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Teodori Massimo - 1 dicembre 1985
P2: la controstoria (18) SULLE SPOGLIE DELLA P2 L'IRRESISTIBILE ASCESA DEL FACCENDIERE PAZIENZA

Fatti e misfatti, uomini, banche e giornali, generali e terroristi, furti e assassinî, ricatti e potere, secondo i documenti dell'inchiesta parlamentare sulla loggia di Gelli

di Massimo Teodori

SOMMARIO: "Molto si è scritto della P2 e di Gelli ma la verità sulla loggia e sul suo impossessamento del potere nell'Italia d'oggi è stata tenuta nascosta. Contrariamente a quanto afferma la relazione Anselmi votata a maggioranza a conclusione dell'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, la Loggia non è stata un'organizzazione per delinquere esterna ai partiti ma interna alla classe dirigente. La posta in gioco per la P2 è stata il potere e il suo esercizio illegittimo e occulto con l'uso di ricatti, di rapine su larga scala, di attività eversive e di giganteschi imbrogli finanziari fino al ricorso alla eliminazione fisica."

La "controstoria" di Teodori e una ricostruzione di fatti e delle responsabilità sulla base di migliaia di documenti; è la rielaborazione e riscrittura della relazione di minoranza presentata dall'autore al Parlamento al termine dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta. Sono illustrati i contorni dell'associazione per delinquere Gelli-P2; si fornisce l'interpretazione dell'attività eversiva dei servizi segreti e quella dei Cefis, dei Sindona e dei Calvi; si chiarisce il ruolo della P2 nel "caso Moro" e nel "caso d'Urso", nella Rizzoli e nell'ENI, nelle forze Armate e nella Pubblica Amministrazione. Sono svelati gli intrecci con il Vaticano, il malaffare dei Pazienza, dei Carboni e il torbido del "caso Cirillo".

(SUGARCO EDIZIONI - Dicembre 1985)

CAPITOLO XVIII - SULLE SPOGLIE DELLA P2 L'IRRESISTIBILE ASCESA DEL FACCENDIERE PAZIENZA

I tre incontri determinanti per Pazienza: con Santovito, con Piccoli e con Calvi. L'uso privato dei servizi segreti

Nel periodo in cui la P2 subisce il colpo del ritrovamento dei documenti e i suoi capi sono costretti alla fuga, nuovi personaggi emergono sulla scena delle grandi faccende nazionali occulte e illegittime. Il primo è Francesco Pazienza che ambisce assumere il ruolo che con tanto successo per un decennio aveva svolto il »maestro venerabile . Alcuni hanno voluto vedere in Pazienza il successore di Gelli, o addirittura nel giovane faccendiere venuto in Italia non si sa da dove il designato a gestire la rete piduistica in nome e per conto di una qualche misteriosa entità internazionale.(1) Non v'è alcun indizio di un rapporto così necessario tra il tramonto del vecchio capo della P2 e la brillante ascesa del nuovo faccendiere, e tantomeno di un ruolo svolto in successione nell'ambito dell'organizzazione P2. Vi è soltanto un'analogia nel tipo di operazioni illegittime e nei metodi a cui i due si dedicano.

Francesco Pazienza appare in Italia fra la fine del 1978 e il 1979 come collaboratore di gruppi imprenditoriali pubblici e privati: »Ho avuto rapporti testimonia Pazienza di consulenza con l'Italstat con cui ho fatto un negoziato a Malta per una società mista Italstat Malta Libia; con le Condotte d'Acqua, con la Generale Immobiliare. Ebbi un incarico dal gruppo Genghini che abbandonai dopo due mesi... .(2) Il suo arrivo sulla scena italiana, dopo precedenti attività in Francia e negli Stati Uniti mai interamente chiarite, porta Pazienza a lavorare nell'ambito di aziende statali e non, che singolarmente sono dirette tutte da piduisti come Loris Corbi delle Condotte e Mario Genghini del gruppo omonimo. Corre l'anno 1979, e il giovane brasseur d'affaires è pressoché uno sconosciuto, senza alcun potere e alla ricerca di consulenze.

La carriera folgorante di Pazienza può realizzarsi grazie ad alcuni incontri chiave che consentiranno al giovane intraprendente di lucrare nel giro di pochissimi anni ingenti somme di danaro e di acquisire forti posizioni di potere. Essenzialmente questi incontri saranno tre: con il capo del servizio segreto militare, Giuseppe Santovito, con il segretario della Democrazia cristiana, Flaminio Piccoli, e con il presidente del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi. I rapporti che ne derivano si stringono nel giro di pochi mesi e, grazie al loro sapiente uso, Pazienza si costruisce una posizione di mediatore, consulente e factotum ad altissimo livello simile a quella che, in molto più tempo, era riuscito ad acquisire Licio Gelli.

Non si è potuto mai chiarire quale sia stato il canale che ha introdotto, dopo un'assenza dall'Italia di molti anni, Francesco Pazienza al direttore del SISMI. Tra la fine del 1979 e il 1980, egli diviene l'uomo di fiducia del generale Santovito e, sostanzialmente, il suo braccio destro in una serie di operazioni.(3) E' certo che nella sua scalata al successo e al potere, Pazienza ha un gran bisogno dei servizi segreti. »La filosofia di Pazienza sostiene Federico Umberto D'Amato era quella di voler realizzare affari e guadagnare molto, basandosi sul fatto che gli affari possono essere ben realizzati attraverso i rapporti politici e attraverso i rapporti con i servizi segreti .

E' probabile che la collaborazione che Pazienza instaura con i servizi derivi dallo sfruttamento di precedenti esperienze fuori dell'Italia . Testimonia ancora D'Amato: »Mi elencò le sue amicizie negli Stati Uniti che erano di carattere politico, non con i servizi, con la CIA. Erano amicizie influenti e importanti. Mi parlò dei suoi rapporti con lo SDECE, che è il servizio francese... dei suoi rapporti con i servizi dell'Arabia Saudita . Aveva importanti relazioni in Vaticano... monsignor Silvestrini, monsignor Cheli che credo sia l'ambasciatore vaticano presso l'ONU, e monsignor Levi... Aveva rapporti nell'ambito OLP e di Arafat .(5)

E' accertata la collaborazione di Pazienza con il servizio segreto francese, SDECE, durante gli anni di soggiorno in Francia. Un'altra carta di credito che può aver certamente usato è l'appartenenza alla rete massonica internazionale, anche se l'entrata formale nel Grande Oriente d'Italia risale al maggio 1980. Ma il patrimonio più consistente nel mondo dell'intrigo internazionale, Pazienza lo vanta nei rapporti con quel milieu americano e internazionale che si muove tra traffico del petrolio, commercio delle armi, mafia e servizi segreti necessari per consentire operazioni tutt'altro che ortodosse.(6) Nel 1978 il nome del dottor Francesco Pazienza, medico residente a Parigi, compare nel consiglio di amministrazione della società lussemburghese Se Debra che si colloca all'interno di questo mondo equivoco con uomini legati ai sistemi finanziari di Calvi, di Sindona e dello IOR.(7)

Ancor prima di approdare in Italia, i rapporti di Pazienza con una certa finanza internazionale, alimentata dal sottobosco speculativo di commerci ai limiti della legalità, sono evidenti. A New York lavora con l'amministratore dei beni dell'ex scià di Persia, Bob Armao, che si occupa anche di petrolio; internazionalmente è collegato con lo sceicco Kashoggi, il noto re del traffico delle armi, e ha svolto le pubbliche relazioni per l'uomo d'affari saudita Ojjeh. Diverse sono anche le tracce delle sue connessioni con le cosche mafiose italo americane facenti capo alla »famiglia Gambino.(8)

Sta di fatto che Pazienza entra a pieno ritmo nelle attività del SISMI, di cui diviene ufficialmente collaboratore stabile nel giugno 1980. In questa funzione il faccendiere può compiere innumerevoli operazioni, viaggi in Italia e all'estero e imbastire traffici di ogni genere. Testimonia il direttore del SISMI, generale Ninetto Lugaresi, successore di Santovito: »... la spesa complessiva sostenuta dal SISMI per le operazioni [di Pazienza] è da considerarsi l'aspetto meno rilevante del caso rispetto ai vantaggi tratti dallo stesso Pazienza e dagli operatori associati con lo spregiudicato uso della carta di credito fornitagli dal servizio. In altri termini, a mio avviso, ha più importanza l'entratura che il servizio assicurava che non i soldi che può avergli pagato per i servizi compiuti... .(9)

L'operazione che consente a Pazienza di compiere un salto di qualità nel giro internazionale di relazioni è lo spionaggio privato compiuto a favore di committenti americani. Nella primavera estate 1980 il faccendiere aiuta a raccogliere dei fascicoli su poco onorevoli imprese del fratello del presidente USA, Billy Carter, che ha contatti in Italia con emissari della Libia, e quindi li mette a disposizione del generale Alexander Haig al fine di contribuire alla campagna elettorale del candidato repubblicano alla presidenza, Ronald Reagan.

Dopo l'elezione di quest'ultimo a presidente degli Stati Uniti nel novembre 1980, e grazie proprio ai bassi servizi da lui svolti, Pazienza arriva a svolgere una funzione di collegamento informale per conto di politici e di uomini di governo italiani con la nuova amministrazione americana durante il periodo in cui è esautorato l'ambasciatore americano a Roma Richard Gardner e non ancora nominato il nuovo rappresentante diplomatico di Reagan.

E' buon testimone delle vicende di Pazienza di quel periodo Federico U. D'Amato, che svolgeva ancora delle funzioni informative per il ministero dell'Interno, nonostante che avesse formalmente solo la responsabilità di direttore della polizia delle frontiere: »In un certo senso i rapporti fra la classe politica italiana, il governo italiano e il nuovo gruppo che era andato al potere in America erano tenuti da Pazienza e da Michael Ledeen. L'Ambasciata americana non faceva nulla, erano tutti come bloccati; e anche la CIA. Montgomery che era all'epoca il capostazione, fu sostituito immediatamente dopo. Quindi, vi fu un periodo di paralisi: era come se l'Ambasciata americana non esistesse... Ci furono dei viaggi organizzati, in un certo senso, attraverso messaggi che erano stati inviati da Ledeen, divenuto consigliere di Haig, e dallo stesso Pazienza .(10)

L'assoluta fiducia del direttore del SISMI consente a Pazienza di usare a suo piacimento le strutture del servizio segreto. Nel giro di poco più di un anno, il faccendiere compie un centinaio di voli con gli aerei di servizio, stringe un rapporto saldissimo con Pietro Musumeci, capo dell'Ufficio controllo e sicurezza, cioè uno dei più delicati del SISMI, poi imputato delle più gravi deviazioni dei servizi, ed estende legami e conoscenze nel mondo politico e imprenditoriale.

Si accrescono anche i suoi rapporti con la malavita comune: dal piccolo imprenditore Alvaro Giardili che lo introduce negli ambienti camorristici della Campania alla delinquenza romana rappresentata da Danilo Abbruciati e Domenico Balducci, entrambi uccisi violentemente nel 1981 e nel 1982.(11)

L'obiettivo di Pazienza è di collocarsi al centro di una rete di interessi leciti o illeciti per mediarli al fine di riceverne un proprio utile senza troppo guardare per il sottile. Nella ragnatela di rapporti che costruisce figurano indifferentemente uomini di mano della criminalità, esponenti dei servizi segreti e faccendieri d'ogni risma. E ogni volta Pazienza si serve delle credenziali e delle conoscenze acquisite in un settore per giovarsene in un altro. Così accade con il segretario della Democrazia cristiana, Flaminio Piccoli.

E' questo il secondo incontro determinante per Francesco Pazienza. Presentatogli dal generale Santovito, capo del SISMI, per organizzare un viaggio negli Stati Uniti, Pazienza svolge la funzione di general manager della settimana trascorsa da Piccoli a New York all'inizio del febbraio 1981.(12) E' il periodo immediatamente successivo all'insediamento del presidente Reagan e del suo gabinetto, e il segretario del maggiore partito italiano di governo è ansioso di entrare in contatto con qualche esponente della nuova Amministrazione. Pazienza riesce a far incontrare fugacemente il leader DC con il neosegretario di Stato, Alexander Haig, che in precedenza si era giovato dei suoi servizi spionistici. Dimostrata così la propria abilità, Pazienza cura per Piccoli anche i rapporti con la comunità italo americana, nella quale poteva vantare collegamenti con settori mafiosi.(13)

La cooperazione nell'organizzazione di quel viaggio rientra proprio in quell'area ambigua di uso privato di strutture pubbliche che sono il terreno ideale di coltura delle manovre dei faccendieri di ogni risma. Infatti non si sa bene se Pazienza sia andato a New York in veste di agente del SISMI addetto a Piccoli, se sia stato prestato ad uso personale dal SISMI a Piccoli o se abbia svolto un po' tutti insieme questi ruoli senza dover responsabilmente rendere conto di nessuno. Il viaggio di Piccoli seguiva del resto di due mesi l'organizzazione di un altro viaggio curato dallo stesso Pazienza per il sottosegretario addetto ai servizi segreti, Franco Mazzola, che si era recato a New York nel dicembre 1980.(14)

Dopo quel viaggio Pazienza diviene collaboratore personale di Piccoli che testimonia: »Nei mesi seguenti il Pazienza mi chiese alcuni colloqui che non avevo ragione di negargli data la cortesia usataci a New York ed il fatto che negli ambienti politici, imprenditoriali e della buona società romana questa persona veniva apprezzata senza riserve. Si continua a dire che Pazienza aveva contatti con Piccoli, che era il faccendiere di Piccoli. Chiedo che si vada a riscontrare i numerosi atti esistenti a diversi livelli giudiziari e parlamentari con quanti altri personaggi della politica nazionale egli aveva colloqui intensi e continui... .(15)

Pazienza ha bisogno di spendere il nome di Piccoli e si giova della sua protezione. E' un'ulteriore e importantissima carta di credito che può mettere a frutto nel caleidoscopio delle attività truffaldine o millantatrici di consulenza, collaborazione, mediazione e via di seguito. Ma anche Piccoli ha bisogno di valersi, e non certo per alte consulenze nella politica internazionale, di personaggi come Pazienza a cui può affidare quei compiti non ufficiali che esige sempre più una politica quando è ridotta alla trattazione di faccende.

Di questioni tra il privato, il politico e il pubblico per cui è richiesto l'intervento di personaggi senza troppi scrupoli legalitari come Pazienza, il segretario della DC se ne trova a trattare in quantità. E così, quando si apre il »caso Cirillo , ecco che si profila un nuovo incarico speciale e »delicato per Pazienza.

Ma, prima del caso Cirillo, v'è per Pazienza il terzo incontro fondamentale. Al nuovo uomo di fiducia, che al tempo stesso è un agente del SISMI, Piccoli affida il compito di stare accanto a Roberto Calvi che, nella primavera 1981, comincia ad essere in difficoltà con la giustizia e con la finanza.(16) E Calvi, per Piccoli, vuol dire il »Corriere della Sera e il gruppo Rizzoli con la cui dirigenza piduistica il segretario della DC aveva stretto due anni prima, nell'aprile 1979, un patto di ferro che ancora faceva sentire gli effetti.

Indirizzatogli da Piccoli, Pazienza diviene uomo di fiducia anche di Calvi. Si ripete una convergenza basata sul reciproco interesse: per il faccendiere stare accanto a un importante finanziere significa poter disporre anche del danaro per le proprie manovre. Per Calvi è utile servirsi di un uomo che funge da trait d'union con il segretario del partito detentore del potere soprattutto in momenti di difficoltà. Senza la protezione di Gelli e Ortolani, il presidente dell'Ambrosiano è ben lieto di prendersi come angelo custode un personaggio che vanta amicizie potenti, nei servizi segreti e nella DC, e che mostra di avere le stesse capacità di public relation dei capi della P2.

Con Brigate Rosse, camorra, SISMI e Democrazia cristiana l'operazione Cirillo. Con i politici l'»operazione protezione a Calvi

Nei primi mesi del 1981, Pazienza realizza al massimo lo sfruttamento dei suoi rapporti. Riesce a mettere insieme un patrimonio di relazioni ad altissimo livello che costituisce quasi una rete simile a quella della P2, con la partecipazione di alcuni personaggi importanti come Santovito e Calvi che erano già stati esponenti di rilievo della loggia gelliana.

Così, a poca distanza dalla conoscenza di Piccoli e di Calvi, Pazienza fornisce il meglio della sua capacità d'intrigo e di manovra in relazione a vicende i cui protagonisti sono i suoi due nuovi protettori. Si tratta dell'»operazione Cirillo e dell'»operazione protezione a Calvi . Per entrambe il faccendiere si muove in un ambito in cui si mescolano e reagiscono politici, servizi segreti, finanza speculativa e criminalità comune. E' il caso di dire che, se un Pazienza non fosse esistito, per Piccoli e Calvi sarebbe stato necessario inventarne uno per affidargli la cura di questioni poco onorevoli.

L'assessore regionale DC della Campania, Ciro Cirillo, viene rapito dalle BR il 27 aprile 1981 nel corso di una azione in cui vengono uccisi l'autista e un agente di scorta. Rimane sequestrato fino al 24 luglio quando, in seguito a trattative condotte con i brigatisti, l'assessore viene liberato grazie all'intermediazione della camorra di Raffaele Cutolo e all'interessamento dei servizi segreti del settore militare, cioè del SISMI. Da prove successive risulta che alla camorra e alle Brigate Rosse sia stato pagato un ingente riscatto dell'ordine di alcuni miliardi, da un minimo di 1,5 a un massimo di 5.

Sul »caso , unico nella storia dei sequestri delle BR in cui vi siano stati trattativa diretta e pagamento di un riscatto, hanno indagato in molti a livello parlamentare ed a quello giudiziario. Qui interessa la particolare funzione assolta da Francesco Pazienza che interviene per conto del segretario della Democrazia cristiana, Flaminio Piccoli, e si colloca al centro di una rete di rapporti con la camorra cutoliana ed i servizi segreti di Stato. In particolare il faccendiere stabilisce un contatto con gli uomini di Cutolo, con il suo luogotenente Vincenzo Casillo, in seguito a un mandato ricevuto dal segretario della DC di »fare tutto il possibile per salvare Cirillo (17) fiancheggiando gli agenti del SISMI che trattavano con i camorristi e i brigatisti in carcere.

Testimonia Piccoli: »Il Pazienza mi disse che egli forse poteva acquisire qualche informazione utile in proposito avendo delle conoscenze in alcuni ambienti di Napoli... Non avevo motivo, data la reputazione di cui Pazienza godeva allora negli ambienti ricordati, di immaginare che egli avesse contatti con gente simile [Cutolo e compagni]... .(18)

La trattativa che gli uomini del SISMI conducono per la liberazione di Ciro Cirillo si svolge contestualmente con i negoziati per gli appalti della ricostruzione nelle zone terremotate su cui la camorra tenta di mettere le mani tramite il costruttore avellinese Antonio Sibilia, successivamente incriminato per associazione per delinquere di stampo mafioso.

Pazienza non solo tratta con il figlio di Cutolo, con tale Bruno Esposito, esponente camorristico, e con Vincenzo Casillo, ma i suoi incontri servono anche per discutere degli affari degli appalti insieme all'ingegnere trentino Mariano Volani presentato da Piccoli a Pazienza e da questi introdotto negli ambienti camorristici campani. La posta in gioco e il tavolo di scambio che istituisce Pazienza è, da una parte, la liberazione di Cirillo e, dall'altra, l'inserimento nella gestione delle molte decine di miliardi della legge speciale per la ricostruzione delle zone terremotate.(19)

Il faccendiere, in parte come uomo dei servizi segreti, in parte come inviato del segretario della DC, ed in parte ancora quale affarista in proprio, funge così da trait d'union per affari leciti e illeciti, fra missioni speciali private affidategli dai politici e interessi della criminalità organizzata nella camorra.

La seconda operazione di Pazienza, parallela alla prima, riguarda Roberto Calvi che viene arrestato il 20 maggio 1981, tenta il suicidio il 9 luglio e il 22 luglio viene scarcerato in libertà provvisoria. Messo alle costole di Calvi, Pazienza riesce, nei mesi che precedono l'arresto, a divenire, un po' per sua insistente iniziativa e un po' per »necessità interiore del presidente dell'Ambrosiano, una specie di suo protettore e addetto ai rapporti con il mondo politico.

Il banchiere, dopo la fuga di Ortolani e di Gelli, ha spasmodicamente bisogno di »protezione . La sua psicologia è tale che, mentre ostenta grande sicurezza nello specifico campo finanziario, si sente estremamente debole e vulnerabile al di fuori di esso. Calvi vede il mondo dominato da grandi forze, in concorso o in lotta fra di loro: la massoneria, la stampa, la politica, i servizi segreti, la mafia e il Vaticano. Avere la benevolenza o malevolenza di queste forze è, per il presidente dell'Ambrosiano, un requisito essenziale per sopravvivere o, al contrario, per soccombere.

Si tratta di una visione del mondo elementare, ma in questo caso illuminante per comprendere il comportamento di Calvi nell'ultimo anno della sua vita, dal momento dell'incarceramento nel maggio 1981 fino alla morte nel giugno 1982.

Del resto anche il mondo politico nelle sue diverse componenti ufficiali, dalla DC al PRI, dal PCI al PSI, è, nello stesso periodo di tempo, spasmodicamente interessato al controllo della stampa. E Calvi ne possiede una fetta rilevante attraverso il gruppo Rizzoli e il »Corriere della Sera .(20)

Questo quadro oggettivo e soggettivo di Calvi consente a Francesco Pazienza, sempre attento a sfruttare le particolari situazioni in cui si determinano delle dipendenze e delle aspettative, di inserirsi attivamente nella rete di rapporti che si attiva quando il presidente dell'Ambrosiano viene incarcerato e la famiglia si adopera per farlo uscire da quella condizione Pazienza diviene una specie di gestore del detenuto, in special modo nei rapporti con i politici che potevano offrire appoggi in cambio di futuri benefici soprattutto in termini di stampa.(21)

Pazienza conduce la signora Clara Calvi, grazie ai rapporti precedentemente stabiliti, da Piccoli e la consiglia di rivolgersi anche a Craxi e ad Andreotti. Gli incontri si tengono con vari effetti.(22) Dal canto suo lo scopo di Pazienza è di accrescere i titoli di merito nei confronti di tutti i suoi interlocutori. Grazie a Calvi entra in contatto con i politici; e, grazie alle millanterie di suoi rapporti con i politici, rafforza la necessità che Calvi si serva di lui. E' così che, quando il presidente dell'Ambrosiano esce di carcere, Pazienza si inserisce in un incontro del banchiere con il segretario del PSI, Bettino Craxi.(23)

La protezione di Pazienza a Calvi è al punto massimo durante l'estate 1981 , dopo la disavventura del carcere, quando viene organizzata una vacanza in Sardegna. Qui il faccendiere offre al presidente dell'Ambrosiano una girandola di conoscenze che, a suo avviso, gli sarebbero potute risultare utili, ma che in realtà non servono ad altro che a circondare il banchiere dalle uova d'oro di una miriade di personaggi di vario tipo che cercano di trarne vantaggio. Sono presenti in Sardegna oltre a Pazienza, il suo segretario Maurizio Mazzotta, Flavio Carboni e Emilio Pellicani, e il boss della malavita Domenico Balducci, proprietario di una villa che avrebbe dovuto ospitare Calvi. Ospite di Carboni era il sottosegretario al Tesoro Giuseppe Pisanu; a Portorotondo di trovavano Carlo Binetti, collaboratore di Andreatta, e Ernesto Kohl, console del Venezuela, interessato a traffici finanziari e di petrolio a Porto Cervo Calvi si incontra anche con Fausto Annibaldi, del giro degli usurai romani.

Dopo quell'estate sarda dagli intensi incontri, la stella di Pazienza comincia a cadere in disgrazia. Calvi e la sua famiglia percepiscono che al faccendiere interessano solo denaro e potere e che la sua vera attività sia quella di lucrare vendendo al meglio le relazioni sociali. Non interessa seguire i molti rivoli delle attività di Pazienza fino alla sua stranissima e puntuale presenza sulla scena in cui si consuma la sparizione prima e la morte poi di Calvi nel giugno 1982.

La fortuna del faccendiere che in tempi rapidi era riuscito ad entrare nel cuore di centri delicatissimi del potere declina in relazione con la sorte dei suoi protettori. Un siffatto personaggio era riuscito a divenire consulente speciale del capo del servizio segreto, collaboratore del segretario della Democrazia cristiana e perfino tramite per relazioni di governo fra Italia e Stati Uniti. Con la caduta di Santovito (estate 1981), la morte di Calvi (giugno 1982) e il tramonto di Piccoli, anche l'irresistibile ascesa di Pazienza segna una battuta di arresto.

Come con la P2, la forza di Pazienza non è esterna al

sistema partitico e alle sue degenerazioni. Nel momento in cui i suoi protettori, che se ne erano serviti per attività variamente illegali, non hanno più bisogno di lui o reputano che la sua presenza divenga imbarazzante, Pazienza non può più contare sull'unico retroterra che gli aveva consentito di svolgere affari personali: quello del potere politico e degli apparati dello Stato.

Pazienza abbandona precipitosamente in fuga l'Italia nell'autunno 1982 dopo la morte di Calvi. E' inseguito da una serie di mandati di cattura, quattro fino all'estate 1985. I reati di cui è imputato vanno dalla truffa all'estorsione, dai rapporti con mafia e camorra alla rivelazione di segreti di Stato, dalla bancarotta all'associazione per delinquere. Il rapporto con Calvi ha prodotto i reati finanziari relativi alla bancarotta dell'Ambrosiano. I servizi resi a Piccoli hanno coinvolto l'esponente democristiano nella incriminazione di associazione per delinquere. Il collegamento con personaggi americani del sottobosco dei servizi segreti che si spacciano per consulenti per »i problemi della destabilizzazione e dell'antiterrorismo internazionale si è risolto in un ridicolo litigio per spartirsi qualche manciata di soldi estorti. Lo spadroneggiamento nei servizi segreti, in particolare il rapporto privilegiato con l'ex direttore del SISMI, generale Santovito, e con il suo braccio destro, generale Pietro Musu

meci, ha dato origine a una serie di accuse relative appunto alle deviazioni degli stessi servizi segreti e all'uso improprio di questi delicatissimi organi dello Stato.

La magistratura romana ha ravvisato nell'ex pupillo di leader politici e di generali l'organizzatore di una vera e propria banda mafiosa, di cui il giudice istruttore scrive: »E' proprio sulle informazioni oltre che sulla forza di intimidazione derivante dalla stessa organizzazione preposta alla raccolta di dati segreti, che si fondano i ricatti, le minacce e le estorsioni posti in essere dalla banda Pazienza .

Ma ciò che sotto il profilo giudiziario rappresentano dei reati, per personaggi come Pazienza sono normali attività di una vita pubblica considerata terreno di scontro fra bande protese a fare i propri interessi finanziari e a combattere lotte di potere. In uno dei suoi memoriali di difesa inviato al giudice istruttore, Pazienza dichiara: »All'inizio del 1980 mi decisi ad entrare nei servizi segreti italiani con un incarico ben preciso, la diplomazia parallela per quelle che gli anglosassoni definiscono special and covert operations. Il ministro della Difesa [all'epoca Lelio Lagorio, n.d.r.] era a conoscenza di una struttura di questo genere. Come responsabile del Superesse rendevo conto direttamente a Santovito: un rapporto veniva battuto a macchina nella saletta accanto all'ufficio del direttore onde garantire l'assoluta impossibilità di veline o fotocopie vaganti. Santovito, a sua volta, metteva al corrente il ministro della Difesa, il presidente del Consiglio o il Comitato parlamentare . Si saprà poi nel

processo per le deviazioni dei servizi segreti che per quel lavoro Pazienza percepiva cento milioni al mese come consulente fisso.

Il 4 marzo 1985, dopo un lungo inseguimento per i mandati di cattura emessi dalla magistratura italiana, Pazienza viene arrestato negli Stati Uniti e rinchiuso nel carcere di New York, il Manhattan Correctional Center. Ancora una volta il faccendiere cerca di sfuggire all'incarcerazione e all'estradizione in Italia facendo ricorso ai suoi meriti di »collaboratore ovvero di »spione in favore degli Stati Uniti ripetendo il gioco già tentato con il presidente del Consiglio italiano Craxi, con una lettera scritta il 10 dicembre 1983 in cui chiedeva di »essere svincolato dall'obbligo del segreto di Stato . Pazienza si vantava di aver portato a termine operazioni di spionaggio, missioni di conciliazione dei rapporti fra Vaticano e OLP, incontri internazionali, viaggi in Libano e altrove per recapitare messaggi dei servizi segreti d'intesa con il ministro degli Esteri dell'epoca, on. Emilio Colombo. Ma anche le autorità degli Stati Uniti rifiutavano di riconoscere i meriti di Pazienza e di accordargli quella prot

ezione che secondo la legge americana possono avere gli imputati che collaborano con la giustizia.

La breve e non irresistibile ascesa di Pazienza per ora si è conclusa in un carcere americano in attesa che la giustizia italiana possa fare il suo corso, con l'estradizione e la celebrazione dei vari processi. Colui che leader politici, generali e banchieri avevano usato a proprio vantaggio per farsi a loro volta usare, è stato restituito al suo posto naturale da una giustizia che sembra avere in questo caso cominciato a fare il suo corso. L'ultimo e più brillante faccendiere nazionale deve rispondere del reato divenuto tipico per questo genere di personaggi: l'associazione per delinquere di stampo mafioso.

NOTE

1. La tesi di Pazienza mandato a sostituire Gelli è sostenuta dalla relazione Anselmi alla Commissione P2. Tale valutazione non è suffragata da nessun elemento di fatto ma solo da illazioni.

2 . Audizione di Francesco Pazienza alla Commissione P2 dell'11 febbraio 1982, in All. (T.), vol. III, tomo XVII, p. 177.

3. Vedi "Francesco Pazienza: profilo del personaggio", in All. (T.), vol. III, tomo XVII, pp. 5 39.

4. Audizione di Federico Umberto D'Amato alla Commissione P2 del 4 novembre 1982 in All. (T.), vol. III, tomo XIX, p. 455.

5. Ibidem.

6. "Francesco Pazienza: profilo del personaggio", cit.

7. Bilancio della società lussemburghese Se Debra S.A. dell'anno 1977 da »Le Moniteur , gazzetta ufficiale del Lussemburgo, riprodotto in All. (T.), vol. III, tomo XVII, p. 41.

8. "Francesco Pazienza: profilo del personaggio", cit.

9. Audizione del generale Ninetto Lugaresi, direttore del SISMI (agosto I981 aprile 1984) alla Commissione P2 del 18 febbraio 1982, in All. (T.), vol. III, tomo XIX, p. 71.

10. Audizione di Federico Umberto D'Amato, cit.

11. Atti del procedimento presso la Procura della Repubblica di Roma contro Alvaro Giardili e altri per associazione per delinquere in All. (T.), vol. III, tomo XVIII, pp. 23 399.

12. Cfr. Audizione di Francesco Pazienza alla Commissione P2 dell'll febbraio 1982; Audizioni del generale Santovito alla Commissione P2 del 2 marzo 1982, del 28 ottobre 1982 e del 29 novembre 1982, in All. (T.), vol. III, tomo XVII, tomo XVIII e tomo XIX.

13. Alcune testimonianze parlano dei rapporti di Pazienza con la mafia italo americana. Santovito riferisce che Pazienza vantava legami con Gambino e Genovese e conoscenze nella malavita napoletana e siciliana. Altre testimonianze riferiscono che Pazienza faceva operazioni finanziarie per conto della malavita americana e che vantava rapporti con numerose famiglie mafiose americane. Cfr. All. (T.), vol. III, tomo XVII, p. 31.

14. Sull'organizzazione del viaggio negli Usa del sottosegretario Francesco Mazzola, vedi All. (T.), vol. III, tomo XVII, p. 37.

15. Audizione dell'on. Flaminio Piccoli alla Commissione P2 il 20 gennaio 1984 in All. (T.), vol. III, tomo XVIII, p. 647.

16. La circostanza che sia stato l'on. Piccoli a indirizzare Pazienza da Calvi è testimoniata da Clara Calvi e, indirettamente, da Federico Umberto D'Amato e Alvaro Giardili.

17. Audizione dell'on. F. Piccoli, cit.

18. Ibidem.

19. Tra le tante testimonianze vedi l'Audizione di Alvaro Giardili alla Commissione P2 il 9 febbraio 1984 (tomo XVIII, p. 401) nonché le testimonianze dello stesso Giardili al P.M. Sica il 22 febbraio 1982, il 28 luglio 1982 (tomo XVIII, pp. 33 e 36), al giudice istruttore Imposimato il 19 novembre 1982, il 28 ottobre 1982 e il 7 giugno 1983 (tomo XVIII, pp. 42, 47 e 51), tutto in All. (T.), vol. III, tomo XVIII.

20. Sulle manovre dei partiti nei confronti della stampa rizzoliana, cfr. il capitolo XI.

21. Sul ruolo di Pazienza durante la carcerazione di Calvi è interessante la deposizione di Roberto Rosone, che più tardi subirà un attentato sotto la sua abitazione milanese ed all'epoca dei fatti era vicepresidente del Banco Ambrosiano »Successivamente all'arresto del presidente Calvi vennero a trovarmi in ufficio oltre a me era presente il direttore generale Olgiati e il condirettore generale per l'estero Leoni Francesco Pazienza, Maurizio Mazzotta e Giuseppe Ciarrapico... Ricordo che costoro si presentarono in banca in ora tarda, in quanto come tenne a precisare Ciarrapico questi era reduce da un viaggio a Mogadiscio al seguito dell'on. Andreotti. In buona Sostanza i tre ci dissero di essere portavoci del presidente Calvi e che ci avrebbero passato istruzioni alle quali avremmo dovuto attenerci. Si trattò di un colloquio strano e stupefacente, atteso che i tre pretendevano assurdamente di prendere in mano, in nome di Calvi, la gestione della banca. Io ne ebbi un'impressione deprimente e debbo dir

e che rimasi terrorizzato soprattutto dall'atteggiamento di Pazienza, il quale si vantò di essere in grado di fare tutto grazie alle sue aderenze a livello politico e governativo. Quando poi Calvi uscì dal carcere, il 20 luglio 1981, parlai con lui del predetto colloquio, ne parlai dopo la mia nomina a direttore generale della banca avvenuta il 28 luglio 1981. Dissi a Calvi le mie impressioni negative sul personaggio Pazienza e sul suo segretario Mazzotta, aggiungendo che era mia intenzione non trattare assolutamente con tali persone. Il Calvi tentò di rassicurarmi, sottolineando l'opera di assistenza, durante il periodo della sua detenzione, che avevano svolto il Pazienza e il Mazzotta a favore della sua famiglia. E poi aggiunse testualmente: "E, d'altra parte, Pazienza è un omaggio di Piccoli . Cfr. Giornale d'Italia, 21 maggio 1985.

22. Vedi Audizione di Clara Calvi alla Commissione P2 resa a New York il 6 dicembre 1982 in Allegati alla relazione (Pisanò), vol. III, tomo VIII, Parlamento, 1984.

23. Audizione di Bettino Craxi, cit.

 
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