulla nostra vita politica, evidentemente nell'autunno del 1980 non mi sarei incontrato con il signor Gelli .
Per Valerio Zanone:
»Circa la finalità, devo dire che le mie impressioni sono molto superficiali in materia perché derivano soltanto da quello che ho sentito dire o letto sui giornali. La mia opinione è che dal punto di vista politico il fenomeno P2 non è tanto un'aggressione contro le istituzioni per cambiarne l'ordinamento ma un'aggressione contro le istituzioni per stravolgerne il fine e per farne uso in rapporti affaristici o comunque di altro tipo fra determinati ambienti e determinati personaggi politici .
Per Silvano Labriola:
»Io devo dire onestamente, nel modo più certo possibile, che nemmeno ho avuto mai la sensazione di pressioni o di tentativi di influenza da parte di soggetti o addirittura della struttura di questa loggia P2. Quindi, elementi miei diretti, personali di valutazione non ne ho, a parte quelli che emergono dalla stampa e così via .
Per Arnaldo Forlani:
»Non ho mai avuto nozione di interferenze specifiche. Ho sempre sentito le cose che sentono un po' tutti in ordine a questo fenomeno; cioè spesso si parla o si dice di influenze massoniche nell'ambito dell'amministrazione nel mondo militare, nelle banche e nella diplomazia, ma non saprei ricondurle a niente di specifico per l'utilità dell'inchiesta .
Per Giorgio Almirante:
»L'influenza della massoneria in genere e della P2 in particolare (e mi consentirà di non far differenza tra massoneria e P2) è stata pesantemente negativa. Direi che è il peggior nemico che il mio partito abbia avuto... .
Qual è stata la forza di Gelli?
Per Bettino Craxi:
»Avevano la forza anche di cambiare il presidente della Repubblica. Mi ricordo che dissi a Gelli: "Ma come fate a cambiare il presidente della Repubblica?". Disse: "Ma noi con una campagna di stampa siamo in condizioni di cambiare il presidente della Repubblica". Notizia che dopo 48 ore arrivò al Quirinale tramite i miei collaboratori; il presidente della Repubblica fu informato e si arrabbiò anche. "Siamo a disposizione, qualsiasi cosa ci sia bisogno, siamo in condizioni di assicurare relazioni dirette con gli americani, qualsiasi cosa ci sia bisogno noi siamo più influenti, siamo importanti, possiamo considerarlo un amico, arrivederci e grazie" .
Per Flaminio Piccoli:
»Presenze sotterranee hanno cercato di penetrare nei partiti di massa per creare contraddizioni, hanno cercato di influire sulle varie posizioni: di questo ne sono profondamente convinto non da oggi .
Per Amintore Fanfani:
»La forza di Gelli è stata la debolezza degli altri .
»Ogni volta che c'è stata l'elezione del presidente della Repubblica (salvo l'ultima volta, per la verità, quando non ho sentito nessuna chiacchiera), ho sempre sentito che quello appoggia quello, quell'altro appoggia quell'altro, eccetera. Ogni volta mi sono detto: qui non basterà il numero dei membri delle due Camere riunite per adempiere a tutti questi voti. Credo che troppo spesso la vita politica italiana è inquinata, anziché da fatti, da chiacchiere, da vanterie e da smargiassate .
Che cosa si sapeva?
Per Giulio Andreotti:
»Nel periodo fino a che sono stato presidente del Consiglio questo tema della massoneria e della loggia specifica P2 non era emerso, e non obbligava a dare tutta l'attenzione che forse era necessaria .
»Prima che emergesse questo fenomeno, attraverso le carte che sono venute dopo, certamente io non ho mai avuto l'occasione di portare attenzione, o di avere qualche elemento che mi inducesse a portare l'attenzione su questo fenomeno .
»Io proprio non credo, anche ripensando, che ci sia stato un elemento, a mia conoscenza, che potesse darmi la spinta a dire: guardiamo bene che cosa c'è dietro a queste persone, o che cos'è questo movimento che si sta sviluppando. Questo, per la verità, è emerso soltanto in un momento successivo .
»L'esistenza della loggia P2 l'ho appresa solo negli ultimi anni, cioè quando sono insorte polemiche e quindi si è cominciato a parlare di questa loggia, il che vuol dire nel periodo successivo ai miei incarichi di governo. Prima, che esistesse una loggia particolare della massoneria per persone di un certo rilievo o comunque non appartenenti a logge ordinarie, non ho avuto mai occasione di saperlo o di averne anche indirettamente notizia .
»Sulla questione specifica che esistesse una loggia particolare P2, o anche denominata diversamente, ma che comunque avesse rapporti con l'ambiente ministeriale di cui via via mi occupavo o in generale con l'ambiente politico non ne ero a conoscenza .
Per Flaminio Piccoli:
»Io sarò un ingenuo, ma gli ingenui sono molti nella Repubblica perché gli uomini della P2 a posti di grande responsabilità convissero con uomini straordinari, fortissimi, esemplari, per anni, senza che questi se ne fossero accorti. Amici di uomini esemplari convissero con questi frequentandoli per anni e, quando se ne accorsero, dovettero reagire. Cioè l'ingenuità non è soltanto di Flaminio Piccoli; sento il dovere di protestare che sia io il... un giorno mi dissero: il pazzo del villaggio! Io protesto .
Per Bettino Craxi:
»Devo dire che della P2 nel corso di quegli anni io, francamente, a parte quello che apparve sulla stampa ed a parte, diciamo, un argomento che ogni tanto cadeva, ma puramente in modo incidentale ed in forma scherzosa dell'esistenza di questa P2, io francamente non sapevo nulla di preciso né mi sono mai preoccupato, né ho mai pensato che, insomma, esistesse questa realtà sommersa così complessa piduistico-massonica .
»Ogni tanto, qualcuno diceva una battuta faceva un'allusione, tipo "Sarà la P2..."; del resto, sulla P2 avevano pubblicato dei libri ed anche dei servizi sui giornali. Quindi, se ne parlava, ma nessuno aveva la sensazione che fosse una cosa con dentro i capi dei servizi... Chi lo immaginava? .
Per Amintore Fanfani:
»Devo purtroppo dire che elementi di conoscenza diretti di questi fatti durante la mia permanenza alla segreteria della Democrazia cristiana non ne ho avuti; cioè ho conosciuto questo fenomeno quando è esploso sulla stampa, attraverso una serie di rivelazioni che ci sono state .
»Nei sei mesi del 1975 in cui io fui segretario politico della Democrazia cristiana non ho avuto occasione, modo, notizia o diretti contatti per arrivare a formulare un giudizio di proporzioni paragonabili al giudizio che si può fare riferendoci, invece, a episodi e fatti successivi... Mentre tutto quello che poteva sembrare relativamente... episodi della vita civica italiana, finisce per assumere un'imponenza notevole da quando vengono alla luce le carte sequestrate dalla magistratura, mi pare nel marzo 1981, a Castiglion Fibocchi o ad Arezzo .
Per Benigno Zaccagnini:
»Tutte queste sono considerazioni fatte così, in maniera semplice e sincera, che purtroppo però non mi derivano da una conoscenza di questo fenomeno durante il periodo in cui sono stato segretario del partito; allora di questo fenomeno, dell'esistenza della loggia P2 e dei vari personaggi non ho avuto nessuna conoscenza diretta e quindi non posso esprimere valutazioni che si basano su esperienze fatte. Mi dispiace ma è così .
»Nella fase, durante la quale io sono stato segretario del partito, non ho avvertito assolutamente niente .
Per Giorgio Almirante:
»... queste ulteriori prove del complotto massonico contro l'MSI e personalmente contro di me... .
»Io dei rapporti del generale Miceli [già capo del SID, deputato MSI e iscritto alla P2] con Gelli non ho saputo mai particolarmente niente... Per tutto questo periodo non mi risulta, fino a questo momento, alcun rapporto fra il generale Miceli e il signor Gelli .
Per Giovanni Spadolini:
Richiesto se l'on. Bandiera [deputato PRI e iscritto alla P2], che figura nelle liste P2, gli avesse mai parlato della loggia, rispondeva: »Mai, mai .
Il panorama complessivo che emerge dallo stralcio delle citazioni di leader politici nazionali segretari dei partiti, presidenti del Consiglio, capigruppo parlamentari, ministri è nel complesso impressionante e rivelatore. Esso evidenzia l'inadeguatezza dell'intera classe dirigente partitica di fronte a quella che, a ragione, è stata definita una »associazione per delinquere contro la democrazia . Le testimonianze mostrano come i maggiori leader politici in alcuni casi non abbiano compreso o non abbiano voluto comprendere che cosa stava accadendo nel paese e nelle istituzioni contro lo Stato e la democrazia e, in altri casi, siano ricorsi alla reticenza e alla menzogna per coprire le implicazioni delle loro attività e dei loro rapporti, i cui riflessi nella vita della Repubblica sono stati così rilevanti.
Alcuni leader affermano di non aver mai conosciuto Gelli, di non aver saputo chi fosse; altri, quando ammettono i loro incontri devono ricorrere a scuse ridicole o alla casualità del rapporto con argomenti pretestuosi. Pochissimi stando alle loro testimonianze dichiarano di essersi resi conto della P2 prima di Castiglion Fibocchi e cioè del marzo 1981. Ma tutto ciò è poco credibile perché le prime notizie sulla stampa risalgono all'inizio degli anni '70: da allora in poi si sono succeduti articoli, inchieste della stampa e perfino libri. Se si considerano poi i rapporti ufficiali e le inchieste giudiziarie che a più riprese sono state avviate nei confronti di Gelli e della P2, risultano del tutto inattendibili le dichiarazioni di ignoranza della maggior parte degli uomini di governo e dei leader politici nazionali.
In realtà questo atteggiamento complessivo che unifica, pur nella diversità qualitativa dei ruoli, i diversi leader, rivela una più profonda verità nel rapporto della P2 con il mondo politico. Nel suo concreto svolgimento l'azione della P2 non ha teso né al colpo di Stato violento né a un progetto politico di destra come normalmente si intende, ma piuttosto a stabilizzare il regime inquinato svuotandolo progressivamente di ogni capacità democratica con il trasferimento delle decisioni in sedi diverse da quelle istituzionali.
Se così è, dunque, le testimonianze dei leader non potevano essere di altro tenore perché avrebbero dovuto altrimenti dichiarare l'indichiarabile: che cioè la P2 ha operato all'interno dei partiti sovrapposta ai loro uomini come parte operante del sistema partitocratico. La rete P2 si è intrecciata con i partiti dell'establishment e con i suoi leader non necessariamente con un rapporto continuativo e organico ma attraverso questa o quella attività che ha alimentato il reticolo dei coinvolgimenti, delle collusioni e dei ricatti . L'opera »dolce e insistente di Gelli e dei suoi compari non ha sorpreso i leader e i gruppi partitici in quanto è stata modellata sugli stessi metodi, molto spesso al di fuori della legalità, che i partiti hanno utilizzato nella gestione del potere.
La molteplicità dei rapporti e degli intrecci fra P2 e le diverse componenti del sistema partitocratico è l'oggetto dei capitoli che seguono. Qui, a immediata smentita delle menzogne avanzate dai diversi esponenti, si richiamano pochi ma significativi esempi come quello dei denari versati a DC, PCI e PSI dall'Ambrosiano. La Democrazia cristiana si fa dare per le sue testate giornalistiche decine di miliardi da Calvi e Ortolani ma sembra nulla conoscere della P2. Il Partito comunista accetta con naturalezza un rapporto di finanziamento senza avere il minimo dubbio che la disponibilità dell'Ambrosiano sia dovuta a una deliberata strategia piduista di coinvolgimento. Il Partito socialista decide di intrecciare i propri affari con quelli dell'Ambrosiano e non vede che dietro quei denari vi è un gruppo di potere ben organizzato.
Tutti i partiti curano e tengono rapporti con la Rizzoli per il »Corriere della Sera e per l'impero editoriale al fine di ricavarne vantaggio o dividersene le spoglie. La DC firma nella primavera 1979 un accordo con Tassan Din; il PSI tratta continuamente con Calvi per proporre soluzioni proprietarie; il PCI si inserisce nella lotta selvaggia stabilendo un'alleanza di ferro con Tassan Din e assicurando la pace sindacale alla gestione piduista. Ma anche in questo caso nessuno si accorge che dal 1976 in poi il vero interlocutore per la Rizzoli è il vertice piduistico che con Gelli, Ortolani, Tassan Din, Angelo Rizzoli e Calvi, domina completamente il gruppo editoriale e la maggiore testata nazionale.
Anche l'occupazione piduista dei servizi segreti che si realizza in pieno nel 1977 1978 e corre in parallelo con l'abuso privato, correntizio e partitico non è avvertita da nessuno. Dirigenti di partito e uomini di governo si incontrano con piduisti ma non hanno il minimo sospetto. Craxi, da segretario di partito, si consulta con l'ex capo del SISMI Santovito per avere un parere sul suo successore; Piccoli stringe un legame di solidarietà con Pazienza in una indicibile confusione di ruoli; rappresentanti del PCI incontrano prima Maletti e poi non disdegnano di avere contatti con Santovito e Grassini, alla cui nomina nulla avevano opposto. La permanente illegalità del comportamento dei servizi dovuta ad uomini della P2 Miceli, Maletti, »caso Moro , traffici d'armi non suscita nei leader politici alcun dubbio che dietro le singole »deviazioni vi possa essere un legame profondo ed esteso che è quello che passa attraverso una loggia potentissima di cui la stampa ha ripetutamente parlato.
Quando con l'affare ENI Petromin, nella primavera del 1979, si realizza più compiutamente l'intreccio tra grande affarismo, corruzione, manovre di asservimento della stampa, pressioni sui partiti, intervento dei servizi segreti e della diplomazia parallela della Farnesina, nessun leader politico pubblicamente denuncia la P2 e opera per contrastarne le manovre. Il senatore Rino Formica, allora segretario amministrativo del PSI, grida allo scandalo. Craxi più tardi dichiarerà di aver avuto »per la prima volta l'impressione di urtare contro una realtà occulta ; mentre Andreotti afferma ridicolmente »di non aver avuto alcuna notizia che Gelli si sia occupato del problema .
A mano a mano che fatti e documenti sono venuti alla luce, è aumentata la consapevolezza che molti nodi centrali della storia italiana degli ultimi quindici anni sono targati P2 nel senso che uomini o metodi o obiettivi piduisti contribuirono a intrecciarli. Tuttavia, già in epoche precedenti, il nome di Gelli e quello della Loggia erano stati messi in evidenza: così durante gli anni della strategia della tensione dal golpe Borghese all'Italicus; così nel '74 per quanto riguardava il rapporto tra il SID »deviante e la P2; così nel '76 per il legame del »Signor P2 con gli estremisti di destra e con la criminalità dei sequestri di persona e poi con lo stesso delitto Occorsio; così in tutti gli anni del salvataggio di Sindona di cui il maggiore padrino, insieme ad Andreotti, è Gelli, mentre il PCI dal 1976 al 1979 tace; così quando Andreotti incontra ripetutamente Gelli dichiarando che lo vedeva a proposito dell'ammiraglio Massera e della questione dei desaparecidos argentini... Nonostante tutto ciò, in fondo
, nessuno, proprio nessuno, aveva visto, aveva saputo, aveva capito.
Andreotti, Fanfani e Craxi, Piccoli e Spadolini, Longo e Labriola, Zanone e Romita, Forlani e Almirante appaiono non come i leader responsabili della politica italiana ma come personaggi sorpresi da eventi improvvisi e straordinari di cui prendono consapevolezza solo a posteriori.
Quale conclusione si può trarre da tale generalizzato atteggiamento della classe dirigente politica che appare a prima vista del tutto inspiegabile? O ci si trova di fronte a una serie di personaggi ingenui e sprovveduti che in parte mentono e in parte si ispirano a un ambiguo machiavellismo oppure la vicenda di quindici anni di P2 e di piduismo è talmente sovrapposta e intrecciata alla vicenda del potere partitocratico in Italia che i leader politici non riescono più nemmeno a distinguere l'uno dall'altra.
Certamente è presente, anche se in parte piccola e marginale, la componente della sprovvedutezza e del machiavellismo; ma è soprattutto vero che la P2 è stata così interna alla partitocrazia da non essere percepita come un elemento estraneo al potere e al suo esercizio illegale da parte dei partiti. In definitiva la P2 è il grande scheletro nell'armadio dei partiti di cui ognuno conosce l'esistenza. Nessuno però ne vuole e ne può parlare.
NOTE
1. Gli stralci sono tratti dalle audizioni in Commissione P2 tenute per gli uomini politici nelle seguenti date: Silvano Labriola (24/6/1982) Pietro Longo (29 6 1982 e 31 1 1984), Giulio Andreotti (11-11-1982), Arnaldo Forlani (16/11/1982), Benigno Zaccagnini (19/1/1984), Amintore Fanfani (19/1/1984), Flaminio Piccoli (20/1/1984), Enrico Berlinguer (24/1/1984), Valerio Zanone (24/1/1984), Giovanni Spadolini (31/1/1984), Pier Luigi Romita (31/1/1984), Giorgio Almirante (26/1/1984), Bettino Craxi (8/2/1984).
2. Deposizione di Giovanni Fanelli al giudice Sica del 24 giugno 1981 in All. (T.), vol. III, tomo XXIII, p. 201.
3. Memoriale di Licio Gelli, seconda parte, trasmesso dall'avvocato Fabio Dean alla Commissione P2 il 15 giugno 1984.